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L'inevitabile ritorno di Daniela
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08.01.2025 |
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"“Dai chinati giù e succhiaci il cazzo”
Lo feci immediatamente, erano tre bei cazzi e soprattutto giovani e duri..."
(questo racconto è il seguito di “Inizia tutto con le corna”, che potete leggere nella sezione Tradimenti)77Chat quindi fece riemergere la femmina che era in me, repressa per vent’anni e ora riesplosa.
Il primo incontro che feci fu ancora da frocio, non en femme e, in quella cantina dove avvenne, provai di nuovo quelle sensazioni che fino a 17 anni per me erano all’ordine del giorno (vedi il racconto Sessualità ritrovata).
Cominciai a indossare gli abiti e la lingerie puttanesca di mia moglie, quando lei non c’era, ma comprai anche indumenti nuovi e intimo che tenevo nascosti in garage.
Poi appena possibile cominciai a incontrare en femme in casa di chi mi ospitava. Avevo più di quarant’anni ma ero ancora veramente uno schianto, quindi ero molto apprezzata dai maschi.
Purtroppo il tempo da dedicare alla mia seconda natura era poco perché ormai, avendo una figlia, le poche sere disponibili erano consacrate al piacere di mia moglie con i suoi amanti e bull.
Volevo che ancora Flavia mi considerasse etero perché avevo paura di perderla, quindi tenni segrete le mie trasgressioni da troia. Mi ritagliavo qualche pomeriggio, qualche mattina e molto raramente delle serate.
Ricordo quando ripresi per la prima volta il car sex con un appuntamento al parcheggio degli autobus a Grotta Rossa. Quando arrivò l’uomo avevo l’adrenalina a mille scendendo dalla macchina in tacchi a spillo andando verso di lui. Ci baciammo, poi entrammo in macchina e dopo un pompino favoloso mi mise a 90 gradi fuori della macchina e mi inculò con decisione.
Wow, Daniela era veramente tornata.
Adesso i convegni in trasferta non erano più l’occasione per mia moglie di cornificarmi, ma per me per liberare la mia femminilità.
Ne ricordo uno in particolare, a Rimini (dove spesso c’erano convegni sulla P.A.).
Era primavera. Dopo cena uscii dall’albergo con la mia valigia di trucchi e vestiti e in macchina, in un posto appartato mi cambiai. Microgonna a pieghe, t-shirt, tacchi a spillo e parrucca mora. Sotto la lingerie più da puttana che avevo trovato. Mi incamminai un po’ sul lungomare e, dietro un capanno a circa 50 metri dal mare, vidi del movimento. Mi avvicinai e vidi tre ragazzi che chiacchieravano e fumavano (probabilmente erba).
“Ciao ragazzi, questo buio mi fa un po’ paura, vi va di farmi compagnia?”
Li vidi subito molto interessati, si avvicinarono e sentii subito le loro mani addosso. Avevo realmente un po’ paura ma era perché temevo che fossero violenti.
“Ma lo sai che sei proprio carina” disse uno sorridendo maliziosamente “certo che ti teniamo compagnia, ma tu che ci dai in cambio?” risero tutti a questa battuta.
“Beh, siete dei bei ragazzi, possiamo darci piacere a vicenda”
“E questo culetto e questa bella bocca ce li fai assaggiare”
“Sì certo, ma niente violenza per favore” dissi con lo stomaco in subbuglio, non ero più così spavalda come a 16 anni.
“Macché violenza, tre cazzi nel culo e in bocca ce la chiami violenza?”
Intanto ridevano e uno mi strizzava i capezzoli mentre un altro già tentava di infilarmi un dito nel culo.
“Dai chinati giù e succhiaci il cazzo”
Lo feci immediatamente, erano tre bei cazzi e soprattutto giovani e duri. Poi mi fecero alzare e poggiare a 90 gradi sul cofano di una macchina e mentre uno continuava a scoparmi la bocca un altro dietro cercava di penetrarmi.
Mi sfilai il cazzo dalla bocca
“Ragazzi però mettete questi per incularmi e lubrificatemi” gli dissi prendendo dalla borsetta tre preservativi e un flacone di lubrificante.
“In bocca no però” disse uno
“No, va bene, in bocca no, ma nel culo per favore solo con questi”. Per fortuna acconsentirono.
Cominciarono a fottermi in bocca e culo a turno. Ogni tanto si scambiavano i ruoli e fortunatamente avevo due pacchetti sani di preservativi.
Ad un certo punto sentii delle voci
“Aldo, che succede qui?” erano due che evidentemente conoscevano i miei inculatori. Si unirono alla “festa” senza neanche pensarci.
L’ingroppata finì alle tre di notte con un fiume di sborra che avevo addosso.
A Roma, purtroppo, avevo meno occasioni per il motivo che ho detto.
Tenni nascosto a mia moglie questo mio ritorno al femminile per almeno cinque anni, durante i quali, ogni volta che la guardavo scopare con altri maschi immaginavo di essere io al suo posto.
