Gay & Bisex
La sfida di Nicola

14.06.2024 |
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"Non si era fermato in corridoio..."
Molti premettono ai loro racconti, la frase “questa è una storia realmente avvenuta”
Questa volta io invece dico: questa storia avverrà davvero.
Perché al futuro?
Lo saprà chi avrà la pazienza di leggere il racconto fino in fondo.
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Il rumore della chiave che girava nella toppa della serratura mi fece sussultare. Era quasi mezzanotte. Mia moglie non poteva essere poiché due ore prima mi aveva telefonato dicendomi che lei ed i bambini erano arrivati a casa della madre, a centinaia di chilometri di distanza, dove si erano recati per un breve periodo di vacanze al mare. Eventuali ladri non avrebbero usato la chiave. Altre persone non potevano essere a meno che......
"Ehi, che fai? Dormi già?" sentii chiedere dal corridoio ed il sangue si fermò di circolare nelle mie vene.
La voce e la cadenza erano inconfondibili. Era proprio lui, Nicola, mio cognato, il fratello di mia moglie. La persona alla quale solo un attimo prima stavo pensando e dalla quale improvvisamente avevo vergogna a farmi vedere.
Tirai frettolosamente il lenzuolo per nascondere il mio corpo nudo e non solo quello ma anche l'aggeggio che stavo usando e con voce tremolante risposi "Sei tu? Aspetta che mi metto un pigiama...".
Frettolosamente cercai intorno a me qualche capo di abbigliamento, che fossero pezzi del pigiama o altro, magari i miei slip finiti chissà dove o i vestiti che mi ero tolto qualche mezz'oretta prima. Qualcosa vidi in giro ma non era a portata di mano dalla mia posizione. Dovevo necessariamente scendere dal letto e lo feci, credendo che Nicola avrebbe atteso oltre la porta della stanza chiusa.
Ero sceso e lasciato scoperto quello che era rimasto sul letto, quando Nicola girò la maniglia e si affacciò esclamando: "Hualà, che spettacolo!" e, si piazzò sulla soglia, dritto come una statua, a braccia conserte e con un beffardo sorriso appiccicato alla sua faccia.
Non sapevo cosa fare prima: avevo due sole mani e con quelle volevo cercare di coprire le mie parti intime, dare un colpo al lenzuolo perché coprisse quel maledetto dildo che risaltava sul bianco del lenzuolo e,..porca miseria a quello non avevo pensato, avrei dovuto far sparire in gran fretta anche la bottiglietta di liquido lubrificante che stava sul comodino.
Chi avrà la pazienza di leggere questo racconto fino in fondo scoprirà perché quelle cose stavano lì e perché io quasi tremavo in quella situazione, mentre Nicola sorrideva compiaciuto e divertito.
Per ora basta sapere che avrei dovuto prevedere che Nicola sarebbe arrivato e che ad aprire la porta non avrebbe potuto essere che lui, ma non mi aspettavo che venisse a così poche ore di distanza dalla partenza della sorella e non a quell'ora notturna.
Eppure quando era arrivato stavo pensando proprio a lui. Gli avevo chiesto io di venire da me quando la sorella ed i ragazzi sarebbero andati dai suoi genitori, e di non dirlo a nessuno...ma non così in segreto da arrivare di notte.
Gli avevo detto anche perché lo volevo da me, o almeno glie lo avevo fatto capire facendogli leggere questo racconto (più avanti capirete meglio).
Mi ero deciso finalmente ma ero ancora carico di paure e di timori. Nelle ore che avevano preceduto la partenza di Carla, mia moglie, mi ero chiesto "Che faremo? Cosa farà lui? Cosa io? Sarò all'altezza? " ero stato preso anche da timori di sfigurare per la mia inesperienza e per certi versi di una mia ..diciamo "verginità", quasi vergognandomi di averli ancora.
Per questo, partita Carla con i ragazzi, ero andato un una città vicina (mi vergognavo ad andare in una farmacia del mio paese) e in un sexy shop a self-service che era famoso nel circondario, mi ero procurato un dildo, il lubrificante, ed altre cosine "interessanti" (preservativi al gusto di frutta, per esempio).
