trio
All'improvviso la MILF mi dà una mano
di Gibberish
07.01.2025 |
194 |
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"Sentivo il calore del suo respiro sul mio viso, il profumo dolce del suo shampoo che mi avvolgeva e le cicale che cantavano nel silenzio di una casa estiva..."
Il pranzo di Ferragosto si svolse in un'atmosfera di apparente normalità, ma dentro di me ribolliva un tumulto di emozioni. Ogni sguardo furtivo verso Tamara era carico di significati nascosti, ogni sorriso era un segreto condiviso. La tensione tra noi era palpabile, eppure nessuno sembrava accorgersene. Stefano era di una naturalezza unica e conversava con apparentemente tranquillità, nonostante il nipote dei suoi amici avesse sborrato in faccia a sua moglie, attimi prima di sedersi a poca distanza da loro.Dopo il pranzo, mentre gli ospiti si disperdevano tra il giardino, la spiaggia e riposino pomeridiano, colsi l'occasione per avvicinarmi a Tamara. La trovai sola, intenta a sistemare alcuni piatti in cucina. Mi avvicinai con cautela, il cuore che batteva forte nel petto. Leo,disse, col suo tono dolce, ma carico di tensione.
Si guardò intorno, ma i pochi che erano rimasti in casa dormivano. La signora Tamara fece due passi indietro, guardandosi intorno con circospezione, e si avvicinò alla porta del ripostiglio per non essere vista. Con un gesto lento e provocante, si accarezzò il seno, tirando giù un pezzo di reggiseno facendo intravedere un capezzolo turgido, mentre si mordeva il labbro inferiore. Facendomi un cenno di avvicinarsi, i suoi occhi brillavano di desiderio e mistero.
Mi avvicinai lentamente, sentendo il battito del mio cuore accelerare alternandosi alle pulsazioni del mio cazzone. Ogni passo verso di lei sembrava carico di desiderio, come se stessimo attraversando un confine invisibile. Quando fui abbastanza vicino da sentire il suo respiro, mi fermai, i nostri sguardi intrecciati in un gioco di seduzione e complicità.
Tamara si strofinò un dito sulle labbra, un gesto che mi fece fremere di anticipazione. Poi, con una lentezza deliberata, sollevò quella stessa mano e posò delicatamente il dito umido sulla mia guancia. Il suo tocco era caldo e rassicurante, ma anche incredibilmente sensuale. Sentii un brivido correre lungo la mia schiena mentre le sue dita tracciavano una linea immaginaria lungo il mio viso, scendendo fino al mento avrei voluto che mi impugnasse il cazzo. I suoi occhi non lasciarono mai i miei, e in quel momento, il mondo intorno a noi sembrò svanire.
Il contatto con il suo dito umido sulla mia pelle mi fece provare una serie di sensazioni contrastanti. Da un lato, c'era l'eccitazione pura e semplice, il mio cazzo pulsava ed il desiderio di strusciarglielo addosso mi consumava. Dall'altro, c'era una sorta di timore reverenziale, un senso di incredulità per il fatto che una donna più grande, così affascinante e gnocca mi stesse toccando con tanta audacia in casa degli zii. Sentivo un misto di orgoglio e vulnerabilità, come se mi fossi incastrato in un ruolo che ero sicuro di meritare per cui non so se mi sentivo pronto, ma che desideravo ardentemente.
Leo, non so cosa mi stia succedendo," confessò Tamara, la voce tremante con aria timidamente erotica.
A voce bassa mi disse "Non riesco a smettere di pensare a te. La tua sicurezza, le tue abilità, il modo in cui mi hai parlato e ti sei comportato al bar della spiaggia, senza curarti della presenza di mio marito, mi hanno colpita profondamente. Non mi sarei mai aspettata di trovarti in questo contesto familiare, che un po' mi spaventa ma mi intriga, sia a me che a Stefano. E poi, il colpo di grazia a sorpresa è stato il tuo azzardo con la doccia. Leo, sei proprio un ragazzaccio!"
