tradimenti

Il cervo


di Pprossa
23.12.2024    |    3.175    |    10 9.4
"Eppure tra le mie braccia sei cambiata all’improvviso..."
Luisa non riusciva a prendere sonno. Si girava e rigirava sotto il piumone cercando di scacciare ogni pensiero, distendere mente e corpo, ma niente. Non appena le sembrava di essere vicina ad assopirsi il pensiero di quello che era successo riprendeva a tormentarla. E il telefono continuava a vibrare. Roberto non aveva mai smesso di chiamarla.

Luisa non sopportava l’idea che lui... "Lui è solo un parente", cercava di ripetersi. Ma poi veniva assalita dal ricordo di loro due insieme. Questo era stato l’errore, si diceva. Aveva tradito la regola che si era data, non lasciarsi travolgere dalla passione, e questo era il risultato. Guardò l’orologio appeso al muro, le due e trenta. Era tardi, ma questo peggiorò il suo malumore: il mattino era ancora lontano. E il telefono continuava a vibrare.

Alle otto, lei era in cucina. Preparava la colazione e tornava con il pensiero al sesso fatto il giorno prima. Si dava della scema, ma le sembrava ancora poco, così prese a darsi della puttana. Afferrò il cellulare. C'era un messaggio di Roberto. Lo aprì.

"Luisa, amore mio, ti scrivo questo dopo una giornata trascorsa nel più profondo tormento. È notte fonda ormai, fino all’ultimo ho esitato, prigioniero dei miei dubbi. Ma una volta deciso, sento l’obbligo di dire tutto quello che il mio povero cuore sente e teme. Mi disprezzerai per questo? Non lo so, sono pieno di dubbi come ti ho scritto. Ma come è mio costume, andrò diritto al sodo. Questo pomeriggio mentre ballavamo insieme agli amici ho avvertito un’improvvisa distanza fra noi. Forse ricorderai che era la nostra canzone preferita e io ridevo con te mentre ti stringevo. Poi sono arrivati gli altri, e tra loro mio fratello. Ti prego, non essere arrabbiata con me, forse sono stupido. Eppure tra le mie braccia sei cambiata all’improvviso. Più tardi Sergio, ricordi?, ti ha chiesto di ballare e io vi ho osservati con attenzione. Dimmi, Luisa, è soltanto una mia fantasia? Lo spettro della gelosia che mi rende stupido? Anche ora, mentre ti scrivo, fremo al pensiero di quello che ho visto. Oppure, amore mio, l’ho soltanto immaginato? Non hai risposto alle mie chiamate per tutta la sera, la notte. Perdona le mie parole confuse. Ho bisogno di essere rassicurato, ma quel che voglio dirti è che il mio cuore, così profondamente legato a te ormai, è pronto a sopportare qualunque prova. Se i tuoi sentimenti sono mutati, saprò accettarlo, purché tu sia sincera con me come io lo sono stato con te. Prego di essere preda di una fantasia, come mi hai detto, un brutto sogno da cui mi sveglierò grazie a te. Non essere arrabbiata. Ti amo. Roberto."

"Sono una stronza!" Strinse il telefono fra le mani. Voleva distruggerlo. Lesse il messaggio e ricordò molti particolari del giorno prima, il momento della sua prima, grande, enorme bugia detta a Roberto. "Ed oggi, la bugia che gli dirai sarà ancora più grande. Stronza!"

"Mi ero vestita con cura, un abito verde acqua, di lino. Avevo scelto gli orecchini grandi a cerchio e messo due gocce di profumo. Ero entrata nel salone di casa Genna sulle note della canzone che imperversa in questo momento. I ragazzi stavano un po’ in disparte, accanto al mobile su cui erano posate le bibite. Erano eleganti, indossavano polo e mocassini. Non mi ero mai sentita tanto felice. Ci siamo fidanzati da poco e Roberto mi aveva presentata a tutti prima di guidarmi al centro del salone fra le altre coppie strette nel ballo.

La musica ci cullava dolcemente, quando Sergio era entrato nella stanza e aveva sfidato le buone maniere, la decenza, il rispetto, fissandomi con insistenza. Io, una sciocca, non ero riuscita ad abbassare lo sguardo. Avevo stretto Roberto affondando il viso nella sua spalla, ma non avevo resistito che un momento: ero tornata a guardarlo. Lui sorrideva, e qualcosa era successo in me.
Sergio mi aveva invitata a ballare. Posso ancora sentire la canzone, il calore della sua mano posata sulla mia schiena, il fuoco nello stomaco.

Il caos che era seguito lo ricordo con più difficoltà, ma so come tutto era finito. Rimasti soli, avevo rassicurato Roberto, scuro in viso. Lo avevo abbracciato e avevo liquidato i suoi dubbi come stupide fantasie, baciandolo.
Ero caduta in ginocchio, sorridendo maliziosamente mentre gli slaccio la cintura, le dita tremanti per il pensiero volato a Sergio. Il suo cazzo era scattato fuori, grosso e pronto. Avevo avvolto le labbra intorno, assaporando il suo peso sulla lingua. Per Roberto era stato difficile rimanere scontroso o irritato. Dopo avere bevuto, mi aveva accompagnato a casa."

