bdsm
Francesca

04.03.2025 |
2.237 |
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"Sento che tu potresti essere la mia occasione di riscatto, l’unica cosa che mi libererà dal male, però..."
"Sei bellissima" dico. Lei sorride, alza un sopracciglio."Mai quanto te."
"Modesta."
"Sto per fare qualcos’altro."
"Cosa?"
"Questo." Chiudo gli occhi d’istinto e in un battito di ciglia le sue mani afferrano il mio volto e la sua bocca precipita sulla mia. È uno scontro di lingue, di follie e promesse, di sogni. Di luce e buio.
Mi bacia con ogni pezzo di sé. Nemmeno mi ricordo se mi hanno mai baciata così. Come se per ogni istante di quel bacio mi stesse leggendo dentro. Come se mi fosse entrata dentro. Così.
E ci baciamo all’infinito, senza staccarci, nutrendo l’un l’altra. E quando si distacca mi gira così tanto la testa da dovermi aggrappare a lei. "Adesso devo andare."
La mia mente ha lottato per fermarla, ma il desiderio di farlo era troppo grande. Desidero quella labbra piccole e carnose quel che basta da quando l'ho vista. Non so dire esattamente cosa mi hanno trasmesso quegli occhi, al punto da essere sicura di volere lei. Non lo so.
Forse ho incontrato il suo volto nel momento esatto in cui qualcosa, dentro di me stava cambiando. Pian piano si è spezzato qualcosa.
Lentamente, ma sempre di più, sentivo contorcersi dentro il senso della fine del mio mondo.
Volevo mettere a tacere tutto questo. Volevo terminare per sempre quello che ero, che sono. Ciò che faccio ogni giorno ormai da una vita intera. Voglio ancora mettere fine a tutto, eppure ogni volta non mi sembra mai abbastanza. Come se non fosse ancora il momento. Come se non fossi ancora pronta.
Può sembrare folle e probabilmente lo è, ma dare un taglio netto, recidere per sempre i legami col passato, mi spaventa a morte. E questo mi fa schifo.
Odio tutto ciò che mi circonda, ma una parte di me non riesce a staccare perché, in fondo, è tutto ciò che ho. Schiava.
- - -
Rivederla dopo quel bacio non è facile per me. La mia mente ha lottato per fermarla, ma il desiderio di farlo era troppo grande. Prendo un grosso respiro.
È rannicchiata sul divano, sembra che dorma. La raggiungo, sedendomi cautamente sul sofà.
"Cazzo, mi hai fatto prendere un colpo!" esclama, portandosi una mano al petto. "Perché sei fuggita, ieri?"
"Perché quel bacio è stato troppo" confesso, giocando con la sua mano ma senza guardarla negli occhi.
"Troppo? Troppo cosa?"
"Troppo tutto. Non è facile per me. Non sono abituata a questo, a donne come te."
Mi alzo di scatto, ritraendo dalle strane sensazioni che sento al suo fianco. Torturo la mia chioma ficcando le mani dentro, quando sento una delle sue posarsi sulla mia spalla.
"Forse sta cambiando tutto. Forse tu stai cambiando. Magari non sei più la donna che si è rinchiusa, quella che si costringe a follie. Non è mai troppo tardi per cambiare."
"Io non lo so. Ti confesso che non so proprio che pensare." Mi volto. I suoi occhi mi scavano dentro. Indagano, interrogano. Fanno male.
"È tutto dannatamente nuovo e strano. Diverso. Diverso da tutto quello che ho vissuto finora. Sento che tu potresti essere la mia occasione di riscatto, l’unica cosa che mi libererà dal male, però..."
Lei sorride e mi carezza una guancia. Poi siede sul divano e sospira, tornando a guardarmi.
"Se questo deve essere il “momento confessione”" virgoletta, ridacchiando un po’, "allora anche io devo confessarti qualcosa per cui, nel profondo, provavo estrema vergogna."
"Che cosa?" chiedo, cercando di carpire una risposta dal suo sguardo.
"Te. O meglio quello che ho sempre sentito quando mi sei vicina. Io sapevo quello che sei, ma ho sempre provato una strana attrazione per te."
Trasalisco, spiazzata.
"E non parlo solo di attrazione fisica. C’è qualcosa in te. Qualcosa che mi spinge a volerne sapere di più, a capire perché sei così, chi ti ha portato a questo punto. Volevo conoscerti, aiutarti, essere in qualche modo la tua ancora di salvezza. Ci sono stati dei momenti in cui mi sono data della matta da sola." ride, facendo sorridere un po’ anche a me.
