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Inizia tutto con le corna


di Membro VIP di Annunci69.it Beaudenuit
08.01.2025    |    9.038    |    9 9.5
"“Dai brindiamo a questo incontro” disse lei afferrando il calice..."
Ho già raccontato ( vedi “Sessualità ritrovata”) della violenza che subii a 17 anni e che ha represso la mia parte femminile per circa vent’anni durante i quali ho condotto una vita “etero”, addirittura sposando una compagna d’Università, Flavia.
Le cose con lei sembravano andare nel migliore dei modi, avevamo due posti fissi con stipendi non male, i nostri amici, i nostri hobbies.
Fra gli amici c’erano Piero, un suo collega alle Poste, e sua moglie Chiara. Con loro specialmente c’era molta sintonia, si andava insieme dappertutto, spettacoli, cene, vacanze. Andavamo spesso anche alla spiaggia nudista di Capocotta.
Mia moglie non sapeva niente della mia adolescenza (che in realtà avevo in qualche modo rimosso) e che dietro le dune di quella stessa spiaggia avevo preso più cazzi di una puttana.
Per il mio lavoro andavo spesso a convegni sulla Pubblica Amministrazione in altre città e una volta, tornando da Bologna per un convegno di tre giorni, Flavia, che non guidava, venne a prendermi alla stazione insieme a Piero. Io non so cosa ci fosse di differente in loro, nello sguardo, nell’atteggiamento, sinceramente non saprei dirlo, ma da quel preciso istante io ebbi la netta sensazione che fra loro ci fosse una relazione.
Il sospetto genera poi desiderio di sapere con certezza, così in un’occasione in cui lei mi disse che quella mattina sarebbe andata in una sede staccata, io volai con la moto davanti ad un’abitazione all’inizio di via Aurelia, dove sapevo che Piero aveva un ufficetto, a mezzo con un amico, per arrotondare lo stipendio con l’amministrazione di condomini. Sapevo che non sarebbero andati a casa sua perché la moglie in quel periodo non lavorava. Era un tentativo che facevo, ma colsi nel segno.
Neanche dieci minuti dopo, appostato sull’altro lato della strada, li vidi entrare mano nella mano. Lei era meravigliosa, come al solito, con il suo vestitino leggero estivo che scopriva le sue cosche abbronzate quasi fino al limite delle natiche, con la sua faccina quasi da adolescente benché avesse trent’anni, trucco praticamente inesistente.
Il primo istinto fu quello di aspettare quindici o venti minuti, andare su, suonare e interromperli sul più bello, ma poi pensai invece di lasciargli godere quel momento e pensare più a freddo come reagire.
Pochi giorni dopo, infatti, invitai Piero a casa dopo una delle nostre partite di tennis. Parlammo del più e del meno poi, seduti io in poltrona e loro due vicini sul divano di fronte a me, sparai a freddo
“Sai Piero, in realtà perché ti ho invitato? Per sapere da quanto tempo ti scopi Flavia”
Raggelarono tutti e due. Io mi stavo godendo il momento perché conoscevo il seguito. Loro no.
Lui si alzò e cominciò a camminare nervosamente avanti e indietro senza parlare, lei aveva gli occhi bassi e non sapeva cosa fare. Momenti che sembrarono interminabili, poi lui fece per andarsene, ma io lo fermai
“Aspetta Piero perché non ho finito”
Lui si sedette di nuovo, stupidamente su una sedia invece che affianco a lei come prima.
“Volevo dirvi che ho sempre avuto una fantasia, che non ti ho mai confessato Flavia, e cioè quella di vederti scopata da un altro, e il fatto che lo faccia un amico mi renderebbe molto più piacevole la cosa”
La prima a reagire alla “bomba” fu proprio Flavia
“Vuoi dire che vorresti guardare mentre faccio sesso con Piero?”
“Esattamente”
“E magari segarti?”
“Magari, sì”
Un attimo di silenzio, si guardarono come per trovare un’intesa, poi sempre Flavia
“Ok, contento te…”
A quel punto parlò anche Piero che aveva ripreso coraggio
“Ma intendi adesso?”
“Beh, perché no” dissi io sorridendo
“Ma almeno mi devo fare una doccia, siamo venuti via dal tennis senza farla”
“Che problema c’è, anzi falla insieme a Flavia”
Era effettivamente una mia fantasia ricorrente quella di vederla scopare con altri, fantasia che alimentavo mentre la scopavo dicendole cose del tipo “puttana, quanti cazzi ti fai in ufficio, tutti più grossi del mio, troia”, e lei, che vedevo molto calda, stava al gioco rispondendomi “sì, tutti mi scopano e hanno tutti cazzoni enormi”. Era un gioco erotico, una fantasia, che finalmente potevo vedere esaudita.
Flavia e Piero entrarono nudi nella doccia, lui le teneva una mano sul culo, si capiva una consuetudine fra loro.
Attraverso il vetro opaco della doccia vedevo le loro sagome spalmarsi il sapone e carezzarsi eroticamente, poi vidi lui abbassarsi e mettere la testa fra le sue cosce, evidentemente le leccava la fica. Poi invertirono la posizione, lui si alzò e lei scese a succhiargli il cazzo.
Io già mi stavo segando.
Poi lui la fece voltare verso il muro e cominciò a scoparla con forza, lei gemeva e godeva.
Li interruppi dicendo di non esaurire tutto dentro la doccia per favore.
“Sì, scusa ci siamo fatti prendere la mano, ora ci asciughiamo e andiamo in camera da letto”
E io andai in camera ad aspettarli.
Arrivarono. Lui sempre con una mano sul culo di lei. Sul letto cominciarono i preliminari ma, anche se avevo detto che non sarei intervenuto, sentii l’esigenza di chiarire
“Scusate, visto che fate tutto senza preservativo per favore Flavia, fatti sborrare pure nel culo o in bocca, ma non in fica” Il solo fatto di aver usato questi termini con mia moglie mi provocò quasi l’orgasmo.
“Tranquillo, ci siamo stati sempre attenti” rispose lui.
Cominciarono quindi a cercare ognuno con le mani il sesso dell’altro, poi i giochi si fecero più intensi e in un attimo le calde e carnose labbra di Flavia (senza silicone; all’epoca non se ne parlava proprio) avvolsero il cazzo di Piero che effettivamente era tre volte il mio. Lei spompinava da professionista, questo lo avevo sperimentato personalmente (anche se non sapevo che faceva pratica con altri), ma vederla ingorda di un cazzo così grosso era un’immagine meravigliosa.
Poi lei, con la sua calda voce, gli chiese di scoparla e lui la mise in posizione supina, le allargò le gambe e glie lo sbatté dentro con forza, lei disse “Sììì, così mi piace, dai scopami”.
Lui era molto resistente e a un certo punto le ordinò di girarsi e mettersi a pecora, in quella posizione la scopò in fica almeno per altri cinque minuti, poi si sfilò e per altri tre minuti almeno le penetrò il culo, infine sentii i suoi rantoli, si sfilò di corsa e lei, come se fosse una cosa già fatta cento volte, velocemente si voltò e si dispose a riceverlo in bocca. I primi schizzi di sborra la presero in faccia, poi subito lo prese in bocca e inghiottì tutto l’altro sperma che lui le scaricò direttamente in gola.
Poi si distesero sul letto uno affianco all’altra e io li lasciai soli a farsi tenere carezze.
Nel frattempo io avevo sborrato due volte. Non mi succedeva da anni di avere due orgasmi così ravvicinati.
La sera, da soli a letto, chiesi a Flavia se le era piaciuto e lei disse di sì. Molto. E vedermi masturbarmi con la coda dell’occhio le procurava un piacere aggiunto.
