tradimenti
Sogno

15.02.2025 |
3.573 |
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"Tutte cose che lei ha sempre pensato fossero sogni molto simili a questo..."
A Stefania piacciono le moto. Guidare macchine veloci, fare immersioni e prendere a morsi la vita. Detesta la pigrizia, le scoccia coricarsi perché dice che dormire è come smettere di vivere, una fastidiosa parentesi dalla vita. Le piace la strada, le birre nei soliti bar, l’adrenalina, un pizzico di rischio, non aggrapparsi alla routine, a tutto ciò che è prevedibile. Non sapere che cosa arriverà alla sua attenzione o dove la porteranno i suoi passi giorno dopo giorno. Stefania ha diciannove anni. A Stefania scoccia coricarsi, ma in quei momenti è felice. Rannicchiata su un fianco, sente le palpebre che le calano, il fantasma della stanchezza che la trascina sotto di sé. È facile cedere, abbandonarsi al tamburo irrazionale del sonno. Non sa per quanto tempo rimane così, ma sa che sogna.
Sogna dei respiri silenziosi che le solleticano la pelle sotto l’orecchio. Una nube di profumo maschile, così denso che potrebbe soffocare. Un polpastrello sul suo labbro inferiore che le apre la bocca. Tessuti che frusciano. Il tocco di una mano sulla sua coscia. L’aria fredda e il pizzicore della sua pelle d’oca. Sogna parole sussurrate: "Stefy, allora sei vergine?"
La sua voce le giunge soave. Appena udibile. Distante. E poi si trasforma in qualcosa di leggermente diverso. Nuove parole, pronunciate da dietro di lei: "Scommetto che sei già bella bagnata per me."
Il sogno è denso e vago, così gravido di sensazioni che non può fare a meno di inarcare il suo corpo verso di esso, consapevole di star sognando Cristian, il suo respiro sul suo collo, il suo corpo così vicino che avverte il calore che si irradia dalla sua pelle.
A malapena cosciente, Stefania si allunga per spingersi le dita tra le cosce, e fa un respiro affannoso quando ottiene l’attrito di cui ha tanto bisogno. Ode un fruscio, un’espirazione ruvida e poi la voce di Cristian alle sue spalle: “Lo stai sognando, vero? Il mio cazzo.” mormora, mentre qualcosa di caldo e freddo allo stesso tempo, una lingua, sfiora la pelle sopra la sua giugulare: “Stai sognando di essere spaccata in due dal mio cazzo.”
Il ventre di Stefania si contorce di desiderio per quelle parole e lei si spinge di più nelle mani fantasma sul suo corpo che stuzzicano e giocano con i suoi capezzoli. Riesce a percepire il vigore delle dita che si infilano sotto il suo sedere, che impugnano l’elastico dei suoi slip e li scostano di lato, esponendo il suo calore al freddo. Le nocche contro il suo sedere. I polpastrelli che scivolano tra le sue pieghe, pungolano, esplorano.
Si spinge indietro senza pensarci, inseguendo il tepore e il tocco, e le si accorcia il respiro.
È un bel posto in cui stare, dove abbandonarsi all’aumento del suo battito, al fremito delle sue cosce, alla morbidezza delle parole sussurrate nel suo orecchio: “Godi, perché sei mia, adesso.”
All’inizio non capisce bene. La pressione contro il suo ingresso, il calore di tutta quella pelle che spinge contro la sua schiena, finché non arriva la prima fitta di dolore.
“Ssss. Stai ancora sognando” le assicura la voce. La pressione scende più a fondo: “La tua fica è fottutamente fradicia. Ecco quanto lo desideri.” Una mano le afferra la coscia da dietro e la spinge in avanti, facendola rotolare quasi completamente a pancia in giù. Lui le monta sopra, con un’unica spinta potente e sbalorditiva, poi spinge il resto del corpo dentro di lei. L’intrusione è scioccante e inaspettata, e produce un dolore così forte che le fa capire che la sua carne si sta lacerando. Di nuovo.
Il cuore di Stefania batte all’impazzata e i suoi occhi si aprono di scatto, cercando di abituarsi al buio. Il primo oggetto che individua è una fotografia. La cosa successiva che sente sono le botte di un cazzo, il cazzo di Cristian, che spinge dentro e fuori da lei. Sa che è lui. Nella sua stanza. Nel suo letto. Il suo profumo. Il suo bacino contro il suo culo. Il suo bisogno di controllo assoluto. Niente di tutto questo le sembra un sogno. È sogno. Chiude gli occhi.