Dopo una frugalissima e velocissima cena mi ero spogliato e andato nel bagno per cominciare ad usare sul mio corpo quelle robe. Volevo dilatarmi il culo nel caso Nicola lo avesse voluto usare. Non volevo che si accorgesse che era ancora "vergine", per questo mi ero procurato il dildo. Temevo di provare grandi dolori perciò mi ero procurato il liquido lubrificante e creme lenitive. Mi ero lavato benissimo, anche internamente, cosa che non avevo mai fatto, forse neanche da bambino avevo mai fatto clisteri, quella sera sì. Poi mi ero lubrificato per bene e finalmente avevo provato ad usare il dildo.
Non mi era affatto piaciuto ma avevo sentito quasi come un dovere il non farmi trovare vergine da Nicola e per questo, con o senza piacere, senza o con qualche fastidio e dolore, mi sverginai con quell'aggeggio meccanico. Altro lavaggio e poi a letto, mai immaginando che mio cognato sarebbe arrivato quella notte stessa.
A letto avevo continuato a pensare al nostro incontro e mi ero eccitato pensando a lui e, fantasia, dopo fantasia, non solo mi si era drizzato il cazzo ma avvertivo anche desideri anali. Ecco perché ero andato a recuperare di nuovo lubrificante e dildo e mi stavo trastullando da solo nel mio letto, quando avevo sentito girare la chiave.
Ecco perché un poco tremavo. Ecco perché Nicola se ne stava a guardarmi.
"Sei più figo e più porco di quanto immaginassi" mi disse con tono ironico e poi aggiunse "non pensavo che usassi quegli aggeggi" (era evidente che si riferiva al dildo, in bella vista sul letto).
Intanto era avanzato di quel tanto necessario a raggiungermi e, stringendomi a sé dai fianchi si appiccicò alla mia schiena, premendo il suo basso ventre contro le mie chiappe nude e aggiunse "Vedrai che questo sarà meglio" facendomi percepire la pressione del suo attributo, intanto cominciò a sbaciucchiarmi il collo.
Che stupido sono stato: bramavo dalle voglie eppure cercai di temporeggiare cercando di distrarlo con "Come ti è saltato in mente di venire a quest'ora? Pensavo di vederti domani o dopo ancora"
"Non abbiamo aspettato già abbastanza?" mi disse spingendo le mie spalle per indurmi a girarmi verso di lui. Cosa che feci e lui, prontissimo, mi baciò.
Si fa presto a dire bacio.
Quello non era una unione di bocche, ma una fusione totale: labbra che sfregavano labbra, lingue che si aggrovigliavano tra loro, saliva che travasava da una bocca all'altra, le vertigini che si innescavano nella mia testa, le gambe che facevano giacomo, giacomo come se perdessero forza e le braccia che stringevano Nicola come se ne acquistassero di forza.
Non so se caddi o venni spinto sul letto, di certo mi ritrovai sbattuto sul materasso, con le gambe fuori dal letto. Nicola le prese tra le sue cosce che strinse quasi a volerle tener e ferme e nel frattempo cominciò a spogliarsi liberando dai vestiti il suo bellissimo corpo, Comunque non mi impedì di sollevarmi un pochettino con le spalle, tanto quanto necessario alle mie mani per arrivare alla sua cintura e slacciargliela e poi cominciare ad aprire i suoi calzoni che, poi, lui fece scivolare giù dalle sue gambe, prima di montare sopra di me, salendo anche lui sul letto.
Fu di nuovo bacio e che bacio, ma fu anche un meraviglioso contatto corpo a corpo, uno strofinio dei due cazzi tra i nostri ventri, un frenetico movimento di mani: le sue che carezzavano il mio volto ed i miei capelli, le mie che si aggrappavano al suo corpo.
Quando (assolutamente non subito) le nostre bocche si distaccarono, Nicola sollevò il suo capo, mi guardò fisso negli occhi, sorrise e disse "Pensavo che tu fossi un torellino timido, invece scopro che sei una gran vacca. Ti piace prenderlo dunque? Ti diletti con i dildo?"
Come potevo spiegargli tutto e rovinare con le parole quel momento magico? Gli dissi semplicemente. Non sono né toro, né vacca, voglio solo essere come tu vuoi che io sia.. Dopo tanta attesa voglio lasciarmi andare a tutto quello che tu vuoi"
Mi disse "A me piacciono i sessantanove. Mai fatto?"