Era proprio quello che volevo sentirle dire.
Parlammo molto. Io le chiesi quando era cominciata e mi disse che l’inverno precedente, quando eravamo tutti e quattro in vacanza ad Ovindoli, lei finse un’indisposizione e rimase in albergo perché sapeva che Piero quel giorno, con una storta a una caviglia, non sarebbe andato a sciare, mentre io e Chiara eravamo andati a lezione di sci.
Lei andò nella camera di Piero e senza dire niente gli si spogliò davanti. Fu sesso furioso dal primo istante. La storta alla caviglia non limitò in alcun modo le potenzialità di Piero.
Le chiesi anche dove scopavano prima e lei mi disse che spesso lo facevano in ufficio, in archivio, dove il pomeriggio, in orario straordinario, non andava nessuno, ma anche nell’ufficetto di lui a via Aurelia su un divano che ne aveva viste di tutti i colori.
Le dissi che ero rimasto ammirato della facilità con la quale Piero le entrato nel culo. Ci avevo pensato quasi ogni volta, le dissi, mentre la inculavo io con il mio modesto cazzetto, se avrebbe avuto piacere con un cazzo più grosso e quella sera ne avevo avuto dimostrazione.
In proposito mi disse però che Piero non era stato il primo col quale mi aveva tradito, aveva avuto in precedenza una breve storia con un certo Adamo di una sede staccata, finita malamente proprio a causa della sodomia che lui le aveva imposto.
Adamo, mi disse, aveva un cazzo anche più grosso di Piero, soprattutto largo, e una mattina, in una stanza d’albergo mentre facevano sesso la fece voltare per incularla, lei gli disse che era la prima volta con un cazzo così grosso e quindi di fare piano, ma lui le bloccò le mani dietro la schiena e la sfondò letteralmente stuprandola con forza. Lei sentì un terribile dolore, intollerabile, urlò e lo insultò in tutti i modi dicendogli di smettere ma lui continuò per un tempo infinito a martellare brutalmente fino a che le sborrò dentro. Dopo di quella volta lei chiuse la storia senza se e senza ma.
“Ti ricordi quella sera, circa sei mesi fa, che tu volevi farlo e io ti dissi no, stasera no? Era successo proprio quella mattina ed avevo il culo lacerato” mi disse Flavia.
Poi però volle riprovare con Piero perché si era resa conto che alla fine dello stupro, passato il dolore lancinante, aveva provato un orgasmo e si era bagnata.
Con Piero fu tutto più tranquillo e presero l’abitudine di farlo quasi ogni volta perché si era resa conto di provare forse anche più piacere che in fica. Anche se faceva finta di non volere, con lui era solo un gioco erotico con il quale simulavano un finto stupro.
Infine le chiesi se avrebbe avuto piacere, la prossima volta, a interagire con me con parole durante l’amplesso, ad esempio insultarmi dicendomi cornuto, frocio o quello che le veniva in mente e se io fossi intervenuto con incitazioni a lei o lui. Mi disse che sarebbe stato favoloso ed eccitante e che ne avrebbe parlato con Piero. Le dissi infine che comunque se voleva anche dei momenti di intimità con Piero, poteva anche scoparselo ancora in archivio o nell’ufficetto, però poi volevo che me lo raccontasse.
La volta dopo, arrivarono insieme a casa nostra direttamente dall’Ufficio. Appena entrati lei mi sussurrò “Piero è d’accordo”. Sapevo cosa intendeva.
Durante l’amplesso infatti lei cominciò a dirmi
“Cornuto segati, guarda come si scopa una femmina, guarda che cazzone che mi prendo dentro. Dai Piero, fai vedere a quel cornuto come mi sfondi” e gemeva forte per farmi eccitare
Io ero in estasi e mi segavo e, ad un certo punto, mentre lui la stava penetrando da dietro gli dissi
“Cazzo, ma che aspetti a metterglielo al culo a sta troia, non lo vedi che lo vuole, il mio cazzetto neanche lo sente, rompile il culo con quella nerchia”
Lui non se lo fece ripetere ma mi disse
“Che ti credi, cornutone, che non glie l’ho già rotto una ventina di volte?”
Il gioco si faceva sempre più intrigante e interessante.
Glie lo mise nel culo con forza e lei urlò
“Piano stronzo, mi fai male” ma lo disse sorridendo
Lui continuò a “stuprarla” con le deboli difese di lei in una pratica che evidentemente avevano sperimentato più volte.
Poi lei, sgrillettandosi il clitoride, cominciò a dire che stava godendo e lo incitava a sbatterla più forte.
“Puttana fatti sborrare in culo” le dissi io
“Sìììì Piero, sborrami dentro, fai come dice quel frocio”
Amavo da morire mia moglie e vederla godere in quel modo mi esaltava, mi sembrava di donarle quel piacere fisico che io non le davo abbastanza.
Questi incontri durarono circa altri due mesi, poi Flavia mi disse che s’era stancata di Piero perché la moglie sospettava qualcosa e gli stava addosso.
Ma la consapevolezza della mia complicità le dava una sicurezza che la portò a dirmi che c’era un altro uomo in ufficio che le faceva la corte e le piaceva molto. Si chiamava Ugo (come Fantozzi, pensai). Le dissi di invitarlo una sera a cena. E lei lo fece il giorno dopo stesso.
Quando andai ad aprire la porta, capii subito perché le piaceva, altro che Fantozzi. Un uomo sui quarantacinque anni, alto almeno 1,90, con due spalle da rugbysta e un viso molto marcato, maschile, rasato e con una barba di un paio di giorni ma curata.
La cena fu piacevole, lui, all’inizio un po’ in imbarazzo, si sciolse. Flavia aveva un vestitino corto in controluce semi trasparente e la sera mi confessò di avergli strusciato il cazzo con il piede sotto il tavolo. Era questo forse che aveva creato il primo imbarazzo.
Flavia sia alzò, ad un certo punto e disse di andare un attimo in bagno. Io continuai con quanto avevamo concordato con mia moglie.
“Sai Ugo perché ti abbiamo invitato a cena?”
“No, perché?”
“Perché Flavia mi ha detto che in ufficio la corteggi e che a lei piaci molto. A te piace?”
“Caspita, è bellissima, come potrebbe non piacermi”
“Bene. Non so cosa lei ti abbia detto di noi ma sappi che siamo una coppia molto, ma molto aperta, al punto che in genere io partecipo ai suoi incontri sessuali, anche se semplicemente guardando e masturbandomi. Detto in modo molto crudo, se vuoi scopartela puoi farlo anche stasera qui davanti a me”
Lui aveva gli occhi di fuori, ebbe un momento di esitazione poi disse
“Beh se le cose stanno così, perché no”
In quel momento Flavia, che aveva sentito tutto, ricomparve direttamente in lingerie, con una guepière, reggicalze e calze nere, un vertiginoso “filo interdentale” al posto delle mutande e tacchi a spillo.
“Parlavate di me?” disse con un sorrisetto malizioso avvicinandosi a Ugo.
Ugo sembrava che avesse vinto la lotteria ma era ancora un po’ rigido, fui io ad invitarlo a toccare Flavia come voleva e lui colse al volo l’occasione.
Ci spostammo in camera da letto e io, porgendogli due preservativi, chiarii soltanto che poteva penetrare a pelle il culo e la bocca di mia moglie, ma per la fica doveva usare il preservativo.
La serata fu molto eccitante. Flavia aveva scelto bene, Ugo aveva un cazzo notevole ed era molto resistente, lei si fece scopare in tutte le posizioni, insultandomi di tanto in tanto, e alla fine lo fece sborrare con la bocca accogliendo lo sperma sulle sue tette rotonde e sode, non eccessive.
