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Amore triste


di Pprossa
24.01.2025    |    6.134    |    5 8.9
""Avevo voglia di vederti" risponde lei..."
Per una donna attiva come Pedra non c’è niente di più noioso che un appostamento. A lei piace l'azione. È entrata in polizia per agire.
La parte che preferisce del suo lavoro è inseguire un delinquente, fare una retata, irrompere in un locale con un’arma ben stretta in pugno. Passare l’intera giornata alle costole di un mezzo aspettando che si muova è quanto di più simile ci sia alla depressione.

Un individuo esce dal capannone, le chiavi del veicolo gli tintinnano tra le dita. Apre la portiera e chiude deciso. Il mezzo pesante parte. Nemmeno questa novità la esalta un po’, ma Pedra sfreccia sulla statale. Supera le altre macchine a destra e a sinistra, si avvicina fin quasi a sfiorarle, prende le curve senza rallentare e, quando l’auto derapa, strilla euforica. L’adrenalina le scorre nelle vene a fiumi. Seduto accanto a lei, Collura la lascia fare, ma è evidente che non gradisce.
Bloccano il mezzo. L'autista non oppone resistenza. Un rapido controllo nel cassone le fa trovare la refurtiva. I rinforzi proseguiranno le attività. Loro vanno via.

Pedra guida ancora spericolata. Collura non capisce a cosa sia dovuta quella dimostrazione di abilità al volante. "Potresti guidare più piano?"
"Te la stai facendo sotto o cosa?" ride lei.
"Sei più infantile di quanto pensassi." la riprende lui.
Pedra risponde accelerando e con un nuovo urlo di felicità.
"Se vuoi, facciamo ancora un giro." si vanta. Pedra è bella.
"Questa è un'automobile della polizia, piantala con le cazzate!" sbotta Collura.
Pedra esce dalla statale, attraversa la boscaglia. Parcheggia. Sorride al collega.
"Alcune ragazze hanno bisogno di un cazzo di tanto in tanto."

Al termine della sosta, Pedra ha tutti i motivi per definirsi soddisfatta. Almeno confrontandosi con gli obiettivi che si era posta. Primo fra tutti aveva posto un punto fermo, determinante, al suo rapporto con Collura. Il repertorio che il collega le aveva proposto era quello dei suoi sogni: si sarebbe potuto definire perfetto. L'aveva baciata da dio sul suo giardino privato, piccolo, l’ideale per toccare il sole senza faticare. Le aveva permesso di vedere lo spettacolo dei suoi muscoli. Poi, soprattutto le aveva permesso di gustarsi il suo cazzo.
Poteva pure lamentarsi del vigore, ma era stato garantito un drink abbondante che lei ingollò con gusto. Ma questo era stato solo uno degli episodi di quel giovedì.

L’aspetto che più l’aveva colpita era stato il terzo sopralluogo sulla scena del crimine, la sua fica. Sono tanti gli aspetti, mille i messaggi che ci investono, pensò. Tant’è che molti passano in secondo piano, attraverso un vaglio spesso più superficiale di quanto dovrebbe essere in realtà. Ma le nostre risorse sono limitate, continuò a pensare: è perfettamente normale che anche particolari importanti restino dietro le quinte.
Il fatto fu che soltanto dopo il terzo "sopralluogo", Pedra si era imbattuta in uno strano, insoddisfacente, orgasmo. Erano le sei del pomeriggio.

Quindi, riassumendo, e unendo tanti piccoli ma non trascurabili particolari, Pedra notò una grande ricercatezza nella scelta d'azione del collega. Al tempo stesso coglieva, in maniera meno distinta, meno rappresentata, ma non meno percepibile, un qualcosa che non riusciva, a primo acchito, a definire. Probabilmente era stato quel modo di venire a comunicarle la spiacevole sensazione di trovarsi in un ambiente ostile. Provò un profondo senso di disagio, e non poté evitare di correre con la mente al suo vero amore. Si sentì piena. Piena di speranze.

Alle sette era di ritorno a casa. E il bell’appartamento in cui viveva le fece vedere tutto sotto una luce più serena. Si sentì sollevata, come distaccata dalla plumbea atmosfera del bosco. Ci mise davvero poco a decidere. Una decisione rapida, presa per di più con gioia.
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Pedra non ha annunciato il suo arrivo, ma Nicoletta l’accoglie come se la stesse aspettando. La conosce bene, sa che l’impulso può spingerla ovunque e che le regole elementari dell’educazione non sono mai andate a braccetto con il suo temperamento. Apre la porta stupita, e con una gioia che non pare fittizia le chiede cosa la porti da quelle parti così sperdute. "Avevo voglia di vederti" risponde lei.
Nicoletta incassa la risposta con naturalezza. Pedra è così, non ci sono ragioni concrete alla base delle sue azioni. La muovono l’istinto o il capriccio del momento.
A Nicoletta è sempre piaciuta quella parte impulsiva del suo carattere. Si avvicina con un sorriso, la abbraccia affettuosamente. Pedra si trova avvolta da una chioma nera e fragrante. È venuta proprio per quello: riposare un po’, farsi coccolare, anche solo per qualche ora. Niente di meglio che la sua ragazza. Impiegano diversi secondi prima di interrompere l’abbraccio con cui si salutano.