"Allora non mi credi ancora? Non sono mai stato con un altro uomo prima di te"
Rise e disse "Non è un problema. Io sono stato con chissà quanti maschi da poter bilanciare le tue carenze" e dicendo questo scivolò lentamente fuori dal letto, finendo in ginocchio sul pavimento, ai bordi del letto, piazzandosi tra le mie cosce che lui stesso allargò per potersi abbassare a leccare il mio uccello mentre con una mano palpeggiava i miei testicoli.
Che delizia quella lingua, che goduria quelle labbra, che fulminea voglia di "provare quello che lui provava" e quindi di ricambiarlo subito, che desiderio di passare subito ad un vero sessantanove.
Speravo che tornasse sul letto per posizionarsi sopra di me, in posizione rovesciata per continuare a leccarmi e ciucciarsi il cazzo ma consentendomi di poter fare altrettanto io a lui.
Non esaudì il mio non espresso desiderio ma sollevò prima le mie gambe facendole finire con i polpacci sulle sue spalle e, poi sollevando le mie natiche ed abbassando la sua faccia passò a lavorarmi di bocca e di lingua lo scroto prima e, oh che delizia inattesa, la zona perianale dopo.
Che meraviglia quelle leccatine con lingua a spatola sul mio buchetto, che goduria quei colpetti di lingua come se volesse entrare, che gran desiderio mi prese che anche il mio buchetto mai usato (se non dal dildo qualche decina di minuti prima) provasse finalmente il piacere della penetrazione. Avrei provato dolore?
Ero stoicamente pronto a subire ogni grado di sofferenza pur di appagare il crescente desiderio che, ne fui consapevole solo in quel momento, covavo dentro da chissà quanto tempo.
Come se mi avesse letto nei pensieri, Nicola, con voce sommessa, mi disse "Ti dispiace se te lo metto davvero dentro?"
"Assolutamente no. Li sul comodino c'è del lubrificante se pensi che sia necessario"
Ne usò, pochissimo sul mio buchetto, molto sulla sua dura verga e poi, sorprendendomi con un paio di improvvisi ed inattese sberle sulle natiche, mentre per la sorpresa mi rilassavo, lui zac, appoggiò e spinse.
Il dildo evidentemente non aveva lavorato abbastanza, oppure il mio istinto aveva contratto troppo per autodifesa di quell'antro.
Nicola dovette riprovare, usare un poco di pazienza e tutta la sua esperienza ma ..ma.." Oh, porca vacca che botta, ahi, ahi, ahi, Ti prego toglilo, toglilo ti prego. Poi te lo faccio rimettere, lo prometto, ora toglilo, ti scongiuro".
La mia voce era tra il gridare in maniera soffocata ed il piangere.
Nicola non ebbe compassione.
Anziché sfilarlo, diede un deciso colpo di reni e quel suo bastone entrato già, solo ed appena col glande, scivolò lentamente ma decisamente ed a fondo dentro me. Entrò tutto.
Come potevo arrabbiarmi se con quel colpo deciso il dolore anziché acuirsi si attutì? O meglio, se al dolore che restò si aggiunse il piacere? Una forma di piacere mai provato prima, mai immaginato. Fantastico sentirmelo scorrere dentro, meraviglioso vedere l'espressione concentrata e pur sorridente di Nicola che mi fissava negli occhi, delizioso quel suo abbassarsi su di me, obbligandomi a ripiegare le gambe sul mio corpo a mo' di portafoglio, per poter arrivare a baciarmi di muovo mentre continuava a pomparmi.
Quanto durò questa prestazione fantastica? Non poco, eppure quando Nicola mi avvertì con un concitato "godo, godo" e fece per uscirsene da me, io con forza, lo presi per le natiche, lo obbligai a restare in me ed arrivai tardi a dirgli "sborrami dentro, sborrami dentro". Lo aveva già fatto. Lo intuii subito, ne ebbi la certezza quando sfilò il suo cazzo da me e sentii della calda sborra scivolarmi tra le natiche, fuoriusciva dal mio sverginato culetto.
