Racconti Erotici > Lui & Lei > Sira: La festa
Lui & Lei

Sira: La festa


di Membro VIP di Annunci69.it Efabilandia
18.04.2025    |    421    |    0 8.0
"Dopo pochi minuti, il piacere la travolse..."
Roma, la città eterna, si trasformava al tramonto in un sogno di luci e ombre, con il Tevere che rifletteva i bagliori dorati dei lampioni e il profumo di gelsomino che si intrecciava all’aria tiepida di ottobre. Il Lungotevere era un mosaico di vita: coppiette che passeggiavano, motorini che sfrecciavano, il suono di un accordion che intonava “Roma nun fa’ la stupida stasera” da un bar galleggiante. Ma per me, il mondo si riduceva a Sira, la mia ossessione, la donna che mi aveva catturato anni fa e che, ogni volta che la vedevo, accendeva un fuoco che non si spegneva mai.
Sira, 40 anni, una dea del Centro America con la pelle olivastra che brillava come seta sotto le luci romane, mi aveva chiamato quel pomeriggio. “Tesoro,” aveva sussurrato, la voce roca che mi faceva tremare, “stasera, Lungotevere, alle otto. Non tardare.” Quel “Tesoro” era un incantesimo, un invito che mi mandava in orbita senza bisogno d’altro. La immaginavo già: la sua quinta di seno, piena e invitante, il sedere scolpito che sembrava scolpito da un artista, le gambe sensuali che promettevano piaceri infiniti, la fica sempre rasata che si bagnava al solo pensiero di me. I suoi capelli ricci, una cascata di cioccolato fondente, erano la mia debolezza, e ogni volta che li sfioravo, il mio amore per lei si rinnovava, più profondo, più disperato.
Ci incontrammo sotto il Ponte Sisto, dove il Tevere scorreva lento, un nastro d’argento sotto il cielo romano. Sira era una visione che fermava il cuore: una gonna corta nera che accarezzava le sue cosce, lasciando intravedere l’orlo di calze autoreggenti nere, décolleté Louboutin da 12 cm che ticchettavano sul selciato, un top aderente che esaltava i suoi seni, i capezzoli appena visibili sotto il tessuto. Mi sorrise, gli occhi color cacao che bruciavano di desiderio, e mi baciò. Quel bacio era latte e miele, la sua lingua morbida che danzava con la mia, un’esplosione di calore che mi fece pulsare il cazzo nei pantaloni. Il profumo di sesso, intenso e inebriante, si sprigionò subito da lei, la prova che Sira si bagnava tanto, sempre, solo per un bacio. “Tesoro, sei già duro,” ridacchiò, la sua mano che sfiorava la mia erezione, e io sentii il sangue ribollire, il suo aroma di donna eccitata che mi avvolgeva come una droga.
Sira amava provocarmi, e Roma era il suo palcoscenico. “Indovina, Tesoro?” sussurrò, sollevando appena la gonna per mostrarmi l’assenza di mutandine, la sua fica lucida che brillava sotto le luci del Lungotevere, l’odore muschiato che mi faceva girare la testa. “E c’è di più,” aggiunse, girandosi leggermente per rivelare un piccolo plug anale, un gioiello scintillante che le riempiva il culo, un segreto che adorava portare per sentirsi piena. Quella sera aveva scelto il plug, lasciando da parte le sue amate Geisha Balls, e il pensiero mi fece fremere. “Sei una zoccola,” le dissi, ridendo, e lei mi morse il lobo dell’orecchio, il suo profumo di orchidea e vaniglia che mi ubriacava. “La tua zoccola, Tesoro,” rispose, e io mi sentii libero, un porco pronto a perdermi in lei, Roma come complice della nostra passione.
