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Io, lui e la sua ex moglie

22.03.2025 |
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"Sì ricordo di aver avuto anche la tentazione di aggredirli verbalmente accusandoli di non so cosa, ma non avevo fatto nulla perché avevo sentito le labbra di..."
Mi chiamo Loredana.Ammetto, con fierezza, che madre natura mi ha fatto proprio bene.
Fisicamente sono una di quelle che gli uomini classificano come "una gran figa". Sono figa oggi, a poco meno di cinquant'anni, lo ero a sedici anni, e forse anche da prima, visto che anche prima molti ragazzi mi ronzavano attorno come vespe sugli acini d'uva matura.
Penso che l'eccesso di ragazzetti corteggiatori in età prematura sia uno dei motivi per cui gli uomini oltre che piacermi moltissimo, a volte non dico che mi nauseano, ma in certi momenti mi infastidiscono.
Non a caso, ma per scelta, pur avendo avuto pretendenti molto interessanti e pur essendomi qualche volta innamorata di qualcuno, mi sono tenuta sempre alla larga dai vincoli, dai legami.
Non solo non mi sono mai sposata, ma non ho mai accettato neanche la convivenza, pur avendo avuto diverse relazioni, alcune anche durature, ma - come si dice - stando ognuno a casa sua!
Un motivo ci sarà sul perché io la penso così, ma io non mi sono mai intestardita a voler capire il perché sono come sono; mi piaccio e basta. E non parlo più dell'aspetto fisico ma del mio carattere, del mio aspetto psicologico, suvvia anche delle mie attrazioni sessuali.
Sono etero? Certamente! Mi sono tenuta alla larga dal matrimonio, non dagli uomini.
Certo non da tutti. I miei gusti li ho e come e a chi non mi piaceva non ho avuto timore di dire dei no secchi, come - per contro - non ho fatto anelare molto un mio "sì" ai tanti che mi sono piaciuti.
Solo etero? Non lo so, non credo. Non sono poche le volte che ho provato strane sensazioni, molto simili a veri stati di eccitazione erotica, di fronte a qualche donna particolarmente interessante.
Per anni, molti anni, queste mie attrazioni per alcune donne in particolare le ho covate segretamente ed ho combattuto con me stessa per reprimerle. Non saprei dire per quale ragione ma oggettivamente per anni ho avuto paura di questa mia inclinazione latente, ma neanche tanto.
Poi la svolta.
E' capitata quasi per caso alcuni anni fa, anzi parecchi anni fa.
Per ragioni professionali ero in "trasferta" presso una Ditta ubicata a centinaia di chilometri dalla città in cui ha, ed aveva anche allora, sede la Ditta per la quale io lavoro e per conto della quale ero andata in "missione".
Uno con il quale in quel tempo ho dovuto interfacciarmi per ragioni professionali era un gran figo dipendente della Ditta presso la quale ero in "missione".
Un gran bel figo, non tanto per l'aspetto fisico (che era comunque apprezzabile) quanto per un certo fascino virile che emanava con la sua gestualità, il tono di voce, un accattivante modo di sorridere mentre parlava ed uno sguardo fin troppo attento e direi "penetrante" quando ascoltava quello che io gli dicevo.
A prima vista avevo notato solo la sua altezza ed il suo sedere, classificandolo con un modesto "tipo non male". Poi l'avevo sentito parlare e gli avevo parlato e per il suo modo di fare e di dire, lo avevo rivalutato assegnandogli un "Però, figo 'sto tipo".
Non c'era voluto molto tempo perché capisse che più che "piacermi", "non mi dispiaceva" e a farmi capire che io invece gli piacevo molto, o meglio, gli piaceva il mio corpo. perché di interessante non gli dicevo nulla, anzi lo scoraggiavo quando a volte velatamente, a volte apertamente mi faceva dei complimenti. Io fingevo di non sentirli o di non capirli, riportando sempre e subito i nostri colloqui al solo ambito lavorativo.
Ci sapeva proprio fare con le donne quel bastardo. Infatti la mia finta indifferenza era durata meno di due giorni lavorativi. La sera del secondo giorno eravamo già andati a cena insieme.