Nicola, come in estasi, mi disse "ora tu, dai. voglio vederti schizzare" e tornò alla posizione iniziale per riprendere il pompino di prima. Sollevai le spalle per penderlo da sotto le ascelle e farlo sollevare. gli dissi: "No, ora voglio il tuo culo". Nicola sorrise dicendo "Sei un buongustaio" .Salito sul letto, si accovacciò sul mio cazzo a spegni moccolo tenendo lui il mio cazzo nella posizione giusta per infilarselo dentro. Io me lo sbattei da sotto, lui si divertì a roteare leggermente il bacino e non tardai a riempire anche io il suo buco con la mia sborra."
Il sessantanove lo lasciammo per la "ripresa" che ci fu più tardi.
Non potevamo non fare anche quello.
Lo aspettavamo da una quindicina di anni.
E già, quindicina d'anni! Questo che avete già letto è la conclusione di una storia iniziata tantissimi anni fa che potete ignorare se vi basta quanto avete già letto, o comoscere se vi va di leggere anche il seguito, qui appresso.
Questa conclusione non l' avrei immaginato fino a un paio di mesi fa, quando Nicola, mi ha chiamato al telefono per dirmi "Tu sei Zindo"
"Cosa?"
"Tranquillo. Lo so solo io. Ho letto due o tre racconti tuoi, cioè di Zindo come ti fai chiamare e mi sono piaciuti. Ti ho lasciato dei commenti e ti ho inviato anche un messaggio. Vai a controllare, così scopri anche con che Nik-name sono iscritto anche io su Annunci69"
Così ho saputo che anche lui è iscritto a questo sito, Lui mi aveva scoperto dopo aver letto alcuni miei racconti, quando aveva visitato la pagina del mio profilo e, da un paio di particolari delle mie foto, mi aveva riconosciuto e subito mi aveva chiamato
Io e Nicola ci frequentiamo poco sia perché le nostre residenze distano svariati chilometri, sia perché io, senza volere evitarlo ad ogni costo, cerco di incontrarlo il meno possibile per ragioni facili da capire se continuerete a leggere.
Dopo la sua telefonata, appena mi ha proposto di vederci ho accettato subito. Forse per paura che sveli a tutti anche cose che non vorrei che fossero di dominio pubblico come per esempio non mi va che talune persone degli ambienti in cui abitualmente vivo sappino che io e Zindo siamo la stessa persona.
Dovevamo parlare io e Nicola, Era importante per me farlo.
Al nostro incontro Nicola è andato subito al sodo e mi ha detto che farà quello che voglio, come io voglio, se lo racconto ai lettori di questo sito.
Gli ho detto che per me non sarebbe un problema raccontarlo, anzi, io amo scrivere.
Lui però, ha sorriso sornione, ed ha aggiunto “Pagamento anticipato”
Pagamento?
Ha riso di cuore ed ha chiarito: “Il tuo racconto è il compenso che voglio, ma lo devi scrivere prima, così capisco esattamente quello che vuoi. Quando lo leggerò, farò quello che avrai raccontato in anticipo, purché rimani sul vivibile realmente e non scriverai cose assurde”
“Ne ho sentite di stronzate, ma questa le supera tutte. Chi credi di prendere in giro?”
“Nessuno. Semplicemente credo che tu non hai il coraggio di dire quello che ti piacerebbe vivere con me. Anzi non è che lo credo, ne sono certo, perché dovresti dire proprio tutto, anche chi sono io per te, che rapporto c'è tra noi due adesso. Sarebbe troppo facile descrivere una trombata, tanto più o meno si sa come si fanno certe cose. Questo so che lo faresti, ho letto gli altri tuoi racconti. Voglio vedere invece se hai il coraggio di scrivere la verità su di noi, la verità sul presente, sul passato, su quello che tu vuoi che sia il futuro tra noi, non tra due persone qualunque, ma tra me e te, tu capisci cosa voglio dire vero? Se avrai il coraggio vincerai la scommessa e farò tutto quel che vuoi , cioè quello che avrai scritto”
Scrivo perché ho accettato la sfida.