In macchina, mentre guidavo lungo il Tevere verso una festa privata in una villa al Gianicolo, Sira iniziò a fare la porca. Si slacciò il top, lasciando che un seno uscisse, il capezzolo scuro e turgido che implorava di essere succhiato. Mi sporsi, la lingua che lo leccava, il gusto salato della sua pelle che mi faceva gemere, mentre lei ansimava, la sua mano che scivolava sotto la gonna per accarezzarsi la fica. “Guarda come sono bagnata, Tesoro,” disse, mostrandomi le dita lucide di umori, il profumo di sesso che riempiva l’abitacolo. Non resistetti: le infilai due dita dentro, sentendo la sua fica calda e stretta che si contraeva, il plug nel culo che rendeva ogni movimento più intenso. Sira urlò, il corpo che si inarcava, un primo squirt che schizzò sul sedile della mia Alfa Romeo, un fiotto caldo che odorava di desiderio puro. “Tesoro, non ce la faccio,” ansimò, e io capii che la festa poteva aspettare.
Camminando lungo il Lungotevere, Sira continuò a provocarmi, un gioco che la città sembrava benedire. Si fermava ogni tanto, chinandosi come per sistemare una scarpa, lasciando intravedere la sua fica bagnata e il plug che scintillava, il profumo di sesso che si mescolava all’aria romana. “Ti scoperò qui, sotto il Ponte Milvio,” le dissi, la voce roca, e lei rise, un suono che era puro erotismo, il fruscio delle calze autoreggenti che amplificava la magia della notte. La disperazione ci travolse: non potevamo aspettare la villa. Trovammo un piccolo albergo vicino a Piazza Trilussa, un nido di charme con tende di velluto rosso e luci soffuse, e in pochi minuti eravamo in una camera, la porta che si chiudeva con un tonfo che sigillava il nostro mondo.
Nella stanza, Sira si trasformò nella zoccola che amava essere, e io mi sentii il suo porco, libero di adorarla come meritava. Si tolse il top e la gonna in un movimento fluido, restando solo con le calze autoreggenti, i tacchi e il plug che brillava nel suo culo. Il suo corpo era una scultura: la pelle olivastra che luccicava, i seni pieni con i capezzoli turgidi, il sedere scolpito che implorava di essere toccato, la fica rasata che gocciolava umori, il profumo di sesso che saturava l’aria. “Fammi tutto, Tesoro,” disse, gli occhi che ardevano di lussuria. Mi spogliai in fretta, il cazzo duro che pulsava per lei, l’odore del mio desiderio che si mescolava al suo.
La spinsi sul letto, le gambe spalancate, e mi tuffai sulla sua fica a leccarla, la lingua che esplorava ogni piega, il clitoride che pulsava sotto i miei movimenti. Il gusto di Sira era dolce e salato, un nettare che mi ubriacava, il suo succo che mi bagnava il viso mentre urlava, le mani che mi tiravano i capelli, i suoi capelli ricci che si spargevano sul cuscino come un’aura. “Scopami, Tesoro, ora!” implorò, e io obbedii, girandola a pecorina, il plug che scintillava nel suo culo come un gioiello romano. Le leccai il buco, il gusto muschiato che mi faceva fremere, poi tolsi il plug con un movimento lento, sostituendolo con il mio cazzo. La inculai con colpi profondi, il buco stretto che mi stringeva, ogni affondo che la faceva gemere. Sira si toccava la fica, le dita che sfregavano il clitoride, e il suo primo orgasmo anale arrivò come un’onda: urlò, il corpo che tremava, un squirt abbondante che schizzò sul letto, il profumo di sesso che riempiva la stanza, il suo culo che si contraeva intorno al mio cazzo.
La girai, spalancandole le gambe, e la penetrai nella fica, il cazzo che scivolava dentro, riempiendola. La sua fica era un vulcano, calda e bagnata, ogni colpo che la faceva sobbalzare, i suoi seni che ondeggiavano, i capezzoli che pizzicavo con forza, strappandole gemiti di piacere e dolore. Sira urlava, il corpo scosso, e il suo orgasmo vaginale esplose: un urlo rauco, la fica che si contraeva, un altro squirt che inzuppava le lenzuola, un fiotto caldo che odorava di pura passione, il suo corpo che si inarcava come un arco romano. “Tesoro, non fermarti,” ansimò, e io continuai, alternando fica e culo, ogni buco che mi accoglieva con calore.
