trans
Riccardo


24.03.2025 |
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"Non era proporzionato alla mole dell’uomo che lo possedeva purtroppo, piuttosto modesto, però nodoso e già durissimo..."
Nella mia storia di “quasi femmina” un capitolo a sé credo spetti a Riccardo, che mi ha dato più di sei mesi di esaltazione della mia troiaggine. Un assaggio potete averlo con il mio racconto “Nel casale in ristrutturazione”.Non avevo ancora quarant’anni ed ero in una forma (soprattutto femminile) strepitosa. Ancora erano presenti in me le due nature: quella maschile, che si esplicava soprattutto nell’assistere, e a volte partecipare, alle scopate di mia moglie Flavia coi suoi amanti fissi o occasionali e quella femminile, che prendeva sempre di più il sopravvento (ancora all’insaputa di Flavia)
Il nostro rapporto era molto, ma molto aperto, perciò sia lei che io godevamo di una libertà di tempo, anche serale e notturno, per i nostri “divertimenti”. Bastava mettersi d’accordo su chi avrebbe badato a nostra figlia oppure affidarla ai nonni quando volevamo trasgredire insieme.
Proprio in questo periodo conobbi in chat Riccardo. Era quella chat “primitiva” di cui ho già parlato, 77Chat, senza foto o video, quindi avevo di Riccardo solo la descrizione sommaria che mi aveva fatto lui. La descrizione però mi garbava e la prima sera in cui mi ospitò a casa sua, dopo essermi cambiata in bagno, sapevo solo a grandi linee cosa mi aspettava.
Andai verso il salotto con passo da modella, microgonna di pelle, t-shirt, parrucca mora, trucco leggero (all’epoca non ne avevo quasi bisogno), reggicalze che sporgeva dalla gonna e calze di microrete più, inutile dirlo, tacco dodici.
Lui mi aspettava seduto in poltrona in accappatoio e quando mi vide si alzò subito e mi venne incontro.
Rimasi un attimo stupita nel constatare che era oltre le mie aspettative: un pezzo di marcantonio sulla cinquantina, alto almeno 1,90, due spalle come un armadio, testa rasata, sopracciglia folte, occhi neri come l’ebano (sperai che anche il “resto” fosse almeno duro come l’ebano).
Mi disse solo “ciao Daniela” e mi infilò subito la lingua in bocca, wow!
Il bacio fu prolungato, poi scese con la lingua sul mio collo, poi sui capezzoli, scostandomi la t-shirt. Ero già in estasi.
All’improvviso si aprì di colpo l’asciugamano e lo fece cadere a terra, mi prese la testa e me la trascinò in basso dicendo solo “Giù” con autorità.
Feci appena in tempo a vedere un corpo muscoloso e possente, che mi ritrovai in ginocchio con il suo cazzo davanti alla bocca. Non era proporzionato alla mole dell’uomo che lo possedeva purtroppo, piuttosto modesto, però nodoso e già durissimo.
Lo leccai doviziosamente intorno al prepuzio e al frenulo, poi stavo scendendo verso le palle, ma lui mi prese la testa, mi spinse il cazzo in gola e mi disse “Succhia troia!”.
A quel punto non potevo che fare quello che so fare meglio. Capii subito però che mi era capitato un maschio dominante e prepotente e la cosa non mi dispiaceva affatto.
Non mi fece finire il pompino ovviamente ma mi fece girare e lì, sul pavimento, messa a pecora mi penetrò con forza a pelle fregandosene del mio urletto, della mia labile resistenza e del mio consenso a tale pratica.
“No, ti prego, a pelle no” dicevo con una vocina poco convincente.
“Ma sta’ zitta, zoccola, decido io come farlo”
Mi sborrò dentro copiosamente in meno di due minuti.
Il resto della serata e della nottata fu sublime, mi scopò altre due volte prendendomi in tutte le posizioni, persino in piedi tenendomi su con le sue braccia muscolose che reggevano le mie cosce e le mie intorno al suo collo, mentre lo baciavo con passione. Ingoiai il suo sperma a lo presi nel culo ancora una volta.
Al mattino mi “ordinò” di tornare due giorni dopo e io seppi rispondere solo ”sì, amore”.
