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Lui & Lei

Guardare e poi ascoltare


di Linako
08.04.2025    |    1.421    |    18 9.6
"Era stata brava ed accolse gli applausi con un sorriso fiero e felice..."
Mi piace osservare le persone.
Cercare un dettaglio che possa farmi immaginare una piccolo storia su di loro.
A volte questo può generare uno sguardo di ritorno.
Avevo promesso ad un’amica di andare al saggio di musica di Anna, sua figlia.
La bambina ed io siamo una coppia affiatata e a volte mi capita di occuparmi di lei quando i genitori hanno un impegno.
Arrivai proprio all’ultimo minuto e non mi restò che sedermi in ultima fila.
Le esibizioni dei bambini erano in crescendo, sia per età che per qualità.
Anna aveva solo 6 anni e fu una delle prime ad eseguire il suo brano, appollaiata sul seggiolino del pianoforte.
Era stata brava ed accolse gli applausi con un sorriso fiero e felice.
Mi emozionai.
Dopo di lei ascoltai con interesse ancora qualche esibizione, poi mi distrassi perché nella fila dove ero seduta, qualche sedia alla mia sinistra, stava avvenendo qualcosa di inaspettato.
Un uomo e una donna seduti accanto stavano bisbigliando tra loro, o più precisamente, era lei che bisbigliava qualcosa all’orecchio di lui, che imperterrito guardava davanti a sé.
Non capivo cosa gli stesse dicendo ma vedevo molto chiaramente che lei lo stava toccando tra le gambe.
Nella fila eravamo solo io e loro e lei si sentì abbastanza tranquilla da slacciargli la cerniera dei pantaloni e tirarglielo fuori, già bello ritto, da quel che vedevo.
Mi voltò leggermente le spalle e prese a toccarlo con un evidente movimento della mano.
Io guardavo, ammirando tanta audacia: dopotutto eravamo a un saggio di bambini e ragazzini.
Improvvisamente lui si girò verso di me ed io non distolsi lo sguardo.
Anche lei si voltò e mi sorrise, ma poi si rigirò verso di lui.
La piccola storia che immaginai su di loro fu che fossero lì per caso, entrati nella sala solo per soddisfare la loro indole esibizionista, magari attratti dal cartello esposto fuori.
Immaginai che fossero amanti e che cercassero un brivido nuovo, qualcosa per ravvivare la loro fiamma.
Quello che più mi eccitava non era la situazione: io non sono un’esibizionista e non credo lo sarò mai.
Quello che mi eccitava davvero era lo sguardo di lui fisso su di me, i piccoli cedimenti al piacere che cercava di tenere sotto controllo, le labbra che si socchiudevano, la pelle del viso e del collo che si arrossava.
Improvvisamente ci fu un applauso più lungo del solito: il saggio era terminato.
Ci alzammo tutti in piedi, applaudendo ai giovani musicisti tutti schierati sul palco.
Anna mi corse incontro ed io per un po' mi dimenticai dei due amanti.
C’era un piccolo rinfresco ed Anna mi condusse di qua e di là per farmi conoscere la sua insegnante di piano e qualche suo piccolo amico. Infine ci sedemmo con la sua mamma e mangiammo qualcosa.
Mi guardai in giro alla ricerca dei due sconosciuti ma non li vidi da nessuna parte.
Forse la mia intuizione che fossero lì per caso si era rivelata esatta.
Mi accompagnarono a casa in auto e quando aprii la borsa per prendere le chiavi trovai un pezzo di carta piegato a metà.
C’era un numero di telefono e la scritta: "Chiamami. Paolo.".
Doveva averlo infilato nella borsa senza che me ne accorgessi, mentre ero in giro con Anna.
Salii in casa e mi feci una doccia e con l’accappatoio sopra alla pelle ancora calda composi il numero.
Mi rispose dopo il secondo squillo.
Aveva una bella voce, si adattava perfettamente a quel viso, a quel corpo.
Mi disse che non era riuscito a godere quel pomeriggio e che ora voleva farlo con me.
Misi il vivavoce e mentre lui parlava iniziai a toccarmi.
Mi chiese qualcosa.
Non risposi.
Forse pensò che non fossi da sola ma il mio silenzio non sembrò infastidirlo.
Riprese a parlare, descrivendo cosa avrebbe fatto se fosse stato con me nella stessa stanza, sullo stesso letto.
La sua voce calda era eccitante e chiudendo gli occhi potevo rivedere il suo sguardo ed indovinare il colore blu dei suoi occhi.
Le sue parole mi accarezzavano come una musica tribale, che non ti dà tregua, che ti entra nelle ossa.
La mia mano si muoveva lentamente ma il mio respiro accelerava.
Sentivo il profumo della mia eccitazione e annusando le mie dita la sentivo crescere.
Le succhiavo avidamente e le usavo per strapazzami il sesso, per penetrarmi.
La sua voce era meno ferma adesso, le parole erano intervallate a piccole pause in cui lo sentivo respirare in modo spezzato.
Immaginavo che non fosse solo.
Immaginavo che non si stesse masturbando, ma che la bionda seduta accanto a lui ora gli fosse inginocchiata davanti e gli stesse facendo un pompino mentre sentiva le stesse frasi che sentivo anch' io.
Questo mi eccitò ancora di più.
Immaginare la sua bocca, immaginare di essere al suo posto scatenò un brivido nel profondo.
La mia mano accelerò il ritmo e venni con un piccolo gemito.
Lui proseguì rumorosamente la sua scalata al piacere.
Ora non parlava più.
Non ero interessata ad ascoltare fino in fondo e chiusi la telefonata.
Non avevo detto nemmeno una parola.
Nessuno dei due chiamò più.
Un incontro perfetto, a mio modo di vedere.










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