Lui & Lei
conoscenze a scuola 12 ( Andrea)
di chiara94
07.04.2016 |
3.575 |
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"Non avevo potuto e allo stesso voluto nasconderla..."
Quella sera decisi di raggiungere degli amici in un pub, per affogare nel alcol il dispiacere del rifiuto avuto.A Beatrice non interessavo, mi ero almeno tolto la soddisfazione di palparla un po'. Erano anni che sognavo di fare questa cosa. Spesso quando ballavamo in discoteca, i miei occhi cadevano piu' sulle tette e sul culo di Bea, piuttosto che su quelli della mia ragazza.
La mattina mi svegliai con un forte mal di testa. Le due vodka e la coca e rhum non erano bastate per farmi dimenticare quelle curve. Pero' Beatrice era stata chiara, se ci avessi riprovato , mi avrebbe denunciato.
Inoltre dovevo portare la macchina in carrozzeria, i due bolli sulla portiera erano evidenti, e il vetro era frantumato in mille schegge.
Per non parlare del bernoccolo sotto l'occhio, a causa del suo destro. Pero' su quello avevo la scusa pronta: una gomitata involontaria alla partita di calcetto.
Passai una giornata all'universita', chiuso in me stesso. Di solito si dice che la speranza e' l 'ultima a morire. Ieri sera l'ultimo barlume si era dissolto.
Stavo camminando velocemente per andare a ritirare la macchina, quando senti' che una voce mi stava chiamando. Mi girai . Era Beatrice.
Sul subito pensai di avere le allucinazioni. Non era possibile. La vedevo davanti a me , con uno splendido piumino rosa, dei jeans bianchi attillati, e ai piedi dei cavallerizzi color cuoio.
Dovevano essere i postumi dei liquidi ingurgitati la sera prima. " Andrea, va tutto bene?" A quelle parole, risposi con " Beatrice sei tu?"
Lei mi sorrise e mi disse " Non mi riconosci piu' ?"
Era veramente lei. Non stavo sognando. Cercai di visualizzare la cartina della mia citta' . I posti frequentati da Bea non erano nel raggio del mio ateneo. Era venuta a cercarmi davanti la mia facolta'. Non era una casualita' .
Le sorrisi anche io e non riusci ' a dire piu' di un " ciao "
Beatrice inizio' " vorrei chiederti scusa per ieri sera, mi sono resa conto solamente questa mattina del mio comportamento"
Non volevo fare la vittima, decisi di rispondere in modo brillante " Il livido mi fa piu' macho, e la macchina si ripara. Non sono quelli i problemi della vita "
Sorrise. Capi' che aveva apprezzato la risposta.
Le chiesi se mi voleva accompagnare a ritirare l 'auto, cosi' dopo le avrei offerto un caffe'. Accetto'.
Chiesi alla regina di aspettare fuori, non volevo sentisse l'importo del conto per la riparazione del mezzo. In macchina mi fece domande, risposi ancora in modo brillante " hai pagato di piu' i tuoi stivali "
Sorrise nuovamente
Parcheggiai la macchina, era il primo caffe' con Beatrice. La prima uscita io e lei . Lasciai camminare Beatrice qualche centimentro piu' avanti, non era molto da galantuomini. Pero' volevo osservarle il culo. Avevano ragione a definirlo " marmo di carrara ".Era piccolo , ben proporzionato, sodo e ben fatto. Quei pantaloni lo mettevano ancora piu ' in mostra. Chissa' se lo prendeva nel culo
. Fui subito beccato , come un bambino che mette le mani nel barattolo della marmellata. Mi guardo' e mi disse " scemo " con tono canzonatorio. Allungai un po il passo, per ritornare al suo fianco. Non potevo fare la figura del maniaco o di quello che aveva visto un culo per la prima volta nella sua vita.
Entrammo nel locale, raggiungendo un tavolino un po appartato, di una nota caffetteria. Lontani dalle vetrine e dall'entrata. Ma con un occhio puntato sulla porta d' ingresso, dovevo essere sicuro che non entrasse una conoscenza in comune con Chiara.
Beatrice si tolse il piumino, e quale visione. Un maglione bianco, abbastanza attillato a collo alto, che metteva in mostra le sue forme. Il mio cazzo nei pantaloni stava raggiungendo dei livelli di durezza incredibili. Dovevo cercare di far finta di niente, o l'avrei spaventata.
Davanti il caffe' parlammo del piu 'o del meno, sembrava che anche Beatrice fosse a suo agio.
Presi coraggio e le dissi " Sabato sera, posso invitarti a mangiare il pesce al lago ?"
e lei " Ma Andrea, con questo freddo mi vuoi portare al lago? e poi sabato sera esci con Chiara"
e io ribattei subito " Le trovero' una scusa"
mi fisso' , aggiungendo " e io che scusa le trovo?"
la mia risposta fu sibillina " una come te non si fa problemi a giustificarsi, le dici che non esci e basta "
Mi sorrise e annui' con la testa.
Decisi di rischiare " voglio il tuo numero di cellulare "
Non mi rispose, si alzo' , dirigendosi verso il banco. Forse avevo esagerato con le richieste.
