Racconti Erotici > trio > I 3 uomini (3)
trio

I 3 uomini (3)


di Pprossa
13.03.2025    |    2.937    |    6 8.7
"” Giada si morse il labbro inferiore e distolse lo sguardo..."
Con la sua statura Andrea si stagliava su tutti i presenti, calamitando l’attenzione. Indossava un completo elegante senza cravatta. La camicia bianca creava un contrasto netto con la pelle abbronzata. Nell’incavo del braccio sinistro teneva il cappotto beige. La mano destra reggeva un calice in vetro antico con il gambo d’argento, pieno quasi all’orlo di un liquido verde smeraldo.
"Vuole che le porti il soprabito nel guardaroba?" chiese una cameriera. Andrea fece per darglielo, ma all’ultimo scosse la testa: "No, preferisco tenerlo. Grazie."
Per qualche minuto ascoltò il trio che si stava esibendo a pochi passi dai clienti. Poi entrò nel salotto dedicato a chi preferiva la quiete.
Passò vicino ai tavoli e raggiunse Giada in fondo alla sala dove le luci erano più tenui.

La ragazza lo squadrò adagiata su una poltrona Frau in cuoio, quasi irriconoscibile con quel raffinato abito da sera che lui le aveva regalato. Andrea posò il cappotto sulla sedia e la baciò sulla guancia.
"Sei bellissima." le disse, galante come suo solito, accomodandosi su un divanetto in velluto. Giada realizzò quanto le era piaciuta quella voce calda che sembrava abbracciarla, riscaldandola e rassicurandola. "Non speravo che venissi!" esclamò lui.

Improvvisamente il divanetto gli risultò troppo grande e troppo largo, lo spazio tra lui e la ragazza gli sembrò eccessivo. Decise che non poteva funzionare affatto. Non poteva avere una giovane del genere al lavoro.
Sospirò, pensando a come spiegare a Giada che era troppo attraente. Mentre faceva questi pensieri si rese conto che non poteva assolutamente non assumerla perché lei lo eccitava.
Il silenzio era diventato scomodamente lungo quando lei gli chiese, esitante: “Allora... cosa vorresti chiedermi?”

"Assumerti. Giada. A dire il vero non ho mai assunto una ragazza così giovane prima d'ora, ma è una cosa che fanno molte aziende di questi tempi.”
Lei annuì. “Certamente. È sicuramente qualcosa che le aziende usano per differenziarsi e attirare i migliori talenti, ma io... Perché non mi dici cosa dovrei..."

Un'ora dopo, Andrea sollevò il bavero del cappotto per difendersi dall’umidità della notte, mentre osservava il profilo di Giada al chiaro di luna. Gesticolava con repentini scatti elettrici, eccitata, al telefono con la madre. Andrea sorrise. La presenza di quella ragazza aveva un che di salvifico per lui.
Giada lo guardò. Mantenne il suo sguardo felice e sorrise, immaginando come sarebbe stato vederlo ogni giorno, persa in una fantasia in cui lei gli dava qualcosa di delizioso e piacevole.

- - -

"Dove sei stata?"
Giada si avvicinò e mise una mano sull'addome teso di Roberto mentre rispondeva: “Tuo padre...”
Lo sguardo sorpreso di Roberto scese fino alla sua scollatura. Giada indossava qualcosa di elegante, scollato e provocante, e la valle tra i suoi seni era in perfetta mostra. Senza dubbio pensava che avrebbe fatto colpo.
Roberto le infilò un dito nella scollatura, la nocca le sfiorò la pelle. “Mio padre?"

La prima cosa da fare fu chiamare suo padre. Ascoltò. Rispose: “Molto divertente, papà. Posso prepararla per te stanotte, se vuoi. Potremmo festeggiare e prendere delle bottiglie dalla cantina.”
“Tutto quello che vuoi, Roberto, ma insegui i tuoi sogni anche se sembra difficile, non quelli miei." disse il padre. Poi, riattaccò.
Roberto guardò il sedere perfetto di Giada, tondo e sodo, cercando di non pensare a quanto avrebbe voluto schiaffeggiare quel sedere mentre la penetrava da dietro. "Giada, sono felice per te..,” riuscì a dire.
In quel momento, il suo cellulare iniziò a squillare e un'occhiata gli disse che era Giovanni a chiamare. “Scusa,” disse a Giada. “Devo rispondere..”