Nicoletta si avvicina al suo collo. Inizia a percorrerlo con la lingua: "lasciati andare, Amore. Sei rigida." Continua a baciarla sul collo mentre le toglie la maglietta. I capezzoli di Pedra, color caffè, sono così turgidi che sbucano fuori dal reggiseno. Nicoletta inizia a leccare e mordicchiare, provocando ad ogni movimento di lingua un gemito "oh amore sì..continua." dice Pedra. Sospirando, prosegue: "ho scopato... Collura."

Nicoletta si rialza. Non è turbata: "Mi dispiace amore, ma non è tutto sbagliato se..." dice con tono amorevole.
Pedra si sente sprofondare in un abisso di paure ed incertezze al sentirla comprendere il suo sacrificio in quel modo. "Amore… io ho fatto proprio quello che s'è detto noi due, per filo e per segno." cerca disperatamente di giustificarsi. Nicoletta, però, sembra contenta delle sue parole, e i suoi occhi non lo nascondono affatto.
"Lo hai fatto per il nostro piccino, amore. Lui è qui." Le massaggia il ventre, "lo sento".
I suoi occhi cadono sulle labbra di Pedra. Stupende… seducenti… bellissime… I loro sguardi si incrociano, non resiste oltre: si avvicina e la bacia.

Pedra la trova eccitante come nessun’altra cosa al mondo. Chiude le labbra intorno alle sue finché Nicoletta non alza la mano e la infila dietro sua la testa, tenendola stretta a lei e baciandola come se non vedesse l’ora di sfondare la sua bocca con la lingua.
Pedra si sente protetta nelle mani del suo amore, e qualcosa le fa capire che Nicoletta adora averla lì, ed è pronta a coccolarla e guidarla nei nove mesi che verranno. Non tornava a casa sua con la testa sottosopra in quel modo da giorni e l'unica cosa che governa ogni suo pensiero in quel momento sono le labbra del suo amore sulle sue… e la sua lingua nella sua bocca.

Nicoletta la fa sedere a gambe aperte sul divano del salotto. Le toglie i pantaloni. Lei si sente bruciare, vede la chioma nera della sua amante immergersi tra le sue cosce. Le toglie le mutandine di pizzo e inizia a leccare ogni angolo della sua vagina, inizia dalle labbra poi rotea la lingua sul clitoride, mette due dita dentro iniziando un ditalino a un ritmo sempre più veloce. Pedra sente l'orgasmo salire dal profondo del suo corpo. Nicoletta continua a leccare e spingere le dita dentro la sua figa. Lei non resiste più e viene.
Sta per riprendersi quando si sente premere la bocca contro la vagina del suo amore. Inizia a leccare, sente il suo sapore mentre con la lingua gioca con il suo clitoride. È completamente sua. Sentirla gemere a gambe aperte per merito suo la fa bagnare a dismisura, e quando Nicoletta comincia a tremare e ad alzare il volume dei suoi gemiti capisce che la sta facendo venire… e la lecca ancora più intensamente.

Finalmente gli spasmi passano. Pedra rimane lì, fra le sue cosce, attaccata alla sua figa. Le da qualche bacio delicatamente mentre la sente respirare a tutto spiano. Si distendono sudate sul pavimento, in silenzio per qualche secondo poi, una volta tornata a respirare regolarmente, Nicoletta gira la testa verso lei dicendo "che ne dici..doccia?" e scoppiano a ridere.

Dopo la doccia interminabile e il nuovo sesso, Pedra si è adagiata sul letto. Mentre scruta le pareti, immaginandosi come avrebbero appeso le foto del piccino, con le mani intrecciate dietro la nuca e lo sguardo perso sul soffitto, sente cadere le palpebre e si addormenta, quasi senza accorgersene. Si sveglia (sono appena le undici, legge dal display rosso della sveglia), con un brivido di freddo. Si getta addosso un piumino d’oca dopo avere baciato il suo amore che le dorme affianco. Le notti all’inizio di Aprile sono ancora abbastanza fresche: di conseguenza stare sotto al piumino d’oca le da un senso di grande benessere. Appena si è coperta è nuovamente crollata in un sonno beato.
Diverse figure si presentano nei suoi sogni: Nicoletta. La collega con cui era nato un immediato amore. Poi un grosso ambiente con dei brutti ceffi minacciosi... però nel sogno le appaiono come nanetti aggressivi, le arrivano al ginocchio, e cercano, con salti, di arrivare a colpire loro due. Quella moltitudine la intimorisce, ma ciò che la colpisce maggiormente è la perversa reazione suscitata dalla loro espressione ostile che la diverte e la tormenta nel contempo. Cerca di prenderli con le buone, di far comprendere loro che conviene collaborare, non continuare con ostili gesti. Uno di loro spara.

Si sveglia col cuore in tumulto. La sveglia segna le 9 e trenta. Lei si gira alla sua sinistra. Il letto è vuoto. Nicoletta ha il turno antimeridiano, sarà già di pattuglia. Il telefono non smette di suonare. Lei piange. Non vuole rispondere. Lo fa.
Corre in Ospedale. Sfreccia sulla strada. Supera le altre macchine a destra e a sinistra, si avvicina fin quasi a sfiorarle, prende le curve senza rallentare e, quando l’auto sbanda, strilla avvilita.

"Non si sa se sopravvive nemmeno a questa notte. Le prime ventiquattro ore sono determinanti per la sopravvivenza. Forse domani sera saremo in grado di sciogliere, almeno parzialmente, la prognosi. Mi dispiace tantissimo." "Grazie, dottore."

Alla cerimonia, Pedra ha scelto di soffrire. E non accetterà alcun patto che possa condurre alla felicità.

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