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Il Segreto confessato Part. 1


03.03.2025 |
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"“Immagina… le mani legate dietro la schiena, i polsi stretti da una corda morbida che ti tiene ferma, vulnerabile..."
Era una mattina grigia, di quelle in cui il cielo sembra pesare sulla città, ma Alesia si sentiva leggera, il corpo ancora percorso dai fremiti della notte precedente. Sdraiata sul letto, le lenzuola stropicciate che odoravano di noi, prese il telefono con un sorriso malizioso sulle labbra. Compose il numero di Ana, il cuore che batteva un po’ più veloce mentre aspettava la risposta.“Ciao, Alesia,” disse Ana, la voce vellutata che le accarezzava l’orecchio anche attraverso lo schermo. “Allora, com’è andata ieri? Raccontami tutto…” Il tono era provocatorio, un invito che Alesia non poteva rifiutare.
Alesia si sistemò meglio sui cuscini, la camicia da notte di seta che le scivolava lungo le cosce nude. “Ana… è stato incredibile,” iniziò, la voce bassa, quasi un sussurro. “Mi ha scoperta… ha trovato il vibratore e lo strap-on nell’armadio. E poi… mi ha presa, mi ha riempita tutta.” Fece una pausa, chiudendo gli occhi per rivivere ogni sensazione. “Prima dietro, con il suo pene vero, duro, caldo… ogni spinta mi apriva, mi faceva sentire completa, come se ogni parte di me fosse sua. E poi… mi ha girata, mi ha messo il vibratore nel culo e mi ha penetrata davanti. Ana, non puoi capire… la pienezza, quel senso di essere spalancata, dilatata ovunque. Era un misto di dolore e piacere, come se il mio corpo non potesse contenerlo tutto. E quando sono venuta… è stato violento, ho squirtato così forte che le lenzuola erano un lago.”
Ana rise piano, un suono caldo e malizioso. “Lo sapevo che ti sarebbe piaciuto… ma sai, Alesia, c’è di più. La prossima volta, fatti legare.” La sua voce si abbassò, carica di sensualità. “Immagina… le mani legate dietro la schiena, i polsi stretti da una corda morbida che ti tiene ferma, vulnerabile. Lui che ti sottomette, che ti penetra dove vuole—anale, orale, vaginale—e tu che non puoi fare altro che prenderlo, sentirlo tutto. È il piacere mentale, Alesia, la dominazione che ti entra nella testa, che amplifica ogni sensazione.”
Alesia sentì un calore crescerle tra le gambe, il racconto di Ana che le accendeva la fantasia. “Come… come funziona?” chiese, la voce tremante di curiosità e desiderio.
“È semplice,” continuò Ana, ogni parola scelta per stuzzicarla. “Immagina lui che ti lega i polsi, magari ti benda gli occhi, e tu sei lì, nuda, il sedere alzato, pronta. Ti penetra dietro, lento, con quel piccolo dolore che brucia all’inizio, ma poi si trasforma… diventa un fuoco che ti consuma. E mentre ti scopa il culo, ti tira i capelli, ti sussurra che sei sua, che non puoi scappare. Poi ti gira, ti ficca il suo pene in bocca, duro, pulsante, e tu lo succhi, lo senti spingere fino in gola, quel sapore che ti riempie. E quando ti penetra davanti, sei già aperta, bagnata, e ogni colpo è un’onda che ti spacca in due. Il dolore… quel pizzico di dolore, Alesia, rende il piacere più grande, più profondo. Ti senti dominata, posseduta, e la tua mente si arrende… è lì che vieni, forte, senza controllo.”
Alesia non resistette più. Mentre Ana parlava, la sua mano destra scivolò sotto la camicia da notte, trovando la sua vagina già umida, le dita che sfioravano il clitoride con un tocco leggero ma urgente. “Ana… continua,” sussurrò, il respiro corto, cercando di non far trapelare il suo gesto, ma la voce la tradiva, roca di desiderio.
“Ti piace l’idea, vero?” disse Ana, la provocazione che si intensificava. “Immagina che ti schiaffeggi il sedere mentre ti penetra, quel bruciore caldo sulla pelle che si mescola al piacere del suo pene dentro di te. O magari ti stringe i capezzoli, un pizzico che ti fa gemere, e tu sei lì, legata, incapace di muoverti, e ogni piccolo dolore ti porta più vicino all’orgasmo. È la sottomissione, Alesia… ti senti sua, e questo ti fa esplodere.”
Alesia chiuse gli occhi, le dita che correvano veloci sul clitoride, bagnate dei suoi umori che colavano abbondanti. La descrizione di Ana era un fuoco che le incendiava la mente, immagini di me che la legavo, che la dominavo, che le davo quel pizzico di dolore che amplificava ogni sensazione. “Sì… sì,” ansimò piano, cercando di soffocare il gemito mentre il piacere montava, il suo corpo che tremava sotto la seta. La mano sinistra si strinse al cuscino, le cosce che si chiudevano intorno alle dita mentre si sfregava con un ritmo selvaggio, il clitoride pulsante che la portava al confine.
“Ti stai toccando, vero?” rise Ana, la voce carica di complicità. “Lo sento… godi, Alesia, pensa a lui che ti domina.” Quelle parole furono la scintilla: Alesia venne, un orgasmo rapido e intenso che le fece socchiudere gli occhi, un fiotto caldo che le bagnò le dita e la camicia, un piacere che le strappò un gemito soffocato mentre cercava di non farsi accorgere troppo. “Ana… è… incredibile,” riuscì a dire, la voce spezzata, le mani ancora tremanti sul clitoride bagnato.
“Te l’avevo detto,” rispose Ana, sensuale e trionfante. “La prossima volta, fatti legare… e raccontami tutto.” La telefonata si concluse con un saluto rapido, lasciando Alesia sdraiata sul letto, pensierosa e incuriosita, il corpo ancora percorso dai fremiti del suo orgasmo. La sua mente era un vortice di fantasie: corde sui polsi, il piccolo dolore che si mescolava al piacere, la sottomissione che Ana aveva descritto così bene. Non vedeva l’ora di provarlo, di sentirsi dominata, di scoprire quanto lontano quel piacere mentale potesse portarla.
Alesia si alzò, le cosce lucide dei suoi umori, e si guardò allo specchio, un sorriso malizioso sulle labbra. Il segreto del vibratore era stato solo l’inizio; ora, grazie ad Ana, un nuovo mondo di dominazione e piacere si apriva davanti a lei. Quando fossi tornato a casa, avrebbe trovato un modo per provocarmi, per spingermi a legarla, a farle provare quel mix di dolore e godimento che le bruciava dentro. La telefonata con Ana l’aveva eccitata oltre ogni limite, e il suo clitoride ancora pulsava al pensiero di ciò che sarebbe venuto dopo.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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