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FESTA DELLA DONNA


23.03.2025 |
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"Ci fa accomodare con una cortesia disarmante, come se ci conoscesse da sempre, mentre con un sorriso che tradisce un lieve compiacimento, dice che..."
Mi guardo allo specchio, il cuore che batte un po' più forte del solito. Oggi è la Giornata della Donna e desidero che questa sera sia davvero speciale, non tanto per il significato della ricorrenza, ma per il modo in cui la festeggerò insieme a Stefano, il mio compagno di vita.
L’abito che ho scelto è un vestitino dorato, tagliato su misura per esaltare ogni curva, spacchi laterali che lasciano intravedere la pelle, una scollatura vertiginosa sia davanti che dietro, e al petto, una sottile catena gioiello che incornicia il seno con eleganza. Il perizoma, abbinato al vestito, e i sandali con il tacco altissimo completano un look pensato per accendere ogni fantasia, proprio come piace a Stefano.
Ho scelto il rosso per il rossetto, un colore che mi fa sentire intensa, sensuale. Non è esagerato, ma in qualche modo mi dice qualcosa, mi fa sentire più viva e consapevole di me stessa.
Stefano entra nella stanza, il suo sguardo si ferma su di me. Non c’è bisogno di parole, ma quando le sue labbra si muovono, mi dice ciò che vedo nei suoi occhi: “Sei splendida.”
La sua voce ha sempre questo timbro che mi fa sentire amata in modo profondo, come se ogni volta fosse la prima volta che mi guarda.
Io sorrido, ma non è un sorriso, è la consapevolezza di come siamo cambiati, cresciuti insieme, imparando ogni giorno a capirci senza parole.
“Mi sento speciale stasera,” gli dico, le mie parole sono più di una semplice frase. Sono un modo per dirgli quanto gli sono grata, quanto mi fa sentire viva ogni giorno che passa.
Lo abbraccio, e la sua mano scivola sulla schiena, come se volesse assaporare ogni millimetro di me. Un tocco leggero, ma ha un’intensità che solo lui sa dare, sento la sua mano scivolare sotto il vestito per strizzarmi il sedere mentre il suo sguardo eccitato sulla mia scollatura quasi indecente mi fa girare la testa.
“Dai andiamo a trasgredire!” mi sussurra sfiorandomi il collo e accarezzandomi leggermente.
Gli lancio un sorriso malizioso, mordendomi il labbro, poi lo prendo per mano e usciamo insieme.
In macchina, mentre ci dirigiamo verso il ristorante il silenzio tra noi è piacevole, carico di quell’intimità che solo anni di relazione possono creare.
La strada è tranquilla, l’aria fresca della sera entra dal finestrino. La musica in sottofondo sembra la colonna sonora perfetta per questo momento.
Le sue dita mi sfiorano, sento un brivido che attraversa la pelle. Non è passione immediata, è qualcosa di più sottile ma altrettanto potente.
Stefano sembra davvero eccitato e per provocarlo faccio scivolare il vestito fino a scoprirmi il seno, mi guarda, la sua mano accarezza la mia gamba salendo lentamente in modo delicato ma deciso.
Sento il suo respiro farsi pesante, mi prende la mano, la porta sulle sue gambe facendomi sentire quanto è duro, eccitato: ”Ho voglia di scoparti!” mi dice piano.
“Adesso non possiamo, siamo un po' in ritardo, vediamo a che ora riusciremo ad arrivare al ristorante” gli rispondo dolcemente mentre sento i battiti del cuore accelerare e una fitta allo stomaco.
Giungiamo al ristorante, è piccolo, sembra, un rifugio accogliente.
Stefano guarda l’orologio e, sorridendo, mi dice: “Hai visto? Siamo in anticipo, possiamo rilassarci un attimo.”
“Va bene, però non fermarti qui davanti, dove passa tutta la gente.”
Parcheggia nell’angolo più buio, scendiamo di macchina e senza dire una parola mi viene vicino, abbassa la testa e preme le labbra sulle mie, inizia piano come una dolce provocazione, la sua lingua mi accarezza il labbro inferiore, apro la bocca, cerco la sua, lui inclina la testa mi morde leggermente risvegliando in me un desiderio nascosto.
Faccio scivolare le dita tra i suoi capelli mentre mi alzo sulla punta dei piedi per baciarlo più profondamente poi prendo la mano che tiene premuta contro il mio addome e gliela sposto più in basso, mi afferra una coscia nuda e la stringe: “Apri le gambe” mi dice con voce roca.