Finché un giorno ...
L’avevo portata verso il Parco degli Acquedotti, in un posto che sapevo ben frequentato da guardoni.
La serata andò avanti come al solito, guardoni che si avvicinano, lei che li sega, poi li spompina e poi esce dalla macchina per farsi scopare.
A quel punto me la trovai china sul cofano della macchina che godeva come una porca prendendo un cazzo nel culo e uno in bocca e tre segaioli intorno che aspettavano il turno. Uno di questi aveva un cazzo mostruoso. Non resistetti, mi avvicinai, mi chinai e glie lo presi in bocca. Lui parve gradire, mi prese la testa e cominciò a scoparmi fino in gola, finché sborrò copiosamente e mi fece ingoiare tutto.
“Moglie troia e marito frocio. Una meraviglia” disse chiudendosi i pantaloni e andandosene.
A casa, come al solito, Flavia fece una doccia per pulirsi tutto lo sperma che aveva addosso e io la scopai in doccia. Poi a letto mi disse
“Ma ho visto male o hai preso in bocca il cazzo di uno di quei guardoni?”
“Sì l’ho fatto, scusami”
“Ma perché ti scusi, ti piace il cazzo?”
Non potevo più tacere. Le raccontai tutto, della mia adolescenza e della ripresa della mia parte femminile, degli incontri che avevo avuto come Daniela, a sua insaputa e del motivo per cui glie li avevo nascosti.
“Ma che stupido! Abbiamo sprecato quattro o cinque anni. Se me lo avessi detto subito tu credi che non avrei capito? Dopo che tu hai capito così bene la mia voglia di sesso?”
“E’ vero sono stato un coglione”
“Sai che ti dico? Che d’ora in avanti ci proporremo in coppia: la troia e il suo marito sissy”
E così cominciò un nuovo capitolo della nostra sessualità, avevamo ambedue sui 45 anni, ma eravamo ancora due pezzi di fica e di culo da paura. Tutto però continuò con più precauzioni per le responsabilità che avevamo soprattutto verso nostra figlia.
La prima volta insieme fu emozionante da svenire. Avevamo rimorchiato in chat tre maschi mettendo in chiaro cosa dovevano aspettarsi. Cominciammo a spompinarli insieme e quando due di loro cominciarono a scopare Flavia, lei disse all’altro di occuparsi di me. Il tizio non se lo fece ripetere e mi prese subito da dietro con forti colpi, dicendomi puttana, frocio e altri insulti che non facevano che eccitarmi.
Le occasioni purtroppo non erano così frequenti a causa degli impegni familiari, così decidemmo che quando riuscivamo ad organizzare dovevamo averne almeno cinque, due per me e tre per lei. E così fu.
Ricordo in particolare una sera che fummo invitati in un casale fuori Roma.
C’erano sette maschi ad aspettarci; io mi ero preparata in macchina insieme a Flavia che mi aveva truccato, quindi arrivai con lei direttamente en femme. Nel casale ci portarono in una stanza appositamente attrezzata; c’era una gogna, un letto di contenzione con manette e cavigliere, una macchina automatica, fruste, dildo di ogni dimensione ed altri attrezzi di cui neanche capimmo bene la funzione.
L’orgia fu spettacolare, misero me alla gogna e legarono Flavia al letto e tutti a turno usufruirono dei tre “buchi” di mia moglie e dei miei due. A me, in particolare, mentre ero bloccata dalla gogna, applicarono la macchina automatica e la lasciarono accesa per una mezz’ora a sfondarmi il culo mentre loro si fottevano Flavia in tutte le posizioni tentando con lei (non so se riuscendo) anche delle doppie penetrazioni in fica e in culo. A turno però passavano davanti a me e mi mettevano il cazzo in bocca.
Tornammo a casa disfatte tutte e due, ma poi a letto, Flavia mi confessò di aver avuto almeno tre orgasmi.
Anche il car sex assunse un’altra dimensione.
Tra l’altro, proprio in quel periodo avevo conosciuto Riccardo (di cui ho già parlato in “Nel casale in ristrutturazione”) che mi portava a farmi scopare da gruppi di immigrati, soprattutto albanesi. Gli proposi di portare anche Flavia, ma lui non voleva donne. Tuttavia mi aveva fatto conoscere i posti dove trovare i gruppi, così ci tornavamo da sole, io e mia moglie, e ci facevamo scopare alla grande.
Era inebriante, chinarci una vicina all’altra ed avere intorno un turbinio di cazzi da prendere in bocca e che aspettavano solo di infilarsi nel mio culo e nella fica e nel culo di Flavia.
Quando invece riuscivamo ad organizzare in appartamento la mia libidine (ma anche la sua) era baciare Flavia o leccarle la fica mentre qualcuno m’inculava brutalmente.
Poi purtroppo ci fu un altro lungo periodo di stop, per problemi familiari non lievi, prima che ritrovassi la voglia di rimettermi in gioco come Daniela.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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