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Il risveglio di lontani ricordi


di Zindo
06.11.2024    |    4.743    |    7 9.3
"Non era un mattino qualunque, era quello del giovedì grasso..."
Qualche giorno fa ho visto per le strade gruppi di ragazzini e ragazzine mascherati per la festa di Halloween. La mente subito mi ha riportato indietro nel tempo, un viaggio a ritroso in due tempi. Il primo ad un relativamente recente giovedì grasso. Anche quel giorno i ragazzini erano mascherati ma in maniera meno tetra, anzi proprio gioiosi perché carnevale non è Halloween , Era poco prima delle otto del mattino.
Il vigile, all'incrocio in prossimità della scuola, bloccava le macchine per lasciare attraversare la strada agli scolari.
Avrei potuto scegliere un percorso alternativo se solo mi fossi ricordato che a quell'ora c'era l'ingresso dei ragazzini a scuola ; avrei potuto prevedere l'intasamento del traffico in quel tratto..
Non era però un problema per me; non mi innervosivo per le prolungate soste in coda, anzi! In fondo non avevo molte cose da sbrigare quella mattina e tardare un poco non mi creava problemi. Al contrario mi riempiva l'animo di gioia vedere i bambini quella mattina.
Non era un mattino qualunque, era quello del giovedì grasso.
Gli scolari non vestivano i soliti tristi grembiuli ma andavano a scuola mascherati.
Li ho visti camminare gioiosi e non assonnati come gli altri giorni, salterellando come se danzassero e non trascinati per mano da genitori o nonni.
C'erano damine e cavalieri, Arlecchino e Pulcinella, Mazinga e Ben Ten, il Lupo ed il Pagliaccio, c'era soprattutto l'aria di festa, la Gioia!
Da qui la seconda tappa del viaggio a ritroso dei miei ricordi, perché è stato allora che è scattato nella mia mente il meccanismo per risalire ad un ulteriore più remoto ricordo indelebile: la mia mente è tornata ad un carnevale di tanti, tantissimi anni fa.
Non era giovedì grasso, ne sono certo: era il sabato successivo, il sabato che precede il martedì di carnevale.
Non erano le otto del mattino ma era sera, non ero più bambino ma ero ancora giovane, giovanissimo: ancora studente liceale: una vita fa, ormai.
Allora le feste si organizzavano anche nelle case private.
Per quel sabato Marcello aveva organizzato una festa nella sua casa di campagna, invitando tutta la classe ed altri suoi amici.
Marcello era di famiglia benestante, molto benestante, forse la più ricca del paese ed oltre al sontuoso appartamento in città, un attico in zona centrale, la sua famiglia possedeva anche la casa di campagna, qualche chilometro fuori paese e chissà quante altre proprietà, forse anche case al mare o al lago o in montagna. Sì, era proprio una famiglia ricca sfondata.
In compenso Marcello aveva una scarsa propensione per lo studio, bilanciata da una super voglia di divertirsi coinvolgendo anche gli altri suoi amici.
Io non avrei potuto dire di essere anche suo amico, ero solo un compagno di scuola che andava benino a scuola e ogni tanto gli passavo le copie dei compiti in classe o gli suggerivo durante le interrogazioni.
In classe i suoi amici erano altri, quelli più vicini al suo livello sociale. Non faceva la selezione per cattiveria, da giovani non si è mai cattivi. Almeno non lo si era a quei tempi. Era naturale che loro avessero più argomenti in comune: le discoteche che già c'erano ma non per noi meno abbienti, gli abiti griffati ( e io neppure sapevo cosa significasse griffe), i locali alla moda dove portare le ragazze, i concerti di certi divi del momento, invece noi altri giovani ma del rango dei comuni mortali al massimo avevamo nel cuore una squadra di calcio per la quale tifare.
Per il sabato antecedente quel carnevale, Marcello organizzò una festa nella casa di campagna, lasciata a sua completa disposizione dai genitori per quell'occasione. Ovviamente festa mascherata.
Io stavo per declinare l'invito non perché non volessi andare alla festa ma perché non avevo soldi per procurarmi un decoroso vestito di carnevale, neanche a noleggio.
Luca, altro compagno di classe, questo sì anche amico mio, col quale mi ero confidato, mi diede del cretino perché mi creavo problemi inesistenti, comunque mi aiutò...e alla grande. Sua madre era estetista-parrucchiera e sua sorella, la simpaticissima Nadia, era sovrappeso. Con l'aiuto della madre ed i vestiti della sorella mi mascherai...guarda un po'...da donna.
Idea tutt'altro che originale, lo so, ma era l'unica soluzione, e che soluzione.
