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Scambio di Coppia

Ti piace la caccia?


di Zindo
26.07.2024    |    9.116    |    8 8.8
"Era successo che si erano trovati casualmente in quel luogo, pochi giorni dopo essersi trasferiti nelle nuove case..."
Aveva avuto molte cose da sbrigare Clara, fino a dopo la mezzanotte.
Era nella fase più profonda del primo sonno quando, poco dopo le tre, suo marito Vincenzo si era alzato attento a non fare rumori.
Per lo stadio del sonno di lei, le accortezze di lui e una certa abitudine a quelle levate notturne di Vincenzo ogni sabato mattina, Clara aveva percepito confusamente più il disturbo delle luci prima accese e poi spente, che i pochi rumori fatti dal marito.
Clara quindi non s'era svegliata del tutto anche se aveva risposto con un trasognato “ciao” a Vincenzo quando a bassa voce le aveva detto “Allora io vado”.
Era in una fase di torpore da dormiveglia, quello che fa confondere ciò che è reale con quello che si sogna quando, alcuni minuti dopo, senza stupirsi dell'inconfondibile rumore della chiave che girava nella serratura del portoncino, perché lei non solo sapeva chi fosse a usare una chiave ma inconsciamente aspettava proprio quel rumoretto, si svegliò del tutto, ma finse di dormicchiare ancora, come se subito dopo non avesse anche percepito prima il sollevare le coperte al suo fianco, poi il materasso che s'era abbassato sotto il peso corporeo di chi si era disteso al suo fianco.
Si era rigirata rispondendo “Finalmente” a Silvana che, entrando nel suo letto le aveva detto “Sono andati via”.
Non avevano più parlato. Si erano subito abbracciate. Il corpo di Clara che era rimasta nel suo letto era molto più caldo di quello di Silvana arrivata dall'esterno. La differenza di temperatura aveva reso ancora più piacevole per Silvana stringersi all'amica. Il corpo freddo della sopraggiunta aveva contribuito a fare svegliare del tutto Clara.
Erano rimaste abbracciate ed immobili per qualche minuto, poi le mani dell'una avevano cominciato a scorrere leggere sul corpo dell'altra. Le temperature corporee gradualmente si erano equilibrate. Le mani s'erano fatte impertinenti andando non solo oltre le spalle , ma anche sui seni; le cosce dell'una si erano intrecciate con quelle dell'altra. Le bocche si erano cercate senza aver troppa fretta di trovarsi, lasciando abbastanza tempo alle narici di annusare l'odore dei corpi, e alla pelle di godere dei respiri che arrivavano lievi dalla persona abbracciata.
Anche quando si erano trovate le due bocche non s'erano congiunte con frenesia, ma prima le due lingue avevano alternativamente “bussato” alle labbra altrui che si erano dischiuse per fare incontrare delicatamente le due lingue mentre ad alcuni decimetri di distanza i seni dell'una premevano contro quelli dell'altra, i quattro capezzoli s'erano fatti turgidi. Tra le cosce le due fighe avevano piacevoli auto stimoli istintivi.
Non avevano bisogno di dirsi parole le due donne, i loro corpi comunicavano perfettamente scambiandosi piaceri e non opinioni. Di queste non avevano voglia né l'una, né l'altra. Se ne fregavano entrambe se quello che facevano fosse giusto o sbagliato, morale o amorale, se poteva essere considerato un tradimento verso i loro mariti o piuttosto un ulteriore legame della già solida amicizia tra le due coppie. In quel momento contava solo essere insieme, in un unico letto, tranquille nella certezza assoluta di essere sole e non disturbate per tutto il week end. Non avevano fretta di fare chissà cosa, avevano solo voglia di essere vive, felici e serene, di godersi ogni attimo, di assaporare quella sfumatura della loro sessualità troppo a lungo solo immaginata e solo da pochi mesi vissuta. Anzi:çconvissuta.
Il non aver fretta però non significava mettere dei freni. Quando i sensi avevano voluto più foga e più velocità loro s'erano lasciate andare. Non erano state neanche troppo delicate nel denudarsi a vicenda, anzi avevano rischiato di strapparseli di dosso i pochi e delicatissimi capi che dovevano togliersi essendo già quasi nude già dall'inizio. Quando gli istinti avevano preso il sopravvento le bocche erano diventate fameliche, le mani frenetiche, le gambe e braccia erano diventati forti come arti meccanici di gru o escavatrici nell'abbracciarsi e rigirarsi sul letto. Se ne erano fregate delle lenzuola e delle coperte che, intrecciandosi per conto loro, erano finite con lo scivolare sul pavimento. Meglio: avevano avuto più spazio e più libertà di movimento per toccarsi prima con le mani tra le gambe fino a sentire le loro fighe umide e poi porsi a sessantanove per leccarsele reciprocamente, generando ulteriori secrezioni facendone bevanda per i loro palati. E poi ancora baci come a volersi restituire i loro”sapori”. Poi il relax, abbracciate. La ripresa del sonno di breve durata, il risveglio e una nuova battaglia. Alla fine era arrivata l'alba che non poneva fine alla notte ma segnava l'inizio di quel week end che avrebbero vissuto da sole, felicemente senza mariti andati a diverse decine di chilometri di distanza e non sarebbero tornati prima di domenica sul tardi pomeriggio.

Quando e come era iniziata la relazione tra le due donne?
Sarebbe stato difficile anche a loro due dirlo.
Tutto era successo un poco per volta, con lenta e graduale progressione, partendo dalla stretta di mano che si erano date quando erano state presentate l'una all'altra per arrivare in futuro chissà dove, passando - al momento- anche dall'episodio appena descritto.
Si erano conosciute da non più di due anni. Tanto era infatti il tempo trascorso da quando, più o meno nello stesso periodo, erano andate ad abitare nella stessa palazzina, in appartamenti adiacenti. Tra vicine di casa si fa presto a fare conoscenza e se i caratteri sono affini è facile stringere anche amicizia. Il "quando" il semplice rapporto di buon vicinato fosse diventato amicizia prima e relazione scabrosa dopo, sfuggiva anche a loro due. Di certo non da molto tempo, forse qualche mese soltanto.
Certamente aveva contribuito non poco il fatto che pure i loro mariti, Vincenzo e Alberto, avevano subito familiarizzato anche tra di loro, facendo innescare così una bella relazione amichevole tra i due nuclei familiari.

Anche se probabilmente risulterà noioso al lettore, occorre spendere qualche parola, il meno possibile, anche sulla località, perché "l'ambiente" ha avuto la sua influenza.
Il luogo è un relativamente piccolo agglomerato di vecchie abitazioni di un veramente piccolo paesino dell'entroterra, prima abbandonato dai residenti ma di recente rifiorito, Infatti non solo sono state ristrutturate quasi tutte le poche vecchie abitazioni che erano tornate ad essere abitate dalle "generazioni di ritorno", ma negli ultimi anni sono state edificate diverse nuove palazzine, tutte sulla grande via di comunicazione tra le due coste della penisola, attorno al grande piazzale retrostante l'unico distributore di carburanti, nel giro di varie decine di chilometri. La località, ubicata in zona pedemontana, appena superata la catena appenninica, andando da occidente ad oriente, era diventata il luogo di sosta per eccellenza degli autobus di linea, dei camionisti e di quanti, a vario titolo, percorrevano l'importante via di comunicazione tra il Tirreno e l'Adriatico. Non a caso era stato aperto proprio alle spalle del distributore un bar-tabaccheria-ristorante e qualche altro negozietto, nei quali si commerciavano prevalentemente prodotti locali, o fatti passare per tali.
Il sorgere di un paio di fabbriche lungo la vallata aveva richiamato altra gente, perciò erano sorti i nuovi edifici, ma nessun centro di aggregazione, tanto che quasi inevitabilmente proprio il piazzale dei pullman (com'era detto) era diventato anche luogo di incontro e di ritrovo per gli abitanti.
Quasi tutti o al mattino andando al lavoro, o a sera tornando, hanno ormai preso l'abitudine di fermarsi o per un caffè o per una birra, o per rifornirsi di sigarette, o semplicemente per "incontrarsi davanti al bar"
Vincenzo ed Alberto, rispettivamente mariti di Clara e Silvana infatti più che a casa avevano fatto conoscenza davanti al bar. Era successo che si erano trovati casualmente in quel luogo, pochi giorni dopo essersi trasferiti nelle nuove case. S'erano già visti di sfuggita qualche volta, prima di allora, si erano scambiati qualche parola o formali cenni di saluto, ma non si poteva certo dire che fossero già in confidenza.
