tradimenti
Il Cervo - parte 4
di Pprossa
08.01.2025 |
3.551 |
13
"Ciò che non risultava era il vizio di Roberto..."
Il giorno dopo Luisa si era svegliata di buonumore. Doveva incontrarsi con Roberto, ma per prima cosa voleva fare una passeggiata e avere qualche momento per sé. Scese da casa e fece poche centinaia di metri a piedi, assaporando quel momento di tranquillità. Il suo pensiero era solo uno: quale decisione avrebbe preso? Fece un rapido punto della situazione.
Sino a ieri, si disse, Roberto era una persona tranquilla. Un ragazzo modello, molto stimato dai suoi coetanei e dai loro genitori. Bello. Gli occhi nocciola, i capelli ricci e corti. I muscoli di un uomo appena oltre la trentina. Conosciuto per essere una persona disponibile e riservata. Con una sola pecca, a detta di tutti: il fratello Sergio, un cacciatore di donne. E lei lo sapeva bene.
Ciò che non risultava era il vizio di Roberto. Un aspetto a lei sconosciuto sino al giorno precedente e che lei doveva prendere in considerazione prima di sposarlo. Lei non era cosi. Finire a letto con due uomini le aveva sempre stuzzicato l’immaginazione, ma farlo era un'altra storia. "Una ragazza è libera di sognare!" si disse, "ma non con due fratelli?" D'accordo. decisamente quella non era la giornata per riflettere.
La cosa più irritante di tutte non era nemmeno quella di sognare, ma il fatto che Roberto avrebbe preteso che lei capisse il suo vizio. E il fatto che le fossero uscite quelle parole... che stupida! "Come farei senza di te, amore. Come farò con...Sergio?"
Quando arrivò la chiamata di Roberto, Luisa capì che era arrivato il momento della verità. Scese e salì sull'automobile. Ancora in stato di shock mentre prendeva posto sul sedile del passeggero, non valutò quello che di lì a poco sarebbe potuto accadere.
Scelsero un locale alla moda, nel centro della città. Roberto entrò con passo sicuro, chiese un tavolino in disparte e si accomodò insieme a lei. A Luisa bastò un’occhiata per capire il disastro combinato con quella frase colma di fraintendimenti.
Roberto le disse: "Lu' davvero non ce la faccio. Tu mi devi aiutare. Sono terrorizzato, credimi. Un lato profondo, oscuro di me sa che non posso permettere che un altro uomo ti tocchi. Sei già mia. Ma se è Sergio...io..."
Lei lo bloccò. "Non capisco perché mi chiedi di stare con te e poi mi vuoi nuda tra le braccia di tuo fratello." sbuffò. "E se non lo volessi?"
"Non lo vuoi?" chiese Roberto.
"Sì che lo voglio, ma.." rispose lei.
"E allora cosa ti lamenti?"
Luisa sospirò, agitata "Tu che vuoi sapere tutto. Mi fai sentire sporca."
Rimasero in silenzio, godendosi l'aperitivo. La sala era piena di clienti che ridevano allegri.
"A cosa stai pensando, Lu'?" disse Roberto. Lei gli rispose, con voce antipatica: "A Sergio. È molto bello."
"Allora cosa ti lamenti?"
Luisa stava per rispondere, quando sentì il telefonino vibrare nella borsa. Sapeva che in altre circostanze Roberto si sarebbe infuriato, ma lui la stupì con un semplice gesto della mano. Nello schermo del telefonino era apparso il nome di Sergio. Luisa accettò la chiamata.
"Ciao Sergio. È un piacere sentirti."
Dall'altro lato della linea, Sergio rise. "Non sono sicuro che dirai così quando imparerai a conoscermi."
"Imparare a conoscerti?" Luisa sentì una stretta allo stomaco, guardò Roberto. Lui le lanciò un breve sguardo, sorridendo maniacalmente.
Sergio proseguì: "Non dirmi che pensavi che fossi come mio fratello, tesoro?"
Il modo in cui disse "tesoro" le fece rivoltare lo stomaco. Gli rispose: "Non pensavo di rivederti... di sicuro, non per quello."
Sergio rise di nuovo: "Beh, non possiamo fare finta che... quello... non sia successo. Ti è piaciuto e non è possibile tornare alla tua vita precedente."
"E se mi rifiuto?"
Sergio rise malvagiamente: "Se rifiuti? Allora parlane con Roberto. È lì con te. Digli che rifiuti."
Lo stomaco di Luisa andò in subbuglio mentre guardava il suo fidanzato rendendosi conto di essere finita nelle mani di un pervertito. Ma lo amava. Capì che tutto era stato organizzato da Roberto.
Cadde un silenzio inquieto, rotto dalla voce di Sergio: "Sono fuori dal locale. Saluta il tuo amore e vieni. Ora!"