Sira, con un lampo di desiderio negli occhi color cacao, mi spinse sul letto, il suo corpo olivastra che brillava sotto la luce soffusa della stanza d’albergo. Con un movimento rapido, quasi felino, salì su di me, le cosce sensuali che mi incorniciavano, la sua fica rasata e bagnata che sfiorava il mio cazzo duro, il profumo di sesso che emanava da lei come un incenso romano. Si posizionò sopra di me, i capelli ricci che cadevano in una cascata di cioccolato fondente sul viso, un’immagine di pura sensualità che avrebbe potuto ispirare Caravaggio, un dipinto di passione e abbandono. I suoi seni pieni, una quinta che sfidava la gravità, ondeggiavano a ogni movimento, i capezzoli scuri e turgidi che imploravano il mio tocco.
Sira adorava cavalcare, era il suo momento di dominio, il modo in cui prendeva il controllo e si perdeva nel piacere, il suo corpo che si muoveva come un’onda del Tevere. Si abbassò lentamente, il mio cazzo che scivolava nella sua fica calda e stretta, un calore che mi avvolgeva, le sue pareti che si contraevano come per reclamarmi. Iniziò a muoversi, un ritmo lento e deliberato che presto si trasformò in una danza selvaggia, i fianchi che rollavano, il culo scolpito che rimbalzava, il plug anale che scintillava a ogni affondo, amplificando ogni sensazione. “Tesoro, come mi piace scoparti così,” gemette, la voce roca, gli occhi socchiusi, persa in un’estasi che era tutta sua. Ogni movimento era un’esplosione, la sua fica che gocciolava umori, il suono bagnato dei nostri corpi che si mescolava ai suoi gemiti, un canto che riempiva la stanza.
Le strizzavo i capezzoli forte, torcendoli tra le dita, il dolore che si trasformava in piacere sul suo viso, un’espressione di godimento puro che mi faceva pulsare ancora di più dentro di lei. Sira urlava, il corpo che si inarcava, i seni che si tendevano sotto le mie mani, il suo piacere che cresceva con ogni torsione. “Sì, Tesoro, più forte! sono una zoccola” implorò, e io obbedii, pizzicandole i capezzoli fino a farla tremare, il suo ritmo che accelerava, i fianchi che sbattevano contro di me con una forza che era quasi disperata. La sua fica si contraeva, un segno che l’orgasmo era vicino, e io sentivo il suo calore, il suo bagnato, il profumo di sesso che saturava l’aria, un misto di muschio e dolcezza che era solo suo.
Dopo pochi minuti, il piacere la travolse. Sira gettò la testa all’indietro, i capelli ricci che si spargevano come un’aureola, e un urlo selvaggio le sfuggì dalla gola. Il suo orgasmo vaginale fu devastante, un’esplosione che la sconvolse: la sua fica si strinse intorno al mio cazzo come una morsa, un fiotto di squirt schizzò con forza, bagnandomi il ventre, le cosce, le lenzuola, un Tevere di piacere che odorava di pura passione. Il suo corpo tremava in convulsioni, i seni che sobbalzavano, il plug nel culo che rendeva ogni contrazione più intensa. “Tesoro, sto venendo!” gridò, la voce spezzata, il volto contratto in un’estasi che era quasi divina. Crollò su di me per un istante, il respiro affannoso, ma i suoi occhi brillavano, pronti per altro, la sua zoccola interiore che non si saziava mai.
Sira si sdraiò sul letto, il suo corpo olivastra che luccicava di sudore, un invito irresistibile. Spalancò le gambe, la fica rasata gocciolante di umori, e con un gesto lento e provocante reinserì il plug anale nella sua fica, il gioiello scintillante che spariva dentro di lei, un doppio piacere che la fece gemere piano. “Tesoro,” sussurrò, la voce roca carica di lussuria, “spaccami il culo. Sono una zoccola.” Quelle parole, crude e perfette, mi fecero pulsare il cazzo, un’onda di desiderio che mi travolse.