Si precipitò nel corridoio per rispondere alla chiamata: “Stronzo. Cosa c'è?”
“Che c'è, ti ho interrotto con la tua donna, stronzo? Sembri così agitato.”
“Mio padre!" Roberto continuò a descrivere le novità.
Finirono che la sua telecronaca li portò a fare pensieri inappropriati su Giada.
“Senti, cazzone," concluse l'amico, "Noi dobbiamo restare uniti, aiutarci a vicenda. Rimani ancora con lei finché non arrivo." Roberto si rese conto che era una causa persa cercare di litigare con Giovanni.
Il pensiero di Giada che mescolava la sua saliva con i sapori del cazzo del suo amico continuò ad avere il sopravvento sui suoi pensieri.
Decise che, forse, dare spazio alla fantasia avrebbe schiarito le idee.
Così chiuse gli occhi e ci volle meno di un secondo prima che gli diventasse duro come una roccia, immaginando le labbra di Giada e la sua lingua che si attaccavano al pene di Giovanni come se fosse uno dei suoi coni preferiti. Cominciò ad accarezzarsi, immaginando la presa salda di Giada sulla base del suo amico, mentre i capelli ondeggiavano su e giù.

Più velocemente di quanto avrebbe pensato, Roberto sentì i suoi testicoli contrarsi e venne spruzzando con forza. Un gemito gli sfuggì dalle labbra e si sentì schizzare ancora e ancora finché non rimase senza fiato.
“Cazzo!” mormorò, vedendo i pantaloni macchiati. Non ebbe nemmeno il tempo di prendere dei fazzoletti.

Dal fondo del corridoio, Giada lo guardava con una specie di cipiglio severo. “Cosa?” gli disse. Roberto la squadrò e sentì qualcosa di molto inquietante. Aveva il petto in subbuglio. Era così agitato, e la cosa peggiore era che non riusciva a capire perché si fosse turbato così tanto.
“Oh, cielo, amore, cosa è successo?” Lei gli disse.

Roberto si precipitò dall'altra parte del corridoio. Invece di dire qualcosa, si avvicinò a Giada per abbracciarla. Sfiorandola, sentì la pelle liscia del suo braccio che implorava di essere accarezzata. Sentì il suo profumo e una gran voglia di assaggiarla, di immergere la sua lingua nella sua bocca e di assaggiare il sapore. “Non hai fatto niente di male,” disse, “ ma non avresti dovuto stare a spiare.”

Giada si morse il labbro inferiore e distolse lo sguardo.
“Senti, Giada," disse Roberto, "credo che siamo partiti con il piede sbagliato. Voglio dire che sono molto colpito da quello che... prima Giovanni. Ora, mio padre. So che sei molto motivata per il lavoro e...che sei brava in quello che fai,” concluse, “ma ho bisogno che tu mi dica di amarmi.”

Roberto era abbastanza vicino da potersi avvicinare e baciarla. Poteva immergere la testa verso le sue labbra morbide. Stava a malapena controllando il desiderio di farlo, quando suonarono alla porta.

Due minuti dopo Roberto disse: "ditemi voi come dobbiamo organizzarci, ma sappiate che io voglio fare la doccia." Giada e Giovanni non replicarono.
Era ovvio che volevano esserci.

- - -

Roberto fu sorprendentemente poco delicato quando spinse Giada e Giovanni sotto il getto della sua doccia, prima di entrare dietro di loro.
“Ma che cazzo...” continuò a farfugliare tra i denti, con i palmi delle mani che strofinavano frenetici la carne di Giada, consumata e arrossata dalla spugna abrasiva che aveva cosparso di sapone. Almeno l’acqua era calda.