Confesso che d'istinto avevo scritto un altro racconto nel quale descrivevo un Nicola che fraintendeva alcuni miei comportamenti e mi provocava, mi circuiva, mi corteggiava ma io, nel racconto che ora ho strappato, lo respingevo per conservare l'immagine che mi sono creato da sempre, quello del "buon padre di famiglia", dedito al lavoro e fedele alla moglie.
E' successo però che descrivendo le avances che io immaginavo, del tipo e nei modi che io immagino lui sia capace di fare, mi sono lasciato andare ad un eccesso di immedesimazione fino a... ebbene sì,..ad eccitarmi mentre le scrivevo.
A quel punto mi sono dato del cretino, ho litigato con me stesso, perché continuavo ancora a mentirgli ed a mentirmi, negando non solo di desiderarlo fisicamente ma di essere probabilmente innamorato di lui, mentre lui certamente non lo è di me, forse non lo è di nessuno, non più almeno, dopo aver vissuto la sua "grande storia" con un certo Alberto, finita male parecchio tempo fa.
In fondo Nicola aveva ragione, io non avevo il coraggio di dirgli quello che provo e cosa desidero davvero da lui ma mi ha dato una opportunità di dirglielo con il racconto che mi ha chiesto, impegnandosi a fare esattamente quello che io descriverò.
Ci ha scommesso, ha dato la sua parola e per come lo conosco io, avrà mille difetti ma è sempre stata persona leale e di parola.
Perché non sfruttare la change che Nicola mi aveva dato e negare i miei desideri con un racconto falso? Ecco perché ho subito strappato la prima stesura e scritto un altro racconto.
La seconda stesura, quella definitiva, è quella che avete letto all'inizio.
Per capirla (se c'è qualcuno che vuole capirla) però, è necessario conoscere anche il nostro passato che io devo scrivere poiché è una delle condizioni che Nicola mi ha imposto
Partiamo da un paio di giorni prima del mio matrimonio con Carla, quando Nicola per la prima volta mi fu presentato come "il fratello strano di Carla". Quello del quale avevo sentito dire dai familiari che era strano e che non andava d'accordo con il padre: che era andato a Roma per studiare all'università, ma non aveva dato neanche un esame e viveva facendo il modello o , saltuariamente, l'indossatore.
Quando mi fu presentato in questa veste io per poco non svenni: quel tipo l'avevo già incontrato, avevamo fatto un viaggio in treno insieme.
Più che insieme nello stesso scompartimento, come erano un tempo i treni.
Era stato un viaggio lungo, iniziato prima di mezzanotte dalla più importante stazione ferroviaria della zona dove abito e finito a Milano quando erano passate da poco le otto del mattino. Un treno piuttosto affollato alla partenza.
Io avevo il posto prenotato, quello più vicino al finestrino, in direzione di marcia.
Lui era arrivato a treno partito, andando alla ricerca di un posto libero. Quello di fronte al mio risultava prenotato ma nessuno lo aveva occupato. Si era seduto dicendo "Se arriverà qualcuno mi alzerò".
Non era arrivato nessuno.
Era rimasto li. Mi aveva guardato spesso e con troppa insistenza.
Aveva premuto le sue ginocchia contro le mie in maniera esagerata, mentre mi fissava.
Avevo spostato le mie gambe ma lui aveva recuperato il contatto.
Dopo un bel po di tempo con quella specie di gioco a sottrarmi agli evidentemente volontari sfregamenti delle sue gambe alle mie, e al suo recuperare insistentemente le posizioni a contatto, sottolineato da sguardi insistenti, mi ero alzato come se volessi sgranchirmi le gambe in corridoio e lui mi aveva seguito.
Non si era fermato in corridoio. Mi aveva fatto un cenno, come a dire"seguimi" e si era diretto verso la ritirata.
Non potevo avere più dubbi: era un gay che si stava proponendo.
Non ero interessato.
Infatti non raccolsi l'invito e dopo un poco, quando lo vidi fare capolino in fondo al corridoio e ripetere il cenno quasi come a sollecitarmi a raggiungerlo, perché capisse il mio non interesse, me ne tornai a sedere al mio posto.
Non aveva tardato a tornare anche lui al suo, di fronte a me. Sembrava avesse capito e parve volersene stare buono e bravo.
