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Il segreto confessato Part. 2


07.04.2025 |
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"“Sì, sì, ” ansimava, il corpo che si apriva a me, il sedere che stringeva intorno al mio sesso mentre la dominavo..."
La telefonata con Ana aveva lasciato Alesia in un vortice di desiderio, il corpo ancora caldo e tremante dal suo orgasmo solitario. Quando rientrai a casa quella sera, trovai un’atmosfera diversa: le luci soffuse, una bottiglia di vino aperta sul tavolo e Alesia che mi aspettava sul divano, vestita solo con una camicia di seta nera semiaperta e le sue autoreggenti nere, i capelli sciolti che le cadevano sulle spalle come un velo di oscurità. Mi guardò con occhi che brillavano di un’intensità nuova, un sorriso malizioso che nascondeva un segreto pronto a esplodere.“Ciao, amore,” disse, la voce morbida ma carica di provocazione. Si alzò, avvicinandosi con passo lento, e mi posò una mano sul petto. “Ho pensato a qualcosa di speciale per stasera… un gioco. Vuoi essere il mio Padrone?” Le sue parole mi colpirono come un’onda, il desiderio che si accendeva nei suoi occhi mentre mi sfiorava il collo con le dita. “Legami… dominami… fammi tua,” sussurrò, e io sentii il sangue ribollirmi nelle vene, un’urgenza che non potevo ignorare.
“Va bene, mia dolce schiava,” risposi, la voce roca di passione, entrando nel ruolo con una naturalezza che mi sorprese. “Vai in camera. Spogliati. Aspettami in ginocchio sul letto.” Alesia annuì, un fremito che le attraversava il corpo mentre si allontanava, la seta che scivolava sui suoi fianchi con ogni passo.
Entrai in camera pochi minuti dopo, trovandola esattamente come avevo ordinato: nuda, in ginocchio sul letto, le mani posate sulle cosce, il respiro corto che le sollevava il petto. I suoi capezzoli erano già duri, la pelle lucida di un desiderio che non poteva nascondere. Presi una corda di seta nera dal cassetto—un acquisto impulsivo di qualche mese prima—e mi avvicinai, il mio sguardo che la dominava mentre lei abbassava gli occhi, pronta a sottomettersi.
“Sei mia,” dissi, la voce ferma, e le legai i polsi dietro la schiena, i nodi stretti ma morbidi, la seta che le accarezzava la pelle mentre la immobilizzavo. “Non ti muoverai finché non te lo dirò.” Le bendai gli occhi con una sciarpa di raso, privandola della vista, e il suo respiro si fece più rapido, un gemito che le sfuggiva mentre il buio amplificava ogni sensazione. Le accarezzai il viso, poi scesi sul collo, le dita che sfioravano i seni, pizzicandole i capezzoli abbastanza forte da strapparle un piccolo urlo, un misto di dolore e piacere che le fece inarcare la schiena.
La feci sdraiare a pancia in giù, il sedere alzato verso di me, un’offerta che mi faceva pulsare di desiderio. Presi una cintura di pelle dal guardaroba, morbida ma rigida, e la passai sulla sua pelle, un tocco leggero che la fece rabbrividire. “Vuoi sentire il tuo Padrone?” chiesi, e lei annuì, “Sì, ti prego…” La cintura scese sul suo sedere con un colpo secco, non troppo forte, ma abbastanza da lasciarle un segno rosa, un bruciore caldo che le strappò un gemito profondo. “Di più,” sussurrò, e io colpii ancora, due, tre volte, ogni schiaffo che le arrossava la pelle, il dolore che si mescolava al piacere mentre lei si contorceva sotto di me.
Le spalmai del lubrificante sulla rosellina, le dita che la accarezzavano con una lentezza crudele, preparandola mentre gemeva, “Padrone… prendimi.” Mi slacciai i pantaloni, il mio pene duro e pronto, e la penetrai anale con un movimento lento ma deciso, entrando fino in fondo. “Sei mia,” ringhiai, tirandole i capelli con una mano mentre la possedevo, ogni spinta che la faceva urlare piano, il piccolo dolore della penetrazione che amplificava il suo piacere. “Sì, sì,” ansimava, il corpo che si apriva a me, il sedere che stringeva intorno al mio sesso mentre la dominavo.
La girai sulla schiena, le mani ancora legate, la benda sugli occhi che la teneva nel buio. Le sollevai le gambe, posandole sulle mie spalle, e presi il suo vibratore nero dal comodino, lubrificandolo con cura. “Ora ti avrò tutta,” dissi, infilandolo nel suo sedere con una pressione lenta, sentendo i suoi muscoli cedere mentre gemeva, un suono di resa e desiderio. Poi entrai nella sua vagina, il mio pene che la riempiva mentre il vibratore pulsava nel suo culo, una doppia penetrazione che la dilatò completamente.
La sensazione era selvaggia: il suo sedere stretto che stringeva il vibratore, la vagina calda e bagnata che mi avvolgeva, un’apertura totale che le strappava gemiti continui. “Padrone… mi stai spezzando,” ansimava, gli occhi socchiusi sotto la benda, il viso contratto tra il dolore della dilatazione e un piacere così intenso da farla tremare. Spingevo con forza, il vibratore che vibrava dentro di lei, amplificando ogni colpo, e le sue mani legate si torcevano contro la corda mentre il suo corpo si arrendeva a me. “Ti piace essere mia schiava?” chiesi, pizzicandole i capezzoli con una pressione decisa, e lei urlò, “Sì, Padrone, ti prego… fammi venire.”
Il ritmo si fece selvaggio, il mio pene che affondava nella sua vagina, il vibratore che le scuoteva il sedere, e Alesia si perse in un orgasmo continuo, il corpo che si contorceva sotto di me, i gemiti che si trasformavano in urla soffocate. “Sto venendo… ancora… ancora,” gridava, e ogni orgasmo la faceva squirting, fiotti caldi che schizzavano sulle lenzuola, sul mio ventre, un mare di piacere che ci bagnava mentre la dominavo. Il dolore della dilatazione, quel pizzico che le bruciava dentro, si fondeva con un’estasi che la spingeva oltre ogni limite, gli occhi socchiusi sotto la benda che tradivano la sua resa totale.
“Riempimi, Padrone,” implorò, e io esplosi, schizzi di sperma caldo che le inondavano la vagina, colpendole l’utero con una forza che la fece urlare ancora, il suo ultimo orgasmo che la scuoteva mentre si stringeva intorno a me, il vibratore ancora nel suo sedere che pulsava contro i miei colpi. Restammo fermi, ansimanti, il mio sperma che colava dalla sua vagina, il suo corpo tremante sotto il mio dominio, un piacere che ci aveva travolti entrambi.
Le slegai i polsi, togliendole la benda, e Alesia mi guardò con occhi velati di piacere e gratitudine. “Amore… è stato… tutto,” sussurrò, accarezzandomi il viso mentre ci sdraiavamo insieme, le lenzuola bagnate del suo squirting sotto di noi. “Voglio essere la tua schiava ancora,” disse, un sorriso malizioso che prometteva altri giochi. La strinsi a me, sapendo che il suo segreto aveva aperto un mondo di passione e dominazione che non avremmo mai smesso di esplorare.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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