trio
Buon compleanno

10.04.2025 |
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"Se prima non riuscivo a trovare un dettaglio eccitante ora tutto di lei mi eccitava ed ero affamata di lei, di vedere come reagiva al mio tocco, di..."
Tra poco è il mio compleanno e mi chiedo che cosa ti inventerai questa volta.Ripenso a quello che è accaduto l’anno scorso e rivedo tutto come fosse oggi.
Mi svegliasti con la tua solita telefonata affettuosa e poi mi invitasti a pranzo fuori città.
La primavera aveva ormai tinto tutto di bianco, verde e rosa a perdita d’occhio e l’aria era tiepida.
Guidavi sicuro per le strade di campagna, un mezzo sorriso disegnato sul viso.
Ti osservavo incuriosita perché intuivo che avevi in mente qualcosa, chissà cosa.
Il ristorante era affollato ma tu avevi fatto riservare un tavolo in una saletta appartata, dove c’era solo un altro tavolo occupato da una coppia.
Li guardai e li riconobbi.
Tempo fa mi avevi mostrato delle loro foto e mi avevi raccontato che eri stato il loro singolo per più di un anno.
Poi avevi incontrato me e avevi preferito interrompere il rapporto con loro.
Immaginai che ce l’avessero un po’ con me e come potevo dargli torto?
Mi dicesti che era da un po’ che avresti voluto esaudire un mio desiderio e che, se mi andava di giocare, oggi sarebbe potuto essere il giorno giusto.
Ripensai a tutti i desideri di cui avevamo parlato.
Erano tanti ma ero certa che ti riferissi al momento in cui ti avevo confessato di voler incontrare una donna almeno una volta.
Ti avevo confessato tutte le sensazioni che immaginavo di poter provare e anche il senso di smarrimento davanti a un corpo che conosco così bene e che, se apparteneva ad un’altra, mi sembrava un rebus impossibile da risolvere.
Ti avevo confessato che avrei voluto farlo con te, che avrei voluto imparare da te, con te.
Ti eri eccitato da morire all’idea e sapevo che esaudire il mio desiderio sarebbe stato un regalo per entrambi, ma non mi dispiaceva.
Ti guardai e sorrisi: era il mio modo di dire sì.
Quando arrivò il cameriere gli chiedesti di unire i nostri tavoli e così li conobbi.
Un pranzo piacevole, dove il non detto scaldava più delle parole.
Li osservai, avida di particolari.
Sapevo che lui non avrebbe avuto un ruolo attivo nel nostro gioco e quindi mi concentrai su di lei.
Quando la guardavo abbassava leggermente gli occhi prima di rispondere al mio sguardo, come se fosse imbarazzata.
Mi chiesi se anche per lei fosse la prima volta, ma non mi interessava saperlo.
Aveva qualche anno meno di me e indossava tutti gli orpelli della seduzione: vestito aderente e scollato, tacchi alti, trucco evidente ma non volgare.
Si interessava di tessuti, ne disegnava le fantasie.
Raccontò del suo lavoro con passione e questo me la rese simpatica.
Cercavo un particolare di lei che mi potesse eccitare ma non lo trovavo.
Non era il suo corpo ad eccitarmi bensì l’idea di scoprirlo, di poterlo far vibrare, di riuscire a darle piacere.
Mi chiesi se bastava.
Mi chiesi se fosse giusto fare questo “esperimento” senza alcun coinvolgimento, ma forse avevo solo paura.
Il pranzo finì e tu le chiedesti se avesse voglia di partecipare al nostro gioco, di cui evidentemente le avevi già parlato.
Lei mi sorprese perché rispose che non vedeva l’ora di baciarmi.
Credo di essere arrossita per quella frase e di essermi umettata le labbra inavvertitamente, scatenando la sua risata.
Mi conquistò con quella risata così spontanea.
Ci portasti in un motel della zona, una stanza ampia dove ognuno aveva lo spazio per partecipare a suo modo, senza disturbare gli altri.
Baciarla fu davvero sorprendente.
Se prima non riuscivo a trovare un dettaglio eccitante ora tutto di lei mi eccitava ed ero affamata di lei, di vedere come reagiva al mio tocco, di assaggiarla, di prenderla, ma allo stesso tempo mi adagiavo in quel ritmo lento e ipnotico, senza fretta, così difficile da trovare con un uomo.
Il suo corpo mi affascinava e indugiai a lungo sui suoi seni, mentre la accarezzavo tra le gambe con delicatezza.
Avevamo assunto dei ruoli, attivo e passivo, senza rendercene conto: io adoravo toccarla, lei essere toccata da me, il contrario non ci era venuto in mente, evidentemente non ci interessava.
Esplorai il suo corpo con le mani e con la bocca aspirando il delicato profumo di mughetto della sua pelle.
Mi ero dimenticata di te, ma quando la mia bocca si trovò sul suo sesso quel senso di smarrimento che ti avevo confessato venne fuori, allora mi voltai verso di te e ti tesi la mano.
“Fammi vedere” – ti chiesi.
E tu lo facesti, mentre ti osservavo rapita vedendo con gli occhi quello che provavo nel corpo quando tu lo facevi a me.
Provai anche io, immergendo il viso in quel piccolo spazio così ricco di odori, di umori, di essenza di lei; la sentivo fremere al mio tocco, sentivo il suo corpo spingere contro la mia bocca, per incitarmi.
Desiderai avere un corpo diverso, un corpo che potesse darle quello di cui immaginavo avesse bisogno, di cui avrei avuto bisogno io se fossi stata al suo posto.
Ma avevo te e il tuo corpo quel giorno era il mio.
La tua eccitazione mi serviva per darle piacere.
Per un secondo mi ricordai che il tuo corpo lei lo conosceva bene, che era stata la tua amante per più di un anno e il desiderio di farla godere si mescolò ad una specie di gelosia: tutto divenne più intenso.
Presi in bocca il tuo cazzo e lo succhiai lentamente fino a farlo diventare lo strumento di cui avevo bisogno.
Lo usai per accarezzarla a lungo, per indugiare sulla sua apertura ormai madida, per penetrarla pochi centimetri e poi ricominciare ad accarezzarla: volevo che implorasse di prenderla.
Quando lo fece la accontentai, penetrandola insieme a te, usando il tuo corpo, decidendo io stessa la velocità e la profondità, il ritmo e la violenza degli affondi.
Tu ti muovevi docile sotto il tocco della mia mano, che ti tratteneva o ti spingeva.
Quando lei venne fui davvero felice, soprattutto perché tu non lo avevi fatto, ti eri trattenuto.
TI volevo per me, ti desideravo in maniera selvaggia, non potevo aspettare.
Tu avevi previsto tutto e mi portasti in una stanza comunicante.
Solo tu ed io.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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