Sorrisi, sentendo un misto di orgoglio e desiderio. "E tu sei incredibile, Tamara. Non riesco a starti lontano. Se penso ancora a quando ti ho puntato in spiaggia ed ora che siamo qui….non mi ci far pensare"
Mentre dicendo queste parole quasi farfugliate le nostre labbra si avvicinarono lentamente, come se il tempo si fosse fermato. Sentivo il calore del suo respiro sul mio viso, il profumo dolce del suo shampoo che mi avvolgeva e le cicale che cantavano nel silenzio di una casa estiva. Chiusi gli occhi, lasciandomi guidare dall'istinto, e finalmente le nostre labbra si incontrarono.
Fu un bacio lento e profondo, un bacio che sembrava durare un'eternità. Le nostre labbra si muovevano - piene - in perfetta sintonia, esplorando, scoprendo, assaporando ogni istante. Sentivo il suo corpo premere contro il mio, il suo cuore battere all'unisono con il mio. Sentivo i i suoi capezzoli addosso con tutto il volume del suo seno premere sul mio petto. Tamara cominciò a toccarmi con le mani, con la stessa modalità di quanto accaduto al bar. Mi toccava e le sue mani accarezzavano e rimanevano a lungo, nonostante fosse una donna più grande e un'estranea fino a poche ore prima. Finalmente poggiai il pacco addosso a lei, e mi guardavo bene dallo strusciarmi troppo per timore di sborrarmi nelle mutande.
"Dobbiamo essere cauti," disse Tamara, allontanandosi leggermente per guardarmi negli occhi. "Non possiamo farci scoprire."
Annuii, comprendendo la delicatezza della situazione. "Lo so. Ma non riesco. Sto esplodendo."
"Capisco," aggiunsi, infine, stringendole la mano e solleticandole il palmo.
Poi dopo un interminabile attimo di silenzio, non potendo più resistere, dissi a Tamara di seguirmi.
Lei era un po’ riluttante. Ma tirandola con la mano e alzando la voce, si convinse ad assecondarmi per non farmi ulteriormente alzare la voce e farci scoprire da qualcuno. Io conoscevo bene la casa, così la spinsi verso un piccolo bagno di servizio contiguo alla cucina: mentre da un lato la signora mi esprimeva a gesti tutta la sua preoccupazione che ci potessero vedere e scoprire; dall'altro lato io, in preda all’eccitazione, volendo approfittare del momento, la tranquillizzai e le dissi che non era niente di che quello che dovevamo fare: volevo soltanto che la signora Tamara mi facesse una sega. Glielo dissi mentre eccitato come un porco mi levavo la cintura dei pantaloni e sguinzagliavo il mio grosso membro nel lavandino. Farfugliando le dissi che con un po’ di sapone doveva segarlo con le sue mani esperte ed in pochi secondi mi avrebbe liberato dalla tortura. In altri termini, ero in preda all’eccitazione, avevo capito che ci stava e forse trattandola da puttana, le spinsi ad impugnarmi il cazzo e farmelo sborrare: in altro modo, non riuscivo più a tenermi a freno.
Mentre eravamo nel piccolo bagno di servizio, sentii un dolore lancinante a tutto il muscolo del mio cazzone per via della intensa erezione - la cappellona stava per esplodere - ed inoltre il ricordo delle avventure della giornata le palle erano doloranti. Senza esitare, Tamara prese il controllo della situazione. Mi fece cenno di mettermi più comodo col cazzo nel lavandino, e io obbedii, sentendo un misto di sollievo e anticipazione. Presi il dispenser del sapone e feci colare qualche goccia sulle mani a coppa che Tamara mi porse. Le sue mani erano curate, con unghie perfettamente limate e una fede d'oro che brillava al dito anulare, un simbolo della sua vita complessa e affascinante.