Cristian soffia dei respiri caldi e concitati sul suo collo, il suo cazzo procede implacabile mentre i suoi fianchi sbattono contro i suoi: “Quante volte...” bisbiglia, graffiando la spalla di Stefania con i denti. “... ho pensato di fare questo. Quante volte. Cazzo, ma lei...” Le parole si susseguono a tempo con i suoi fianchi. Laura!
Stefania ha gli occhi chiusi. Le fa male e non riesce a metabolizzare appieno ciò che le sta accadendo, il peso del corpo di Cristian che si riversa su di lei, la sua mano che attorciglia le lenzuola accanto al suo cuscino, il suono dei suoi respiri ansimanti, il modo in cui sta usando il corpo di lei. Ma soprattutto, Stefania non riesce a elaborare la goduria che sta provando. L’eccitazione non si attenua. Anzi, si accumula, si gonfia dentro di lei fino a quando deve compiere uno sforzo per rimanere flaccida e passiva. Si fa una piccola concessione: si contorce contro di lui e infila il braccio con fare sonnolento sotto il corpo per toccarsi, sperando che non si renda conto.
Per fortuna, non se ne accorge. “È vero” dice senza fiato. “Lo stai sognando. Lo vuoi. Non vedi l’ora che accada, che ti riempia. Il mio cazzo." Il suo ritmo aumenta, e con esso l’incessante spinta del suo corpo potente e atletico nel corpo di Stefania. La consuma. Non ha pietà.
Cristian si lascia andare a un ringhio acuto e gutturale. Il verso di un animale che cattura la sua preda. È un suono che lei non conosce bene, che pone fine al dolore fisico, ma lascia comunque una ferita. Affonda con veemenza dentro di lei, schiacciando il suo corpo contro il materasso e questo spinge il suo palmo contro il suo clitoride, mandandola oltre il limite. Viene.
È un orgasmo per certi versi delicato, quasi doloroso nella sua silenziosa intensità, ma in qualche modo dirada la nebbia del momento, lasciandole una vivida consapevolezza. La sua bocca si schiude per emettere un lieve rantolo. “Laura..”
Vede Cristian irrigidirsi, anche se il suo cazzo comincia ad ammorbidirsi dentro di lei. Il suo petto ansima mentre è sospeso lì, con solo il suono dei suoi respiri affannosi a riempirle l’orecchio.
C’è un lungo momento in cui non succede nulla, poi lui si sposta, si libera e cade via, atterrando sulla schiena al suo fianco. La rabbia che promana da lui è tangibile quanto lo sperma che cola sulla sua coscia. Cristian svanisce. Stefania apre gli occhi.
Nella sua mente balenano dei flash di Cristian nella stanza. La sensazione di lui seduto sulla sedia che si eccitava a pochi centimetri di distanza. Tutte cose che lei ha sempre pensato fossero sogni molto simili a questo. Cristian che se lo tiene in mano, che si masturba, che traccia il contorno della bocca di lei con la punta delle dita. La sensazione di una lingua sulle sue labbra. Il risveglio con le labbra appiccicose e il sapore del sale e della carne sul retro della lingua.
Sobbalza. La porta è stata spalancata e appare sua sorella Laura, furiosa: "Stephy, che hai combinato che stai ancora a letto? Muoviti! Cristian è già arrivato."
Stefania fa una doccia senza fretta. Quando apre il suo armadio, vede subito cosa scartare. I pantaloni stretti. I vestiti carini e corti. Sceglie piuttosto qualcosa che non provochi stupore: un semplice vestitino estivo e scarpe basse, con i capelli raccolti in una coda di cavallo ordinata. Solo un tocco di fondotinta e fard, niente di più. Deve sembrare graziosa e innocente. Entra in soggiorno.
Loro non le prestano attenzione mentre lei varca la soglia, ognuno troppo preso da sé stesso per badare a chi sta entrando. Laura parla alla madre e al suo moroso. Lui non l'ascolta. Cristian sta scorrendo il suo telefono, sorridendo di fronte a ciò che sta sfogliando. La sua maglietta sembra fatta su misura, aderisce alla perfezione, accentuando i muscoli sporgenti delle braccia e del petto.
Quando i suoi occhi si alzano dallo schermo e trovano per la prima volta quelli di Stefania, lei si sente come se il cuore volesse schizzare fuori dal petto. Cristian la soppesa con lo sguardo. Ha un fare disinvolto e affascinante. Un atteggiamento disarmante e sensuale.
Stefania sente ancora il fantasma delle mani di suo cognato sui suoi seni. Il suo cazzo che struscia contro il suo sedere. I suoi sussurri rochi nel suo orecchio.
Cristian è governato dalle sue emozioni. Ha capito come stanno le cose. La cognatina ha un debole per lui. La capacità di leggere le persone, di capire i loro desideri, le loro paure e di usarli a suo vantaggio è un suo tratto tipico.