Non era proprio così. Probabilmente conoscitore della tratta aveva già previsto che alla prima stazione di snodo tra più linee ferroviarie, il treno si sarebbe quasi svuotato. Infatti restammo solo in tre dentro lo scompartimento: noi due ed una signora anziana seduta al sedile vicino alla porta, sul lato opposto al mio.
Appena gli altri erano scesi, lui si era alzato per spegnere la luce dicendo:"Chiudo la porta così scoraggiamo altri a venire in questo scompartimento, almeno stiamo più comodi e possiamo dormire un poco".
In effetti di lì a poco la signora vicino alla porta già russava.
Lui disse "visto che i posti sono liberi, mi metto anche io da quella parte; stare in direzione di marcia è meglio" e venne a sedere al mio fianco.
Non aveva tardato molto a riportare il suo ginocchio a contatto con il mio e fingendo di voler accarezzare la sua gamba sfiorava anche la mia. Gli dissi di spostarsi più in là giacché c'era spazio oltre di lui.
Mi fece segno di tacere mettendo un dito sulla sua bocca ed indicando con un cenno degli occhi la signora che dormiva quasi di fronte a noi. Bisbigliò pianissimo qualcosa, forse un "Non facciamola svegliare" e senza essere più timido, con un gesto deciso ed inatteso portò la sua mano tra le mie cosce, palpeggiò sfacciatamente i miei attributi e mi guardò facendo anche scorrere la lingua tra le sue labbra maliziosamente dischiuse.
Con tono fermo gli dissi "Stia fermo al suo posto, perdinci!!"
Avevo parlato forte, la signora si era svegliata, ci aveva guardato e, forse intuendo la situazione, si era alzata, preso il suo bagaglio dall'apposito ripiano ed era uscita per andare a cercare posto altrove.
Stavo per andare a cercarne un altro posto anche io, ma quello mi disse "resta pure, ho capito che non ti va".
"Ce ne ha messo di tempo per capirlo!"
In effetti non mi diede più fastidio e sedemmo distanziati l'uno dall'altro. Prese o finse di prendere sonno.
Io non ci riuscii perché ero turbato.
Nonostante la scarsa luce lo guardai bene e... e devo ammettere che lo trovai fisicamente proprio un gran bel ragazzo, dall'aspetto insospettabile eppure non mi aveva lasciato spazio per nutrire dubbi sulle sue reali intenzioni.
Le ore di viaggio erano ancora tante ed ebbi tutto il tempo di guardarlo, ficcarmelo bene nella mente, cercare di immaginare cosa avrebbe potuto fare e farmi fare e, strano a dirsi, anziché provare ribrezzo cominciai a provare pentimento per averlo respinto.
Non è che ci stavo ripensando, assolutamente no, però cominciai a chiedermi fin dove si sarebbe spinto , cosa avrebbe osato fare se non l'avessi scoraggiato, cosa avrei provato io lasciandolo fare. Insomma ero quasi dispiaciuto di avere sciupato una occasione per togliermi almeno una curiosità quasi come se fossi pentito non di averlo bloccato ma si averlo fatto troppo presto, senza verificare fin dove aveva il coraggio si spingersi
Non era successo.
Non lo avevo fatto succedere.
Peccato.
Quando me lo vidi davanti come "il fratello strano di Carla" mi sentii gelare il sangue e ardentemente sperai che lui non mi riconoscesse.
Invece, a voce alta e chiara disse "Ma allora è vero che il mondo è piccolo. Più piccolo di uno scompartimento di treno a quanto pare".
Finsi di non capire. In un attimo decisi che se lui mi avesse parlato del precedente incontro io avrei fatto finta di non capire. Come se fossi io quello che si doveva vergognare di qualcosa volevo che pensasse che sbagliava persona, che mi confondeva con un altro.
Era necessario che lo pensasse.
Non era uno qualunque, era mia cognato o stava per diventarlo.
Nonostante il gran da fare di quei giorni interessati al mio matrimonio, con Clara parlai anche di suo fratello- Lei mi confermò che nel definirlo "strano" aveva inteso dirmi proprio che il fratello era gay.
