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Dopocena da porcellina


di Pprossa
13.06.2024    |    1.034    |    4 9.7
"“Dai, tiracelo fuori” la incalzo..."
Sono Carlo, universitario fuori corso e fuori sede, ho ventisette anni, single per scelta. Da otto giorni, sono coinquilino di Leonardo, compaesano mio e fuori corso come me.

Insomma tanta poca voglia di studiare e tanta voglia di fica.

Questa sera siamo usciti, io, lui e la sua ragazza, Cinzia, una matricola diciannovenne tutta pepe. Ci siamo fermati nella trattoria sotto casa.

Abbiamo cenato e Cinzia, su nostra insistenza, ha condiviso le sue prime storie d’amore e d’approccio con i ragazzi e su quello che aveva fatto con loro; non ha detto molto per la verità, ma è risultato eccitante ascoltarla.

Aveva tenuto quegli occhi furbetti puntati su di me, come se stesse studiando per un compito ed io fatto del mio meglio per ignorarla, temevo che Leonardo notasse quanto fossi eccitato e si infastidisse per la sua ragazza, poco più che maggiorenne. Ed invece, mi sbagliavo.

“Quindi?” lo sento dire, “vogliamo lasciarlo nel dubbio?”

“Scusa Leonardo, cosa mi stai chiedendo di preciso? Di fargli vedere come lo fa tua ragazza? No perché, se non l’hai capito, parliamo della tua ragazza, e davvero vorresti che io…”

Lascia la frase sospesa e io mantengo il mio sorrisino forzato. Di che stanno parlando? Dovevo essere soprappensiero e ho perso il filo del loro discorso.

Ricordo solo che Leonardo le aveva chiesto di raccontarmi di quella volta al cinema col suo compagno di liceo con cui faceva coppia e che lei aveva iniziato a raccontare tutta la trama del film; poi, mi ero distratto, non seguendo più il suo discorso.

Sorrido in modo forzato, all’inizio. Ora, ascoltando le parole di Leonardo, non so più se lo sia.

“Ti dirò tesoro, il tuo dire e quest’atmosfera mi hanno coinvolto in una fantasia strana. Credo che sì, mi piacerebbe vedere come te la cavi con due uccelli, amore.”

Resto di sasso!

“Ma stai dicendo davvero? Lo vorresti davvero?”

“Ehi! Scusate, ma io sono qua. Vi sento!”

Sono Leonardo. E come se Carlo, con la sua esclamazione, mi avesse schiaffeggiato. Mi ha svegliato!

Sento un’ansia profonda che sale dentro di me, il che è innegabile; è un fastidio che mi toglie il respiro.

Non so se sono pronto a vederla col cazzo di un altro fra le labbra, però l’eccitazione è ancora più profonda, molto più intensa. Morbosa, indecente, assurda eppure incredibilmente emozionate. Lo voglio! E sia!

“Ragazzi, pago e saliamo a casa.”

Dieci minuti dopo, siamo nell’appartamento, io e lei seduti sul divano, Carlo è nella poltrona. Li guardo, prendo un lungo respiro e cerco di mostrare tutta la mia convinzione, cancellando la sua presenza.

“Amore, tornando a prima, io sì, lo vorrei eccome, e tu?”

“Ma scusa, è un tuo amico”

Mi alzo, la prendo per mano e la invito ad alzarsi.

Carlo non perde tempo e ci raggiunge, siamo in piedi sul tappeto, di fianco al divano, accostati.

I nostri corpi si sfiorano. Lei mi guarda con la sua aria incredula, turbata ma al tempo stesso elettrizzata.

Le prendo le mani, ne porto una sulla mia patta e l’altra su quella di Carlo.

Il cuore mi perde un colpo e il respiro mi resta a metà. Cinzia ritira la mano, come se avesse toccato qualcosa che scotta.

Gliela porto nuovamente e stavolta fa resistenza solo per alcuni secondi poi la lascia lì. Timidamente lo palpa.

“Ce l’avete già duro tutti e due”, sussurra con un alito di voce stupito.

“Da un pezzo!”sogghigna Carlo.

“Che situazione assurda”, sospira. “È… è davvero irreale.”

Io scendo sotto il suo abitino e la sfioro in mezzo alle gambe, il centro del perizoma è fradicio.