Le cenette sono sempre galeotte e ruffiane quando si consumano in due, senza altri commensali, al tavolo di una terrazza sul lago, di un buon ristorante, accompagnando le pietanze con poco vino ma di ottima qualità e, soprattutto se i due sono reciprocamente attratti l'uno dall'altro. come lo eravamo noi.
Sinceramente non ricordo nei dettagli come e cosa facemmo per far seguire alla cena un molto piacevole "dopo cena", non lontano dal ristorante, nella sua macchina parcheggiata su una piccola piazzola del lungo lago, in zona quasi deserta, lontana dai centri abitati che si affacciavano sul lago, distanziati di alcuni chilometri l'uno dall'altro.
Di certo non lo feci faticare molto a convincermi poiché quando un uomo mi piace, e quello nel suo insieme mi piaceva molto, non solo non oppongo troppa resistenza ma se il tipo dovesse essere un poco timido o impacciato, sono capace di incoraggiarlo e, al limite di proporlo io stessa un passatempo piacevole.
Non era stato quello il caso. Non ricordo esattamente come e cosa aveva fatto ma ricordo che ci aveva saputo fare con me, usando parole e gesti giusti nei momenti giusti , tanto che non l'avevamo tirata troppo per le lunghe per arrivare al "dunque".
.Non ci giurerei ma se non ricordo male la sua prestazione per quella sera non si era distinta in modo particolare, né in senso positivo, né in senso negativo, altrimenti ricorderei qualche dettaglio, invece ricordo solo che abbiamo vissuto una serata piacevole, Forse più per la location che per il mio partner ed anche perché la macchina non era delle più comode per farci all'amore. Infatti prima di separaci mi aveva detto "La prossima volta mi organizzo meglio ed andremo in una vera casa con un vero letto"
Penso di avergli detto che non ci sarebbe stata una seconda volta. Lui però aveva continuato a trattarmi con i suoi suadenti modi, tanto che tra noi c'erano state "alcune" altre volte e non "una" soltanto. Queste "altre volte" me le ricordo meglio, alcune proprio bene, in modo chiaro e dettagliato, quasi come se le avessi vissute ieri o ieri l'altro e non diversi anni fa.
Una in particolare. Quella in cui, appunto, mi fece vivere un rapporto non propriamente da etero o almeno non solo da etero.
Pioveva quella sera e, uscendo dall'ufficio, avevo trovata la mia vettura con una gomma a terra. Io non sono mai stata capace di sostituire uno pneumatico neanche nelle condizioni atmosferiche ottimali, immaginarsi se potevo provare a farlo con quella pioggia torrenziale. Avevo fatto dei segni ad altri che uscivano dal lavoro come me, sperando nell'aiuto di qualcuno. Quello lì, quello di cui vi sto parlando, non era stato il primo a fermarsi ma quello che era sopraggiunto con la macchina mentre un altro si stava proponendosi per aiutarmi
"Ehi, che succede?!" Mi aveva chiesto dal finestrino.
"Ho forato una gomma e non sono capace a cambiare la ruota. Ci sta provando lui"
"Ma lasciate perdere, piove troppo. Lascia qui la macchina e domani chiamiamo il gommista. Vieni su che ti porto io in albergo"
Quello che stava per aiutarmi si era affrettato subito a cogliere la palla al balzo per svignarsela, dicendo "Mi sa che è meglio, anche perché io avrei pure una certa fretta"
"Ed io -aveva detto il tipo di cui sto parlandovi - non ci penso proprio a uscire dalla macchina con questo diluvio. Sali tu che ti accompagno"
Non è che avessi alternative e non è che mi facessi scrupolo con lui, dopo che avevamo avuto già alcuni rapporti intimi da quando l'avevo conosciuto (meno di due settimane).
Io in quel periodo vivevo in una stanza d'albergo e lui in una casa, nella quale mi aveva portata già un paio di volte per trombare insieme.
Non mi ero sorpresa quindi quando, appena mi aveva preso a bordo aveva detto "Ovvio che ora vieni da me e ci fermiamo a casa mia"
"Preferisco andare in albergo. Sono tutta bagnata e voglio cambiarmi"
"Ti cambi da me"
"Da te non ho vestiti"
"Prenderai qualcuno di quelli di Diana, a occhio dovreste indossare la stessa taglia"
"Diana? E chi sarebbe"
"Mia moglie, non te ne ho parlato?"
"Tua che? Vuoi dire che sei sposato?"
"Ero. abbiamo divorziato più di un anno fa"
"Ed hai ancora roba sua in casa tua?"
"Non li ho "ancora". Ci saranno quelli che si sarà portati dietro lei. Non si muove se non ha mezzo guardaroba al seguito e siccome adesso lei è da me suppongo che abbia qualcosa da darti perché tu ti possa cambiare..."
Lo interruppi "Cosa? A casa c'è tua moglie ? E tu vorresti portarmi..."
Non mi aveva lasciato finire, mi aveva interrotta con: "C'è la mia ex moglie e siccome la conosco bene ti assicuro che non si stupirà se porto una come te a casa.."
"Che vorresti dire con quel una come me?"
"Una bella donna come te. Lei le apprezza le donne belle. Credimi. So quello che dico e quello che faccio e poi se non le dovesse andare bene sarà lei a dover alzare i tacchi e tagliare la corda, non tu. A te ti ho invitata io, a lei no. Lei è arrivata all'improvviso, senza alcun preavviso"
"Portami in albergo per favore"
Toccandomi le cosce aveva detto: "Non ci penso proprio. Voglio stare con te"
"Con tua moglie presente ?"
Aveva riso in maniera strana, quasi da folle, facendomi un poco anche paura con il suo modo di sghignazzare mentre diceva "Spero non solo presente ma anche partecipe".
Subito dopo, con un ulteriore repentino cambiamento di umore e di tono di voce aveva aggiunto, con molta seriosità, tanto che mi ero spaventata davvero: "Non sono stato io a voler il divorzio ma lei a lasciarmi prima e chiedere il divorzio dopo. Se vuoi te ne parlo"
"Si era innamorata di un altro, scommetto"
"In un certo senso si, in un certo senso no. Fidati di me, sarà contenta pure lei se ti porto a casa"
Non potevo mica saltare giù dalla vettura. Ho dovuto fare come ha voluto lui. Non avevo potuto non lasciarmi portare fino a casa sua.
Aveva ragione lui: la moglie (o ex moglie che dir si voglia) mi aveva accolta con molta cordialità, scusandosi persino del non essere più tanto "padrona di casa" perché, a suo dire, da quando lei era andata a vivere altrove lui aveva cambiato posto a troppe cose e non lei sapeva più dove trovare determinate tazzine o certi bicchieri. Lui, gentile con me ma non con lei, le aveva detto "Probabilmente li avrò buttati o regalati. C'erano troppe cose inutili. Me ne sono liberato"
La ex moglie "Ti ricordavano troppo me, forse?"
"Non mi servono oggetti per ricordarmi di te. Anzi chiariamo alcuni punti: la prossima volta che pensi di venire da me mi avverti prima, così ti trovo una stanza in albergo, perché questa ora è casa mia e voglio viverci io, come e con chi voglio io. Mi dici dove hai messo la tua roba? Avrai riempito di nuovo gli armadi scommetto. Quanto pensi di fermarti?"
"Stai cercando di dirmi che disturbo?"
"Esattamente. Io ora ospito lei (indicò me) e tu.. insomma ..se non vuoi chiamarlo disturbo chiamalo diversamente ma sempre le uova nel paniere rompi"
Era stato rozzo e cattivo nei confronti della moglie. Mi ero sentita in imbarazzo io per quella povera donna e stavo per dire qualcosa in sua difesa quando lei, Diana, mi si era avvicinata, mi aveva preso per un braccio con eccessiva familiarità dicendomi "Non badarci, lo conosco bene, pensa che con questi modi e questi toni possa guadagnare in immagine di virilità. E' il difetto di tutti gli uomini! Non conoscono la dolcezza, la delicatezza, i modi gentili". Così dicendo mi accarezzava il braccio e si stringeva a me in maniera esagerata: un suo seno premeva sulla mia spalla, il suo alito lo sentivo sul collo.
L'ex marito le aveva detto, quasi impartendole un ordine: " Lei è venuta su perché è bagnata e dovrebbe cambiarsi. Hai qualcosa di tuo e di asciutto da darle?"