Luisa chiuse la telefonata. Rimase seduta, incapace di muovere un dito, le labbra, il viso. Fu Roberto a irrompere nella sua testa: "Amore, preparati. Lui ti aspetta... Lu', credimi. Lo stomaco mi si contorce per quello che posso solo descrivere come nervosismo all'idea di te che lo incontrerai. È strano e un po' snervante, ma lo voglio. Ora vai, amore."
Luisa uscì dal locale. Sergio era lì che l'aspettava. Aprì la portiera del lato guida e lei aprì la sua. Un silenzio poco confortevole cadde tra loro mentre si sedevano in macchina insieme. Luisa strinse le dita in grembo e ci giocò nervosamente. Sergio distolse la sua attenzione da lei e accese il motore; un dubbio lo attanagliò mentre avviava l'automobile.
Per tutto il viaggio ci fu un silenzio inquieto tra loro. Alla periferia della città, Sergio accostò davanti un hotel.
"Andiamo" disse, aprendo la portiera e scendendo dall'auto. Luisa aprì la portiera e scese, fissandolo.
Andarono al banco, presero la chiave della camera e si incamminarono. Luisa si chiese in cosa si stesse cacciando.
Deglutì a fatica quando lui aprì la porta. "Dopo di te, tesoro", disse dolcemente e facendola tremare. Lei si morse la lingua, cercando di ignorare i campanelli d'allarme che le suonavano in testa.
Lui le parlò. "Sembri un sogno, cognatina." Luisa arrossì. Sergio iniziò a ridere della sua timidezza, e si leccò il labbro inferiore al pensiero di ciò che le avrebbe regalato. Sentì il cazzo indurirsi dentro i pantaloni e la rabbia per la gelosia trasformarsi in pura lussuria: Roberto l'avrebbe sposata. Lui...
Schiarendosi la gola, si allontanò da lei. "Seguimi." Luisa lo seguì, entrando nella stanza. Avrebbe dovuto ammettere a se stessa, così, senza troppi preamboli, che non solo Sergio le piaceva, ma che per di piú era lì, con suo cognato, perché lo aveva deciso Roberto. Doveva accettare la realtà, e non ci riusciva.
"Cosa stai fissando, tesoro?" Lei arrossì "Niente." Scosse la testa. Lui rise. "Roberto mi ha chiesto di...prenderti la verginità, stasera." Gli occhi di Luisa si allargano, poi scosse il capo come per risvegliarsi, e fissò il viso di Sergio con aria interrogativa. "Ma....io non sono vergine. Anche tu lo sai.."
"No, cognatina... ma ci sono altri luoghi del tuo corpo da esplorare." Le guance arrossate di Luisa impallidirono e sembrò che stesse per vomitare. "Oh no", mormorò, abbassando lo sguardo.
"Spogliati e sdraiati sul letto." Passarono alcuni istanti. Alla fine, Luisa prese la spallina del vestito e se la tolse dalle spalle. Una mossa sensuale, anche se non ne aveva l'intenzione. "Devi togliere tutto, cognatina." Con due passi, Sergio le fu accanto. Lei rabbrividì, incontrando il suo sguardo. Per quanto cercasse di opporsi, lo desiderava. Sergio infilò un dito nella cintura delle mutandine e le lasciò cadere a terra. Le slacciò il reggiseno.
"Non preoccuparti, tesoro. Non ti farò del male. Ti farò solo stare bene." Le disse baciandola lungo il suo collo. "Ora fai la brava e sdraiati sul letto". La guardò mentre si sdraiava sul letto con le gambe ben strette e le mani sul petto.
"Luisa, apri le gambe e tieni le mani lungo i fianchi." Lentamente, lei aprì le gambe. Sergio si avvicinò, afferrando le sue cosce e allargandole.
"Cosa hai intenzione di fare?" gli chiese, con una voce così piccola e fragile. "Assaggiare te, cognata".
Gli occhi di Luisa erano pieni di un misto di paura e lussuria. Lui le mordicchiò dolcemente il labbro inferiore, facendola gemere. "Roberto vuole che ti scopi con forza e che ti riempia con il mio sperma". Le mordicchiò la clavicola esposta, lasciandole un segno. "Voglio il mio marchio su di te, così lui saprà che appartieni anche a me." Le accarezzò delicatamente le cosce.
"Sergio, ti prego..non voglio farlo."
Lui ringhiò: "Vuoi che il tuo amore stia male? Non parlare, o ti piego subito sulle ginocchia. Mi scoperò la tua figa stretta quando voglio. Non solo quando decide lui."
Le infilò un dito dentro e sorrise per quanto la trovò bagnata. "Sempre così bagnata e pronta per il mio cazzo, vero, tesoro?" Lei si morse il labbro "No! Non sono il tuo tesoro."
Con l'altra mano, Sergio si slacciò la cintura e poi liberò il suo cazzo, stringendolo nella mano. "Lo desideri. Ammettilo." Gli occhi di Luisa si dilatarono mentre osservava quanto era grande, leccandosi le labbra.
"Mettiti a novanta, ora" disse. Lei si posizionò in un attimo, desiderosa di soddisfarlo.