“Non posso credere che tu sia stata così fottutamente sconsiderata e...” Dopo una pausa, la sua mascella si indurì. “In realtà, posso crederci, ma tu, Giada, con...”
Lo sguardo che le rivolse la fece voltare dall’altra parte perché non aveva il coraggio di affrontarlo.
Roberto rispose stringendo i suoi capelli nel pugno e strofinando la spugna sul fianco.
“...avresti dovuto chiamarmi. Fare qualcosa. Non puoi sparire nel cuore della sera come...”
Lei rimase ferma in piedi, obbediente, mentre Roberto insaponava i suoi capelli con le dita che massaggiavano po’ troppo bruscamente.

I suoi occhi incrociarono quelli di Giovanni che la stava osservando con la testa appoggiata alle piastrelle. Il suo mento sporgente sembrava al contempo ostentare indolenza e sfida. Così come il suo cazzo sporgente. Giada non negò che quella vista le infiammava qualcosa sotto la pelle.

Stava fissando la sua eccitazione quando si rese conto di essere sotto la doccia con i due uomini. Non ebbe bisogno di abbassare lo sguardo per capire che il cazzo di Roberto era altrettanto duro ed esigente. Lo sentiva ogni volta che sbatacchiava la sua testa con le dita che la scavavano dolorosamente nel cuoio capelluto. La punta del suo cazzo continuava a sfiorarle il fianco come una minaccia silenziosa.
“Testa indietro” le ordinò Roberto con voce bassa e piena di avvertimento. Giada sapeva bene che non doveva opporsi, così gli permise di sciacquare lo shampoo dai suoi capelli.

Giovanni alzò gli occhi al cielo e allungò un dito in direzione di Roberto.
“Non mi puntare addosso la tua erezione.” La spugna che Roberto lanciò colpì Giovanni in pieno petto. “Lavati!”

La doccia era spaziosa, ma non abbastanza da evitare che le spalle dei tre ragazzi si toccassero quando Giovanni iniziò a muoversi sotto il getto.
Giada andò dove fu portata da Roberto, quasi scivolando quando lui la tirò di lato. La mano di lui abbrancò con decisione la sua vita per fermarla, ma nella sua gola si insinuò un groppo di densa preoccupazione.
Non riusciva a gestire Roberto quando era così. O forse sì?

Deglutendo, si abbassò e avvolse le dita intorno alla sua durezza, incontrando al contempo lo sguardo infuocato del suo fidanzato.
“Mi dispiace” gli assicurò, dandogli una lunga e umida carezza. Il muscolo nella parte posteriore della mascella di Roberto scattò, e lei si sollevò per premere le sue labbra su di esso, mentendo: “Siamo stati prudenti.”

Per un lungo momento Roberto non rispose, le sue dita si conficcarono nella carne morbida dei fianchi di Giada. Poi, all’improvviso, la sbatté contro la parete piastrellata della doccia e la sua bocca si schiantò contro quella della ragazza. Fu un bacio profondo ed esigente, il suo respiro usciva convulsamente dal naso mentre si scontrava con lei.

Roberto si sporse per afferrare la coscia di Giada, spingerla verso l’alto e agganciarla al suo fianco, e lei si ritrovò di nuovo contro quel muro, vibrante di attesa.
Era solo il suo uomo che soddisfaceva i suoi bisogni. Le strinse il culo e la sollevò con rudezza, grugnendo per lo sforzo.
Senza pensarci, Giada avvolse le gambe intorno a lui e si preparò a ciò che sapeva che stava per accadere. Roberto la penetrò con una spinta decisa, inghiottendo il suo grido.

Accanto a loro, Giovanni era ancora sotto lo spruzzo e disse: “Oh, Giada non badare a me. So che questo pazzo non poteva aspettare i venti passi che mancano al suo letto.”
Lei dubitò che Roberto lo avesse sentito, troppo impegnato a scoparla. I suoi denti le graffiavano la spalla mentre i suoi fianchi la spingevano contro il muro, ancora e ancora. Giada si aggrappò a lui, consapevole che non c’era nulla che lei dovesse fare. Solo assecondarlo. Intrecciò le caviglie e buttò la testa all’indietro, con dei respiri affannosi e selvaggi.

