trio
Colpi di frusta, colpi di sole
di Zindo
08.01.2024 |
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"L'uomo invece, dopo aver agevolato la penetrazione ha abbassato la sua mano per accarezzare lo scroto di Cesare..."
AVVISO questo racconto non è esattamente inquadrabile nella categoria in cui è posta, anche se per molti versi ad essa è “avvicinabile”. Del resto non è inquadrabile neanche nelle altre categorie previste. Spero che indipendentemente dal “genere” comunque vi piaccia- Buona lettura da Zindo^^^^^^^^ COLPI DI FRUSTA,COLPI DI SOLE^^^^
Cesare, il guardiano nonché fac-totum del porticciolo turistico, sta pigramente seduto sulla sua sedia, una di quelle del tipo da regista, dietro al tavolino sul quale è appoggiato il quotidiano che ha appena finito di sbirciare, e che ora la brezza sembra voler aprire di nuovo. La stessa brezza che gli accarezza la pelle seccata dalla salsedine, annerita dal sole che sembra ancora più scura nel contrasto con il bianco di quasi tutto ciò che c'è intorno, dal cappello di panama di Cesare, al piano del tavolo, dalla parete del piccolo fabbricato alle spalle dell'uomo, al colore predominante di tutte le barche attraccate a pochi metri.
Nonostante stia all'ombra della pensilina il sole gli arriva indirettamente, dal riflesso dell'acqua. Lui non fa caso né alle notizie riportate dal quotidiano, né alla brezza, né al riflesso accecante del sole, è abituato a queste cose.
La novità è “Capriccio 20”, ovvero la barca ormeggiata da tre giorni allo stallo B-12.
L'imbarcazione dà molto nell'occhio, si distingue dalle altre per le maggiori dimensioni e per le più accurate rifiniture. Anche il suo proprietario dà nell'occhio: ha un fisico atletico, armoniosamente proporzionato, con una muscolatura invidiabile, un'abbronzatura perfetta, capelli castano chiari, lisci, dal taglio lungo, che spesso svolazzano, specie quelli del ciuffo sulla fronte.
Da tre giorni ha ancorato la barca e non ha mai fatto una uscita in mare, per contro fa molta spola tra l'imbarcazione e la terra ferma, stando molto tempo nel cabinato e portando a volte persone a bordo, per brevi archi di tempo. Porta gente giovane, per lo più ragazze. Solo alcune carine, tutte con “la puzza sotto il naso”, abbastanza antipatiche a Cesare, perché passano innanzi a lui senza rivolgergli uno sguardo, senza dirgli una parola, eppure lui non sta lì per caso ma perché è il guardiano, il custode, il responsabile, ha il diritto di sapere chi entra e chi esce dal porticciolo.
A dire il vero dovrebbe essere il titolare della barca a informarlo ma non lo fa e questo innervosisce ulteriormente Cesare.
“Ulteriormente” perché per “quel tipo” Cesare ha avuto una immediata antipatia appena ha saputo chi è: il figlio di un personaggio molto noto, uno di quelli che contano nella società, che stanno spesso sui giornali, ma soprattutto stanno là dove si possono manovrare alcune leve del potere.
Il padre è uno di quei “pezzi da novanta”, noto a molti, da alcuni riverito, da altri temuto, da qialcuno invidiato, inviso a Cesare solo perché costui, per sua indole, non ha simpatia per i potenti.
Di riflesso neanche per il figlio di un potente. Oggettivamente questa antipatia preconcetta di Cesare è anche alimentata dal comportamento del giovane: che i suoi comportamenti dipendano dalla timidezza o dall'alterigia poco importa, si comporta come se Cesare non ci fosse e perciò per Cesare quello è un maleducato. Gli è antipatico lui e gli sono antipatiche le ragazze che porta a bordo
Oggi però quel tale non sta portando a bordo una delle solite “bamboline” ma una donna dal fisico mozzafiato: alta, coscia lunga, belle curve, capelli biondi, lunghi, inanellati, quasi una criniera leonina, passo deciso ma al contempo aggraziato, sensuale, insomma una di quelle che in altri tempi avrebbe meritato un sonoro fischio di ammirazione al suo passaggio.