“Beh, direi che la situazione assurda non ha lasciato indifferente neppure te.”

Socchiude gli occhi al mio tocco.

“Dai, tiracelo fuori” la incalzo. Si avvicina e mi sfiora le labbra con le sue.

“Ancora non riesco a credere che tu me lo stia chiedendo per davvero. Sei un gran porco, amore.”

“Oh, lo sono eccome, sai che adoro vederti vincere i tuoi pudori e spingerti oltre, alla scoperta di piaceri nuovi sempre più divertenti. Poi li raccontiamo al nostro Carlo.”

“Spingermi oltre…” deglutisce a fatica. “cosa credi che penserà di me questo tuo amico?”

Con tutte queste obiezioni da ragazza titubante, inizia a mettermi in difficoltà, devo pensarci un attimo per trovare la risposta.

“Penserà che siamo una coppia molto unita e molto disinibita, la verità, in fondo.”

“Io non lo so se mi sento così disinibita…”

“Però sei curiosa. Molto curiosa e molto attratta da questa situazione, negalo se ci riesci.”

Guarda me, guarda lui, si morde il labbro inferiore e torna a spostare lo sguardo da uno all’altro.

“No”, sussurra alla fine, “è vero, mi intrigate…” ci strizza gli uccelli, “…con queste reazioni. Sono confusa, terribilmente imbarazzata ma anche… sì”, sbuffa, “sì, credo di essere anche curiosa.”

“Allora, tesoro, è venuto il momento di toglierti la curiosità.”

Le metto una mano sulla spalla e la invito a chinarsi. Lei si lascia guidare docilmente senza distogliere gli occhi dai miei.

Una volta inginocchiata davanti a noi si dedica dapprima ai miei pantaloni, li apre lentamente e li lascia scendere ai piedi insieme ai miei boxer, quindi si rivolge verso Carlo.

Mentre lo fa il mio cazzo eretto le sfiora la guancia. Gli abbassa i pantaloni, poi mette le dita sotto l’elastico dello slip ed è titubante per l’ultima volta. Un'altra occhiata verso l’alto e si decide.

Basta un minimo gesto perché il cazzo di Carlo svetti fuori in tutta la sua irruenza. Niente male, il compaesano è ben dotato. Speravo meno, onestamente. Cinzia si rivolgeva a me col nomignolo di “mio cazzone”, ora lo userà per Carlo.

Però lo apprezza, non riesce a distogliere lo sguardo da quella grossa cappella che punta dritta verso il suo volto.

“Su amore”, la invito con voce roca, quasi afona, “fagli vedere come lo succhia la mia ragazza. Fagli vedere che meravigliosi pompini sai fare.”

Lei è combattuta fra desiderio e vergogna. E con un leggero scuotere della testa, lascia che il desiderio prenda il sopravvento. Avvolge una mano attorno al mio cazzo e porta l’altra sul fianco di Carlo, poi avvicina la testa, assaggia con labbra titubanti la consistenza di quella cappella e infine si decide, avanza ulteriormente e fa sparire quasi interamente il suo palo di carne nella sua bocca.

Lui mi rivolge uno sguardo compiaciuto e complice, abbiamo raggiunto il nostro obiettivo, sembra volermi dire. Lo guardo anch’io. I miei occhi dicono qualcosa di diverso. Ma non c’era un obiettivo! Quelle sono le labbra della mia ragazza e quello che ha in bocca è il tuo cazzo, non il mio! Pensi davvero che io voglia questo?

Avrà compreso perché il suo sorriso è chiarificatore del suo pensiero. Si, Leonardo, certo che lo vuoi!

Ho il cuore che mi pulsa forte nei timpani e i pensieri che sembrano entrati in una centifruga.

Ho gli occhi fissi verso il basso e la vedo come si impegna, lo sta facendo solo di bocca, senza l’aiuto della mano, avanza e arretra facendogli sentire l’abilità delle sue labbra. E lui mostra di gradire.

“Cavolo, non scherzavi”, mi dice col respiro che inizia a essere già più profondo, “sei uno che non esagera, amico; hai detto che è bella ed è stupenda, hai detto che è brava ed è fantastica.”