Il vapore era denso nei suoi polmoni, pieni della miriade di profumi di Roberto. Giada si disse che nessuna avrebbe potuto ridurre Roberto a un tale caos dissennato e feroce di fianchi che si scontravano e denti che mordevano.

La sua bocca stava per aprirsi in un sussulto quando i suoi occhi si spalancarono e colsero Giovanni che la stava guardando. Era appoggiato al muro accanto a lei, il suo corpo era una lunga distesa di pelle abbronzata e di muscoli tonici, ma non fu questo che attirò la sua attenzione.
I tendini del suo avambraccio si muovevano e tiravano mentre si strofinava il cazzo, gli addominali erano tesi e definiti. Giovanni aveva l’aria sexy e malvagia, mentre guardava il suo amico che la scopava.

Giada appoggiò la testa al muro e lanciò uno sguardo a Giovanni. Non fu né lascivo né timido, perché i due ragazzi non volevano nessuna delle due cose. Ora lei lo sapeva. Andrea era stato chiaro. Volevano sentire che lei era disperata per loro, così disperata che non riusciva a reagire. Loro l'avrebbero conquistata insieme.

In un batter d’occhio, Giovanni si staccò dal muro e si incontrò a metà strada con Giada, protesi uno verso l’altra, con le lingue che si ritrovarono come vecchie amiche.

Roberto si spinse in profondità dentro di lei, facendo sobbalzare il suo corpo, ma Giovanni seguiva con leggiadria i sussulti che le strappavano mugolii dalla gola, mentre il suo braccio si muoveva a un ritmo più deciso. Non era affatto come se lo aspetta Giada. Non c’è avidità tra i due ragazzi.

Quando Roberto sollevò la testa, Giovanni la lasciò andare per permettere a Roberto di prendere la sua bocca. Quando lui si allontanò, seppellì il suo viso nella gola di Giada e la rimandò alla lingua di Giovanni in attesa. Per la ragazza era soffocante, scivoloso e troppo ammassato. Riuscì a malapena a respirare per come i ragazzi si passavano i suoi rantoli avanti e indietro. Era quasi troppo da sentire, da dare, da prendere, ma il suo orgasmo non la pensava così.

Giada non si rese nemmeno conto di aver lasciato andare Roberto e di aver stretto un braccio intorno al collo di Giovanni finché le stelle non svanirono dalla sua vista. Giovanni le spinse in bocca brevi respiri profumati di whisky. Le sue spalle sobbalzarono mentre lui svuotava il suo cazzo.

Giada capì solo che Roberto la stava sbattendo con foga contro il muro, con il cazzo caldo e grosso dentro di lei, e che Giovanni stava affannando, finché i movimenti della sua spalla si fermarono di colpo.
Roberto non la lasciò andare. La consegnò piuttosto a Giovanni, avvolse le sue braccia intorno al collo di lui e lasciò che la sua guancia si appoggiasse pesante e spossata contro il petto liscio di Giovanni.
Poi Roberto la girò verso il getto e le pulì le cosce dal suo sperma e di quello di Giovanni, immergendo le dita tra le sue gambe per strofinare via con l’acqua calda.

Quando le dita di Roberto affondarono dentro di lei, Giada emise un gemito nel collo di Giovanni, che rispose cingendo la sua nuca con il palmo della mano.
“Non vorrai sgocciolare tutta la notte, vero?” chiese, aggiungendo: “...mi sembra un buon piano. Dacci il tempo di riprenderci.”
"Amore, te lo devo dire: stavolta hai superato te stessa." le disse Roberto.
"Io ne ero sicuro." Concluse Giovanni.

Giada scosse debolmente la testa, sorrise, e allargò i piedi per Roberto, lasciandogli lavare via le prove fisiche di ciò che avevano appena fatto. Ma per quanto calda fosse la doccia, per quanto ruvido fosse lo sfregamento, quello che aveva fatto a Andrea nel locale era impresso a fuoco nelle sue ossa.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 8.7
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per I 3 uomini (3):

Altri Racconti Erotici in trio:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni