tradimenti
Milano, Camera 206


11.04.2025 |
3.021 |
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"Poi scese più giù, tra il suo culo, leccandole anche lì..."
Era una serata calda, una di quelle notti milanesi dove l’aria sembra elettrica e tutto può succedere. Io e la mia ragazza eravamo in vacanza, rilassati e complici come non mai. Lei indossava un vestitino corto, nero, che le fasciava il corpo minuto alla perfezione. Non portava il reggiseno e i suoi capezzoli si intuivano sotto il tessuto. L’avevo notato anche io, certo, ma sapevo che anche gli altri uomini l’avrebbero fatto. Mi eccitava l’idea.Entrammo in quel locale un po’ per caso. Luci soffuse, musica deep house, gente bella. E poi lui: Jamal. Alto, almeno un metro e novanta, muscoli scolpiti, pelle scura e lucida come seta, sorriso magnetico. Si avvicinò per offrirle da bere. Io ero lì, accanto, e non feci una piega. Lei sorrise, accettò il drink, e cominciarono a chiacchierare. Parlavano in inglese, con quella naturalezza che solo l’alcol e la chimica immediata sanno creare. Io ascoltavo, ogni tanto buttavo lì una battuta, ma stavo godendomi la scena. Lei si stava lasciando andare, e io stavo già immaginando dove quella sera ci avrebbe portato.
Quando uscimmo dal locale, il gioco era già chiaro a tutti. Fummo noi a proporlo: “Vuoi venire da noi?” gli disse lei, mordendosi il labbro. Jamal non disse nulla. Sorrise soltanto.
Il B&B era poco distante. Appena entrati, lei si tolse le scarpe e si sedette sul letto. Io rimasi in piedi, in un angolo, guardando. Jamal si avvicinò a lei, e senza dire una parola, le prese il viso tra le mani e la baciò con forza. Lei si lasciò andare subito, si aggrappò al suo collo. Io sentii il cuore battermi nel petto, duro già da un pezzo.
Quando lui si tolse la maglietta, rivelò un corpo perfetto, scolpito come una statua. E poi si sbottonò i jeans. Da lì in poi, la scena sembrò svolgersi al rallentatore…
Quando Jamal si abbassò i jeans, il suo membro saltò fuori con un movimento lento e pesante, completamente eretto. Era enorme. Spesso, scuro, con vene marcate e un glande perfetto. Io stesso restai in silenzio, quasi in soggezione. Ma fu lei a rompere l’equilibrio.
«Mio Dio…» sussurrò, con un tono che non le avevo mai sentito. «È… enorme.»
Lo guardava con gli occhi pieni di desiderio, le labbra leggermente socchiuse, come se non riuscisse a credere a quello che aveva davanti. Si voltò un attimo verso di me, incrociando il mio sguardo. C’era complicità, ma anche una tensione nuova. Era eccitazione allo stato puro.
Poi si inginocchiò davanti a lui, con una lentezza quasi teatrale. Gli sfiorò l’asta con una mano, ammirandola, poi cominciò a leccarla con la punta della lingua. Le sue mani sembravano piccolissime in confronto. Jamal non disse nulla, chiuse solo gli occhi e la lasciò fare.
Io restai immobile, il respiro corto, la bocca secca. Vedevo la mia donna completamente soggiogata da quell’uomo. La scena mi colpiva in pieno, dritto nello stomaco e tra le gambe.
«Non riesco nemmeno a prenderlo tutto in bocca…» disse lei, mentre cercava di ingoiarne quanto più poteva. Gli occhi le lacrimavano leggermente, ma non smetteva. Sembrava affamata.
Jamal allora la prese per i capelli, dolcemente all’inizio, poi con più decisione, e cominciò a guidarle i movimenti. Lei si lasciava fare, sempre più coinvolta, completamente fuori controllo.
Mi accorsi che stavo toccandomi sopra i pantaloni. Non avevo nemmeno deciso di farlo, era come un riflesso. Non avevo mai visto niente di così intenso. Era come se in quel momento lei appartenesse a lui. E io… ero lì solo per guardare.
Dopo qualche minuto, Jamal la sollevò dal pavimento come se non pesasse nulla. Lei era già ansimante, gli occhi lucidi, le gambe molli. La stese sul letto a pancia in giù, poi le sollevò il vestito e le abbassò gli slip con uno strappo deciso. Il suo culo, piccolo e perfetto, tremava leggermente sotto il respiro agitato.
