Lui & Lei
Io e Flavia, sul calar della sera...

12.04.2025 |
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"In me ho avvertito per due o tre volte, a distanza di tempo molto breve l'impulso di osare qualche gesto oltre che scambiare sguardi e sorrisi..."
Io e Flavia pensavamo di volerci bene, un bene da veri amici; eravamo convinti di non essere interessati nessuno dei due al fare sesso tra noi. Poi, invece, è successo che...Alt! Raccontiamo le cose con un certo ordine.
Io e Flavia ci siamo conosciuti su internet, nello specifico su questo sito. E' successo quasi per caso: partendo da un dialogo iniziato con uno scambio di messaggi dopo che uno dei due aveva lasciato un commento al racconto scritto dall'altra.
Dagli apprezzamenti sul racconto, non ricordo esattamente il come ed il quando, siamo passati a quelli sulle foto sui nostri porofili e poi a dirci cose l'uno del l'altro, cose delle nostre storie personali, cose di noi due.
Abbiamo finito con il piacerci come persone.
La cosa sembrava essersi fatta piuttosto seria da subito.
Se non fosse stata per l'abissale distanza chilometrica che ci divideva probabilmente ci saremmo incontrati nel giro di pochi giorni. Invece anche se le nostre intese psicologiche si consolidavano, un incontro fisico concreto sembrava essere quasi impossibile.
L'intesa era però già forte tanto che ho finito con lo scoprire tutte le mie carte, anche quelle sfavorevoli, per esempio la mia età molto più avanzata rispetto alla sua ed alcuni episodi della mia vita che hanno profondamente inciso sul mio carattere e sulle mie abitudini.
Flavia non è stata da meno, facendomi anche lei confidenze non di poco conto.
Così è accaduto l'assurdo per frequentatori di un sito per incontri erotici. Cioè siamo arrivati alla consapevolezza che non ci saremmo probabilmente mai incontrati realmente a causa della distanza geografica ed avemmo anche la sensazione che probabilmente tra noi non ci sarebbe mai stata neppure una intesa erotica a causa anche, ma non solo, della differenza di età ( io troppo con troppi anni più di lei o lei con troppi anni meno di me, la sostanza non cambia: eravamo di due generazioni diverse.) Poi c'erano anche le nostre due rispettive storie personali che, parlandoci, avevamo scoperto che erano state caratterizzate per motivi diversi da eventi importantissimi che avevamo vissuto in passato e che ci condizionavano in alcune scelte di vita. Ogni persona in fondo è in parte costituita anche dal già vissuto oltre che dalle prospettive per il futuro e dal suo modo di vivere il presente.
Quindi, tutto era destinato a finire in una bolla di sapone? Assolutamente no.
Una volta preso atto delle nostre diversità entrambi abbiamo ipotizzato che tra noi non ci sarebbe mai stato nulla di concreto sessualmente parlando, ma entrambi abbiamo voluto coltivare l'amicizia che sì, si potrebbe anche definire, “consapevolmente platonica”.
E' nata una bella amicizia a distanza. Siamo arrivati a confidarci l'inconfessabile. Non tutto ciò che ci siamo detto ci è piaciuto, molte cose hanno fortemente ridimensionato l'immagine perfetta che inizialmente ci eravamo fatti l'uno dell'altro.
Tutto ormai sembrava essersi stabilizzato a questo livello, con un affiatamento tale che non ci consentiva di rinunciare alla nostra platonica relazione di amicizia pura e con la consapevolezza dei troppi ostacoli che si opponevano ad un nostro incontro reale.
Poi qualcosa che fa parte dell'imponderabile, quel qualcosa che qualcuno chiama destino, altri chiamano casualità, ci ha messo lo zampino.
Io, sposato con figli e nipoti, mi sono ritrovato per una serie di circostanze solo per alcuni giorni. I miei figli con i relativi loro figli, erano andati in vacanza portando con loro mia moglie, la nonna che doveva badare ai bambini. Io, per dei banali controlli clinici prenotati da tempo, non ero partito con loro, ma ero rimasto in città.
Caso strano questo era accaduto nel periodo in cui Flavia era stata mandata, al posto di una sua collega, dalle mie parti per un convegno che riguardava la sua attività professionale.,
Siccome in precedenza ci eravamo (ovviamente) scambiati anche i numeri di telefono, Flavia in quell'occasione mi ha chiamato per dirmi che per due giorni sarebbe stata dalle mie parti e che se a me non creava problemi avremmo potuto finalmente conoscerci anche di persona e non solo per voce, foto e parole.
Problemi io? In quell'occasione neanche uno, ma seppure ne avessi avuti li avrei risolti. Incontrare dal vero Flavia era per me come realizzare un sogno.
Certo che ci siamo incontrati.
Erano già passate le sette di una sera estiva, il sole si era avvicinato al profilo scuro dei monti per procedere al tramonto ma era ancora abbastanza alto su nel cielo; ci avrebbe regalato ancora calore per almeno un ora e poi ancora alcuni decine di minuti di luce.
Io aspettavo Flavia già da qualche minuto, scambiando come spesso facevo due parole con il giornalaio, ma ero poco concentrato sulla conversazione, ero molto più interessato al movimento di persone nella gelateria a pochi metri dal chiosco-edicola.
Eravamo rimasti d'accodo che ci saremmo incontrati davanti alla gelateria.
Vidi entrare bambini accompagnati da mamme e da nonne, coppie di adolescenti probabilmente innamorati, anziane coppie e poi, ne fui certo, lei: Flavia.
Se per bella si intendono le dive di mezza età che riempiono i giornali di gossip, Flavia non era bella in quel senso. Flavia era bella perché banalmente normale eppure inconfondibile. Non era una vamp, piuttosto una signora di mezza età, attenta sia al suo fisico che al suo look, entrambi semplici: magra ma non scheletrica, con un bel seno ma non dalle misure esagerate, i fianchi erano forse un poco ampi rispetto al vitino, era alta ed il suo portamento eretto le conferiva un'aria da donna sicura di se, smentita però dallo sguardo quasi timoroso di chi si guarda attorno alla ricerca di appigli di sicurezza.
Da cosa l'ho riconosciuta non lo so, di certo non ho avuto dubbi che fosse lei.
Liquidato frettolosamente il mio amico giornalaio mi sono precipitato da lei, chiedendole semplicemente :" Flavia, vero?"
Il suo sguardo si è illuminato pronunciando il mio nome in forma interrogativa “Zindo?” (veramente lei ha detto il mio vero nome che lei conosce, e che non mi va di dire a tutti)
Le ho sorriso aprendo le braccia per accoglierla in un abbraccio e lei si è lasciata stringere.
Mi ha guardato da capo a fondo prima di scoppiare a ridere. Non è stata gentile nel dirmi: “Avevi ragione, non sei bello come speravo, però dai non sei neanche così decrepito come ti sei descritto, diciamo che sei...passabile?”
Io a lei ho chiesto” E di te posso dire che sei bellissima?”
“Certo che puoi, anzi devi! Perché lo sono e perché sono stata dieci minuti davanti allo specchio per farmi ancora più bella proprio per te”
Le ho chiesto se voleva sedersi al tavolino o poteva andar bene un cono da passeggio.
La immaginavo timida, mi ha dimostrato di essere audace: “Il gelato? Guasterà la cena? Mi aspettavo un invito a cena da te, non un cono gelato.”
“Ti butta bene. Sono senza moglie e quindi in cerca di compagnia per la cena. Però mi sembra ancora presto, Ci andiamo ora o più tardi?”
“Quante volte abbiamo parlato di una camminata lungo la battigia all'ora del tramonto? “
“Con quei tacchi?”
“Certo che no. A piedi nudi, Le scarpe me le tolgo”
“Con quel vestito?”
“Perché cos'ha questo vestito? E' di lino, leggero, fresco. Non ti va che sia a fiori'”
“Veramente speravo che mi rispondesti come per le scarpe, cioè che mi dicessi “me lo tolgo””
Flavia ha sorriso e detto: “ Togliermelo già qui? Davanti alla gelateria? Caso mai dopo, in riva al mare”
“ "Allora andiamo subito in riva al mare".
Eravamo felici in quel momento, come bambini, e dimenticando tutto quello che c'era intorno a noi siamo andati correndo verso la vicinissima spiaggia.
Era quella l'ora in cui anche i più ritardatari l'asciavano l'arenile; era l'ora in cui i gestori degli stabilimenti balneari richiudevano gli ombrelloni e svuotavano i cestini; era l'ora in cui il mare era piatto come una tavola; era l'ora in cui le onde si increspavano di riflessi aurei del sole ormai in fase tramonto.
Mi sono liberato di scarpe e vestiti adagiandoli su un pattino tirato a riva. Flavia ha fatto altrettanto senza che io glie lo chiedessi. La spiaggia caotica fino ad un'ora prima era quasi deserta, vi regnava una pace indicibile, si poteva sentire il gorgoglio dell'acqua che sciabordava sulla riva quasi con timore.
Io e Flavia abbiamo cominciato a camminare nell'acqua, ad un metro o poco più dalla riva, facendo schizzare l'acqua, avanzando con i nostri passi lenti, Ci è venuto spontaneo prenderci per mano e guardarci negli occhi.
In me ho avvertito per due o tre volte, a distanza di tempo molto breve l'impulso di osare qualche gesto oltre che scambiare sguardi e sorrisi. Avvertivo l' impeto di abbracciarla,, darle almeno, un bacio, forse anche di cadere entrambi nell'acqua e poi fare sesso immersi in pochi centimetri d'acqua.
Sarebbe stato bello, ne sentivo prepotentemente il desiderio, ma....