Io non le dissi nulla del viaggio in treno ma chiesi chi era quell'uomo che era venuto con Nicola. Clara mi disse che di chiamava Alberto, che al padre era stato presentato come un collega amico di Nicola ma che in realtà era il compagno fisso del fratello.
I due avevano una tendenza ad isolarsi e mostravano di avere una grande confidenza tra loro, ma questo non era scandaloso, tutto giustificabile dalla loro amicizia e dal fatto che Alberto non conosceva altri che Nicola. Però io che ero venuto a conoscenza del loro reale rapporto ed ero memore del viaggio in treno, li guardavo con occhi particolati, chiedendomi cosa potessero fare nella loro intimità ed immaginandomeli in ..."atti osceni"..come si usava dire.
Mi disgustava quello che immaginavo ma, si badi bene, non gli atti che immaginavo ma il fatto che li immaginavo compiuti da Nicola con quell'Alberto. Non ritenevo costui meritevole di Nicola. Certamente Alberto aveva più anni di me, almeno una decina, Nicola invece ne aveva quattro o cinque meno di me. Nicola era bello, non a caso aveva fatto anche il modello e l'indossatore, Alberto senza essere brutto non andava oltre l'essere banale. Io lo trovavo insignificante, mediamente alto, mediamente robusto, mediamente tutto, insomma insignificante appunto. Nicola no, Nicola aveva un sorriso radioso, uno sguardo penetrante, un fisico perfetto, ...era , era...era un mito.
OK. Lo ammetto: non lo capivo ancora ma io ero geloso di Alberto. O meglio, non osavo dirlo neanche a me stesso, ma nel mio inconscio avrei voluto essere io al suo posto.
Clara? Beh Clara la stavo sposando e non ebbi ripensamenti, anzi. In lei apprezzai una nuova qualità: somigliava molto a Nicola e Nicola era bellissimo.
Se pensate che il più grande dei miei figli oggi ha già tredici anni potete immaginare quanti anni sono passati dal mio matrimonio.
Grazie anche al fatto che Nicola vive in un'altra città, in tutti questi anni ci siamo visti (e non sempre) solo nelle festività importanti, a volte durante le vacanze, forse a qualche funerale o matrimonio di parenti,
Di concreto e di scabroso non è successo mai niente tra noi, però ogni volta che ci siamo visti io mi sono sempre sentito in forte disagio e lui si è sempre divertito a mettermici, fissandomi spesso negli occhi e non solo, anche sulle parti basse, quando eravamo soli o elargendo complimenti esagerati se c'erano altre persone presenti.
Escluso mio suocero tutti ormai sapevano della sua "diversità" e, assente mio suocero se ne parlava pure. In particolare quando lui ed Albero si erano lasciati.
Sembrava che tutti, anche mia suocera e mia moglie ne fossero dispiaciuti, io invece ne fui felice, felicissimo. Come se mi fossi liberato di un rivale. Saranno ormai sei o sette anni che i due si sono separati. E' da allora che mi trovo a pensare spesso a Nicola quasi sperando che qualche volta ci provi di nuovo con me, come quella volta sul treno.
Ero quasi certo che non lo avrei più rifiutato. Non ci ha provato mai, non più in modo esplicito. Solo con quei suoi maledetti ed eccitanti sguardi molto eloquenti ma non espliciti, sguardi che mi eccitano e mi bloccano.
Poi ha scoperto il mio profilo su questo sito e vi ho già detto cosa mi ha proposto. Di scrivere un racconto.
L'ho fatto. E' quello che avete letto all'inizio. L'ho scritto e glie l'ho dato da leggere.
Lo ha letto e mi ha detto: "E' bello. Postalo su A69 e salderò la mia promessa".
"Lo farò" gli ho detto dicendogli anche che mia moglie, insieme ai ragazzi, andrà per una decina di giorni da sua madre, dandogli una chiave di casa mia e dicendogli "dopo la sua partenza vieni quando vuoi, se il racconto ti piace"
Ha ripetuto "pubblicalo e manterrò la promessa"
Mi siete testimoni che ho pubblicato il racconto sul sito. Lo avete letto all'inizio.
Io scommetto che Nicola manterrà la parola data.
Capite ora perché all'inizio ho detto che questo racconto avverrà realmente?
Io ci conto. Voi pure credete che manterrà la parola data?
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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