Il giorno dopo mi contattò, ancora in chat, dicendomi di rimandare al sabato successivo perché voleva farmi trovare un regalino che avrei dovuto accettare.
Sempre in chat gli risposi che da lui avrei accettato qualunque cosa. Dichiarandogli così la mia totale sottomissione.
Finalmente arrivò il sabato che avevo atteso con trepidazione. Io e mia moglie dovemmo affidare nostra figlia ai nonni perché anche Flavia aveva una seratina niente male, addirittura con quattro senegalesi, alla quale mi dispiacque un po’ non partecipare.
A casa di Riccardo mi preparai con cura e poi lo raggiunsi in salotto. Sul divano erano seduti, completamente nudi, lui ed un altro. Tutti e due si stavano segando e mi sorridevano.
“Ti piace il regalino che t’ho preparato?” disse Riccardo “Si chiama Alberto, dovrai essere carina con lui prima che con me”
“Se è quello che vuoi per me non c’è problema, sei tu il mio padrone ormai” e dicendo questo ero già china sull’altro ed avevo il suo cazzo in mano. Cominciai a succhiarlo. Riccardo avvicinò anche il suo ordinandomi di succhiarli entrambi. E io ubbidii.
Il cazzo largo di quell’Alberto si divertì con la mia bocca ed il mio culo per tutta la sera andandosene subito dopo la seconda sborrata.
A quel punto Riccardo mi legò polsi e caviglie alla testata e alla pediera in ferro battuto del letto e mi violentò, eccitato come una bestia, prima con un grosso dildo, poi brutalmente col suo cazzo insultandomi e dicendomi
“Puttana, t’è piaciuto farti sbattere da quel porco eh, ti piaceva il cazzo largo che aveva, t’ho sentita godere, adesso prendi questo, troia, ti devo punire, ti sfondo questo culo da zoccola” e tutta una serie di insulti di questo tipo.
Quando mi slegò me ne andai con il culo distrutto (più dal dildo che dal suo cazzo) promettendogli che sarei tornata quando avesse voluto.
La volta dopo mi legò nuovamente al letto appena arrivata e comincò a penetrarmi con plug e dildo progressivamente più grossi. Io gemevo e lo pregavo di scoparmi, di stuprarmi con il suo cazzo, non con dei freddi giocatotli .
“Sta’ zitta troia, ti devo preparare” per cosa non lo capivo.
Lo capii poco dopo quando suonò il campanello e lui disse
“Ecco, arrivano i primi”
Sentii delle voci e poi quando erano dietro di me Riccardo disse
“Eccola, ve l’ho preparata, le potete fare quello che volete. L’unica cosa che non potete fare è sborrarle dentro, quello posso farlo solo io”
Mi sentii subito le loro mani addosso, poi un cazzo in bocca, poi un altro, dopodiché uno dei due cominciò a incularmi mentre il campanello di casa suonava nuovamente. Quella sera lo sentii suonare almeno altre tre volte. Restai in balia dei suoi “invitati” fino alle quattro di notte.
Quelle nottate da Riccardo mi sfinivano ma non riuscivo a farne a meno.
La volta seguente, o forse quella dopo ancora, fu quella in cui mi portò al casale in ristrutturazione, che ho già raccontato. Mi portò più volte nei cantieri che lui sorvegliava, come architetto, facendomi “conoscere” i suoi operai.
Ogni volta che avevo appuntamento con lui però non sapevo cosa mi aspettava.
Scoprì, non so in che modo (forse tramite qualcuno della sua manovalanza extracomunitaria), un punto di incontro serale di rumeni e moldavi. Era nei pressi della Palmiro Togliatti, un posto che oggi non saprei neanche ritrovare.
La prima volta che mi ci portò non avevo la minima idea di dove stavamo andando. Arrivati sul posto vidi subito un gruppetto di sei o sette uomini che fumavano, bevevano birra e parlavano fra loro.
“Riccardo che vuoi fare?” dissi con la vocina frocia che tremava “Ti prego ho paura, è una situazione pericolosa”
“Sta’ zitta troia, e scendi dalla macchina”
Mi fece scendere e mi accompagnò verso il gruppo. Avevo realmente paura, l’unica cosa che mi rassicurava un po’ (ma neanche tanto) era la mole di Riccardo che forse incuteva un po’ di timore. Arrivati vicino al gruppetto, vidi, con la coda dell’occhio, che poco più là c’era un altro gruppetto di altre sette o otto persone.