Vincenzo, arrivato con un autobus di linea, s'era fermato al bar tabacchi per rifornirsi di sigarette, Alberto s'era fermato per rifornire di carburante la sua auto, al distributore innanzi al bar. Vincenzo aveva invitato Alberto a bere una birra insieme, Alberto aveva accettato e, anche se erano a poca distanza, si era offerto di dargli un passaggio fino a casa.
Stavano bevendo la birra in piedi, tra le diverse persone che stazionavano davanti al bar quando al distributore di carburanti arrivò una macchina decapottata con quattro bellissime donne a bordo.
Qualcuno, da tipico galletto italico, aveva fatto dei commenti ad alta voce sulle curve di quelle bellezze. Era stato invitato da un altro ad essere un poco più discreto, almeno nel tono di voce e quello aveva risposto:- "Amico l'uomo è cacciatore e il mio fucile si arma subito quando vedo certe passere”
Chi lo aveva richiamato aveva a sua volta replicato: “Lo sanno tutti che sei un gran cacciatore: pare che nessuno prenda tanti uccelli quanto te”, suscitando le risate di molti.
Alberto e Vincenzo, all'epoca non in confidenza con quelli del gruppo, si erano guardati con un certo stupore.
Forse temendo che iniziasse un alterco tra i due, si erano affrettati a posare i loro boccali ormai vuoti e a salire sulla macchina di Alberto.
Vincenzo, quando erano già in marcia verso casa, aveva detto: “Devono essere molti amici quei due per scherzare così pesantemente tra di loro”.
Alberto aveva sorriso e detto “Beh forse non era solo uno scherzo, pare che non sia solo una battuta il fatto che quel tale parli di passere ma prenda volentieri altri tipi di uccello”,
“Non ci credo, mi pare un tipo molto macho”
“L'apparenza inganna, fidati” gli aveva detto Alberto battendogli con un eccesso di confidenzialità una mano sul ginocchio, aggiungendo “Li prende, li prende”

Vincenzo aveva guardato la mano rimasta sul suo ginocchio, senza spostarla o chiedere di toglierla, e aveva domandato: “Come fai a dirlo con tanta certezza?”
Le dita della mano sul ginocchio si erano contratte stringendo abbastanza prima che Alberto riportasse la mano al volante dicendo: “Secondo te se lo dico con certezza ci sarà un motivo o no?”.
Il tono di voce era stato malizioso e civettuolo.
Uno squarcio di luce aveva illuminato la mente di Vincenzo che comunque aveva chiesto: “Ci ha provato anche con te?”
Alberto aveva distolto per un attimo lo sguardo dalla guida per girarsi verso Vincenzo e dargli una risposta eloquente senza parlare, con un sorrisetto dal significato chiarissimo
C'erano stati pochi attimi di disagio poi, giocando sui doppi sensi Vincenzo chiese: “Ti piace la caccia?”
“Di quale caccia parli? Comunque la risposta è sì. Pratico la caccia col fucile e anche l'altro genere, una sola donna non mi basta. Tu invece sei un tipo fedele? Non vai a caccia anche tu?”
“La caccia, quella vera , è una mia passione. Per il resto... diciamo che ...sono un bravo marito”
”Quindi fedele?”
“Sinora sì”
“Sinora, però se ci fosse l'occasione propizia?”
“Non so, dovrebbe capitarmi l'occasione per saper dare una risposta”
“Ti sta capitando”
Erano già arrivati. Scesero dalla vettura ma era sceso anche il silenzio. Vincenzo era in subbuglio. Non sapeva cosa fosse quello che stava provando: sorpresa o sbalordimento? Disgusto o eccitazione?
“Hai capito cosa ti ho detto?” aveva insistito Alberto che dopo una breve pausa aveva dedotto “Se chi tace acconsente, suppongo che hai capito”
Vincenzo con risolutezza aveva detto “Io amo la caccia vera, quella contestata dagli animalisti per intenderci, e.... basta”
“Io non sono un vero appassionato però una volta mi piacerebbe venire con te” pausa, risatina e poi “intendo venire a caccia con te e non venire nel senso di godere, anche se...una cosa non escluderebbe l'altra per quanto mi riguarda”
Datagli una manata sulle spalle lo aveva seguito verso il portone.