Stavo per dire che non era necessario, il giaccone che mi ero già tolto aveva riparato abbastanza gli altri capi di vestiario. Ma lei, con molto garbo mi aveva spinto verso una cameretta, non quella dove ero già stata per scopare con il marito, dicendo: "Ho preso la stanza degli ospiti per non disturbare ma quello trova sempre qualche motivo per brontolare. Non ho molte cose, ma per cambiarti qualcosa troveremo. Spogliati pure che vedo cosa ti posso dare."
"Non importa lascia perdere.."
Lei era venuta a sbottonarmi la camicetta dicendo: "Non farai mica i complimenti? Siamo tra donne, suvvia; non sarai bagnata molto ma tutto questo umido ti farà male. Dai, togli, togli.."
Aveva intrufolato le mani sotto la mia camicetta e poi le aveva poste sulle spalle, per allargare i due lembi e far scivolare l'indumento giù per le braccia.
Avrebbe potuto essere un mero gesto di cortesia, se non mi avesse guardato in un modo particolarmente significativo e non avesse avuto un tono estremamente sdolcinato nel dirmi "Sei proprio bella, ed hai una bella pelle" mentre le mani passavano dallo spingere in giù la camicetta ad accarezzare il mio corpo, anzi le mie tette. In quello stesso momento avevo visto il marito fare capolino dalla porta, sorridere e poi aveva detto" Te lo dicevo che sarebbe stata contenta di conoscerti".
Varcato anche lui la soglia era entrato in camera aveva richiuso la porta alle sue spalle aggiungendo "Hai capito ora perché mi ha lasciato? A lei gli uomini piacciono poco, preferisce le donne, come me del resto. Anche io amo le donne."
...E anche lui si era avvicinato a me, stretto a me, ma alle mie spalle.
Mi ero ritrovata così tra loro, come salame tra due fette di pane.
C'era poco da capire ormai. A quel punto tutto era chiaro, evidente. Tutto era successo troppo in fretta perché io ne fossi sorpresa.
Lo ammetto: il primo mio istinto era stato quello di darmi una mossa con il corpo per svincolarmi da loro e dire chiaro e tondo che quel gioco non mi piaceva. In un attimo solo però avevo capito che non era quello che si accingevano a fare che mi risultava sgradito, ma l'approccio disonesto, l'avermi portata in quelle condizioni con vaghi raggiri e non con una proposta esplicita.
Sì ricordo di aver avuto anche la tentazione di aggredirli verbalmente accusandoli di non so cosa, ma non avevo fatto nulla perché avevo sentito le labbra di lui sul mio collo, il suo sesso premere sul mio sedere, le sue mani aggrapparsi ai miei seni e la cosa mi era piaciuta subito. Avevo sentito anche le mani di lei scivolare carezzevolmente sulle mie guance e sui miei capelli, mentre un suo ginocchio, sapientemente mosso su e giù, si stropicciava tre le mie cosce, facendo sollevare con il suo ginocchio la mia gonna nel tentativo di intrufolarsi tra le mie gambe. Diciamo che le azioni di lei non mi stavano affatto dispiacendo, non quanto io avrei potuto immaginare se mai avessi ipotizzato di arrivare a così stretto contatto con un altra donna.
Poi...poi era finito il tempo di fare valutazioni e sviluppare ragionamenti. Mi ero trovata già in ballo ed ho voluto ballare. Naturalmente scegliendo quanto a me più gradito, cioè lui, il maschio.
Mi ero dimenata appena, di quel poco necessario per uscire dalla loro morsa e andare a sedermi a bordi letto tirando con una mano, verso me, l'uomo al quale avevo cominciato a slacciare la cintura ed i bottoni dei calzoni. Diana si era seduta anche lei sul letto, leggermente più arretrata di me e dalle spalle mi aveva tirato verso lei, facendomi adagiare con le spalle alle sue tette, ostacolando nel contempo il mio tentativo di chinarmi in avanti perché avevo voglia di sfiorare almeno con le labbra il già duro cazzo di lui, estratto dai calzoni ormai aperti e scivolati verso il pavimento.
Ci ha pensato lui ad avanzare, poggiare un ginocchio a bordo letto e portare il suo randello alla portata della mia bocca. Non ho rinunciato al mio desiderio, anzi. Con lui venuto avanti era ancora più agevole ciucciarlo: si muoveva col bacino come se mi stesse scopando in bocca.