La madre di Luca mi truccò con dovizia di particolari e minuziosa accuratezza, dandomi in prestito anche una parrucca di capelli sintetici, ma di quelle che le donne indossavano sul serio per certi eventi, come serate al teatro o feste, e non una parrucchetta qualsiasi da carnevale. Sempre la madre di Luca scelse non solo tra i vestiti della figlia Nadia cosa farmi mettere (per forza quelli della figlia cicciottella dovevo usare per starci dentro con le mie spalle un po sviluppate), ma anche tra i suoi accessori, per esempio le sue calze a rete e gioielli da bigiotteria. Si divertì moltissimo la madre di Luca ad imbottire di cotone idrofilo un suo reggiseno e persino la parte posteriore di un paio di mutande affinché, indossandoli, io sembrassi femminile al massimo anche con le rotondità. Insomma dopo avermi impedito di guardarmi allo specchio prima, ma solo a lavoro ultimato, mi fece aprire gli occhi davanti ad uno specchio a figura intera. Io non mi riconobbi, pensavo a qualche specchio finto con una persona oltre il vetro che ripetesse i miei movimenti. Invece quella stangona mozzafiato ero io.
Luca chiamò al telefono Marcello e gli chiese se poteva portare alla festa una ragazza. Marcello ne fu entusiasta dicendogli : “Anche più di una....se no come ci si diverte?”
Andai alla festa con Luca che mi presentò come la figlia di amici di suo padre, stranieri, capitati all'improvviso a casa e perciò mi aveva portato con lui anche se, disse lui, “ Questa non spiccica una parola d'italiano, ma badate a come parlate, perché mi sa che lo capisce”.
Mentre sua madre aveva lavorato su di me, Luca si era inventato le cose più assurde e mentre la stessa madre ci accompagnò in macchina fino al luogo della festa, lui mi istruì sul come comportarmi: “Sorridi sempre e taci – mi aveva detto- Perché tu vieni da Petrozavodsk”
“Da dove?”
“Tranquillo, esiste, è la capitale della Carelia”
“La Care...che?”
“Ignorante, la Repubblica di Carelia o Karelen, è uno Stato del nord Europa, a nord ovest della Russia, sul golfo di Finlandia. Ci ho messo un casino di tempo a trovare un luogo strano sull'atlante mentre tu ti facevi bella. Mica poso dire che sei inglese o francese, magari trovi qualcuno che parla queste lingue e siamo fritti, voglio vedere chi sa parlare il...come si chiamerà la lingua di quel Paese? Il Careliano? Può andar bene?..Dai sì, tu parli il Careliano e poche parole d'italiano io so qualche parola della tua lingua e ogni tanto ti dico qualche cazzata per fingere di fare da interprete....dai che ci divertiamo un casino.”
Io mi comportai come mi disse lui, divertendomi tantissimo nel verificare che nessuno, proprio nessuno mi riconosceva, eppure erano quasi tutti miei compagni di classe ed io non portavo la maschera, ero solo truccato in maniera perfetta.
Ebbi anche la gioia di sentire qualcuno accorgersi della “mia assenza” alla festa e Luca, prontissimo aveva rimediato “Oh cazzo! Dovevo avvertire Marcello che non sarebbe venuto, mi aveva chiesto di farlo e mi sono scordato. Non viene perché pare che abbia un altro impegno, credo insieme alla famiglia”.
Balla involontariamente supportata da un paio di altri ragazzi ai quali avevo detto che non ero certo di partecipare, l'avevo fatto quando dovevo ancora risolvere il problema del vestito.
La balla fu creduta, del resto non ero l'unico della classe non presente, ne mancavano almeno altri tre.
Il piacere più grosso però lo provai nell'essere scambiato davvero per una ragazza ed essere corteggiato dai più fighi della festa, ivi compreso il padrone di casa Marcello.
Luca mi stava sempre alle costole, divertendosi da matto anche lui nel vedere tutti cadere nell'equivoco e fingendo di fare da interprete mentre capivo perfettamente tutto, ovviamente.
Io temevo una sola cosa: la mia voce! Luca ogni tanto diceva qualcosa con parole immaginarie, come se parlasse la mia lingua e lo sapeva fare bene, fingendo difficoltà a cercare i vocaboli giusti, ma io dovevo pur rispondere qualcosa e per un poco mi salvai fingendo di parlargli ad un orecchio ma davo per scontato che da un momento all'altro qualcuno si fosse accorto dello scherzo, dalla mia voce. Ammetto che mi sarebbe dispiaciuto. Mi stavo elettrizzando con tutti quegli sguardi concupiscenti addosso, gli sguardi maliziosi, i commenti abbastanza lusinghieri se davvero fossi stata una femmina.