Ma quelli erano altri tempi, erano i tempi in cui Cesare era giovane come il titolare di “Capriccio 20”, erano i tempi di quando lui, senza avere una barca sulla quale portarle, agganciava ugualmente un gran numero di donne, forse qualcuna di meno delle tante che vede salire su quella barca, ma stava con loro per più tempo, perché lui sapeva come tenerle le donne, non mostrava alcuna barca, mostrava qualcosa di più personale, di più intimo e quelle non andavano via così in fretta come le ragazzette che riscendono dalla barca subito dopo essere salite a bordo.
“Se pure questa scende subito – pensa Cesare – mi sa che finalmente dico a sto figlio di papà quello che davvero penso di lui” e intanto pensa che quello usa le donne come cornice di se stesso, che è un narcisista che mostra la barca, le donne, i soldi, tutto quello che ha intorno ma che lui di persona non vale niente, non ha niente, solo boria e maleducazione.
La donna che non solo, a differenza delle altre, si è degnata di guardarlo passandogli innanzi, ma anche di sorridergli e dirgli “buongiorno”, non scende dalla barca dopo pochi minuti, come le altre che l'hanno preceduta. Non scende neanche dopo molti minuti, neanche dopo decine di minuti.
Cesare comincia a riabilitare il giovane figlio di papà. Riconosce che tutte le altre erano ragazzette e che quella che è a bordo ora invece è una donna femmina-femmina e quindi, per deduzione, comincia a pensare che probabilmente quel giovane apprezza la differenza e tratta da ragazzine le ragazzine e da donna le donne.
Immagina come starà trattando ora la biondona: da donna.
Si immedesima, rivede se stesso giovane trentenne e si fa un film mentale su quello che il lui di allora farebbe ora alla super femmina che è sulla barca.
Si vede con lo spirito che aveva lui da giovane ma fisicamente un poco si confonde e si immagina più simile al titolare del “Capriccio20” che a come era lui, ne consegue che fantasticando pensa sì di essere lui al posto dell'altro, però immaginando quei due, come se lui fosse osservatore e protagonista, ma protagonista incarnato nel giovane a lui in questo momento meno antipatico del solito.
Nella sua fantasia li vede avvinghiati l'uno all'altra, cambiando velocemente immagine come se più che un film vedesse proiettate una serie di diapositive osé, diverse le une dalle altre eppure sostanzialmente simili; immagina sempre lui incastrato a lei, con il cazzo ben duro e teso ficcato in lei o nella classica posizione detta del missionario (...uhm..poco fantasiosa anche se forse è quella che più probabilmente rappresenta quello che davvero sta succedendo ora sulla barca) o in una posizione acrobatica, con lui in piedi e qualche problema di equilibrio per la probabile oscillazione della barca, con lei a cavalluccio sulle braccia, aggrappata al suo collo ed infilata sul suo cazzo, oppure con lei a pecoroni, o - perché no?- magari entrambi impegnati in un sessantanove, forse in orizzontale ma - perché escluderlo?- anche in verticale, con lui in piedi e lei rovesciata con la testa all'ingiù. E' forte quel ragazzo, è robusto, potrebbe fare questo ed altro.
Cesare immagina molte altre cose di quello che in questo momento, secondo lui sta avvenendo sulla barca e si immagina d'essere lui da giovane a vivere la parte dell'uomo, pur vedendosi con le sembianze di quello lì. Si eccita a queste fantasie. Ha una specie di erezione, non di quelle possenti come se davvero avesse ancora una trentina d'anni o meno, ma comunque ragguardevole, piacevole a sentirsela e, nascosto dal tavolo, infila la mano nei calzoni e comincia a toccarsi. Si masturba lentamente, è da un po' di tempo che non pratica più autoerotismo, lo trova piacevole. Ora la sua mente si concentra solo sulla bionda che è sulla barca, gli piacerebbe essere visto da lei mentre si tocca, gli piacerebbe che quella spostasse la sua mano per sostituirla con una delle sue e magari, perché no, con la bocca. Cribbio che belle queste fantasie, che piacevole questo toccarsi. Chissà quanto più bello, più piacevole, più soddisfacente è quello che quei due stanno davvero facendo sulla barca.
Non è giusto, Cesare lo sa che non è giusto, violare la privacy altrui, ma la curiosità è tanta, è forte. In fondo lui è il guardiano, è il custode, è autorizzato a girare, osservare, vigilare. Si alza, si dirige verso il molo B, avanza fino allo stallo 12, osserva con attenzione “Capriccio 20”. Finge di fare un giro di normale perlustrazione, in realtà non vuole più immaginare, vuole verificare, vuole vedere, certo che quei due si staranno spassandosela alla grande. Solleva i talloni, allunga il collo, cerca un segnale qualsiasi, non trova nulla di particolare. Osa l'inosabile, va oltre quello che gli è consentito, sale sulla passerella, con il fiato trattenuto, la percorre. Ha già la scusa pronta se viene visto “Ho sentito rumori e visto ombre sono venuto a verificare, non sapevo che foste a bordo”.
Ormai è a bordo e finalmente succede qualcosa: sente dei gemiti. Vengono da una determinata direzione, da quell'oblò aperto.
Cesare si avvicina, si china, sbircia. C'è troppo contrasto tra la luce accecante del sole che brilla all'esterno e quella fioca che c'è nella cabina oltre l'oblò. Più che in penombra all'inizio l'interno della cabina sembra nel buio totale. Servono attimi, forse secondi perché le pupille si abituino e Cesare possa riuscire a vedere. Intanto sente, sente ancora i gemiti. Non sembrano di piacere, sono strani, quasi grida soffocati.
Ecco, le cose all'interno cominciano a prendere forma, l'occhio di Cesare si abitua alla luce e vede. Cribbio se vede! Cribbio cosa vede!
Lui, il super bello, il figlio di papà, è imbavagliato, legato con corde al letto. E' lui che geme. Vorrebbe forse gridare ma non ci riesce, perché una specie di sciarpa passa nella sua bocca aperta ed è annodata dietro la testa, imbavagliandolo. Per fortuna il naso è libero altrimenti potrebbe anche soffocare. Ci sono corde che girano più volte intorno ai polsi ed alle caviglie dell'uomo e poi , con più nodi, sono fissati alle estremità del letto. L'uomo non può muoversi e geme; geme e, per quel poco che può si agita. Cesare pensa che si voglia liberare, che ha bisogno di aiuto. Si rende conto che non riuscirebbe mai a passare dal troppo piccolo oblò, tra l'altro con una specie di grata che ostruisce ogni passaggio. Sa che deve violare ulteriormente quella proprietà privata ed entrare nel cabinato. Lo fa. Entra. Cerca di orientarsi al più presto per capire dov'è la cabina che aveva già visto e vi si dirige, apre la porta, pronto a liberare l'uomo.
Viene investito invece da un risentito ed arrabbiato “Ma che cazzo vuoi? Come sei entrato?Perché'?”.
E' lui a gridare: il figlio di papà, padrone della barca. Ora non ha più il bavaglio, e la donna lo sta slegando, ma al suo arrivo si è fermata, si è messa in un angolo, ha in mano una specie di frusta. I due sembrano entrambi atterriti.
Anche Cesare lo sarebbe se non fosse stordito da quel che vede e cioè la donna pressoché nuda. Con solo, ma tante, stringhe di cuoio o di pelle nera, avvolte, anzi strette su varie parti del suo corpo, a croce sul petto, a V tra i fianchi e l'inguine, a spirale lungo le gambe e le braccia e due scarpe con tacchi a spillo altissimi, molto più dei rinomati tacchi 12.
Capisce che se l'uomo non lo aggredisce è perché non può farlo, poiché è ancora fortemente impedito dalle corde non ancora del tutto slegate dalla donna. Capisce che la donna invece è bloccata dalla paura e finalmente riesce a fare mente locale e rendersi conto di aver fatto la cosa più sbagliata del mondo, di aver interrotto una rapporto sado-maso.
Cerca di giustificarsi dicendo: “Scusate è stato tutto un frainteso, passando ho sentito gemere, sono salito per controllare, non immaginavo che...insomma...scusatemi...” e fa per ritirarsi.
L'uomo legato, con tono adirato gli grida “Non dire stronzate, brutto guardone; nessuno ha chiesto aiuto, sei venuto a spiare ..”