Lei alza lo sguardo senza fermarsi, fa solo una specie di inchino con la testa come a ringraziare dei complimenti, poi si gira verso di me e fa un gesto come a dirmi “poi facciamo i conti, visto che racconti ai tuoi amici di me.”

Riesce non so come a mantenere quell’aria pudica, ingenua, l’aria da brava ragazza coinvolta in un gioco indecente che le piace.

Vedo di confermare l’impressione. “L’ho anche definita porcellina ma vedrai, se riesce a lasciarsi andare sa essere porcellina all’ennesima potenza!”

Lei abbandona per un attimo il cazzo di Carlo e si sposta per mordermi delicatamente la cappella in segno di punizione per quell’apprezzamento.

“Perché, sbaglio?”

“Uhm», me lo lecca, “chissà.” Carlo si gode per un po' lo spettacolo di Cinzia che lo succhia al sottoscritto poi annuisce.

“Comunque una cosa è certa, di bocca è grandiosa, bravissima.”

“stai provando solo un assaggio, la sua vera arte si nota se lo completa.”

Un sorriso da un orecchio all’altro, “cosa mi dici! Ora mi hai reso incredibilmente curioso.”

Cinzia ci interrompe,

“Vi andrebbe di sedervi sul divano?” domanda all’improvviso con la sua vocina incerta. “Sto scomoda, così.”

Carlo ci si tuffa. “Non sia mai detto, devi stare il più comodo possibile!” Io mi siedo accanto e lascio cadere ai nostri piedi qualche cuscino.

Cinzia ringrazia per il gesto e vi si inginocchia sopra, è esattamente in mezzo a noi, fra la mia gamba destra e la sinistra di Carlo.

Afferra i nostri uccelli con le mani e li massaggia piano, quasi a volerci prendere confidenza. O forse le misure. E da questa posizione il confronto è più immediato, non grandi differenze, siamo lì, il suo è solo un po' più grosso.

Una leccata a destra, una a sinistra, poi Cinzia torna a tuffarsi sul cazzo di Carlo.

Come darle torto, è quella la novità. È lì che deve dare il meglio di sé. E lo dà, eccome se lo dà, ho come l’impressione che non voglia aspettare il mio consenso.

“La prossima donna”, conferma lui con gli occhi a mezz’asta, “ non sarà facile trovarla così brava.”

“Nel caso di Cinzia è una dote innata, non so se dipenda dall’origine o dalla natura, ma a lei è sempre piaciuto e credo di non sbagliare, ma ti è piace anche il tuo primo pompino a due cazzi, giusto?”

Solleva la testa di scatto. “Primo?”

“Beh, è la prima volta no?”

Non mi risponde, cerca i nostri uccelli con le mani, ci accarezza e ci attira a sé, abbassandosi nuovamente a succhiarne prima uno poi l’altro. Rimango di sasso. Non è la prima volta che ne succhia due insieme?

Cinzia si solleva e viene a baciarmi. “Chiedimi quello che vuoi” sussurra sulle mie labbra per non farsi sentire da Carlo.

Io, però, voglio sentirlo da lei. “Chiedimelo.” “Cosa?” “Chiedimi quello che vuoi fargli, amore.”

Appoggia le labbra al mio orecchio. “Mi concedi di succhiarglielo fino a farlo godere nella mia bocca?”

Non avrei pensato di potere provare un tale brivido di eccitazione nel sentirle pronunciare quella frase.

“Concesso, porcellina.”

“Grazie amore. Ma tu non perderti neppure un secondo del mio servizietto, lo farò morire come nessun’altra ha mai fatto!”

“Ehi, voi due! Parlate di me?”, protesta Carlo.

Cinzia rivolge a entrambi un sorriso stupendo, come se fosse rassegnata a una sorte che tutto sommato non le dispiace. E infatti non perde tempo, si gira verso di lui prendendo la posizione che predilige, a quattro zampe.

Neppure Carlo perde tempo, appoggia la schiena contro il bracciolo e spalanca le gambe per offrirle la miglior visuale del suo uccello. Io le vado dietro, lei è nella posizione che le lascia maggiore libertà di movimento nel suo succhiare, e la migliore prospettiva per noi, Carlo si gode lo spettacolo del pompino, io lo spettacolo del culo a novanta gradi.

Osservo ogni movimento della mia ragazza, vedo il cazzo che le entra ed esce dalla bocca mentre la sua testa si alza e si abbassa.