Mi posizionai dietro di lei, le calze autoreggenti nere che incorniciavano il suo sedere scolpito, i tacchi Louboutin che puntavano al soffitto come un’offerta. Il suo buco anale, ancora caldo e lubrificato dal plug precedente, era un cerchio rosa stretto, che si contraeva leggermente, pronto ad accogliermi. Le accarezzai le natiche, la pelle morbida e calda, il profumo muschiato del suo culo che mi inebriava, un misto di sudore e desiderio che era puro Sira. Con una mano, guidai il mio cazzo verso il suo buco, la punta che premeva contro l’apertura, e con un movimento lento ma deciso, la penetrai. Il suo culo si aprì, le pareti strette che si dilatavano per avvolgermi, un calore vellutato che mi fece gemere. Sira emise un urlo gutturale, il corpo che si inarcava, i capelli ricci che si spargevano sul cuscino come una corona.
“Sì, Tesoro, spaccami il culo!” gridò, la voce spezzata dal piacere, e io iniziai a muovermi, ogni affondo più profondo, più deciso. Il mio cazzo scivolava dentro e fuori, il buco che si adattava a me, il suono bagnato della penetrazione che si mescolava ai suoi gemiti, un ritmo che echeggiava nella stanza. La scopavo con forza, i fianchi che sbattevano contro il suo sedere, ogni colpo che la faceva sobbalzare, il plug nella fica che amplificava ogni sensazione, facendola tremare. Sira adorava essere inculata, il suo culo che pulsava, un invito a perdermi in lei. Le sue mani afferravano le lenzuola, le unghie che si conficcavano nel tessuto, il corpo che si tendeva come una corda di violino.
Accelerai, i miei affondi che diventavano selvaggi, il suo buco che si stringeva e si rilassava, un abbraccio caldo che mi portava al confine. Il plug nella fica la faceva urlare, ogni spinta che lo spingeva più a fondo, il clitoride che sfregava contro il letto. Il profumo di sesso, muschiato e dolce, saturava l’aria, un’essenza di lussuria che era la firma di Sira. Le accarezzai i seni, pizzicandole i capezzoli turgidi, il dolore che si trasformava in piacere, i suoi gemiti che si alzavano in un crescendo. “Sto per venire, Tesoro, spaccami!” ansimò, e il suo secondo orgasmo anale esplose con una forza che sconquassò la stanza.
Sira gettò la testa all’indietro, i capelli ricci che si spargevano come un’aureola, e un urlo selvaggio le sfuggì dalla gola, un suono che avrebbe potuto risvegliare Roma. Il suo culo si contrasse intorno al mio cazzo, una morsa che mi strappò un gemito, mentre un squirt abbondante schizzò dalla sua fica, un fiotto caldo che inzuppò il letto, le mie cosce, il pavimento, un’onda di piacere che odorava di passione cruda. Il suo corpo tremava in convulsioni, i seni che sobbalzavano, le gambe che si tendevano, il plug che rendeva ogni spasmo più intenso, il suo viso contratto in un’estasi che era quasi sacra. “Tesoro, sì!” gridò, la voce rotta, il suo culo che mi stringeva con una forza che mi spinse oltre il limite.
Non resistetti. Con un ultimo affondo, profondo e brutale, venni dentro di lei, il mio sperma caldo che la riempiva, un’esplosione che mi fece urlare, il piacere che mi scuoteva come un temporale estivo. Il suo culo pulsava intorno a me, accogliendo ogni goccia, il nostro piacere che si mescolava, un vortice di desiderio che ci univa. Crollammo insieme, sudati, appagati, il suo corpo che si accasciava sul mio, il respiro affannoso che si intrecciava al silenzio della stanza. Mi baciò, un bacio di latte e miele che mi riportava in orbita, il sapore della sua bocca dolce e salato, un rifugio che era casa.
Sira, con un sorriso malizioso, si alzò, il plug di nuovo al suo posto nel culo, le calze autoreggenti ancora perfette, i tacchi che ticchettavano sul parquet. Il profumo di sesso, muschiato e inebriante, aleggiava su di lei, un’aura che la rendeva ancora più irresistibile. “La festa al Gianicolo ci aspetta, Tesoro,” disse, la voce morbida ma carica di promesse. Ma sapevamo entrambi che la vera festa era stata lì, in quella stanza, dove Sira, la mia zoccola, aveva fatto di me il suo porco, e io l’avevo amata più che mai.



Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 8.0
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Sira: La festa :

Altri Racconti Erotici in Lui & Lei:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni