Lui & Lei
Gioco

10.04.2025 |
1.889 |
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"Per la prima volta, si rese conto di quanto fosse pericoloso..."
Laura tornò in cucina e finì il suo caffè ormai freddo, poi si sedette al tavolo e fissò la tele senza vederla davvero. Si sentiva inquieta. Non triste, non arrabbiata. Solo vuota. Negli ultimi tempi le capitava sempre più spesso. Aveva tutto quello che si potesse desiderare: una relazione stabile, una casa accogliente, un lavoro che le permetteva di gestire il proprio tempo. Eppure, in certi momenti, si sentiva come se qualcosa le sfuggisse. Le sue amiche le dicevano spesso che era fortunata. “Giovanni è un uomo d’oro”, dicevano. E lei lo sapeva bene.
Lui non era il tipo che dimenticava un anniversario, né quello che la faceva sentire trascurata. Lui c’era, sempre. Affidabile, prevedibile. Forse troppo prevedibile.
Laura si disse ciò che le bruciava da giorni: "a volte, le cose più semplici sono quelle che possono rendere la relazione più forte."
Aprì l’armadio e iniziò a tirare fuori diverse gonne. Alcune erano decisamente corte, provocanti. Altre più sobrie, ma comunque capaci di mettere in evidenza la sua figura giovane e fresca.
Alla fine, scelse quella più semplice, non eccessivamente provocante, ma capace di sottolineare la sua età con una certa innocenza. C’era qualcosa di eccitante in quella scelta.
Voleva giocare, ma senza dare troppo nell’occhio. Doveva trovare il giusto equilibrio tra l’apparire ingenua e il far trasparire un accenno di malizia.
Si posizionò davanti allo specchio, inclinò il capo da un lato e osservò il riflesso con occhi indagatori. Lentamente, si girò, facendo scorrere le mani lungo i fianchi. Fece diverse prove, muovendosi, abbassandosi. Si piegò leggermente sulle ginocchia, osservando attentamente la stoffa che scivolava lungo le cosce. Il riflesso nello specchio le restituiva un’immagine nuova di sé. C’era un gioco sottile in tutto quello.
Il modo in cui il tessuto si sollevava a ogni movimento la incuriosiva.
Si chinò ancora, questa volta più lentamente, trattenendo il respiro mentre valutava le possibilità di quella postura. Cosa avrebbero visto gli altri? Quanto avrebbe mostrato? Quella consapevolezza la fece arrossire e sorridere al tempo stesso. Era padrona della propria immagine, e giocare con essa la faceva sentire eccitata, non per un’idea concreta, ma per la consapevolezza del potere che scopriva dentro di sé.
Si sistemò i capelli dietro l’orecchio, mordicchiandosi il labbro inferiore mentre continuava a studiare la sua figura. Nessun gesto, nessun movimento sarebbe stato lasciato al caso. Se qualcosa fosse stato visibile, lo avrebbe saputo esattamente, senza sorprese. C’era una differenza sottile tra l’ingenuità e la consapevolezza.
Uscire da casa avrebbe segnato l’inizio di qualcosa di nuovo. Di qualcosa di elettrizzante, che ancora non sapeva definire del tutto, ma che l’attirava irrimediabilmente. Chiuse la porta dietro di sé.
- - -
La giornata di lavoro era terminata, e Laura lasciò l'ufficio con il solito passo. Il sole stava già calando, tingendo il cielo di sfumature calde. Salì sul pullman, trovando posto vicino al finestrino. Il tragitto non era breve.
I soliti volti anonimi, il rumore ovattato delle conversazioni. Sguardi curiosi, parole ripetute in un ciclo infinito, ma non appena la videro, si ricomposero, quasi meccanicamente.
Laura non disse nulla. Sapeva che la sua presenza imponeva un certo timore. Tamburellò le dita sul ginocchio nudo, osservando il paesaggio che scorreva oltre il vetro appannato. Sapeva che loro avrebbero valutato la cosa sotto molteplici aspetti.
Un uomo maturo fu il primo a parlarle. Il suo sguardo l’aveva trapassata. Le sue dita sulla pelle. Laura chiuse gli occhi per un istante. Un brivido la percorse. Si morse il labbro, cercando di controllare il tremito che la attraversò. Sospirò. Quanto avrebbe dovuto aspettare? Doveva servirli. Assecondarli.
L'uomo le sfiorò il braccio con delicatezza. Un tocco appena accennato. "Non preoccuparti, fai quello che ti senti."
Per un istante, Laura rimase in silenzio. Era pronta a prendersi cura di loro in ogni modo.
"Chiedetemi qualunque cosa e l’avrete." disse senza esitazione.
Quando gli altri furono vicini, non oppose resistenza. Erano perfetti.
Laura prese ogni boccone con un'attenzione quasi devota. Ogni sapore calibrato alla perfezione.
- - -
Quando Laura rientrò a casa, il fuoco dentro di lei non si era spento. Aveva trascorso l’intera giornata in bilico tra la realtà e qualcosa di più indefinito. Ogni sguardo, ogni gesto, ogni parola scambiata sembrava aver lasciato un segno sulla sua pelle, un’impronta invisibile che continuava a pulsare dentro di lei.
Aveva le guance ancora calde, il corpo pervaso da una tensione che non l’aveva abbandonata per tutto il giorno.
Si sciolse i capelli lentamente, lasciandoli ricadere sulle spalle, poi si sedette sul bordo del letto, fissando il vuoto per qualche istante. Ma la sua mente non era vuota, era piena di immagini, di sensazioni che la divoravano dall’interno. Le espressioni rilassate e soddisfatte di quegli uomini. l loro sguardi su di lei, il modo in cui l’avevano osservata, come se volessero spogliarla ancora di più con gli occhi.
Laura sentì un brivido scendere lungo la schiena. Si sdraiò sul letto, lasciando che la morbidezza delle lenzuola la avvolgesse, poi chiuse gli occhi. La sua mano scivolò lentamente lungo il proprio corpo.
Sentì il respiro accelerare appena. I suoi pensieri si intrecciarono con il desiderio, che prese la forma di un’immagine precisa.
Si rivide mentre si spogliava lentamente, il tessuto che scivolava sulla sua pelle. E poi vide loro. Erano lì, così vicini. Li rivide avanzare, senza esitazioni, chiudere quello spazio fino a sfiorarla. Rivide il tocco delle loro mani, sicure, esperte. Non avevano esitato. Non erano state leggere.
Lei si morse il labbro quando la sua stessa mano divenne più decisa, più intensa.
Qualcuno l'aveva presa per i fianchi, le aveva sussurrato all’orecchio con voce bassa e vellutata. "Sei così bella", e poi…
Un fremito la attraversò. Il calore dentro di lei era ormai incontenibile. Si lasciò trasportare, il respiro spezzato da gemiti soffocati, mentre il ricordo si trasformava in un’onda sempre più forte, sempre più travolgente. Li vedeva, li sentiva. Loro erano lì con lei. Un’esplosione di piacere le fece inarcare leggermente la schiena, i muscoli tesi per qualche istante prima di sciogliersi lentamente in un languore che la lasciò senza fiato.
Rimase immobile per qualche secondo, il cuore impazzito nel petto, le dita intrecciate alle lenzuola.
Quando riaprì gli occhi, la stanza era la stessa di sempre. Ma lei no.
Si passò una mano tra i capelli, cercando di calmare il battito che ancora tamburellava forte nelle tempie. Non era solo un desiderio passeggero. Voleva di più.
Per la prima volta, si rese conto di quanto fosse pericoloso. Era convinta di poter condurre il gioco. Di poter dominare la situazione. Era furiosa. Era eccitata. E soprattutto, aveva capito che non era più solo un gioco solitario. Era qualcosa di molto più grande. E lei, per la prima volta, non sapeva come muoversi.
Si scoprì ossessionata, incapace di concentrarsi su qualsiasi altra cosa. Nemmeno quando Giovanni entrò nella camera.
Laura pensò che era sua. O almeno, così aveva creduto. E invece, senza il minimo rimorso, aveva concesso a uno sconosciuto quello che Giovanni bramava più di ogni altra cosa.
- - -
La notte fu un tormento. Giovanni si svegliò di colpo, il cuore che martellava nelle costole come se cercasse una via di fuga. Il respiro era spezzato, il petto si sollevava e abbassava in un ritmo irregolare. Come era successo?
Si ritrovò a ripensare a ogni singolo istante di quella conversazione, a ogni parola pronunciata, a ogni possibilità perduta.
Lui aveva sempre avuto il controllo, pensò. Eppure, Laura aveva smantellato tutto con una semplicità disarmante. Non con la forza. Non con una seduzione esplicita. Ma con qualcosa di più sottile. Più letale.
Doveva scusarsi. Doveva farla tornare. Senza Laura, la sua vita sembrava vuota.
Per qualche secondo, si impose di non pensare. Di restare lì, fermo, in quel momento sospeso tra la lucidità e l’ossessione. Aveva forse sempre desiderato che accadesse?
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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