Invece torno' quasi subito , con una penna.Prese un tovagliolino, ci scrisse sopra il suo numero e me lo consegno'.
Mi disse " Non farmi pentire della fiducia che ti sto dando"
Io le sorrisi " Fatti bella sabato sera, non mettere il burka "
E lei ridendo " Con il burka starei male ?" e mi diede due bacini molto delicati sul bernoccolo.
Il contatto con le sue labbra fece quasi sparire il dolore. I superpoteri di una dea. Allungai una mano verso la sua coscia, appoggiandola. Decisi dopo due secondi di ritrarla, non volevo farmi respingere ulteriormente.
Pero' aveva accettato un mio invito a uscire. Forse solamente per farsi perdonare. Poi sarebbe ritornata la solita stronza, come la sera prima.
La riaccompagnai alla macchina, e le apri' lo sportello. Le chiesi l'unico e ultimo abbraccio della giornata.
Purtroppo quel piumino non mi permise di cogliere in pieno le sue tette, cercai di consolarmi appoggiando le mani al confine del fondoschiena. Le mie dita coi polpastrelli cercavano di valicare il limite, ma i palmi delle mani erano ben appoggiata all' osso sacro. Per quel giorno dovetti scordarmi di sentire quei morbidi glutei, quel culo tanto invidiato da tutte le ragazze, e desiderato da tutti i ragazzi.
Beatrice mi sorrise e mi diede altri due bacini sotto l'occhio. Erano baci innocenti, ma sprigionavano una potenza infinita di malizia.
La vidi ripartire, allontanandosi in mezzo al traffico.
Durante l abbraccio, sicuramente si era accorta della mia durezza. Non avevo potuto e allo stesso voluto nasconderla. Dovevo essere maschio, deciso, dimostrare sicurezza. Volevo sentisse quanto la desiderassi, volevo iniziasse a saggiare le mie dimensioni.
Il primo appuntamento era andato alla grande, ero riuscito a rubargliene un secondo.
Presi il cellulare e chiamai Chiara. Le chiesi di vederci. La andai a prendere dopo la lezione di zumba. Senza perdermi in preamboli, la portai in una stradina isolata. Il buio ormai avvolgeva la citta' .
Mi slacciai in tutta fretta i pantaloni e mi abbassai le mutande. Il cazzo stava svettando, sembrava la torre di Pisa, in posizione leggermente obliqua. Ero abbastanza dotato, raggiungevo i 18 cm di lunghezza e la circonferenza era superiore alla media. Non era lunghissimo, ma la larghezza permetteva alle ragazze di sentirsi completamente piene e allargate.
Chiara si abbasso' e inizio' a baciarmelo, le sue labbra coprirono, con un leggero strato di burro cacao, la cappella e l'asta.
Quanto avrei voluto che fossero state le labbra di Beatrice a baciarmelo.
Chiara non era molto brava a fare i pompini, non era capace di prendere l'iniziativa, di stupire il maschio con prestazioni inusuali.
Sembrava seguisse una scaletta prestabilita: prima i bacini dolci, poi qualche veloce leccata, percorrendo completamente l'asta. Insisteva poco sulla cappella, passando direttamente a succhiare il cazzo, con movimenti ben ritmati e lenti. Sembrava seguisse le note su uno spartito musicale. Io vedevo la sua bocca che andava su e giu', giu' e su, ma non riusciva a trasmettermi molto. Non sembrava che fosse una cosa di cui potesse fare a meno. Lo faceva perche' il pompino era stato fonte di mille discussioni all'inizio dell rapporto. Solamente dopo un anno si era decisa a provare, e le prime volte furono disastrose. Si interrompeva mezzora prima che venissi, per la paura della sborra. Solamente con tanta pazienza e parole dolci la rassicurai, e riusci' a fare un po meglio. Ma non sentivo in lei il desiderio di mangiarmelo quasi,
il desiderio di assaporare tutti i miei sapori.
Quella volta ero troppo eccitato, avevo bisogno di una bocca per sfogarmi e pensai a Chiara. Lo so, e' bruttissimo pensare alla propria ragazza in questi termini, ma ormai desideravo solamente Beatrice.
Le presi la testa e cercai di spingerla ad assaporare piu' in fondo il cazzo, ma Chiara si ritrasse e arrabbiata mi disse "non trattarmi come una puttana "
Quello era un pompino di Chiara, non si lasciava trasportare, non mi permetteva di godere come volevo.
Si tiro' su e guardandomi in modo furente, continuo' il suo lavoro con la mano.
La sua mano non riusciva a stringersi completamente sulla mia asta, pero' aveva un tocco delicato , che mi dava piacere. Era sicuramente piu' brava a fare le seghe.
L'andare su e giu ' della pelle a protezione della mia cappella, unito al pensare alla mia regina, mi fece sborrare presto.
Chiara si era gia' premunita, un fazzoletto era gia' adagiato per raccogliere il mio seme. Lo strinse attorno alla mia cappella. Quanto avrei preferito imbrattare la macchina, piuttosto che vivere una scena cosi' fredda.
Pochi giorni e avrei rivisto Beatrice.......
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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