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Antonio, l'amico imprevisto


di Pprossa
22.03.2025    |    884    |    3 8.0
"Lei lasciò ciò che stava deliziando le sue papille gustative..."
"Sta davvero succedendo?" mormoro tra me e me, con il cuore che batte forte mentre mi guardo intorno. Si lo so, mi vergogno un po’ di quello che ho fatto. Li ho ricattati.

Il primo è Sandro sarebbe più o meno il mio ragazzo, anche se ci lasciamo ogni settimana e la settimana dopo ci rimettiamo insieme.

L'altro è Antonio, si veste fuori moda, i capelli ricci e arruffati, occhi verdi coperti da un paio di occhiali con una montatura orribile. Non sembra proprio il tipo di ragazzo che può starmi accanto. È uno sfigato, ma almeno è uno sfigato simpatico. No, non sono innamorata di lui. Un conto è dire che è simpatico, un conto che mi potrei innamorare di lui. Non è il mio tipo. Però, è alto un metro e novanta. Ha le mani lunghe, calza 48, e...

Non avrei mai pensato di potere o volere questa roba. Ma ora tutto sembra così giusto. E ora è il momento. Un nuovo inizio. Apro la porta di casa mia.
- - -

Due ore prima, Sandro scese dalla sua macchina e si diresse verso la casa di Marta. Mentre camminava si diede una rapida controllata per avere la certezza di essere perfetto come a lei piaceva vederlo.
Entrò nell'ascensore. Stava per tornare a casa, quando pensò di inviarle un messaggio di perdono.
Per un attimo ebbe paura, pensò al rifiuto. Invece no, sorrise all'idea del sesso che avrebbero fatto.

Aprì la porta col mazzo di chiavi che non le aveva mai restituito, e vide il suo sorriso. Il sorriso sul volto di un uomo, nudo, avvinghiato al corpo nudo di Marta.
Ciò che guardava non poteva essere interpretato in molti modi. Quello sorrideva intanto che Marta gli praticava un mugolone.
Rimase stordito dalla sua calma: "Ciao, amore. Sembra che tu stia passando una bella serata."

Il cuore di Marta si fermò. Lei lasciò ciò che stava deliziando le sue papille gustative. Sandro non le aveva dato molte possibilità di scelta. Si alzò dal letto e gli andò incontro.
Non aveva nemmeno provato a spiegargli che le era consentito frequentare chi voleva.
Era stato lui a lasciarla, stufo delle sue scenate di gelosia e degli attacchi di possessività. Non sarebbe servito a nulla. Lo comprese scrutando i suoi occhi. Erano più gelidi che mai.

“Cosa hai detto?” domandò, come se non avesse sentito il suo borbottio. Come fosse normale essere nuda, con un ragazzo nudo sul suo letto.
Sandro le prese una ciocca di capelli fra le dita e la portò alla bocca.
“Niente, solo che non pensavo che ti avrei trovata ad aspettarmi con questo stronzo."

“Che cazzo stai dicendo? Chi cazzo sei?” Sandro vide lo spilungone alzarsi dal letto e afferrare il suo bicipite superiore. Il sangue di Sandro cominciò a ribollire per essere stato toccato.
"Ti ucciderò." minacciò. Gli Afferrò il braccio, lo torse e lo spinse contro il muro.
"Sei un fottuto stupido. Davvero non capisci chi sono? Vieni nella mia casa, e ti prendi la mia donna?"
Provava tanta ira e la voglia di prendere a pugni in faccia quel bastardo.
"Hai voglia di mangiare i miei pugni?"
"Sei serio?" rise, quello.
"Ci puoi giurare." gli rispose. Sandro caricò il primo pugno e...

"Ragazzi, fermi!! Cosa c’è che non va?» attaccò Marta, senza mezzi termini, lanciandosi tra loro, guardandoli in tralice.
"In che senso, Marta?" disse Sandro. Marta non riuscì a parlare per alcuni secondi. Fece gesti per dire di aspettare che il suo cuore si calmasse.
Dopo quasi un minuto, disse: "Ragazzi, non fate così. Sono situazioni che capitano quando non s'è garbati. Te, Sandro, prima mi lasci e dopo entri in casa CASA MIA? E senza bussare? Che ti aspettavi? Stavo lì a far la colombina in tua attesa?"
Sandro abbassò lo sguardo e non rispose. Si girò per andare via.
Marta gli prese il polso, con decisione. "Aspetta, Sandro, cerco solo di aiutarti."
Lui sospirò. Rispose, indicando Antonio: "Grazie, lo terrò a mente come mi aiuti."

