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Tre Ragazze e Un Pisello


di Pprossa
06.02.2025    |    5.190    |    8 9.2
"Ma se scopa una, può scopare anche me..."
"Celeste, non posso fare tardi. Stasera devo uscire con Nicoletta."
Celeste è l'amica del cuore di Nicoletta. Si conoscono dall'infanzia, da quand'erano ancora piccine. Nicoletta ha il fidanzato, Sandro.
"Smettila di fare il noioso, Sandro! Sono le tre. Chiama Marco."
Celeste sapeva già come sarebbe andata a finire: avrebbe scopato fino a sentire le ginocchia tremare, bevuto un "drink" speciale, e trascorso dei momenti indimenticabili. Le scopate con Sandro erano sempre fenomenali, ma il giorno dopo… quello era un disastro. Si ritrovava a fissare lo specchio, pregando che le "prove" sul suo collo passassero più in fretta, in preda al post sbornia di sesso. Ogni volta si ripeteva di non cedere alle follie di Sandro, specie se aveva da incontrare la sua amica la mattina seguente. Cioè, ogni giorno. Eppure, ogni volta, finiva immancabilmente per lasciarsi coinvolgere.

Pensò a Nicoletta. Erano sempre state diverse, almeno in apparenza, ma con il tempo lei aveva capito che avevano in comune più di quanto si potesse immaginare. Lei era quel tipo di ragazza a cui non importava nulla del giudizio altrui. Non aveva mai esitato a fare esattamente ciò che voleva, incurante delle conseguenze. Era nata con una prontezza di spirito capace di conquistare chiunque le stesse intorno, e negli anni quel tratto non era cambiato. Lei era l’amica spericolata, quella senza regole. Nicoletta era il suo esatto opposto: riflessiva, sempre impegnata ad analizzare pro e contro prima di prendere qualsiasi decisione. Eppure, funzionavano. Lei spingeva Nicoletta a vivere più intensamente, a essere se stessa senza preoccuparsi troppo di cosa pensassero gli altri. Nicoletta, in cambio, era la sua piccola voce della coscienza, il grillo parlante che ogni tanto cercava di mettere un freno alla sua impulsività. Tranne che per Sandro. Lui era uno di quelli che amavano la vita mondana e le belle ragazze. Era ossessionato dai bicipiti scolpiti, motivo per cui trascorreva gran parte delle sue giornate in palestra.

"Ok. La casa è disponile. Marco lascia le chiavi al bar." La voce di Sandro la riportò alla realtà. L’attesa di un pomeriggio che prometteva di essere indimenticabile le fece sentire che la vita le sorrideva in tutti i modi possibili. Una gioia pura, senza freni, che la faceva sentire come se ogni cosa fosse esattamente al proprio posto. Raggiunsero la moto di Sandro. Ci vollero dodici minuti per arrivare a casa di Marco. Una villa isolata.
Il pomeriggio stava decollando e dentro di lei, sentiva crescere un’euforia che conosceva bene, una scintilla di libertà che iniziava a prendere fuoco. Era un’emozione contrastante: eccitazione pura mescolata a un senso di smarrimento.

Entrarono. Sandro le accarezzò le braccia e le trascinò sul suo collo. Istintivamente lei lo attirò a sé. E rabbrividì quando avvertì l'erezione premere sulla sua pancia.
Lui la spogliò. La toccò e la accarezzò non potendone fare a meno e l'uccello nei pantaloni ebbe un fremito quando le sue mani entrarono in contatto con la pelle nuda e morbida come seta.
"Sei una visione, bambolina... una visione eccitante e sensuale." Lei fece finta di nulla ma il suo petto si gonfiò di soddisfazione, i complimenti maschili le piacevano, la facevano sentire bella.
Le sue labbra si incresparono appena. Inclinò la testa in avanti e la scosse indietro per scansare la massa di ricci neri e morbidi che le danzavano attorno al viso. Era bella e diabolica. Incarnava la tentazione e rappresentava la dannazione. Persino le mani, le dita lunghe e affusolate, le unghie corte e ben curate eccitavano dannatamente Sandro, che continuava a godere una magnifica visuale.
Si abbassò all'altezza del collo, leccando e mordendo. La marchiò lasciandole un succhiotto enorme.
Il suo dito prese a fare movimenti indecenti sul clitoride gonfio e bisognoso di attenzioni. Aggiunse un secondo dito e poi un terzo e ogni movimento che faceva la trascinava sempre più vicina al paradiso.