Stefania accenna un sorriso raggiante, quel sorriso è così attraente che l’ho fa innamorare di lei, per quanto sia sconveniente e pericolosa una relazione fra lui e la sorella della sua morosa. Le si avvicina. Laura è impegnata con la madre.
"Ciao, Stefania. Posso chiederti una cosa?" le dice. "Certo." risponde lei.
Le sussurra all’orecchio, con affetto: "quando andrai a letto col tuo ragazzo, non dimenticarti di me. Io lo farò quando andrò con tua sorella. Penserò a te."
Restano in silenzio per qualche secondo. "Io non ho il moroso."
- - -
Stefania guarda l’orologio: è già mezzogiorno. Toglie le cuffie dalle orecchie e un senso di nausea l'assale. Lo attribuisce alle canzoni ascoltate fino a quel momento, ma si accorge subito che sta mentendo a sé stessa. No, non è nausea, ma turbamento dovuto al bacio inaspettato che le ha dato Cristian.
Sono trascorse due ore dal bacio. È successo solo una volta, ma è stato più che sufficiente. Ecco perché, malgrado la sua espressione perfettamente serena, sa che si trova invischiata in un groviglio di emozioni nell’istante in cui Cristian varca la porta della sua camera. "Tua sorella e tua madre sono andate in palestra."
Il ragazzo percepisce l’odore della paura sprigionarsi dal corpo di Stefania. Il nervosismo. Il timore.
Non ha torto: la sorella è la sua fidanzata. È solo che a lui non gliene frega niente. Con lei sarà una battaglia con le unghie e con i denti, pensa. Ha il cazzo duro all’istante. La sua strategia è diretta. L'abbraccia. La bacia. Le mani sul suo sedere. Lei lo respinge: "sono vergine!"
Stefania deglutisce. Cristian è così vicino che fa fatica a inalare qualcosa che non sia il suo profumo mascolino. “E basta con le bugie. Quest bugia sul fatto che sei vergine... a diciannove anni. Quanto pensi che sia stupido?”
Le sopracciglia di Stefania si increspano. “Ma io sono vergine".
Cristian torreggia su di lei con la sua enorme corporatura. “Ti aspetti che io ci creda? Solo sulla tua parola?” La bocca di Stephy tituba su diverse risposte via via scartate. “In che altro modo posso provarlo?”
Di punto in bianco, la mano di Cristian si posa sulla sua coscia e tira su l’orlo del vestito. “Puoi stare ferma, tenere la bocca chiusa e lasciarmi giudicare da solo.” Stefania fa un balzo indietro, allontanandosi dal tocco della sua mano che si sta facendo strada nel suo vestito, ma la porta la blocca. Oppure, no. È lei che rimane. Coglie comunque il guizzo di irritazione sul viso di Cristian per la sua reazione. “Guarda un po’, sei già pessima nel seguire le indicazioni.” Alle sue parole, lei si costringe a rimanere immobile, anche quando le sue dita trovano il bordo delle sue mutandine e le scostano con un gesto secco. E quando infila le dita tra le sue gambe, invadendo la zona più intima, cerca di rimanere di pietra, chiudendo gli occhi per l’imminente intrusione. Inspira bruscamente per come lui la sonda, insinuando dentro di lei la punta del dito. Non riesce a trattenere il sussulto né come le sue guance si infiammano. Le bruciano gli occhi per le lacrime quando Cristian inserisce il dito fino alla nocca. Stringe gli occhi e stritola il tessuto della gonna nei pugni. “Rilassati” la esorta lui, con la sua voce profonda. “Se smettessi di fare la frigida per cinque secondi, potrebbe piacerti.” Stefania digrigna i denti e scuote la testa, augurandosi che lui finisca prima che possa accadere una cosa del genere. Con un gemito roco, Cristian spinge il dito e poi lo tira fuori solo per ficcarlo di nuovo dentro. Dopo un attimo, si ferma lì, e il calore del suo respiro le inonda il viso. Siccome rimane immobile, Stefania apre gli occhi con esitazione. Il suo sguardo scuro è puntato sulle sue labbra. È a bocca aperta e la sta fissando con il dito ancora lì, nel profondo del suo sesso, riscaldandosi nel suo calore. Sbatte le palpebre e il suo dito si muove a un ritmo lento e pesante mentre lo pompa dentro di lei, inclinandosi in avanti. Sta per baciarla. Questa consapevolezza la colpisce come una mazzata. Inspira in preda al panico e nello stesso istante lui si irrigidisce e sfila di colpo la mano dalla sua gonna. Il suo volto è inaccessibile. Qualcuno è in casa.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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