“Ciao ragazzi, vi volevo presentare la mia troia, vi piace? Io non riesco ad accontentarla, potete pensarci voi? Io sto a guardare”
Fu un delirio di cazzi. Riccardo per fortuna aveva portato preservativi in abbondanza però bevute di sborra ne feci parecchie.
Di queste “ammucchiate” me ne fece fare un numero indefinito.
L’inverno preferiva portarmi in giro per rimorchiare qualcuno da portare a casa. Come la volta che, intorno a Piazza Vittorio, abbordò tre nigeriani dicendogli, in un inglese approssimativo, se avrebbero gradito scoparmi, facendomi alzare la minigonna per mostrargli il culo. Quelli acconsentirono con grandi sorrisi e li caricammo in macchina. Io sul sedile di dietro, in mezzo a due di loro, mi ritrovai subito il loro cazzi in bocca. Erano di dimensioni mostruose. Quello davanti cominciò a segarsi anche lui.
Arrivati a casa erano già tutti e tre su di giri e Riccardo mi ordinò di accontentarli. Li spompinai ancora per un po’ ma quelli avevano chiaramente voglia del mio culo. Pregai Riccardo di dargli preservativi e lubrificante in abbondanza e, messa a pecora sul letto, cominciò a penetrarmi il primo con fatica e dolore, mentre succhiavo gli altri due. Il dolore era forte ma alla fine riuscì ad entrare ed arrivò subito in fondo, a sbattermi la cappella sulle pareti interne. Cominciò a scoparmi piano. Evidentemente era consapevole della mostruosità che aveva fra le gambe. Poi però sempre più forte dandomi infine, attenuato il dolore, spasmi di orgasmo anale. Mi scoparono a lungo a “rotazione” era una vera e propria catena di “montaggio”. Quando alla fine Riccardo, come al solito, volle scoparmi furiosamente, quasi non lo sentivo per quanto i nigeriani mi avevano allargato.
Ero perdutamente cotta di Riccardo e quando non lo vedevo per più giorni stavo male e lo supplicavo di farmi andare da lui, anche se non avevo idea di cosa avrebbe inventato per il mio culo e la mia bocca, ma stare con lui, anche solo per poco alla fine, momenti in cui riuscivamo anche a parlare di qualcosa d’interessante (lui aveva una vasta cultura) mentre mi carezzava dolcemente ed io giocavo ancora un po’ con il suo membro, mi faceva sentire le classiche farfalle nello stomaco.
Mia moglie cominciava a sospettare che avessi un’amante e mi sfotteva con delle battutine, ma non aveva idea di che tipo di amante si trattasse. Solo anni dopo, quando ormai sapeva della mia doppia natura, glie lo confessai.
Un’altra situazione cui Riccardo mi costringeva periodicamente era la serata (di solito il sabato) all’Ambasciatori, il cinema porno che ancora esiste. L’ambiente non era il massimo della pulizia, non mi piaceva molto per questo. Mi portava il necessario e mi faceva cambiare in bagno, poi uscivamo in sala e mi faceva sedere in una delle poltrone sedendosi nella fila dietro di me. Aspettava che mi si avvicinassero maiali che sguainavano cazzi e lui da dietro mi ordinava di succhiarli, Poi diceva loro “Se andiamo al bagno ve la faccio scopare”. E al bagno i porci mi scopavano come volevano. Lui nel frattempo ne reclutava altri in sala che poi facevano la fila fuori dal bagno.
Forse non riesco a ricordare tutte le situazioni in cui mi ha coinvolto, ma erano tutte ad alto contenuto erotico: legata ad un albero e bendata, senza sapere chi mi scopava, in un’area di sosta sulla Roma/Firenze; orge dietro le dune di Capocotta; camionisti in numeri a due cifre; una nottata in un campo nomadi…
Insomma tutte le coniugazioni possibili del sesso nella forma più spinta e perversa.
Ero completamente innamorata e soggiogata da quell’uomo. Lo sono stata per più di sei mesi.
Non so come feci a troncare la relazione, ma ci riuscii
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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