Smise, regalandole un senso di vuoto. Si spogliò completamente. Il suo cazzo era una dura stalattite di granito puntata contro lo stomaco di lei. Celeste allungò la mano per toccarlo e lo strinse, facendo scorrere il palmo lungo tutta l'asta, percorrendola centimetro dopo centimetro, sorpresa dal diametro esagerato che mostrava. Era proprio incredibile: così turgido, spesso e lungo. Lo sentì pulsare tra le sue dita, quasi le sfuggì di mano.
Poi con un gemito, Sandro la sollevò per il culo, in modo che le sue gambe fossero ai lati dei suoi fianchi, e la bloccò contro il letto. Il suo cazzo era piantato tra le cosce di lei come un bastone, la punta le strofinava il clitoride senza pietà. Serrò la presa sul suo culo con una mano e portò le dita dell'altra a scorrere tra le pieghe morbide della fessura. La grossa cappella del suo uccello corse su e giù, stuzzicando. Finalmente, con una spinta virile, entrò in lei. Iniziò a muoversi lentamente uscendo ed entrando piano.

Celeste si sentì sopraffatta da mille emozioni. Sandro si ritirò ancora per affondare di nuovo dentro di lei, ma lo fece per l'ultima volta perché da quel momento in poi diventò una furia, e cominciò a muoversi con stoccate decise e forti. La fece impazzire ancora di più quando la sollevò mettendo le mani sul suo sedere e continuando a penetrarla, reggendo il suo corpo con la sola forza delle sue braccia.
Le sue labbra erano su quelle di lei, ma per poco perché la sua discesa era appena cominciata passando a marchiare il collo, il seno e dopo ogni bacio c'era un morso, mentre lei si sentiva sempre più preda di un piacere incontrollabile. Venne gridando il suo nome.

Un secondo dopo, Sandro la mise a terra, la voltò e con la mano spinse sulla sua schiena per fare sì che poggiasse il seno sul materasso. La mano di lui si abbatté su una natica provocando un rumore sordo e un sussulto: "Non ci sono parole per descrivere quello che sei da questa prospettiva. Ora ti fotto così, piegata a novanta a godere per me." Le sue mani le strinsero forte i fianchi e li usarono come leva per spingere sempre più forte, sempre di più. "Mi fai impazzire. Il tuo corpo mi fa impazzire, la tua figa mi fa impazzire, il tuo culo mi fa impazzire. Sei l'ottava meraviglia del mondo per me..." Arrancava nel respiro e ringhiava in un modo che solo gli animali sapevano. All'ultima spinta rilasciò un gemito roco capace di farle vibrare l'anima. La sua presa sui fianchi si allentò e senza mai staccarsi da lei, appoggiò la fronte sulla sua schiena facendola tremare per quel contatto semplice e intimo.

Marco inspirò lentamente dalla sigaretta che aveva appena acceso. Affacciato al grande schermo nella sua camera, si rilassò un attimo in attesa che Sandro e Celeste finissero di riprendersi dai loro orgasmi. Ripensò a quello che era successo solo poco prima e che avrebbe desiderato far succedere con lui partecipe, ma immaginò che era solo una chimera: stare dentro di lei era andare oltre tutte le fantasie che si era fatto in quei mesi da voyeur. Sorrise ricordando il suo sconcerto quando vide la prima volta Sandro "truccare" il viso di Celeste. Ma era solo una maschera in fondo.
Li vedeva scopare di continuo, senza sosta né tregua. Non importava quanto non gli piacessero certe scene (o quanto fingesse di non piacergli), ma in quei mesi da Sandro aveva imparato a come farselo succhiare, a come scopare, a come... Era così disponibile a consigliarlo e pronto ad ascoltare i suoi sogni e speranze. Gli mancava solo la ragazza.