Marta non si scompose. Gli urlò: "Sandro, adesso, però, prova a rilassarti, dimentica cos'hai visto. Quello che cerco di dirti è che..." preferì non continuare con quel tono. Riprese con voce quieta: "...il tuo disagio. Anch'io avrei preferito che non ci fosse stato questo casino, ma c'è! E ora, si supera, insieme."

Antonio era stanco di quella situazione. Quando aveva visto l'altro girarsi per andare via aveva pensato che tutto era stato risolto. Cominciò a irritarsi appena vide Marta bloccare il polso di quello.
La guardò e le disse: "Marta, ma tu che ne sai? Lascialo andare via. Oppure, oltre alla diagnosi del casino hai anche la cura?" Rise, nervosamente.
Marta si girò verso di lui: "Ve ne parlo proprio per questo. Si trova insieme la cura. Vi spiego."
Con un gesto, impose loro di sedersi sul letto.
"Intanto, una cosa. Non dovete avere una mentalità diffidente e conservatrice, limitata al... all'avermi di proprietà. E quindi, visto il casino che fa fatto Sandro, da oggi ci sarà il massimo rispetto tra tutti noi. Non esiste dirmi "o me, o vado via", esiste "noi." Non c’è posto per chi non accetta la situazione."

"Marta, ma che dici? E secondo te cosa dovrei fare, restare? Io vado via!" Sandro si stava innervosendo sempre di più.
"Tutt’altro. Il modo più efficace per uscire da questo casino che hai creato è reagire. Nessuno di voi due lo vuole? Bene, sappi che io non sceglierò tra uno di voi. Se non vi sta bene, quella è la porta. Se uno va via, va via anche l'altro."
"Ma sei pazza?" urlò Antonio. "Che cazzo ho in comune con.."
"I pazzi sareste voi a perdere una come me. Vi sto consigliando una sorta di rimedio omeopatico che potrebbe risolvere molte cose."

I due ragazzi rimasero in silenzio per qualche istante. Quello che Marta stava proponendo era impossibile da accettare.

"Non parlate? Io non ho sensi di colpa. Sandro, io ti amo e non ti ho mai tradito, ma tu mi avevi lasciata. Ecco perché ho detto di sì ad Antonio. Se avessi voluto farlo prima, ti avrei lasciato io, definitivamente.
Stessa cosa vale per te, Antonio. Anzi di più, perché con te non ci sono vincoli né morali né legali. Quando stavo con Sandro, da te ho accettato soltanto il corteggiamento. Ma ora? Perché dovrei rinunciare ad uno di voi due solo perché siete due galli in un pollaio?" Sospirò prima di continuare: "Sandro, cos’hai da dire a proposito?"

Davanti alla sua avvenenza e al suo sorriso seducente, Sandro si convinse ancora di più che l’accanirsi contro il fato era tempo sprecato. "Non te lo so dire, Marta. Ci stai dicendo che vuoi fare sesso con tutti e due. E che è colpa mia."

Lei fece un segno di assenso. "Mi pare il minimo. E, Sandro, dovresti decidere con la massima urgenza. Non sono io che ho fatto casino. E non comprendo perché dovremmo essere Antonio ed io a pagare per il tuo casino."

Sandro sbuffò: "Marta, per ora posso solo replicare che le tue parole hanno creato un attimo di disorientamento. Anche lui è stranito da ciò che hai detto. Se dico no, lui è fuori gioco." disse, indicando Antonio.
Marta si rivolse a quest'ultimo: "Antonio, mi stai imputando delle responsabilità?"
"Marta, non esattamente, ma..."
"Ho capito benissimo. Sapete cosa c’è? C’è che siete due coglioni. Che non volete prendere in considerazione la mia proposta perché la vostra è una presa di posizione. Ma io vi faccio saltare la voglia."