Anche con Ugo durò un certo periodo, ma Flavia non era pienamente soddisfatta perché non era lui a guidare gli amplessi come piaceva a lei. Lo mollò ma decise che non voleva più rimorchiare colleghi per non sputtanarsi in Ufficio.
Ma ormai, incoraggiata dalla mia complicità, aveva sempre più bisogno di sesso. Mi disse le sue fantasie sessuali e cercammo di escogitare dei metodi per realizzarle. Una di queste era di farlo con più uomini, ma all’epoca non era così facile. Io ebbi un’idea che si rivelò vincente e che in seguito realizzammo molte volte.
Pensai di prendere una stanza in questi grandi alberghi dove si tenevano Convegni, sapevo per esperienza che i partecipanti sono in genere uomini sposati, lontani da casa e non si lasciano sfuggire una scappatella di una sera.
La prima prova fu molto emozionante, in un albergo all’Eur, durante un convegno di odontotecnici mi sembra, prendemmo una stanza, poi attendemmo il break del convegno al bar. Flavia scelse la “preda” che era al bancone e beveva qualcosa. Un ragazzone biondo di circa 35 anni.
Ci avvicinammo e attaccammo bottone chiedendo notizie sul convegno, lui si presentò con nome e cognome Alfiero *** (mi sembra), e rispose volentieri mentre noi facevamo finta di essere interessati. Dopo poco già ci davamo del tu.
Flavia sedeva su uno sgabello con le gambe accavallate davanti a lui e gli lanciava sorrisi ed occhiate compiacenti. Era elegantissima con un tubino mini, un filo di perle e il suo viso di ragazza per bene che non faceva intuire in nessun modo quanto sapesse essere puttana.
Intercettai lo sguardo di lui più volte indirizzato alle cosce di mia moglie. L’atmosfera si sciolse. Poi la scena che avevamo architettato, e che era solo una variante di quella con Ugo a casa nostra, andò in onda. Flavia disse di andare un attimo alla toilette e io andai all’attacco.
“Ho notato che il tuo sguardo si è posato più volte sulle gambe di mia moglie, sono stupende vero?”
“Beh sì devo ammettere che sei un uomo fortunato, la trovo bellissima, non solo le gambe”
“E ti posso assicurare che a letto è come poche altre, io non riesco a soddisfarla completamente”
In quel momento rientrava Flavia e ci chiedeva di cosa stessimo parlando.
“Di te amore. Sai piaci molto ad Alfiero, mi stava dicendo questo”
“Anche a me piace lui amore, ma mi sto annoiando un po’, perché non prendiamo qualcosa da bere e saliamo tutti e tre in camera per parlare più tranquillamente”.
Alfiero, benché lo immaginassi con il cazzo già in tiro, non aderì subito con entusiasmo alla proposta e io capii il perché: aveva paura che fossimo due truffatori, così glie lo dissi esplicitamente e gli demmo tutte le garanzie possibili. Gli mostrammo i documenti dicendogli che se voleva poteva anche tenerli fino a fine serata, gli consigliammo di chiudere nella cassaforte della sua camera denaro, carte e tutto quello che riteneva di dover proteggere. In seguito, anche con altri, fu sempre questo l’unico problema che però in qualche modo superavamo.
Comunque riuscimmo a convincere Alfiero.
Appena in camera Flavia ci disse di fare quattro chiacchiere mentre lei si sarebbe messa in libertà in bagno.
Io aprii la bottiglia di prosecco e ne versai nei tre calici, poi attesi Flavia.
Lei uscì in tutto il suo splendore, in tacchi a spillo, pochissimo trucco come sempre, con una lingerie da far drizzare il cazzo anche ai morti. Lui rimase allibito.
