tradimenti
Il Migliore Amico. 2

19.01.2025 |
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"Con quale puttanella l'aveva resa cornuta?
"Ti dispiace se continuo ad accarezzarti mentre me ne parli?"
Paolo sospirò: "Cinzia, mi..."
La sera Paolo incontrò l'amante in un parcheggio sotterraneo. Lei si sedette a cavalcioni su di lui e iniziò a baciarlo. Poi, salirono nella camera di un hotel di periferia, fermandosi sui pianerottoli per continuare a baciarsi. Se Paolo, la mattina, avesse dovuto scommettere il proprio stipendio sul fatto che si sarebbe ritrovato senza il pisello duro, avrebbe puntato tutto sul no, ridendo. Però, in quel momento la sua testa era altrove."Ma sei ancora così? Spogliati." Lei era uscita nuda dal bagno e gli aveva chiesto di fare la sua parte, ma non gli diede il tempo. Fu lei stessa ad avvicinarsi e a condurlo verso il letto, mentre lo spogliava.
Paolo la guardò. Non la immaginava nei panni di una moglie, non c’era nulla di quanto aveva visto in lei che gliela facesse pensare innamorata di suo marito. "Forse sarò io che non noto i particolari, non sono un bravo osservatore." si disse.
Intanto, le loro labbra si ritrovarono. Lei sbottonò la sua camicia velocemente, bisognosa di sentire la sua pelle sotto le sue dita. Fissò i suoi addominali scoperti, le gambe rilassate e distese, infine si soffermò sui boxer neri. Sospirò. Non vide ciò che sperava.
"Forse ho una soluzione." si disse. Salì carponi sul materasso. Paolo cercò di concentrarsi sui suoi polpastrelli che giocavano con l’elastico che gli cingeva i fianchi.
Le labbra morbide entrarono subito in contatto col suo pene. Lei lo reclamò con la lingua. Accidenti! Nulla! Decise di toccarlo. La sua mano scese. Lo succhiò più forte. Strinse il palmo contro il sesso. Era molto, molto vicina a toccarlo come si deve. A succhiarlo come si deve. Ancora nulla.
"Oh santo cielo!" Sbottò indispettita. Paolo non provava nessun brivido, nessuna eccitazione. Sembrava del tutto disinteressato a ciò che lei gli stava offrendo. Game over!
Prima che lei potesse dire qualcosa, lui l’afferrò per la vita, la rovesciò di schiena e le rivolse un cenno di scuse. "Mi dispiace. Ho la testa ad un amico...Starà discutendo con sua moglie..."
Lei gli rifilò un’occhiataccia come a dire "scherzi? Ma hai visto che sono nuda? Sai cosa posso offrirti?" Scosse la testa, ma non si perse d'animo. Era uscita per scopare, e avrebbe scopato. Doveva punire suo marito. Quello stronzo aveva trascorso la notte fuori. Non era mai successo. Con quale puttanella l'aveva resa cornuta?
"Ti dispiace se continuo ad accarezzarti mentre me ne parli?"
Paolo sospirò: "Cinzia, mi dispiace per... questo" Indicò il pene molle che lei stringeva tra le dita. "Ho tutte le buone intenzioni, ma, francamente, sono preoccupato che stasera... non ci sto con la testa."
Lei rise. "Davvero? Mi reputi una piccina? Abbiamo tutta la serata davanti. Nessun..." indicò ciò che stringeva fra le dita, "... ha mai resistito alle mie attenzioni." Fece un sospiro malinconico.
Paolo le chiese, senza riflettere "ne hai avuti tanti?" Si diede del cretino. Non son cose che si domandano ad una donna.
Lei gli sorrise. Gli baciò il pisello e non rispose a ciò che le aveva chiesto. "Non posso rinunciare a lui." Alzò lo sguardo. "Mi dicevi del tuo amico. Cosa gli è successo?" Lo guardò negli occhi, trasmettendo un non so che di pacatezza. Intanto, gli accarezzava il pene.
"Ha scoperto che la moglie lo tradisce." Lei lo guardò, insensibile.
"E quindi? Anch'io ho un marito, e lo sto tradendo con te."
"Ma il mio amico ci sta male." rispose lui, concitato. Lei sospirò. Il suo sguardo era divertito.
"Paolo, pensi che mio marito farebbe salti di gioia scoprendo che vado a letto con te?" disse, ridendo. Continuò a dedicarsi al suo pene. Percepì una reazione tra le dita.
"No! Ma chi cazzo lo conosce tuo marito. Io parlo del mio amico che sta male." rispose Paolo.
"...e sua moglie è una puttana, che lo fa soffrire. Pensi questo?" Lo segava lentamente e rideva.
"Sì, certo. Ahi!" Lei gli aveva fatto sentire i denti, anche se sorrideva.
"E chi se la scopa per te è uno stronzo?"
"Come dovrei chiamarlo? Più che uno stronzo è un figlio di puttana." Lei rise rumorosamente.
"Quindi la moglie del tuo amico è una puttana perché lo tradisce e chi se la scopa è un figlio di puttana. Allora, io sono una puttana perché tradisco mio marito con te. E tu sei un figlio di puttana. Giusto?"
"Ma che cazzo c'entra. Son situazioni diverse." Lei gli strinse il pene con rabbia.