“No, giuro, ho sentito gemere”
“Ero io, stronzo! Io che ti ho visto dall'oblò e cercavo di avvertire lei. I miei gemiti erano perché tu sei salito a bordo e non il contrario. Che cavoli cercavi ? ...E dai cazzo, qualcuno mi sleghi...”
“Io, io...” dice subito Cesare con voce servizievole, ma la donna gli dice: “Lascia stare, non saresti capace, non sono nodi da marinai questi” e si mette lei all'opera.
Cesare potrebbe fuggire, ma tanto sarebbe facilmente rintracciabile, tanto vale ormai affrontare la situazione.
Decide di restare, di affrontare l'ira del giovane.
La donna si da da fare, lui guarda.
Ora solo prende coscienza che quell'altro uomo è nudo, integralmente nudo ed in preda ad una erezione ancora discreta, ma mentalmente ricorda d'averla vista molto più possente quand'era entrato nella cabina. Attratto dalla donna e dal suo particolare “abbigliamento” poco fa neanche ha notato la nudità dell'uomo. Ora sì, ora la vede e soprattutto nota la possanza muscolare di quell'uomo, intuendo che se quello vuole fare i conti sul piano fisico lui non avrà speranze e le buscherà di brutto. Lo sguardo inferocito e i movimenti che quello fa ad ogni nodo allentato lasciano capire che sta proprio per avventarsi su di lui. Cesare ora ha paura, ma non è un vigliacco, non scappa.
Contrariamente a quel che Cesare pensa, appena l'altro è libero non si scaglia contro di lui fisicamente ma comincia a liberare la donna dalle stringhe e a lui, con tono burbero, cattivo, ancora chiede “Attendo spiegazioni convincenti”. Cesare vuole guadagnare tempo e cercare di salvare la faccia inventando qualche scusa che ancora non gli viene in mente, perciò dice “Tranquillo, posso spiegare tutto, prima vestitevi con calma”
Il giovane non pare voler essere accondiscendente e gli dice ”Per tuo promemoria ti ricordo che questa è come se fosse casa mia, e che qui faccio quello che mi pare, come mi pare con chi mi pare. Lo so io se rivestirmi e quando farlo, tu invece perché sei qui?”
Cesare farfuglia parole quasi a caso, e non trovando scuse plausibili finisce con il confessare la verità, dicendola però come riesce a dirla perché è sotto shock per la paura d'essere malmenato o denunciato col rischio di perdere anche il lavoro, perché scosso dall'aver intravvisto frammenti di una scena sado-maso, perché abbagliato dall'innegabile bellezza di quei due.
Beh si..anche un uomo quando è fatto così com'è fatto il titolare della barca, è bello, è persino eccitante a vedersi.
Ecco perché parte proprio da questa ammissione: “Ok, lo ammetto, Vi ho visti salire a bordo e non riscendere, invece lei di solito si trattiene poco, allora - ora inventa per apparire un solerte custode- ho pensato o che non vi avevo visto passare o che fosse successo qualcosa di strano. Sono venuto a verificare e mi son detto “certo che questa barca è magnifica” e sono salito per dare un'occhiata anche da sopra, ma non intendevo entrare, solo vedere. Poi ho sentito gemere e...mi è tornato il dubbio che potesse essere successo qualcosa. Al massimo, visto che siete giovani e belli, anzi bellissimi, potevo pensare che potevate stare a fare all'amore, ma in modo classico non strano come lo stavate facendo voi e per non disturbarvi mi sono mosso in punta di piedi”
“Guardando anche dall'oblò?”
“Quando ho sentito gemere, però, non prima”
“Allora sei un guardone?”
“Non erano gemiti di piacere. Non sono stupido. Li riconosco. Pensavo che foste in pericolo. Mai, ve lo giuro, vi avrei dato fastidio se avessi immaginato che ve la stavate spassando sia pure in modo strano”
“Perché strano?” Chiede la donna
“Tu non hai mai fatto di queste esperienze?” chiede l'uomo
“No, e non ci tengo a farle, non è il mio genere” dice Cesare
“Tu credi?” dice la donna con tono di voce ambiguo, guardando l'altro uomo in modo strano, tra il malizioso ed il furbesco.