Ecco questo era stato il seme che aveva generato la pianta il cui frutto sarebbe stato gustato da Clara e Silvana. Cioè quello è uno dei frutti, non il solo.
Il ritrovarsi inevitabilmente spesso insieme perché il paese offriva poche distrazioni, l'abitare nella stessa palazzina, la frequentazione di buon vicinato tra le due mogli che era già esistente, avevano impedito a Vincenzo di tenersi alla larga da Alberto.
Comunque non aveva neppure voluto tenersi davvero lontano.
Non proprio del tutto consapevolmente gli era piaciuto esser stato oggetto di attenzioni particolari. Non aveva ceduto alle avance di Alberto, ma neanche gli aveva detto un no determinato e definitivo. Per vari giorni era vissuto quasi aspettandosi ulteriori approcci, anzi non aveva fatto nulla per evitare d'incontrare il vicino quasi a volergli dare occasioni per ritentarlo.
Alberto non aveva lasciato perdere del tutto la cosa, ma dopo quella volta non era andato mai oltre qualche malizioso sguardo, sorrisetto equivoco, al massimo alcuni ammiccamenti con l'occhiolino. Tecnica perfetta per tenere Vincenzo al caldo, sulla cenere sotto la quale la brace non si spegneva affatto.
Tattica così perfetta che era stato proprio Vincenzo a proporre “Non avevi detto che una volta ti sarebbe piaciuto venire a caccia con me? Se non hai cambiato idea puoi venire con me sabato prossimo.”
Così i due vicini avevano preso l'abitudine di andare spesso a caccia insieme. Spesso si recavano lontano, restando fuori casa per un intero week end, come la volta che è stata raccontata all'inizio.
Le mogli sempre più sole avevano familiarizzato fino al punto che si è visto.
I mariti non chiudevano bonariamente gli occhi. Realmente non si rendevano conto di cosa facevano le mogli mentre loro erano al lavoro durante la settimana o a caccia nei fine settimana. Erano troppo presi da ritagliarsi dei tempi per stare insieme e da soli anche loro due, inventando di fare tardi la sera al lavoro per avere almeno un'ora per stare insieme in qualcuno dei tanti posti che il territorio ricco di boschi e stradine offriva per nascondersi con la macchina e, tramutare i primi approcci verbali, in prime timidi approcci anche fisici, limitati da qualche timore di Vincenzo e dalla non eccessiva comodità di un abitacolo di vettura. Poi però, cercarono sulle carte luoghi sempre più lontani per andare a caccia, ma non solo, nei fine settimana. In quelle escursioni alloggiavano in vere camere da letto e vissero molto liberamente esperienze complete tra loro due.
Le mogli ovviamente non avevano alcun interesse a lamentarsi dei loro ritardi serali e delle loro escursioni settimanali, avevano scoperto anche loro un bel modo per non annoiarsi e per vincere la solitudine.
Le cose quindi stavano così e viaggiavano su due binari paralleli, senza problemi per nessuno dei quattro. Solo che..., ...che c'è sempre qualcosa che fa cambiare le carte in tavola quando il gioco sembra andare bene.
Infatti accadde che la stagione della caccia finì, Le uscite dei weekend non erano più giustificabili, gli incontri furtivi in macchina, tra i boschi non appagavano più i due uomini. Le intemperie della brutta stagione fecero il resto e...così tra alcune accortezze non prese, alcuni azzardi di troppo, le donne sospettarono qualcosa dei loro mariti ed altrettanto successe ai maschi sul conto delle loro donne.
Tutto a carte quarantotto? Tutto in rovina?
Assolutamente no. Furono quelle le condizioni ottimali perché i binari finalmente s'incrociassero ed anziché due storie parallele iniziasse la nuova storia che coinvolge tutti e quattro i protagonisti.
Per favore ora nei commenti (se volete lasciarli sono molto graditi) non scrivete "aspetto il seguito" perché le storie prima di essere narrate devono essere vissute e la storia a quattro, per ora, è ancora tutta da vivere
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