Appoggio il piede sinistro sul paraurti e mi abbandono con la testa sulla sua spalla, un attimo dopo la sua mano è sotto il mio vestito. La sua lingua disegna il profilo del mio orecchio, il suo respiro è pesante e veloce, lo sento gemere quando scopre quanto sono bagnata.
Stefano strofina la mano sulle mie mutandine muovendosi dapprima circolarmente e poi verticalmente lungo la fessura della vagina.
Faccio ondeggiare i fianchi al ritmo del suo tocco, mentre sento il clitoride pulsare, mi giro e strofino il sedere contro il duro rigonfiamento della sua erezione. Sto per venire proprio lì nel parcheggio del ristorante, in un punto dove altre auto possono arrivare da un momento all’altro.
La consapevolezza che qualcuno stia osservando, e forse anche desiderando, mi rende ancora più vulnerabile, come se ogni mio gesto potesse tradirmi.
“Lasciati andare,” mi dice mentre le sue dita scostano le mie mutandine affondando dentro di me, nella profondità del mio sesso bagnato e rimane fermo così.
Quella penetrazione dura e immobile mi fa gemere.
Assesto i miei fianchi contro la sua mano, muovendomi verso l’orgasmo di cui avevo un bisogno così disperato.
Le dita di Stefano iniziano a scivolare dentro e fuori di me.
“Continua, sto per venire” dico ansimando, mentre sento l’orgasmo montare inesorabilmente e non c’è solo il godimento fisico ma anche la consapevolezza di essere visti che rende tutto più eccitante.
“Mi piace farti sentire bene, adoro vedere il tuo corpo scosso dall’orgasmo,” dice stringendomi teneramente e mi sussurra all’orecchio: ”Levati le mutandine, ti voglio nuda.”
Immediatamente tiro su il vestito, mi sfilo il perizoma lentamente mentre Stefano non mi toglie gli occhi di dosso, poi allunga una mano, prende le mutandine e se le mette in tasca.
Appena un attimo per ricompormi e ci dirigiamo verso l’entrata del ristorante.
Arrivati alla luce notiamo una figura nascosta nell’oscurità, sta fumando e ci saluta con un sorriso enigmatico.
Si presenta come Marco il proprietario del locale e, con un gesto elegante, ci invita a seguirlo all’interno.
Il ristorante è piccolo ma incredibilmente intimo, avvolto da luci soffuse che creano un’atmosfera calda, quasi magica. La musica di sottofondo sembra fatta apposta, un delicato accompagnamento che si fonde perfettamente con il rumore lontano di risate e conversazioni, che arrivano come un eco sfumata.
Marco, un uomo affascinante e sicuro di sé, ci accompagna al nostro tavolo, e io, sotto il suo sguardo intenso, avverto una sensazione di calore che mi sale al volto. Quel suo sguardo sembra voler dire qualcosa, e, in un istante, il pensiero che ci avesse visti fuori, mi fa arrossire ancora di più.
Ci fa accomodare con una cortesia disarmante, come se ci conoscesse da sempre, mentre con un sorriso che tradisce un lieve compiacimento, dice che eccezionalmente sarà lui a servirci. Poi, lasciandoci il menù, aggiunge che tornerà quando saremo pronti.
Seduti uno di fronte all’altro, cerco di mascherare l’imbarazzo, ma la tensione è palpabile. Alla fine, non ce la faccio più e, con voce esitante, dico a Stefano: “Io vado in bagno. Scegli quello che vuoi a me va bene tutto.”
Quando esco dal bagno, Marco riappare di nuovo, questa volta con un’aria ancora più premurosa. Si avvicina e, con un sorriso che sembra quasi prendersi gioco di me, chiede se va tutto bene.
La sua presenza è così intensa che mi sembra di perdere il controllo di me stessa.
Al tavolo, Stefano mi osserva in silenzio, notando il mio viso teso, con un gesto delicato, accarezza la mia mano e, con voce bassa mi dice: “Mentre eri in bagno, il proprietario è venuto a parlare con me, mi ha chiesto: Ma voi siete su A/69? Mi è sembrato di riconoscere lei dalle foto del profilo e il gioco che avete fatto nel parcheggio mi ha eccitato tantissimo, specialmente quando si è alzata il vestito per togliersi le mutandine.”
Sento una scarica di adrenalina scorrermi nelle vene.
Stefano prosegue, sottovoce: “Mi ha detto che gli piaci da impazzire e che anche lui è su A/69.”
Le sue parole mi colpiscono come una scarica elettrica, una tensione improvvisa mi pervade, lasciandomi senza parole.