Erano quasi le ventidue. Luisa era in camera. Invece di prepararsi per la notte, se ne stava lì, con la testa in confusione. Tutta colpa del fratello di Roberto. Che metteva a soqquadro la sua vita con un semplice sguardo e una mano a sfiorarle la schiena. Sussultò per il bip improvviso del telefonino. Numero sconosciuto.

Chi apre il messaggio inviato da un numero sconosciuto? Luisa era stata una sciocca!
"Scendi! Sono sotto casa tua." Non avrebbe dovuto rispondere. "Chi sei?"
"Sono Sergio. Scendi!" Le farfalle nello stomaco, le gambe l' abbandonano. Avrebbe dovuto chiedere a Sergio chi gli avesse dato il suo numero, il suo indirizzo. Non avrebbe dovuto! "Alle ventidue, una ragazza fidanzata non scende per incontrare uno che non sia il suo ragazzo." Si disse.

Indossa uno spolverino. Fa le scale a piedi. Non ha voglia di attendere l'ascensore al piano. Senza spostarsi dal suo sedile, Sergio le apre lo sportello. Le sue mani finiscono su di lei prima che possa prendere respiro, tirandola vicino mentre le sue labbra si scontrano con le sue. Il suo bacio è affamato e carico di desiderio. Avrebbe dovuto urlare. Invece.
Le sue mani, invece, si aggrappano alla sua camicia, tirandolo più vicino, desiderando cancellare lo spazio tra loro due. Luisa sente le sue dita scorrere lungo i suoi fianchi, sollevando il tessuto sottile del vestito, il suo tocco lascia una scia di fuoco sulla sua pelle. Lui ha tirato giù le bretelle del vestito, esponendo i seni, e la sua bocca si è spostata sui capezzoli, succhiando forte, inviando un brivido di piacere direttamente lì. "No! Fermo!" Ansimando, aveva piegato la testa all'indietro mentre lui gioca con un capezzolo e poi con l'altro, la sua lingua che si muove circolarmente sulla pelle sensibile. "Ti prego! Smettila!"
Ma la sua mano è scivolata giù lungo il suo stomaco, infilandosi sotto l’orlo del vestito. Luisa ha sentito le sue dita sfiorare le mutandine, e un brivido l'attraversa. È già bagnata, bramando il suo tocco e quando le sue dita si spostano di lato le mutandine, e scivolano tra le sue pieghe, non ha potuto trattenere il gemito "Sergio… per favore, tuo fratello..." implora, inarcando verso il suo tocco.

Le sue dita scivolano dentro di lei, profonde e lente, il suo pollice che disegna cerchi sul suo clitoride. Il suo corpo che trema mentre il piacere scorre attraverso di lei. "Cazzo, sei così stretta," mormora, la voce densa di desiderio. "Voglio sentirti venire sul mio cazzo." Era già così vicina, il suo corpo che reagiva al suo tocco, ma prima che potesse raggiungere l'apice, lui ha tolto le dita. Luisa geme per la perdita, ma lui la sta già girando, piegandola sopra il sedile. Si prepara, guardandolo mentre si sbottona i pantaloni, tirando fuori il suo cazzo. Grosso, duro e così dannatamente grande. Sposta di lato le mutandine e stuzzica l'ingresso con la testa del suo cazzo. "Devi guardarmi mentre ti scopo," ordina la sua voce bassa e autoritaria. "Voglio che tu veda che non sono Roberto."
L'ha penetrata con un’unica, dura spinta, riempiendola completamente. Si è mosso dentro di lei, le mani afferrano i suoi fianchi, tirandola indietro contro di lui con ogni spinta. La scopa con forza e profondità, il suo cazzo che la colpisce, una mano sale a tirarle i capelli. "Hai bisogno di uno che ti scopi così? Mio fratello ti scopa così?" "No." la sua voce era stata un gemito senza fiato.
Lui emette un gemito basso e gutturale, i suoi fianchi sussultano mentre la riempie, caldo e denso.
Si era chinato su di lei, il suo respiro caldo contro il suo orecchio. "Sei mia, Luisa. Puoi pure sposarlo, ma sei mia."

Luisa apre gli occhi. Smette di rivedere quelle scene nella sua testa e rilegge il messaggio di Roberto. Le sue dita scorrono sui tasti del telefono. "Amore. Stupido! Di cosa devo rassicurarti? Anche il mio cuore è profondamente legato a te e, insieme, sopporteremo e supereremo qualunque prova. Io sarò sempre sincera con te come tu devi esserlo con me. La tua è una fantasia. Non è un brutto incubo, ma un bel sogno da cui ci sveglieremo insieme. Non sono arrabbiata. Ti amo. Luisa." Preme il tasto invio.

Roberto visualizza subito il messaggio. Un bip! Sul display Luisa legge: "Se non è un incubo, io lo accetto.Ti va un caffè, amore?". "Certo, volentieri."

Luisa si chiede se può tornare indietro nel tempo e non precipitare. È impossibile.
Alle nove, scende da casa. Roberto l'aspetta davanti il palazzo. "Amore...ti devo parlare."
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