“Vuoi provare?” chiede l'uomo a Cesare ma sorridendo alla donna, come se si fossero lanciato un messaggio e capiti
“Non ci tengo proprio”
“E invece ti tocca” gli dice l'uomo, facendo uno scatto improvviso verso Cesare afferrandolo per le braccia e con mossa veloce, forse da esperto di arti marziali, riesce a mettergliele dietro la schiena ed incrociargli i polsi. La donna, velocemente si avvicina e con una delle stringhe che si è tolto lega i polsi di Cesare, il quale esclama: “No, no, che fate? Siete matti?”
L'uomo con una presa di una sua gamba attorno ad una gamba di Cesare ed una presa di mano sul braccio dal lato opposto, riesce a mettergli l'altra mano sulla bocca e gli dice “Taci. Ti conviene. Intanto sappi un paio di cose: per primo che non devi aver paura perché contrariamente a quello che pensano chi non ama queste pratiche, non si soffre affatto ma si gode soltanto, perciò preparati al piacere, non al soffrire. Secondo: ammetti che una lezione devi pur averla per quello che hai fatto. Mi scoccerebbe sai se tu andassi a raccontare in giro quello che hai visto e c'è un solo modo per impedirti di farlo. Far fare a te le stesse cose, cosicché se tu avrai voglia di raccontare dovrai dire anche che tu pure le hai fatte, se no devi tacere. Mi sembra una punizione meritata e tutt'altro che dolorosa, anzi...come ti dicevo soprattutto ne godrai, quindi lasciaci fare, e lasciati andare. Se me lo prometti io mollo la presa e cominciamo. Prometti? Prometti? Fai cenno con la testa. Prometti di star buono o stringo più forte? Starai buono?”
Cesare fa cenno di sì con la testa, l'altro molla le prese.
Cesare fa per parlare, l'altro è rapido nel tornare a tappargli la bocca, fa un cenno alla donna e quella imbavaglia Cesare. Solo la bocca, come prima aveva fatto all'altro uomo, lasciandogli la possibilità di respirare con il naso
L'altro non molla del tutto subito, lo fa gradualmente, mentre la donna, con le corde comincia ad immobilizzare Cesare.
L'uomo giovane le dice di aspettare, che prima bisogna spogliarlo e infatti, man mano che Cesare mostra di non opporre più resistenza, lui lo spoglia, lei collabora. Ad ogni minimo movimento di contrasto di Cesare o il lui o la lei della strana coppia è pronto a bloccarlo, o con le prese forti di lui o con i legacci che lei sa usare magistralmente.
Un paio di minuti, forse più, anche Cesare è nudo come gli altri due, ma a differenza di quelli che sono liberi, lui è imbavagliato e con troppe corde attaccate al suo corpo, corde che presto serviranno a legarlo ad appositi agganci che stanno sulle sponde del letto per renderlo immobilizzato, ma non del tutto, con la possibilità di fare pochi e piccoli movimenti, in una posizione ad X sul letto.
E' a questo punto che anche gli altri due salgono sul letto e cominciano a toccarlo, accarezzarlo, sbaciucchiarlo. Lei è fantastica, lui no, o almeno è Cesare che non gradisce le attenzioni di un maschio ed apprezza molto invece quelle della donna. Solo che non può esprimere le sue preferenze, né a parole perché è imbavagliato, né gestualmente perché è immobilizzato. Può solo “subire” l'uno e “gradire” l'altra. Poi i due cominciano a fare troppe cose insieme e Cesare comincia a perdersi, a non raccapezzarsi, ad eccitarsi senza più badare se a leccare e succhiare i suoi alluci sia lui o lei o entrambi. Probabilmente entrambi perché ora sente salire le due bocche dalle caviglie verso l'inguine, lungo le cosce; le lingue, avanzano leccando, sventagliano come se volessero spazzare lungo il tragitto.
Cesare si sente percorso da brividi. sa che non è né solletico, né paura e allora ricorda il primo avviso avuto “proverai piacere e non dolore” e decide di lasciarsi andare. Andare anche a quel pompino fattogli a due bocche alternate, a quei passaggi di artigli di lei sul suo petto, ai pizzicotti sulle natiche che gli da lui, ai baci, alle carezze che riceve su tutto il corpo fregandosene di capire da parte di chi, fregandosene di sapere di chi è la mano che lo masturba quando non viene pompinato, anche se le riconosce al tatto quella maschile da quella femminile e deve riconoscere che forse è più bravo lui che lei sia di mano che di bocca, ma il peggiore dei due e già a livello di complimenti, l'altro è da lode.
