tradimenti
Una normale giornata di lavoro


08.04.2025 |
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"Le grandi finestre lasciavano intravedere il buio della notte, rotto solo dalle stelle, mentre il calore del fuoco rendeva l’atmosfera densa, quasi palpabile..."
La mattina dopo quella notte di passione allo Splendido Hotel Romano, il sole filtrava timido dalle tende di velluto rosso scuro, illuminando i nostri corpi ancora intrecciati tra le lenzuola umide di desiderio. Cat si stiracchiò accanto a me, i suoi occhi stanchi ma accesi da una luce nuova, quella di una donna che si era riscoperta viva. La colazione ci attendeva, ma prima di lasciarla tornare alla sua vita, volevo legarla a me con un filo invisibile, un segreto che sarebbe stato solo nostro. La accompagnai in macchina verso casa, il silenzio tra noi carico di complicità. Poi, con un sorriso malizioso, le porsi un piccolo pacco regalo. I suoi occhi si illuminarono, un misto di curiosità e sorpresa. “Cosa mi hai regalato? C’è qualcosa che festeggiamo che non ricordo?” disse, scartandolo con mani impazienti. Quando aprì la scatola, restò immobile: un ovetto nero, elegante, con inserti dorati e una piccola codina, un oggetto che trasudava mistero. “Scusa, cos’è questo?” chiese, corrugando la fronte. La guardai negli occhi, profondo e sicuro: “Un oggetto da indossare.” Lei finse di non capire, ma il suo sguardo tradiva un fremito. “Su, andiamo al bar di fronte, così lo provi e prendiamo un caffè. Ci sono le istruzioni nella scatola.”
Al bagno del bar, Cat lo indossò, tornando con un’espressione interrogativa. “Allora, ti piace? Comodo?” le chiesi, trattenendo un sorriso. “Direi che mi ci sto abituando,” rispose, cauta. “Vedrai, il bello deve ancora venire,” aggiunsi, con una nota di promessa nella voce. Quello che Cat non sapeva era che l’ovetto, un gioiello tecnologico arrivato dagli Stati Uniti, era radiocomandato: vibrava in 15 modalità, si riscaldava, dava piccole scosse elettriche e misurava ogni suo parametro – temperatura, umidità, battito, eccitazione – tutto collegato a un’app sul mio telefono. Un segreto che ci avrebbe uniti, un pensiero continuo a ricordarle me, il suo amante, mentre il marito la ignorava, perso dietro ragazzine senza scrupoli.
Mentre facevamo colazione, aprii l’app di nascosto: temperatura 37,1 gradi, battiti 73, umidità 78%, eccitazione 55%. Funzionava alla perfezione, ma tenni le carte coperte. Ci salutammo con un bacio intenso, passionale, come solo lei sapeva fare, e Cat si diresse alla redazione radiofonica, ancora scossa dalla notte e dall’ennesima delusione del marito. Io, invece, sapevo che il nostro gioco era appena iniziato.
A metà mattina, le inviai un messaggio su WhatsApp: “Accendi l’app sul tuo telefono, fidati di me.” Cat, seduta alla sua scrivania, obbedì, curiosa. Non sapeva che stavo prendendo il controllo remoto del giocattolo. Premetti “Start” su un programma leggero: una vibrazione intermittente di 5 secondi la colpì, facendola sobbalzare. Strinse le cosce sotto la gonna aderente, cercando di mantenere il contegno mentre rispondeva a un collega. Il calore iniziò a diffondersi dentro di lei, lento e avvolgente, e i parametri sull’app salirono: battiti 85, umidità 85%, eccitazione 70%. Il desiderio cresceva, un fuoco che non poteva spegnere.
Durante una riunione, azionai un programma più intenso: 15 secondi di vibrazioni ritmate, seguite da una scossa elettrica leggera sul punto G. Cat si aggrappò al bordo del tavolo, il respiro corto, fingendo di annotare qualcosa. Sentiva il piacere montare, le mutandine ormai bagnate, e dovette mordersi il labbro per soffocare un gemito. Temperatura 37,3 gradi, battiti 90, umidità 92%, eccitazione 88%. Veniva in silenzio, il primo orgasmo della giornata, mentre il capo blaterava di ascolti. Nessuno si accorse di nulla, ma lei sì: il suo corpo tradiva il bisogno di me.
A pranzo, in pausa, il gioco continuò. Seduta al bar con un’amica, attivai un programma di “long pleasure”: 20 minuti di stimolazione alternata. Le vibrazioni la colpivano a ondate, il calore interno la scioglieva, e una scossa improvvisa la fece quasi cadere dalla sedia. “Tutto bene?” chiese l’amica. “Sì, solo un crampo,” mentì Cat, stringendo le gambe mentre un secondo orgasmo la travolgeva, silenzioso ma devastante. L’app segnava: battiti 110, umidità 97%, eccitazione 95%. Tornata in redazione, si accorse che le mutandine erano fradice. In bagno, se le tolse, le mani tremanti, dopo un terzo orgasmo nascosto dietro una telefonata.
Nel pomeriggio, durante una registrazione in studio, persi ogni remora. Programma “intense”: vibrazioni doppie, scosse ritmate, calore sul punto G. Cat, microfono acceso, dovette spegnerlo un attimo, fingendo un colpo di tosse mentre il quarto orgasmo la scuoteva, il corpo teso, il respiro spezzato. Bagnata, esausta, mi desiderava con ogni fibra. L’app gridava: battiti 128, umidità 100%, eccitazione 100%.
A fine giornata, le inviai un indirizzo su WhatsApp: un agriturismo fuori Roma, un rifugio di pace e lussuria. “Ti aspetto alle 20:00”
Dopo una giornata di vibrazioni, orgasmi silenziosi e desiderio represso, Cat arrivò all’indirizzo che le avevo mandato su WhatsApp: un agriturismo immerso nella campagna romana, un rifugio di pace e lussuria. La stanza ci accolse come un abbraccio sensuale: travi di legno scuro al soffitto, un letto ampio cosparso di petali di rosa rossa, un camino crepitante che gettava ombre danzanti sulle pareti di pietra. L’aria profumava di legna bruciata, mescolata a un sentore di lavanda e muschio che aleggiava dalle candele sparse qua e là. Le grandi finestre lasciavano intravedere il buio della notte, rotto solo dalle stelle, mentre il calore del fuoco rendeva l’atmosfera densa, quasi palpabile.
Quando Cat entrò, i suoi occhi brillavano di fame. Mi corse incontro, le sue labbra si schiantarono sulle mie in un bacio disperato, vorace, le lingue che si cercavano con urgenza. Le sue mani tremavano mentre le toglievo i vestiti, uno strato alla volta, fino a rivelare il suo corpo nudo, illuminato dal bagliore arancione delle fiamme. La spinsi sul letto, i petali che si spargevano sotto di lei, e mi inginocchiai tra le sue cosce. Tolsi l’ovetto con delicatezza, ma non prima di annusare il suo sesso: un odore intenso, selvaggio, di donna eccitata, un mix di sudore, umori e desiderio che mi fece pulsare. La mia lingua si posò su di lei, lenta, assaporando ogni piega della sua intimità. La succhiai a lungo, la punta che scivolava sulle grandi labbra, poi dentro, esplorando il suo calore umido, il clitoride che si gonfiava sotto i miei colpi. Cat gemeva, le mani nei miei capelli, spingendomi più a fondo, il suo sapore dolce e salato che mi riempiva la bocca.
Poi si alzò, famelica, e mi spinse indietro. “Tocca a me,” sussurrò, gli occhi accesi. Si chinò sul mio pene, duro e teso, e lo prese in bocca con avidità. La sua lingua danzava sulla punta, poi lungo l’asta, succhiando con forza, mentre le sue mani afferravano i miei testicoli. Li strinse, sapendo quanto mi piaceva, un misto di dolore e piacere che mi faceva gemere. “Così, stringi ancora,” le dissi, e lei obbedì, torcendoli leggermente, la bocca che lavorava senza sosta, il mio respiro che si spezzava.
La volevo tanto. Mi sdraiai, e Cat si mise sopra di me, guidando il mio pene nella sua vagina bollente. Entrai lento, profondo, sentendo ogni centimetro del suo calore avvolgermi. Lei alzò i piedi, poggiandoli sul mio petto, le dita perfette a pochi centimetri dalla mia bocca. Li leccai, succhiando ogni dito mentre affondavo dentro di lei, i suoi gemiti che si mescolavano al crepitio del camino. Il ritmo cresceva, i miei colpi si facevano più decisi, e Cat perse il controllo. L’orgasmo vaginale la colpì come un’onda, il suo corpo che vibrava, le cosce che tremavano, un urlo soffocato che esplodeva dalla sua gola. Si inarcò, il sesso che si contraeva intorno al mio, un piacere che la scuoteva fino alle ossa.
Ma non era abbastanza. “Prendimi dietro,” mi supplicò, la voce roca di desiderio. Si mise a carponi, il suo culo perfetto offerto a me, i petali appiccicati alla sua pelle sudata. Con dolcezza, feci scivolare il mio pene dentro di lei, il suo ano che si apriva piano, accogliendomi. Cat gemeva, una mano tra le cosce, toccandosi senza sosta, il piacere che non si arrestava. Aumentai il ritmo, i miei affondi profondi, il suo culo che si muoveva sempre più veloce contro di me, spingendosi sul mio pene duro e grosso. Poi arrivò: un orgasmo violento, un abbondante squirting che schizzò sul letto, un fiotto caldo che bagnò le lenzuola, i suoi gemiti che diventavano urla, il corpo scosso da spasmi incontrollabili.
La girai, ancora ansimante, e le sussurrai all’orecchio: “Ora voglio venire e riempirti di sperma la tua vagina. Voglio che torni a casa tutta piena di me.” Cat, eccitata all’ennesima potenza, urlò: “Sì, riempimi tutta, fammi vedere come fa un uomo vero!” Entrai di nuovo nella sua vagina, le gambe sollevate al cielo, i piedi sulle mie spalle mentre la penetravo con forza. Il ritmo aumentava, i miei affondi sempre più rapidi, e lei iniziò a incitarmi, le parole porche che sgorgavano senza freni: “Dammi tutto, fottimi come lui non sa fare, quel cornuto schifoso! Riempimi, fammi tua, quello è uno stronzo che non mi vede!” Ogni frase mi spingeva oltre, il suo sesso che pulsava, un altro orgasmo che montava mentre mi implorava.
Proprio allora, il suo telefono squillò: il marito. Lo ignorò, ridendo tra i gemiti, e io esplosi. Schizzi caldi le riempirono la vagina, fiotti potenti che la inondavano, e sentendo il mio sperma dentro di lei, Cat si lasciò andare a un orgasmo fortissimo, il corpo che si contorceva, urlando il mio nome. Il telefono continuava a squillare, ma lei non si fermò. Insaziabile, si chinò sul mio pene ancora durissimo, lo prese in bocca e lo ripulì tutto, succhiando ogni goccia, accarezzandosi il volto con la mia erezione, il suo respiro caldo sulla mia pelle.
Esausti, ci accasciammo tra le lenzuola bagnate, il profumo del sesso che si mescolava a quello del camino, i nostri corpi intrecciati, il telefono ormai silenzioso. Cat, con un sorriso sfinito, mi guardò: “Sei stato fantastico ma non ti permettere più di azionare il giocattolo quando sono in riunione” sussurrò, io la guardai con aria maliziosa "non posso promettertelo", entrambi ci abbracciammo e baciammo appassionatamente; un’amante rinata, lontana da un marito che non la meritava, e trascinata dalla passione e dal desiderio di sentirsi donna desiderata.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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