Piccola dolce ingenua. Angelo buono. Non immagina. Non immagina davvero chi sono, cosa ho compiuto. Si avvicina a me e mi prende le mani.
"Sì, lo so, è folle, ma… io me lo sento. Fuggiamo insieme via di qui. Francesca, potrai vivere una vita diversa."
La guardo. Scuoto il capo, mi allontano da lei, da come mi fa sentire.
"Non è come credi. Non sono così perché qualcuno mi ha obbligata. Sono così perché l’ho voluto io." I suoi occhi cambiano, si riempiono di lacrime.
"Che… che significa?"
"Che sono una donna sull’orlo del precipizio. Ma io ho scelto. Ho visto la vita che avevo difronte e ho scelto. Sono cosi per colpa mia."
Sento che vorrebbe urlare, prendermi a pugni, ma non lo fa.
"Tu… Va’ via. Vattene. E non farti vedere mai più."
Provo a raggiungerla, ma lei si sposta. "Non avvicinarti e non provare a toccarmi. Quale donna sacrifica la propria vita? Che cosa sei per te, eh? Una cavia per i perversi? Un pezzo di carne su cui fare i loro esperimenti, su cui riversare la loro malvagità? Che cosa??" grida, liberandosi finalmente di tutto il dolore.
"Io non lo so perché lo fanno, ok? Ma sono nata in questo mondo e questa per me è la normalità. È sbagliato, lo so. È malvagio, crudele, compiono azioni stomachevoli. È così è basta." Non aggiungo altro.
Mi vergogno di me stessa. Mi sono aperta a lei e le ho svelato chi sono. Lo schifo di quello che sono. Non temo più nulla. Tanto che vita è la mia? Smarrita in un mondo che non mi appartiene, in cui sono precipitata.
Ferita, umiliata dai demoni che ballano con me. Fatta a pezzi dalla vita, da quello che mi ha riservato. Dal destino che mi ha voluta così. Una schiava per soddisfare la sadica voglia di un gruppo di malati.
Che senso ha questa vita? Che senso ha la mia? Che senso ha vivere in un mondo dove il male è più forte del bene?
Io non so amare e non sono mai stata amata. Sono una schiava. La mia vita è fondata sul sesso, sulla vergogna, incesti, stupri e punizioni. Vivo sapendo che prima o poi qualcuno deciderà improvvisamente di picchiarmi, violentare il mio corpo e chissà cos’altro.
Ho tentato. Mi sono illusa che se lui avesse fatto quella cosa per me avrebbe significato che ce l’avevo in pugno, che ben presto si sarebbe innamorato di me e mi avrebbe resa libera. Ma non ha funzionato. Non ho cuore. Nessuno può amare una come me. E nessuno può nemmeno pensare di farsi amare da me. Volevo giocare con la sua psiche, approfittare di un uomo cresciuto senza amore. Un pensiero malvagio, forse, ma per uscire dal giogo necessito almeno di un briciolo di quella malvagità che usano loro in ogni istante.
Non so più nemmeno la ragione per cui continuo a lottare. Vorrei mollare tutto, lasciarmi morire, ma non ci riesco. Sento come una forza sovrumana che mi spinge a resistere ancora. Voglio cambiare.
Farlo per me e per lei. Non so cos’abbia di speciale, perché proprio lei, perché proprio questa giovane donna.
Un fremito mi attraversa tutta e si blocca in mezzo alle gambe. Non so cosa mi stia succedendo, mi sembra di essere impazzita.
Le sue labbra sulle mie, ancora. Le sue mani su di me. Il suo corpo. Il mio corpo. Insieme. Fuse. A darsi piacere. Le gambe tremano e la mia intimità pulsa ancora. Sono eccitata. Estremamente eccitata. Non sono più sola.
Non sono più in balìa dei miei aguzzini, schiava delle loro voglie.
Lei è qui e potrebbe succedere l’irreparabile. Quello che, però, entrambe desideriamo fin nel profondo.
"Francesca…" Ha un tono divertito. Abbassa il capo, sembra in imbarazzo. "Sei bella come una mattina di sole. Come una coperta calda quando fa freddo e come la notte più stellata di un intero anno." Ride ancora.
"Ti amo."
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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