Guardare e toccare

La guardava. Seduto su quella poltrona, la schiena appena scivolata indietro e una gamba appoggiata di traverso sul bracciolo.
La guardava. L’espressione resa ancora più vogliosa dai riccioli biondi. E guardava i jeans appena sbottonati e quella striscia di peluria scura. “Vintage” l’aveva chiamata lei con quel modo di dire ridendo le cose più eccitanti.
La guardava. E non avrebbe potuto non guardarla mentre intrufolava la mano tra il pizzo del perizoma nero - non lo vedeva, ma sapeva che indossava quell’intimo - e il suo sesso.
Si stava masturbando. Con una lentezza quasi esasperante, che però lo stava facendo eccitare da morire. Tanto da dovere spostarsi appena sulla poltrona per dare spazio all’erezione crescente.
La guardava, anche se vedeva poco. Ma immaginava. Immaginava quelle dita ormai oltre la peluria scura. Già impegnate a giocherellare con il clitoride. Probabilmente il jeans stretto impediva altro.
Non si sbagliava. Lei alzó appena il culo - quanto ci avevano scherzato su quel culo - giusto per creare una sorta di triangolo con le gambe, sufficiente per sfilare i pantaloni. La donna si ritrovò nuda fino a metà cosce. Per la prima volta aveva davanti agli occhi il suo sesso nudo: era più bello di come lo aveva pensato durante gli scambi di messaggi dei giorni prima.
Con le gambe appena divaricate e le grandi labbra già vogliose e umide infiló appena il dito medio e chiuse gli occhi.
“Alla pari” sussurrò appena la donna. Lui non attendeva altro. Slacció i pantaloni, sfilò i boxer e ne uscì un’erezione impetuosa. Prese a masturbarsi, tentando di restare sullo stesso ritmo della donna.
“Così non è divertente”. L’uomo in fondo si aspettava quelle parole. Magari non tanto presto. Lei era già in piedi lì di fronte. Sì alzó anche lui, scalciando via pantaloni e boxer. Sentì la mano femminile e calda iniziare a massaggiargli l’erezione, poi le palle e la cappella. Lui entrò con due dita e lei lo accolse.
Mancava qualcosa. Ci pensó l’uomo. In un attimo le dita fradice del piacere di lei erano dietro, tra le sue cosce. Smise di masturbarlo. Lui esitò appena un attimo. Ma lei si piegó appena in avanti. Un segnale inequivocabile. La posizione non era comoda, ma lui riuscì ad accarezzarla proprio lì, su quel buchino delizioso. Sapeva che doveva essere delicato. Con molta calma prese a penetrarla con un dito. Il tempo di fare adattare lo sfintere della donna a quel corpo estraneo, poi la prese in quel modo.
Lei si abbassò appena un po’. Ma non era per farlo uscire. Anzi. Prese il sesso dell’uomo in bocca. Più che un pompino, sembrava che volesse gustare il sapore di ogni centimetro di pelle e carne gonfia. Sembrava anche spingesse indietro con il culo per accogliere il più possibile quel dito.
La donna sapeva perfettamente che il gioco non sarebbe potuto proseguire ancora a lungo. Toccava a lei scegliere. E scelse. Scelse di staccarsi, di fare un passo indietro. Ma solo per spingere l’uomo di nuovo a sedere sulla poltrona. Lei gli si accoccoló sopra e con la mano puntó appena la punta del cazzo sulle sue grandi labbra. Si abbassò appena e fu dentro quella piccola caverna fradicia. Si baciavano mentre lei lo cavalcava. A occhi chiusi sentiva le labbra dell’uomo sui capezzoli duri.
Il fremito fu comune. Lei inarcó la schiena. Lui si irrigidì appena. L’orgasmo arrivó potente. Prima ancora di rilassarsi e percepire il sesso dell’uomo rimpicciolirsi dentro di sé, la donna sentì benissimo il piacere di entrambi, ormai mischiato, colarle sulle cosce.