Altro che suplizio, questo è un piacere che vorrebbe provare a lungo, specialmente quando la donna si pone su di lui, a gambe ripiegate sulle ginocchia posate ai suoi fianchi e, a busto eretto, si abbassa per farsi infilare dal basso, dal suo cazzo che starebbe su anche da solo, ma che comunque l'altro uomo afferra per tenerlo ben posizionato e facilitare la penetrazione. La donna comincia ad andare su e giù, a spegni moccolo, con qualche roteata di fianchi per farsi penetrare più a fondo, per farsi dilatare al massimo la figa. L'uomo invece, dopo aver agevolato la penetrazione ha abbassato la sua mano per accarezzare lo scroto di Cesare. Ora è sceso ancor più in basso e tenta di intrufolarsi con le punte delle dita (appena inumidite alla figa di lei) tra le natiche di Cesare ed arriva a tintinnargli delicatamente, dall'esterno, l'orifizio anale mentre la donna si sbatte sopra il disteso e legato Cesare. La donna si abbassa un poco per appoggiarsi con le sue mani al petto di Cesare e poi comincia ad accelerare i suoi movimenti, raggiungendo ritmi sfrenati, facendo rimbalzare sul letto tutti e tre i corpi. Comincia a respirare profondamente, a gemere a preannunciare un suo imminente orgasmo. L'altro uomo a quell'annuncio rapidamente si porta anche lui a gambe divaricate sopra il corpo di Cesare, ma stando in piedi, davanti alla donna che lesta prende in bocca il cazzo che gli viene offerto , mentre dal basso Cesare è obbligato a vedere la scena, o almeno dovrebbe essere obbligato, però nessuno gli ha imposto di tenere le palpebre aperte, lo ha scelto lui perché lo spettacolo non lo disgusta affatto.
La donna freme tutta, grida, gode, nel momento in cui anche Cesare esplode in lei, tanto prima di mettersi sopra di lui i due gli avevano anche infilato, insieme, un preservativo.
L'altro uomo, il giovane invece il preservativo non l'ha messo e appena i suoi partner hanno raggiunto l'orgasmo ha tirato fuori il suo cazzo dalla bocca nella quale lo aveva da poco infilato e, senza spostarsi, si è messo forsennatamente a masturbarsi per arrivare anche lui alla eiaculazione e colpire con il primo potente schizzo il petto della donna, e lasciando cadere tra il petto ed il ventre di Cesare le ulteriori uscite spermatiche meno energiche.
Nel tardi pomeriggio dello stesso giorno tutta questa storia può considerarsi definitivamente conclusa perché la biondona già da diverse ore era scesa dalla “Capriccio 20”, aveva lasciato il porto e si era allontanata da sola a bordo di una macchina di lusso. A metà pomeriggio la “Capriccio 20” ha tolto le ancore e salpato verso altre destinazioni; il suo possessore pagando la quota dovuta per la sosta, ha esplicitamente detto che è poco probabile un futuro ritorno in questo luogo che, a suo dire, offre poco dei piaceri che lui cerca dalla vita. Resta solo Cesare ma il suo migliore amico quando lo ha sentito dire che quel giorno aveva avuto la sua prima vera esperienza sessuale, sapendo che è ha un figlio dalla prima moglie e due dall'attuale compagna, non gli ha creduto ma lo assecondato fingendo di credergli anche quando ha detto di esserci stato costretto, che se non lo avessero legato lui forse sarebbe scappato. Ha cercato di tenerlo buono, poi si è allontanato quel tanto necessario, ha chiamato al telefonino il più grande dei suoi tre figli e gli ha detto: “Vieni subito, tuo padre deve essere stato troppo al sole oggi e non sta bene, sragiona, dice cose assurde. Credo sia bene che lo portiate in ospedale e farlo vedere dai medici”
Nel tardi pomeriggio Cesare viene portato dal figlio al pronto soccorso per sospetto colpo di sole. Qualunque sarà l'esito della visita il finale della storia non cambia. Finisce proprio cosi, nel tardi pomeriggio dello stesso giorno che è stata vissuta.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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