Marco spense la sigaretta, aveva il cazzo gonfio. Si avvicinò pigramente allo schermo e cominciò a osservarli.
Celeste era distesa sul corpo di lui, il viso nascosto tra i riccioli. Teneva i gomiti sopra il materasso, la testa in mezzo alle gambe di Sandro. Vide l'amico stringere con le mani la testa di Celeste e chiudere gli occhi mentre lei avvolgeva le sue labbra rosse e carnose attorno alla sua cappella.
Lei cominciò a succhiarlo. Succhiò e leccò mentre il pisello cresceva e si irrigidiva fino alla sua piena e imponente erezione. Lei avvolse la sua mano alla base, con le sue dita che non riuscivano a chiudersi su tutto lo spessore, e cercò di prenderlo il più in profondità possibile nella gola.

Marco guardò la sua giovane e graziosa compagna che si prendeva cura di Sandro e sospirò invidioso. Adorava guardare quel grosso cazzo scivolare dentro e fuori dalla sua bocca, le sue labbra che tendevano ad allungarsi intorno alla cappella grande come una prugna, mentre sbavava e sbavava sulla verga nerboruta. Celeste tirò fuori il cazzo dalle sue labbra, ricoperte di rossetto, con un sonoro schiocco, mentre una lunga scia di saliva le colava dal mento. Abbassò la testa e iniziò a leccare le palle gonfie, poi le prese in bocca una alla volta per succhiare con delicatezza.

Fu allora che il telefono di Celeste iniziò a squillare. Sul display comparve il nome di Giulia. Rispose, mettendo in viva voce. Una mano sul cazzo di Sandro.
"Dove sei?" "A casa..." rispose lei laconica. "...Che vuoi?" "Penso sempre a lui... Aiutami!"
Giulia combatteva contro la sua cotta per Sandro. Di tutte le amiche, aveva preferito Celeste per confidarsi.
Tacquero entrambe. Celeste non aveva alcuna voglia di litigare, il desiderio del cazzo di Sandro la indusse a cambiare tono: "Giulia, Sandro è di Nicoletta. Rassegnati." Gli sfiorò il pisello con le sue labbra.
"Lo sai che mi hanno detto che se la tira con un'altra?" cinguettò Giulia, con un risolino nervoso.
"Che ci ridi, cretina!" la zittì Celeste. Marco sentì che questa volta la sua testa diventava calda. Si trattenne in ascolto, desiderava solo ottenere del sesso appassionato che avrebbe rivitalizzato il suo corpo insonnolito dall’astinenza.
"Dicevo così per dire. Ma se scopa una, può scopare anche me." disse Giulia.
La voce di Celeste divenne stizzosa: "Giulia. Io non credo proprio che Sandro tradisca Nicoletta. È una nostra amica. Mi... mi deludi. Ecco!" E bloccò la telefonata.
Sandro le saltò addosso, i loro corpi si intrecciarono in una lotta senza esclusione di colpi. I baci si trasformarono in morsi, le carezze in schiaffi, gli abbracci in prese da lottatori, finché stremati crollarono tra le lenzuola. "Bentornato..." sussurrò Celeste. "...Vado a lavarmi."

Sotto la doccia, lei cercò un po’ di refrigerio. L’acqua scivolava lieve sul suo corpo. Le gocce, minuscoli cristalli, brillarono sulla pelle, aggirando i grossi lividi neri sulla sua pancia, i segni violacei delle dure carezze sulle cosce, le impronte infossate dei morsi del suo amante. “Fa l’amore come un barbaro." pensò.
Era così felice. Si avvolse in un telo di spugna, aggiustò con le dita i capelli, mise ai piedi un paio di sandali dal tacco sottile e ondeggiando gli passò davanti. Sandro la guardò di nuovo con desiderio.

Il pomeriggio era cominciato male. Le mani atteggiate a pugno, le nocche irrigidite e livide.
Giulia non era tranquilla dopo la telefonata con Celeste. Si ripromise di chiamarla nuovamente per mettere ordine ai loro pensieri.
Era sola in casa. Nuda. Il pensiero di Sandro le attraversò la testa. La colse una dolorosa invidia verso una sconosciuta, una puttana, insieme all’assurda speranza di averlo.
Lo squillo improvviso del telefono la fece sobbalzare. Di nuovo il suo pensiero corse a lui. Rispose.
"Ciao, Giulia. Sono Marco."
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