"Lo escludo, Marta. Lo sai che con te io ho sempre voglia." scherzò Antonio, freddamente.
"Lo voglio sperare." urlò Marta, infastidita.
"Ed io?" disse Sandro.
"Sandro cos’è, sei geloso? Come fai a non capire?"
"Lo capisco, sì. Ma sono pure convinto che la causa di tutti ’sti problemi è questo stronzo. Io sono il tuo ragazzo."
"Ehi! non mi devi offendere," intervenne Antonio, "...lo capisci sì o no? Ti brucia così tanto che ho preso il tuo posto tra le sue labbra?"
"Ma che mi brucia e mi brucia se questa è scema! A me l’unica cosa che mi brucia è che ora ti rompo le ossa!"
"SANDRO!" urlò Marta, "Io ho fatto la scema con lui? Oh, ma quando mai. Ma come ti permetti! Basta ragazzi! Mi costringete ad essere veramente stronza."
Antonio scosse la testa più volte. "E cosa speri di ottenere così? Sei proprio sicura che vogliamo fare questa sceneggiata?"
"Sceneggiata? Io esco. Quando torno, se non vi siete decisi, non fatevi trovare. O tutti e due qui, o nessuno dei due.
Antonio ammutolì, Sandro sbiancò in volto, Marta tirò dritto in silenzio e a testa alta. Si vestì di fretta e uscì dalla casa.

I due ragazzi rimasero a fissarsi in silenzio. Poi Antonio ruppe l'aria densa di omertà: "Mi dispiace. Ma credo che il mio sia stato un comportamento normale, in linea con quanto Marta stava passando e poi, non offenderti, ma la colpa è tua che l'avevi lasciata."

"Forse ho sbagliato a lasciarla." disse Sandro, "Però, non era il caso che quella pazza andasse a letto subito con te…"
"Si, invece." aveva replicato Antonio, inflessibile. "...e Marta non è pazza."
"Allora trova una soluzione, perché questa ragazza mi sta facendo dannare."
"Va bene. Dimmi di lei."
"Cioè?"
"Ricordi cosa pensasti appena entrato... Insomma!... per la prima volta?" gli domandò Antonio.

Sandro annuì, divertito, e con la mente tornò a quegli occhi verdi fissi nei suoi, mentre lei, china... Occhi che avevano un qualcosa di ineffabile, che, nonostante la giovanissima età di Marta, lo avevano messo in soggezione. Riemerse dai ricordi con un sorriso malinconico a distendere le sue labbra.
"Che cos’è? Ti piace quello che ricordi?"
Sandro aveva annuito. Ancora ignorava che l'avversario lo aveva appena contagiato con una nuova malattia.
"Perché non vorresti più che lei...?" gli domandò Antonio.
Sandro aveva chiuso gli occhi, come concentrandosi per qualche istante, poi li aveva riaperti, un’espressione incredula sul volto. "No! Voglio che continui."

"Bene. Abbiamo trovato una prima soluzione. Anch'io voglio che continui. Nel mio caso, è più un inizio." Sandro aveva annuito.
"Ma, Antonio," si stupì di averlo chiamato per nome, "...io non posso accettare… Io amo Marta."
"Ma io no. È questa non è una cosa brutta, è soltanto una cosa che ti aiuterà a stare sereno. Non te la porterò mai via." aveva specificato. "Sandro, vediamo cosa succede. Prima di andare avanti, però, mettiamo in chiaro una cosa una volta per tutte. Per te non sarò un antagonista e non voglio neppure che tu mi dia dello “stronzo”, intesi? Per te sono e sarò soltanto un amico."

Alle parole di Antonio, Sandro si chiese se dovesse ascoltare la ragione e non l'istinto. "Teoria interessante, la tua. Allora te lo fai ciucciare da Marta e sarai mio amico. Dopo si vedrà e ci dedicheremo al resto." gli rispose sorridendo enigmatico.
"Se il resto è quello che immagino, te lo scordi." pensò.
"Dove diavolo sarà Marta?” gli rispose Antonio.
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