,,,ma pur essendo al nostro primo incontro io e Flavia ci eravamo già detto troppo di noi, con messaggi, e-mail, telefonate. Io sapevo troppo di lei, lei sapeva troppo di me. Le nostre storie sono quelle di persone che hanno fatto a pugni con la vita per questioni che qui non è il caso di riportare, ma certamente non eravamo né io, né lei persone a caccia di sesso per mero piacere fisico. O meglio lo eravamo entrambi, ma non lo cercavamo tra noi due, lo cercavamo altrove, con altre persone, con quelle con le quali potevamo fare la figura di persone disinvolte e disinibite. Io e Flavia, al nostro primo incontro ci conoscevamo già cosi tanto da sapere che non eravamo nessuno dei due né disinvolti, né disinibiti. Però sapevamo entrambi di essere due sfigati, per ragioni diverse, che non avevano avuto paura di dirsi tutta la verità sul loro passato e sul loro presente. Io avevo molti anni più di Flavia, lei mi vedeva come uno zio se non proprio come un padre, io come una cara nipote ( ho più anni di lei, ma non abbastanza da poter essere suo padre). Ci volevamo un bene dell'anima già prima d'incontrarci perché ci eravamo già confidati tutto di ogni cosa.
Avrebbe dovuto esserci solo affetto amichevole o amore quasi paterno tra me e Flavia ma eravamo in quel luogo, a quell'ora, in quell'atmosfera. Perciò tutta la confidenzialità a distanza che c'era stata in quelle diverse settimane, anzi alcuni mesi, di fitta corrispondenza, è sembrata sparire e entrambi con le nostre menti siamo tornati ai primi approcci sul sito. Ecco che io mi ritrovato al tempo in cui mi ero chiesto “ma chi è questa qui?” ed ero andato a vedere il suo annuncio. Mi è sembrato di rivedere le foto di lei spregiudicata che in una si toccava la figa, in un'altra si toccava le tette, in una terza addirittura leccava (o succhiava?) un cazzo.
Ma quale amica? Quale amore filiale o paterno? Cazzate! Flavia era lì, bella come Venere quando nasceva dalle acque, con la sua mano nella mia, femmina come più femmina non si poteva essere con quelle sue mutande e reggiseno portati come fossero un bikini...ma erano biancheria intima non costume da bagno. Io ero più maturo di lei in età ma vivaddio ancora maschio in tutti i sensi, anzi, come il cigno un attimo prima della fine eleva il suo canto più bello, così i "quasi vecchi" come me, vicini al tirarsi in buon'ora, sprigionano il massimo della virilità e dell'erotismo quando sentono di vivere la loro ultima (forse) avventura. Le ho detto: "Flavia io ho voglia di fare all'amore con te”
Mi è sembrata sorpresa ma sincera quando ha obiettato: “non c'eravamo scritti che...”
Non le ho lasciato il tempo di dire parole, Lo sapevo benissimo cosa le avevo scritto e detto: che ero vecchio, che capivo i suoi problemi quasi come un padre, che le potevo voler bene come uno zio ma che ero tropo maturo per lei per poter essere il suo uomo da letto. Però adesso non me ne fregava niente della differenza di età, della sua storia e della mia, vedevo lei femmina, mi sentivo maschio. Lei era bella, io ero eccitato come da anni non mi capitava, la spiaggia ormai era deserta.
Le ho detto “Flavia, ti amo”
Mi ha detto “Ma che cazzo dici”
Mi sono corretto: “Flavia ho voglia di scopare con te”
Mi ha detto: : “Così va già meglio ma... -ha sorriso civettuola, più per provocarmi che per umiliarmi-..ma oltre la voglia hai anche la capacità di farlo davvero?”
Non l'avesse mai detto ( o meno male che lo ha detto?) E' Scattato qualcosa in me che mi ha fatto scordare tutto ciò che è razionale. L'ho presa per le spalle, l'ho baciata, l'ho spinta obbligandola a stendersi in acqua, mi sono messo su di lei mentre le onde ci carezzavano e la sabbia si spostava per assumere la forma della schiena di lei. Le ho baciato i seni amari a causa dell'acqua salmastra che li bagnava; le ho carezzato le cosce un poco raspose per la rena che si era appiccicata alla pelle.
Le ho detto “Vieni a casa mia” Mi ha detto “Non te lo perdoneresti mai, apriamo una di quelle sdraio invece. Chi vuoi che se ne accorga?”
Siamo usciti dall'acqua per portarci verso gli ombrelloni già richiusi. Il sole ormai scendeva all'orizzonte. Abbiamo aperto una sdraio, Flavia si è sdraiata su di essa aprendo le cosce dopo essersi tolte le mutande.
Nel posizionarmi per introdurmi in lei ho battuto un ginocchio al legno della sdraio. Mentre io esclamavo “Ahi”, lei ha riso divertita, io le ho tappata la bocca con un bacio. Il resto è venuto di conseguenza.
PS: avevo promesso a Flavia di non raccontare quello che abbiamo fatto, infatti non lo racconto. Ho raccontato solo il percorso per arrivare a quella meravigliosa esperienza che abbiamo vissuto.
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