La sua voce continua più sicura: “Cerca di non essere tesa, lasciati guardare quando tornerà al tavolo perché è veramente una bella persona.”
Ogni parola di Stefano mi fa sentire un calore che sale lentamente, mescolato a una sensazione di inquietudine che non riesco a scacciare.
Il menù scelto è un viaggio sensoriale, piatti raffinati e sapori audaci che sembrano riflettere l’atmosfera della serata. Tra un brindisi e l’altro, la conversazione si fa più profonda, più sincera. Ogni gesto, ogni parola, è un invito a lasciarsi andare, a vivere quel momento senza riserve.
Ogni volta che Marco si avvicina al nostro tavolo, non riesco a ignorare il suo sguardo, che sembra non staccarsi mai da me. Mi fissa con insistenza, gli occhi che si soffermano sulla scollatura, e ogni suo sorriso è un misto di cordialità e qualcosa di più profondo, quasi ambiguo.
Con ogni portata, la sua mano sfiora involontariamente la mia, un gesto casuale, ma tutte le volte il contatto mi fa sussultare. La sua vicinanza è avvolgente, sembra che la sua presenza parli da sola e come un invito silenzioso riempie lo spazio tra noi, facendo crescere una tensione che non so come gestire.
Ogni suo passo, ogni movimento, sembra studiato per lasciare una traccia, per imprimere il suo essere in ogni angolo della mia attenzione. Non riesco a distogliere lo sguardo, eppure, quando i suoi occhi incrociano i miei, mi sento come se fossi nuda, sotto il peso del suo desiderio non detto.
Quando il dessert arriva, scopro che Stefano ha ordinato il mio dolce preferito: un irresistibile cioccolato fondente con un cuore morbido che si scioglie al primo assaggio. Il dolce è perfetto, proprio come la serata: semplice all’esterno, ma pieno di sorprese e di intensità nascosta.
Mentre lo mangio golosamente, un pezzo scivola e finisce sul mio vestito. Imbarazzata, guardo il disastro che ho appena causato, ma prima che possa dire qualcosa, Marco si avvicina, notando il piccolo incidente.
Con un sorriso gentile, ci dice che possiamo utilizzare il suo bagno privato di sopra per cercare di smacchiarlo.
Io e Stefano lo seguiamo, e mentre saliamo le scale, il passo di Stefano si fa più lento, come se volesse aggiungere qualcosa. Si avvicina a me, il suo sussurro arriva come un eco nell’aria: “Sai, quando Marco è venuto al nostro tavolo, siamo rimasti d’accordo che possiamo usare liberamente il suo bagno privato, un posto tranquillo, dove rinfrescarci senza fretta.”
Le sue parole mi colpiscono, ma la sensazione che qualcosa di inaspettato possa accadere si fa più forte mentre saliamo e il suono dei nostri passi risuona nella quiete della casa, non posso fare a meno di chiedermi cosa ci aspetti davvero dietro quella porta chiusa.
Entro nel bagno e, mentre cerco di rimuovere la macchia sul vestito, mi sento più rilassata, ma anche un po' disorientata dalla situazione. Il silenzio della stanza mi avvolge, ma improvvisamente sento la voce di Stefano chiamarmi: “Apri la porta, amore, ti vogliamo mostrare qualcosa.”
Mi fermo incerta, poi apro la porta e sorpresa, vedo Stefano e Marco lì, uno accanto all’altro con il cazzo in erezione tra le mani.
Stefano mi viene incontro mi abbraccia e mi guida verso il divano.
Mi siedo, ancora un po' confusa mentre loro si avvicinano, iniziano a toccarmi, con carezze eccitanti, mi coprono di baci lievi, stimolando i miei capezzoli.
Marco si posiziona davanti, mi allarga le cosce guardandomi dritta negli occhi poi si abbassa e sento la sua bocca su di me, inizia a leccarmi le grandi labbra, dolcemente mi succhia il clitoride.
Rimango un attimo senza fiato, non mi aspettavo una cosa del genere.
Mi giro verso Stefano che vicino a me osserva la scena, ha le gambe divaricate il corpo che ondeggia mentre passa la mano sul suo bellissimo cazzo con lente e lunghe carezze.
Allungo la mano e sento il suo pene diventare ancora più duro, si avvicina e io con la bocca avvolgo il membro con avidità succhiandolo profondamente, leccando le gocce di liquido pre-eiaculatorio che escono dalla punta.
Intanto Marco continua a leccare e succhiare la mia fessura bagnata e palpitante in preda alla lussuria, inducendo a muovermi incontro alla sua lingua che si spinge dentro di me mentre mi assapora con avidità facendo tremare il mio corpo per quel piacere proibito.