Una piccola ma necessaria precisazione: all'epoca avevo sui sedici o diciassette anni, e non ero ancora pienamente consapevole del mio doppio orientamento sessuale. Mi ero già accorto di provare attrazione per certi ragazzi ma immaginavo ancora un futuro normale con tanto di moglie e figli anche se chissà quanti anni dopo, però avevo ancora progetti di vita da etero.
Quella sera, con tutti quei corteggiamenti, per la prima volta fui certo che avrei gradito molto più essere corteggiato da un ragazzo che corteggiare io una ragazza, anzi non “avrei” ma “proprio gradivo” quei corteggiamenti e avrei voluto che l'equivoco non finisse mai.
Invece finì, dopo molto tempo, per colpa di Luca che svelò il segreto quando nessuno ancora sospettava l'inganno e, per divertirsi, mi tolse con uno strappo la parrucca dalla testa, ridendo di tutti gli altri che erano caduti nello scherzo.
Fu un gesto cretino quello di Luca, perché distrusse il mio sognare e gli altri per non apprezzare lo scherzo anziché ammettere d'essere stati tratti in inganno, cominciarono a dire che non erano scemi e che se ne erano accorti ma avevano finto per...gioco. Rovinando così tutte le mie precedenti illusioni.
Una persona sola non rise e non disse di avermi già riconosciuto prima: Marcello, il padrone di casa. Fu l'unico ad avere l'espressione delusa e non divertita, oltre me che in quel momento avrei sferrato un pugno nello stomaco di Luca. Pensai fosse rimasto deluso dal fatto che la “Careliana” non esisteva, invece più tardi capii che, proprio come me, era rimasto deluso da Luca che aveva spezzato l'incantesimo: Marcello come me avrebbe voluto continuare a sognare.
L'ho capito quando, quasi una decina di minuti dopo, mi si fece vicino e mi ha chiesto di seguirlo: aveva lui in mano la parrucca che mi aveva tolto Luca.
Mi ha guidato addirittura nelle stanze al piano di sopra, è entrata in una, ha richiuso la porta con una mandata di chiave e poi mi ha detto, porgendomi la parrucca: “Ti prego, rimettila, voglio vederti ancora com'eri fino a poco fa”.
Non lo so perché ma non mi andò di farlo, gli dissi: “Era solo un gioco, ora è finito, sarebbe stupido”. Mi venne vicinissimo, mi accarezzò una guancia a piena mano e con tanta tenerezza mi disse: Lo so, ma per me non la faresti una stupidata? Ti prego...”
Ero felice, ma stupidamente finsi di non aver capito il suo stato, deridendolo mentre avrei voluto abbracciarlo per quanto era adorabile con la sua tenerezza. Gli dissi: “ma che ti piacciono i travestiti?” Come se stessi canzonandolo
La sua reazione fu immediata: “ A me piaci tu, stronzo!” Mi disse abbracciandomi e portando la sua bocca sulla mia. Lo accolsi. Ci baciammo. Non avevo mai baciato prima con l'introduzione della lingua nella bocca, fu lui il primo a ficcarcela e io mi sentii super felice. Quando mi lasciò respirare, sorridendo, gli dissi: “Ehi, sono io, non quella che credi”.
Lui non sorrise affatto nello spingermi verso il letto ripetendomi: “So chi sei ed è proprio te che voglio” Aveva uno sguardo così intenso da incutere paura, ma quando finii sul letto e mi alzò la gonna per toccarmi tra le cosce non ebbi più alcuna paura. Gli dissi:”E' un cazzo! Che t'aspettavi?”. Spostò le mutande, afferrò il cazzo, cominciò a segarmi e disse: “Se lo dici a qualcuno, giuro che ti uccido.” . Non so dove trovai il coraggio di fare lo spavaldo e chiedergli “ E se non lo dico a nessuno, invece, che mi fai?”. Marcello portò anche l'altra mano tra le mie cosce, puntò un dito sul mio buchetto e rispose “Ti scopo”.
“Lo faresti davvero?”.
Lo fece.
Da allora ho saputo di essere anche frocio nonostante in seguito ho anche preso moglie, avuto figli...e anche altri uomini.
Ah... Halloween! Ritorno dei morti. ...ritorno anche di lontani ricordi che sembravano morti ma sono sempre vivi. Quanti ricordi hanno rispolverato in me i bambini che ho visto gironzolare mascherati a chiedere "dolcetto o scherzetto?".
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