Lui & Lei
L’attesa


12.04.2025 |
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"Fecero l’amore ancora, finché non si fece l’ora di salutarsi..."
Era steso sul letto. Si era tolto le scarpe e aspettava. Ogni minuto trascorso poteva voler dire che lei non sarebbe mai arrivata. Ma lui aspettava. La camera era prenotata fino al pomeriggio e lui comunque doveva giustificare un’assenza che non poteva essere troppo breve. Allora aspettava.“Tra cinque minuti sono lì. Che numero è la camera?”. Improvviso e ormai inaspettato il messaggio sul sito cambiava tutto. Ora non aveva più senso rimuginare se avrebbe dovuto scriverle ancora oppure no. Rispose brevemente che la stava aspettando e le diede le indicazioni necessarie per ritrovare albergo e stanza. Poi si rimise ad aspettare.
Trascorsero davvero si e no cinque minuti quando sentì bussare. È vero che gli sembrava di conoscerla - fu il rapido pensiero nel breve tragitto fino alla porta - ma stava per vederla per la prima volta. Lei entró rapidamente. Era nervosa. La cosa non lo sorprese. Sapeva delle sue indecisioni, delle paure e dei tentennamenti della donna. Era come l’aveva disegnata con l’immaginazione guidata dalle sue descrizioni: minuta ma bella. Capelli lunghi su un corpo proporzionato. Un bel viso, begli occhi e un sorriso che ancora non riusciva ad esprimersi del tutto.
“Ciao” si dissero reciprocamente. Indossavano entrambi i classici vestiti di chi ha rubato qualche ora al lavoro e agli impegni. Erano in piedi, uno di fronte all’altra. Un’atmosfera rigida che faticava a ssciogliersi. “Che facciamo in piedi? Almeno mettiamoci comodi sul letto”. Si stese sul letto con la schiena appoggiata alla spalliera. Poco dopo lei fece lo stesso. C’era ancora distanza tra i due. Parlavano, ma non si dicevano nulla. Eppure lui sapeva di volerla. E se era lì, per la donna era lo stesso.
Le mise delicatamente un braccio intorno alle spalle e la avvicinò, portandole la testa tra collo e petto. Una cascata di capelli gli caddero addosso. Per la prima volta sentiva il suo odore. Le bació la testa. “Sai di buono” le disse.
Quelle parole la scossero dal torpore.
La donna si girò appena per ricambiare il bacio sul collo, tra la testa e la spalla. Lui la abbracciò e la baciò in bocca. Per un attimo le labbra della donna rimasero serrate e temette di avere rovinato ogni cosa. Un istante solo prima di sentire l’elettricità del contatto tra le due lingue.
Ora i baci erano appassionati, mentre si spogliavano a vicenda. Sarà che avevano parlato tanto nelle settimane precedenti, ma ora regnava un silenzio che neppure il fruscio dei vestiti sembrava infastidire. Via i maglioni, le camicie, i pantaloni. Lui era in boxer e lei con un completo di pizzo nero. “Vedi che il reggiseno mi sta bene anche se non è imbottito?” scherzò lei. Già perché quando lo aveva comprato ne avevano parlato in chat. “Confermo che ha il problema che fa venire voglia di toglierlo” ribatté. “Non avere fretta” chiuse il discorso lei.
Appena parlato si alzò in piedi, prese un cuscino e lo gettò ai piedi del letto. Si mise in ginocchio e lui capì bene che doveva fare una sola cosa: scivolare seduto al bordo del letto. La donna gli sfilò i boxer. “Ti piace proprio il blu” furono le ultime parole prima di iniziare a baciargli il sesso ormai turgido. Lui provò a ribattere, ma lei tagliò corto: “Lo sai che quando faccio sesso orale voglio concentrazione”.
Lui si stese con la schiena sul letto e sentiva tutta la maestria della sua bocca. Ora era sulla punta, un momento dopo sull’asta poi giocava con le palle. Una circolarità che lo stava facendo impazzire. Tornò sedere quando sentì che con una mano lo stava masturbando e con la bocca lo stava succhiando.
Non voleva venire così. La fermò, fin troppo bruscamente. Da in piedi la fece alzare e distendere sul letto. “Spogliati anche tu” e in un attimo il pizzo nero era solo un ricordo. Si stesero uno di fronte all’altra. Con un dito le accarezzò le grandi labbra: la sentiva già bagnata. Prese a masturbarla con piacevole lentezza. Era più un modo per conoscerne il corpo che per darle piacere. Lei fece altrettanto, ed era un girovagare della mano tra cazzo e cosce. Era delicato e sensuale.
Era arrivato il momento.
Il movimento delle dita si fece più profondo, e con la bocca prese a succhiarle il clitoride. Era stesa con gli occhi chiusi perché quegli attimi erano tutti per lei. Non li aprì neppure quando sentì un dito intrufolarsi verso il suo culetto, si spostò appena per rendere il tutto più agevole.
Stavolta fu lei a decidere di interrompere quella danza di dita e bocca. Lo spinse delicatamente sulla schiena e salì a cavalcioni sopra l’uomo. Prese il cazzo e lo puntò sul suo sesso. L’uomo si mosse appena quando lei si abbassò per prenderlo dentro. Rimase ferma solo un attimo prima di cominciare a cavalcarlo. Su e giù con movimenti controllati e una penetrazione sempre più profonda. Lui si lasciò trasportare, spingendo appena ogni volta che lei si abbassava. Le prese tra le dita i capezzoli di quel seno piccolo ma che adorava. L’orgasmo arrivò potente e inevitabile, annunciato da un muoversi dei due corpi sempre più veloce e sincopato. All’ultima spinta l’uomo sentì le cosce di lei irrigidirsi e la schiena piegarsi appena. Lei mugolò appena prima di appoggiarsi ancora sul petto dell’uomo.
Fecero l’amore ancora, finché non si fece l’ora di salutarsi. Si rivestirono in silenzio. Un silenzio che l’uomo voleva spezzare: “Non è vero che la prima volta il sesso non è bello”. “La seconda o la terza è ancora meglio” lo contraddisse lei.
“Allora rivediamoci”azzardò lui.
“Lo sai come la penso”.
“Sì, lo so bene. Ne abbiamo parlato”.
“Tu però aspettami” furono le ultime parole della donna prima di uscire.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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