Sentire i suoi capelli spessi e setosi contro l’interno sensibile delle mie cosce è una provocazione che aumenta il mio piacere.
Fletto una gamba contro la sua schiena, attirandolo più vicino, le mie mani premono sulla sua testa per tenerlo fermo mentre muovo i fianchi contro di lui che con la bocca circonda il mio clitoride e lo succhia ritmicamente, stimolando con la lingua il punto più sensibile.
La combinazione di due uomini dedicati a me è coinvolgente.
“Si” sibilo, sentendomi ormai prossima all’apice, tutto in me si tende allo spasimo rilasciando una violenta esplosione di piacere.
Chiudo gli occhi gemendo, muovo i fianchi contro la sua bocca, l’orgasmo mi attraversa come un’onda potente.
Marco continua a leccare la mia carne fremente fino a quando anche l’ultimo palpito si spegne.
Mi giro verso Stefano che seduto accanto mi accarezza la schiena, gli metto le mani sulle spalle per tenermi in equilibrio mentre mi sollevo sulle ginocchia, alzandomi quanto basta per sormontare la punta del suo membro teso.
Lui mi sorregge, stringendomi le mani intorno ai fianchi: ”Fai piano!” sussurra con voce roca.
Mentre si muove, la sua erezione mi accarezza l’interno delle cosce facendomi gemere come se l’orgasmo appena avuto avesse aumentato il mio desiderio anziché appagarlo, voglio sentirlo dentro di me in profondità.
Stefano si tende quando stringo il suo pene e lo posiziono, infilando la cappella nei recessi bagnati della mia vagina, sento la pelle arrossata e formicolante, i seni pesanti e turgidi.
Sussulta mentre mi abbasso su di lui, le sue mani si avvinghiano alle mie cosce, chiudo gli occhi lasciandomi penetrare ancora più in profondità.
Mi esce un respiro profondo, mi sento completamente appagata.
Con una mano premuta contro il mio pube mi sfiora il clitoride turgido con il polpastrello del pollice e inizia a massaggiarlo con movimenti circolari lenti ed esperti.
Il mio intimo si stringe, si tende, risucchiandolo ancora più dentro di me. Apro gli occhi lo guardo da sotto le palpebre pesanti.
Stefano inarca il collo premendo la testa contro lo schienale come stesse cercando di liberarsi da corde invisibili “Ah, maledizione!” dice a denti stretti, “Sto per venire!”
Premo la bocca sulla sua, gli infilo le dita tra i capelli bagnati di sudore, lo bacio muovendo i fianchi, cavalcandolo al ritmo del suo pollice che si muove in cerchio sul mio clitoride.
Usando entrambe le mani Stefano mi guida, facendomi inclinare in modo che il suo membro riesca a scivolare meglio dentro di me, aumenta il ritmo e viene con un grugnito, la testa gettata all’indietro inondandomi del suo seme caldo.
Lo tengo stretto fino a quando il suo respiro rallenta.
Intanto Marco eccitatissimo ci sta guardando masturbandosi, si avvicina, gli prendo il pene tra le mani poggiando le labbra sulla cappella sensibile, facendo scivolare la lingua dappertutto, lungo l’asta millimetro per millimetro, risucchiandolo con voracità, sento il suo respiro smorzato da un gemito mentre inizia a muoversi.
Il mio sguardo incontra il suo mentre lo succhio più a fondo,
“Si” sibila mentre infila le dita della mano destra nei capelli.
“Succhialo forte e veloce, voglio venire”
Inspiro il suo profumo, poi lo prendo in parola. Incavando le guance, faccio arrivare il pene fino alla gola, poi lo tiro fuori concentrandomi sulla suzione e sulla velocità, desiderando il suo orgasmo quanto lui, spronata dai suoi gemiti di piacere muovo la testa ritmicamente per farmi scopare in bocca.
Viene con un ruggito animalesco ed eiacula così forte che riesco a sentire il getto caldo del suo seme riempirmi tutta la bocca, deglutisco, assaporando quel gusto intenso.
Alzo gli occhi e lui mi sorride.
Nessuno dice nulla per diversi minuti, anche perché non so a chi manca di più il fiato.
Mentre vado a rinfrescarmi sento Stefano e Marco che scendono di sotto.
Salutiamo Marco uscendo dal ristorante con la promessa di rivedersi prima possibile.
Appena giunti alla macchina Stefano mi dice: “E’ stata veramente una splendida serata vero? E pensa che abbiamo una notte intera tutta per noi!”
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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