"Voi uomini siete tutti uguali. Stronzi! Io sono una puttana perché scopo con te." Si fermò. Guardò la mezza erezione davanti a se', e lo sbeffeggiò "...Anzi! sono una puttana perché SPERO di scopare con te. Se ti diventerà duro abbastanza per poterlo infilare. Non sia mai." Gli diede un bacio sulla punta. "Mio marito questa notte non è tornato a casa. Avrà trombato una puttana dell'ufficio e, per questo, è un uomo di mondo. Ci sono stata male. Ho pianto. Non merito la tua attenzione? Sono solo una puttana che lo sta tradendo?" usò un tono duro.
Paolo le accarezzò i capelli. Spinse la sua testa verso la sua erezione improvvisa. "Sì, in effetti ci avevo pensato. La mia puttana preferita". Provò a fare il simpatico. Non si rese conto che lei non era in vena di scherzi, doveva essere più empatico, azzeccare i pensieri dietro alle parole di lei. Non l'avrebbe compresa, finché non ci fosse riuscito.
Lei schizzò in piedi. "Be’ la mia risposta è no! Quando vorrò scoparti, sarò io a chiamarti. Ciao."
Paolo la vide raccogliere gli abiti da terra. Si alzò e la prese per un braccio. "Sono uno sciocco. Scusa, se il problema è che tuo marito è… non volevo essere inopportuno. È che il mio amico.."
Sembrò che la scusa fosse molto peggio dell’offesa. Lei perse per un attimo le staffe. "Cosa ne sai tu di mio marito? Non mi hai fatto dire nulla di lui. Esiste solo il tuo amico che soffre." Si avvicinò a pochi centimetri dalla sua faccia e alzò la voce più del dovuto. Chiunque avrebbe pensato che stesse per aggredirlo.
"Scusa, Cinzia, non so niente, è che credevo non te ne importasse…"
"Io amo mio marito..." Urlò, "Non chiedermi mai più se lo amo. Sono soltanto affari miei se scopo con te. Che non ti venga mai più in mente di parlare di lui… o del tuo amico... se non vorrò io. E non mi chiamo Cinzia.
Ora! Sai essere uomo, mi sai scopare o vado via?"
Paolo rimase di sasso. Non aveva nessuna cattiva intenzione nel chiederle di suo marito, pensava semplicemente che lei lo trascurava, ma a lui non gliene fotteva nulla. "A proposito di fottere", si disse. "Ora, mi scopo Cinzia." Si bloccò. Cosa gli aveva detto? Le parole gli risuonarono nelle orecchie: "non mi chiamo Cinzia." La guardò con sospetto. In mente gli passò un flash, "ma se...?"
L’esperienza gli aveva insegnato che non era sufficiente osservare la faccia di qualcuna per sapere se era lei. Bisognava mettere insieme parecchie prove inconfutabili, per esserne certi. E non poteva rinunciare a scoparla solo per un sospetto. Decise di agire prima che l'erezione svanisse. Avrebbe pensato dopo a Corrado.
Si chinò più vicino, così la sua bocca librò sopra all'orecchio di lei. Il calore del suo respiro le mandò un brivido lungo la schiena. Le sue labbra le sfiorarono il collo. Paolo notò i capezzoli turgidi. La baciò forte. Voleva dimenticare i pensieri che aveva in testa.
"Sei incredibilmente bella, cazzo. Lo sai?" Le prese la mano e se la mise sopra l’erezione. Sì. Era pronto.
Le sue labbra le sfiorarono un capezzolo. Succhiò, leccò, morse dolcemente. Poi più forte.
Lei lo sentì spostarsi sull’altro capezzolo. Lo stuzzicò senza pietà. Poi, la afferrò per i capelli con il palmo piatto contro la sua nuca. Voleva che lo prendesse in bocca.
Lei sfiorò con le labbra il cazzo, durissimo, e lo prese. Gli passò la lingua lungo ogni centimetro, la fece scorrere contro la punta. Poi, fece scivolare la bocca sopra e lo prese il più in profondità possibile. Paolo mise le mani tra i suoi capelli. Una era sulla nuca per tenerla ferma, guidando la bocca sopra il suo uccello.
"Basta! Ora, girati." ordinò.
E lei si girò. Provava una sensazione così strana. Si sentì esposta. Vulnerabile. Ma le piaceva. Le piaceva che Paolo la guardasse, che pensasse a lei, che la volesse. Non come suo marito che...
Paolo si avvicinò. Si posizionò dietro di lei. Mise le labbra sul collo. Le mani sul culo. I suoi polpastrelli le sfiorarono il sesso. Non si perse in preliminari. Salì sopra di lei e la inchiodò al letto. Il peso del suo corpo affondò in quello di lei."
"Che stai pensando?" Le chiese. Era sdraiata supina, le braccia sul petto e la stanza che sembrava essere stata presa d’assalto da un folle.
Lei lo guardò con circospezione e si mise sui gomiti. "Al sesso che abbiamo fatto. Sei bravo."
"Sei tu uno schianto!" esclamò Paolo, più che soddisfatto di ciò che gli aveva detto. Ma dentro di sé non capiva se la sua coscienza fosse con lui o contro di lui.
"Allora, Cinzia, come ti chiami?" Gli sembrò che nello sguardo di lei qualcosa fosse cambiato. No? Impossibile! Doveva stare lontano da questa donna. Evitarla come si fa con le api. Non poteva permettersi di distruggere la vita di Corrado.
Lei si pronunciò: "Scherzi, vero?" chiese, scioccata. "Mi hai sentita benissimo! Sono Cinzia...Se lo credi davvero…”
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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