Nel frattempo lei, sempre stretta a me, alle mie spalle, con una mano era arrivata tra le mie cosce e le accarezzava, risalendo sempre più verso le mutandine. Con l'altra mano continuava a carezzarmi i capelli, con i seni a premere sulle mie spalle.
Non saprei dire dopo quanto fu tempo una mano di lui è andata sostituire quella di lei tra le mie cosce e andare fino in fondo ad esse, spostare le mutandine e cominciare a giocherellare con le dita tra le labbra della mia figa, alla ricerca del clitoride che raggiunse facilmente.
Non aveva un tatto delicato lui, anzi. Ma le sue indelicatezze erano erotiche, sapevano di virilità, di uomo dominatore e in quel frangente era così che lo volevo: vincitore sulla moglie che si era messa in concorrenza con lui. A lui volevo darmi, lui volevo prendermi.
Non stavo dando molta importanza a Diana, lasciandola libera di fare quello che le andava a genio sul mio corpo, ma non corrispondevo molto alle sue iniziative, anzi non corrispondevo affatto. Mi adoperavo per offrirmi al meglio a lui, all'uomo, al maschio e per questo ero finita distesa sul letto, a gambe divaricate, con lui sopra di me e dentro di me che mi sbatteva senza fare troppi complimenti, quasi fosse arrabbiato con me e volesse punirmi.
Era bellissimo sentirsi dominata a quel modo. Neanche badavo più alla presenza più disturbatrice che piacevole di Diana. Almeno fino a quando lui non aveva detto: "E dai lascia che ti baci, non vedi come ti cerca?".
Solo allora mi sono resa conto che in effetti da tempo scorreva con labbra e lingua sul mio collo e intorno ad un orecchio. Mi sono girata appena un poco. Diana mi aveva afferrato delicatamente il mento venendo con la bocca alla mia bocca, con la ,lingua nella mia bocca, con la sua saliva nella mia bocca e, a quel punto avevo lasciato fare sì, ma dando importanza anche a quanto faceva lei e mi sono accorta dell'enorme contrasto tra i modi delicati e gentili di lei e quelli rudi ed un poco selvaggi di lui, tra la pelle liscia e morbida di lei e il petto villoso e compatto di lui, tra le labbra morbide di lei e le guance pungenti per la barba di lui. I contrasti mettevano in risalto ognuno la piacevolezza dei loro opposti e allora ho voluto, fortissimamente voluto provarli tutti i contrasti tanto da essere stata io a proporre: "Diana, ti va di leccarmi anche la figa?"
Lui aveva detto solo un "Oh, sì, sì, fatelo, fartelo", spostandosi e lei con tempismo e movimento agile s'era mossa per esaudire la mia richiesta. Lui intanto era venuto accanto al mio capo per baciarmi prima e tapparmi di nuovo la bocca col cazzo dopo. E poi,...e poi,.. poi... e poi tutto...
Ricordo di aver provato un poco di disgusto, ma poco poco, quando quella volta e solo quella volta ho avuto modo di assaggiare sia gli umori di lei che lo sperma di lui. Non sono stata io a leccare la figa di Diana, ma il marito a portarmi alla bocca le sue dita, prima sfregate sulla mia figa appena interessata da un sublime orgasmo, poi su quella bagnatissima di Diana e poi sul mio ventre, sopra il quale lui aveva appena riversato schizzi di sperma.
Dopo di me aveva passato le sue dita alla bocca di Diana ed alla fine se le era rileccate per bene lui.
E' stata una gran bella esperienza, l'unica anche con un altra donna. Come potrei scordarmela?
Solo che non fermandomi solo al mero ripensarci ma mettendomi a scrivere per raccontarlo anche a voi, mi sto accorgendo che quella esperienza non fu affatto male come per tempo ho pensato. Adesso, scrivendo, mi sa che non ho saputo apprezzare tutte le sfaccettature. Beh, sono ancora "giovane", se capitano le persone giuste potrei fare anche una seconda esperienza dello stesso genere e gustarmela nei minimi particolari.
Mai dire che non si faranno mai certe cose, finché si vive, si possono sempre avere occasioni per poter fare di tutto. L'importante è saper cogliere le occasioni propizie
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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