E Carlo gradisce, mi dice che sono l’uomo più fortunato della terra, una ragazza così non l’aveva mai incontrata.

Una pompinara così, replico io facendolo ridere. “Sì, una pompinara straordinaria”, conferma prendendosi libertà.

Carlo non ha fatto, però, i conti con quelle labbra da polipo e, dopo qualche minuto, lo vedo metterle le mani fra i capelli per farla rallentare, il piacere si sta avvicinando troppo in fretta.

Cinzia rallenta volentieri, neppure lei ha fretta, vuole gustarsi il più a lungo possibile tutto questo.

Cazzo quanto mi piace! Muoio dalla voglia di vederla all’opera quando lui verrà.

Metto le mie gambe esternamente alle sue e la invito a chiudere le sue, so che a cosce unite le piace da impazzire perché mi sente cento volte meglio. A quel punto stringo forte le mani sui suoi fianchi e accelero l’andatura, sbattendo con forza il bacino contro le sue natiche. Lei accusa, i suoi gemiti si fanno più forti e intensi, mugolii soffocati dal cazzo che le riempie la bocca e che non abbandona neanche per un secondo, ansimi che ben presto si mischiano a quelli di Carlo.

Lui ci prova a controllarsi, lo vedo con la mano fra i capelli e gli occhi stretti a una fessura, sembra stia trattenendo il respiro. Ma più di tanto è impossibile.

“Oh cazzo!” ansima infatti dopo poco, a voce alta. “Cazzo è pazzesco, non so quanto posso resistere ancora!»”

La testa di Cinzia si muove velocemente. Istintivamente rallento per farla esprimere al meglio e adesso vedo che lo sta portando all’apice come piace a me, senza mani.

Le tiene entrambe sulle sue cosce, una salda sul quadricipite l’altra ad accarezzare i testicoli, e solo le labbra a regalargli l’immenso piacere. Pochi minuti così, e nessun uomo può resistere.

Carlo è costretto ad arrendersi, lo vedo dalle espressioni del suo volto, stupite ed estasiate col respiro sempre più profondo. Fin quando si abbandona con tutto sé stesso.

“Oh cazzo adesso!” grugnisce inclinando la testa all’indietro, un ultimo ansimo e il suo gutturale

“Vengo, sì, vengo, vengo…” Pianto l’uccello dentro la mia ragazza e mi fermo a godermi lo spettacolo.

Finora l’ho visto solo dalla mia prospettiva, mentre il piacere mi invade il corpo, poterla osservare in terza persona è ancora più erotico.

I primi getti le riempiono le guance, me ne accorgo dal suo rallentare, appena una frazione di secondo per dischiudere le labbra e lasciare fuoriuscire una colata densa, quindi le serra nuovamente e riprende il ritmo impastando l’uccello di sperma.

Altri rapidi su e giù quindi una nuova colata di seme biancastro fuoriesce dalle sue labbra mischiandosi a quello già sceso sul pube.

Carlo è in trance, ansima forte e tiene gli occhi fissi su quello spettacolo straordinario, di una sensualità unica.

D’ora in poi Cinzia non si fermerà più, lo so, conosco bene quel piacere, continuerà fin quando sentirà il cazzo perdere vigore fra le sue labbra, lasciando che gli ultimi residui di seme le riempiano la bocca.

E tutto senza mani, senza aiuti, solo con l’abilità di quelle labbra da bocchinara.

È arrivata in fondo, si ferma e Carlo si sgonfia..

“Pazzesco, fantastica!” riesce a dire solo quello, solo pazzesco e fantastica.

E lei lo sublima con l’ultimo gesto lascivo, quella boccata di sperma che lascia colare piano dalle labbra fin sul pelo pubico di lui.

A questo punto riprendo a scoparla da dietro, siamo entrambi agli sgoccioli, è stato tutto troppo intenso, troppo emozionante.

Lei gode senza ritegno, con gemiti e gridolini scomposti, e all’apice del piacere torna a prendere in bocca il cazzo sfibrato di Carlo, impastato di sperma, non le importa in che stato sia ma vuole nuovamente godere col cazzo in bocca.

Io osservo famelico quel fiorellino che mi chiama voglioso.
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