«Guarda come sei bagnata per lui…» le dissi, quasi senza pensare.
Lei gemette in risposta, senza voltarsi, come a confermare che sì, stava cedendo del tutto.
Jamal non perse tempo. Le aprì le gambe, si posizionò alle sue spalle, e con un solo colpo deciso le entrò dentro. Lei urlò, un misto di sorpresa, piacere e sottomissione. Le mani strinsero le lenzuola con forza mentre lui cominciava a muoversi, lento all'inizio, poi più violento.
Il suono dei loro corpi che si scontravano riempiva la stanza. Io ero seduto sulla sedia, di fronte al letto, senza fiato. Il mio cazzo era duro da far male sotto i jeans.
Jamal la prendeva con tutta la sua potenza, affondando colpi profondi e ritmati. Le sue mani grandi la tenevano ferma per i fianchi, come se fosse solo sua in quel momento. Lei si dimenava, gemeva, lo implorava di non fermarsi. Mai l’avevo vista così. Persa, aperta, completamente presa.
«Ti piace, eh?» le chiesi con la voce roca.
Lei annuì con forza, senza riuscire a parlare. Poi trovò il fiato per sussurrare: «Mi sta scopando come non hai mai fatto tu…»
Quelle parole mi attraversarono come una scossa. Gelosia, eccitazione, umiliazione, orgoglio ferito… ma anche un’erezione che sembrava esplodermi addosso. Era tutto mescolato. Ed era reale.
Jamal cambiò posizione, la girò di schiena e glielo rimise dentro con uno spintone secco, afferrandole le caviglie e tenendole sollevate mentre la penetrava. Lei urlava senza freni, il corpo che si agitava sotto il suo peso, i seni che saltavano con ogni colpo. Gli occhi puntati su di me, come a dire: guarda, guarda bene cosa sta succedendo.
E io guardavo. Fino all’ultimo secondo.
Quando si fermò, dopo una serie di colpi che sembravano non finire mai, Jamal si sfilò lentamente da dentro di lei, il suo cazzo ancora duro, lucido dei suoi umori. Lei restò lì, aperta, sfinita, il respiro spezzato, le cosce tremanti.
E lui… si chinò tra le sue gambe. Non me lo aspettavo.
Cominciò a leccarla con una fame primordiale. Prima la figa, lentamente, risalendo tra le labbra gonfie e arrossate, affondando la lingua dentro. Le teneva le cosce ben aperte, gliele spingeva verso il petto, mentre la assaporava tutta, senza freni. Poi scese più giù, tra il suo culo, leccandole anche lì. A lungo. Senza esitazioni. Con quella lingua potente che la faceva gemere e tremare, di nuovo.
Lei si era lasciata andare del tutto, spingeva il bacino verso la sua bocca, sussurrava frasi sconnesse, mentre si faceva leccare anche lì dove mai nessuno, prima di lui, aveva osato. Io non dicevo nulla, con la mano dentro i boxer, duro, totalmente rapito da quella scena.
Quando lui si rialzò, lei era di nuovo pronta. Lo guardò, con la bocca semiaperta, il trucco colato, e lo implorò: «Ancora… fammelo sentire dentro…»
Jamal la prese di nuovo. Questa volta la girò su un fianco, la gamba sollevata, e le entrò dentro con un colpo solo. La scopava forte, affondando fino in fondo mentre le baciava il collo, la spalla, le mordicchiava il lobo. Lei gemeva più piano, quasi come se fosse in trance. Io guardavo tutto, sempre più eccitato, ma anche in uno stato che non saprei spiegare. Era lei, ma in quel momento era sua.
Poi lui si sfilò di colpo. Le afferrò il viso, glielo portò verso il basso. Lei capì subito. Si mise in ginocchio sul letto, con la lingua fuori, e lo guardò negli occhi.
Jamal cominciò a masturbarsi davanti a lei, con movimenti rapidi, decisi. Il respiro accelerò, e dopo pochi secondi esplose. Uno, due, tre schizzi potenti le finirono in pieno sul viso, sulla bocca, sulla guancia. Lei lo prese tutto, con un mezzo sorriso, soddisfatta. Poi si passò un dito tra le labbra, raccogliendo una goccia e portandola in bocca.
«Non pensavo che lo avremmo fatto davvero…» disse, rivolgendosi a me. Ma in quegli occhi c’era ancora fuoco.
E io… ero ancora lì, a guardare la mia donna, nuda, spettinata e col viso coperto del piacere di un altro.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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