“Dai brindiamo a questo incontro” disse lei afferrando il calice. Brindammo, poi io informai Alfiero delle nostre condizioni: preservativo in fica e io che li avrei guardati, per il resto nessuna limitazione.
Alfiero aveva un bel cazzo nodoso e un po’ storto, e ci sapeva fare. Rimase con noi tutta la notte e la scopò tre volte.
In seguito ripetemmo più volte la “formula”, peraltro senza neanche prendere la stanza perché si finiva la serata nella stanza del lui di turno.
Questo metodo ci permise anche di averne due insieme, con grande gioia di Flavia e una volta perfino tre.
Quella volta fu straordinariamente eccitante per me vederla riempita insieme in tutti i suoi centri del piacere. Lei aveva inglobato il cazzo più grosso nella sua fica cavalcandolo e davanti a sé aveva in piedi un altro maschio che sbocchinava sapientemente. Fui io che non seppi trattenermi e dissi al terzo “dai tu mettiglielo in culo, che aspetti”. Lui faticò un po’ ma alla fine ci riuscì. E io mi segai fino allo sfinimento.
Poi prendemmo anche l’abitudine di frequentare parchi e luoghi appartati per il carsex.
All’inizio lei invitava i guardoni ad avvicinarsi, li segava attraverso il finestrino, poi in genere apriva lo sportello, si faceva palpare e sgrillettare e li prendeva in bocca, poi usciva ed era un delirio. China a novanta gradi o sdraiata sul cofano si faceva scopare e inculare mentre altri guardoni arrivavano a frotte e si segavano aspettando il turno. Alla fine la facevo inginocchiare con intorno tutti i cazzi che avevano abusato di lei e li invitavo a sborrarle addosso.
La riportavo a casa tutta imbrattata di sperma e di corsa filavamo sotto la doccia dove, arrapatissimo, la inculavo anch’io furiosamente con il mio cazzetto che lei a quel punto forse neanche sentiva.
Non sto a raccontarvi anche dell’unica volta che la portai al cinema porno, ma potete immaginarlo.
Fu un periodo meraviglioso in cui ancora mi sentivo etero. Cornuto all’ennesima potenza, ma etero.
Ci fu però una battuta d’arresto verso la metà degli anni novanta perché avevamo deciso di avere un figlio e cominciavamo ad avere un’età pericolosa. Lei interruppe per alcuni mesi ogni rapporto con altri maschi e cominciammo a darci dentro mattina, pomeriggio, sera e notte.
E nostra figlia arrivò quasi subito.
Nel periodo della sua gravidanza ricominciammo gli incontri presso gli alberghi e in car sex. E stavolta le era concesso anche farsi sborrare in fica, che era una cosa per lei e per me molto erotizzante.
Riprendemmo in grande stile i nostri incontri viziosi, anche se con meno frequenza, quattro o cinque anni dopo, quando nostra figlia era abbastanza grande per essere lasciata dai nonni.
Nel frattempo prorompeva nelle nostre vite, e in quelle di milioni di persone, internet, con le sue possibilità. Fra queste le chat di incontri che ci rendevano le cose molto più facili.
Cominciammo a frequentare una chat che si chiamava 77Chat (o Chat77, non ricordo bene). Chat molto rudimentale, senza foto o altre cose oggi normali, si entrava con un nick e si chattava con soggetti completamente ignoti.
Il nostro nick era Stranacoppia.
Con questa opportunità riuscimmo a concretizzare ogni fantasia di mia moglie (ma anche mia) compresa quella di farsi scopare da gruppi di africani.
Ma nella stessa chat, all’insaputa di mia moglie, comparve anche Danybet, femmina oltremodo vogliosa.
Ero io, che, assumendo un nick e un’identità al femminile, feci riemergere la mia troiaggine. Era nata di nuovo Daniela.
Ma questo racconto, se vi interessa, continua nella sezione trav/trans con il titolo “L’inevitabile ritorno di Daniela”.
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