Con una delicatezza che contrastava con la sua audacia, la signora Tamara cominciò a strofinare il sapone tra le mani, creando una schiuma morbida e cremosa. Poi, con movimenti lenti e sensuali, iniziò a massaggiarmi il cazzo. Le sue dita scivolavano sulla mia pelle, massaggiando con precisione ogni muscolo dolorante esplorando tutte le sue nervature. Sentivo il calore delle sue mani, il tocco rassicurante e al contempo eccitante. Ogni movimento era un'esplorazione, una scoperta, un gesto di intimità che andava oltre il semplice atto di lavare.
Quando percepì che il mio dolore si alleviava, Tamara si mise a strofinare con più forza, usando entrambe le mani. Mi piaceva sentire la fede mentre strofinava il braccio, il metallo freddo contro la mia pelle calda, un contrasto che mi faceva fremere di desiderio. Le sue mani curate, con le unghie perfettamente limate, si muovevano con una grazia naturale di fare esperto. La fede al dito brillava sotto la luce del bagno, un dettaglio che rendeva quella sega ancora più proibita.
Mentre le sue mani si muovevano lungo il mio cazzo, sentivo il dolore svanire, sostituito da una sensazione di benessere e di eccitazione. Tamara continuava a massaggiare e strofinare il cazzo su e giù con ogni movimento carico di intenso significato. Era un momento di pura trasgressione, un gesto semplice che per me assumeva un significato erotico molto più profondo oltre ad essere una necessità.
Poi, con un sorriso complice, mi guardò negli occhi, consapevole dell'effetto che aveva su di me e cerco di inginocchiarsi.
Fu proprio in quel momento che sentimmo un rumore di alcune stoviglie che ci allarmò.
Allora in un istante si rialzò e con fare esperto aumentò l’intensità della sega, si tirò fuori le tette abbassando il reggiseno e dopo essersi leccata la mano mi accarezzò le palle. In quel momento, mentre mi rilassavo, mi scapparono una serie di spruzzi, uno schizzo più potente dell’altro che imbrattarono tutto il lavandino e lo specchio.
La signora Tamara mi incitava sussurrandomi a voce bassa vicino all'orecchio, dove ne potevo sentire il calore della voce: “Vieni, vieni Leo, bravo, bravissimo” accompagnati dai miei farfugliati “si, sega, si, sborro tutto per te” e dal picchiettio che le sue mani intonavano col mio organo sessuale, furono un suono melodioso che riempì d’eco il piccolo bagno.
"Guarda cosa hai combinato!" esclamò, mordendosi il labbro ancora una volta. "Sei proprio un ragazzaccio, Leo."
Ci guardammo per un lungo momento, consapevoli che quel piccolo gesto aveva rafforzato il nostro legame.
Mi fece un cenno di rivestirmi mentre anche lei si ricompose mettendo dentro il seno che era uscito fuori. Poi, mentre era già in cucina, si girò verso di me che stavo ancora allacciando la cintura e fece un gesto che mi mandò fuori di testa. Mentre mi segava le era schizzata una bella corposa macchia di sperma sulla mano, così Lei si girò, mi guardò con gli occhi eccitati e si leccò avidamente la sborra dalla mano con fare da puttana.
Quel gesto mi lasciò senza parole, il cuore che batteva all'impazzata. Era un mix di audacia e sensualità che mi fece fremere di desiderio. Tamara mi guardò con un sorriso malizioso, consapevole dell'effetto che aveva su di me.
"Tamara..." sussurrai col labiale, ma con la voce carica di emozione. "Non finisce qui” e ruotando l'indice mimai il gesto di rivederci dopo!
Lei sorrise, un sorriso che prometteva molto di più. "Lo so, Leo” mi disse gesticolando come per dire che questo era solo l'inizio.
Con il cuore che batteva forte e la mente piena di pensieri, mi resi conto che quella giornata di Ferragosto aveva cambiato la mia vita per sempre.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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