Sergio iniziò a leccarle delicatamente l’ano. "Rilassati, cognatina", mormorò lui, prima di continuare a leccarle il culo. Infilò un dito dentro e fuori la figa, aumentando il piacere in modi che Luisa non riuscì a spiegarsi.
"Cosa stai..."La sua domanda le fece guadagnare una forte sculacciata sul sedere. "Niente domande". Sergio prese una bottiglia di lubrificante dal comodino "Voglio scopare il tuo bel culo." mormorò.
"Non mi farà male?" Chiese Luisa. Lui scosse la testa. "Non preoccuparti. Andrò piano."
Luisa sentì di non potersi fidare, quell'uomo le stava nascondendo la verità, ma il pensiero del suo enorme cazzo in un buco così stretto e piccolo la rendeva nervosa e incapace di capire cosa le stesse nascondendo. Sergio si cosparse le dita di lubrificante prima di metterne un po' sul sedere di Luisa. Lentamente, fece scivolare un dito dentro di lei. Per Luisa fu una sensazione strana. "Mi fa male. Brucia." Mentre Sergio spingeva lentamente il dito dentro e fuori, il piacere aumentò. "Oh, wow" , mormorò, sorpresa di scoprire che le piacesse. Sergio si prese il suo tempo, allargandola lentamente. Prima con due dita, poi con tre dentro di lei che gemeva come una puttana.
Sergio si fermò. "Chiudi gli occhi, cognatina", disse. Luisa strinse i pugni e tremò perché la difficoltà a fidarsi la dominavano, ma chiuse comunque gli occhi. Sentì un pezzo di stoffa sugli occhi e li aprì per scoprire che lui l'aveva bendata. Il pensiero che le avesse tolta la vista la rese ancora più ansiosa. Anche se non riusciva a vedere, sentì Sergio vicino al suo corpo.
Sergio si stava spruzzando del lubrificante sul suo cazzo prima di aggiungerne altro al buco vergine e teso di Luisa, quando alzò gli occhi verso la porta del bagno. Solo per un attimo, un'ondata di gelosia possessiva lo travolse. Poi, disse: "Non vedo l'ora di scopare il tuo culo stretto e vergine." e le baciò le labbra, facendola gemere nella sua bocca.
Fece scorrere le sue dita delicatamente intorno alla sua gola. "Sei perfetta", mormorò prima di premere la punta del suo grosso cazzo contro il buco. "Rilassati" Fece scivolare la punta del suo cazzo nel culo di Luisa prima di spingere ogni centimetro all'interno. "Accidenti, è stretto", ringhiò. Luisa senti sogghignare. Lentamente, Sergio si muoveva dentro e fuori dal culo di Luisa, dandole la possibilità di abituarsi. "Mi stai praticamente tirando dentro." ringhiò, "È così bello, cazzo". In breve tempo, le stava scopando il culo con forza e violenza. "Come ci si sente ad avere il mio cazzo nel culo?" le chiese. "Fantastico", rispose Luisa, gemendo mentre lui aumenta la velocità. "Brava, voglio sentirti venire mentre sono dentro questo tuo culetto stretto. Poi, lo dirai a Roberto come te lo sto scopando.. riempirò il tuo culo fino all'orlo di sperma, così lo avrai dentro di te... così Roberto morirà di gelosia." Questo pensiero fece sussultare Luisa: "Roberto... morirà di gelosia... e mi scoperà per tutto il giorno."
Accadde tutto in un attimo. La mente di Luisa si svuotò mentre si sentì sollevata e spinta, supina, sul corpo di Sergio senza che lui avesse tolto il cazzo dal suo culo. Una mano le accarezzò il viso. Un cazzo la penetrò e andò in profondità nella sua figa. Le fu strappata la benda.
Gli occhi di Roberto la fissavano mentre si muoveva dentro e fuori di lei, all'inizio con forza ma lentamente. Il suono della loro pelle che si scontrava riempì la stanza. Luisa lo fissò negli occhi, quasi ipnotizzata dalle sue pupille. "Sei mia, L u'", mormorò lui, fissandola a sua volta. "Mi appartieni in tutti i sensi, amore." C'era possessività nella sua dichiarazione, una possessività che la fece sentire speciale. Col cazzo di Sergio nel suo culo e con Roberto che la trombava, Luisa sentì che erano persi l'uno nell'altro. I loro corpi diventarono un tutt'uno mentre si abbandonavano al loro bisogno l'uno dell'altro. Mentre la scopavano violentemente, Luisa sentì che quell'uomo era l'unico per lei.
Roberto e Sergio la spinsero sempre più in alto, i loro cazzi la penetrarono così forte che Luisa pensò che la spezzassero in due. "Voglio che tu venga per noi, amore", le disse Roberto.
Il suo piacere aumentò mentre lo guardava muoversi sopra di lei. Non le importava quanto cercasse di resistere al suo vizio. Roberto era fatto per lei. "Quando sai che è la persona giusta, lo sai" si disse. "Roberto e io siamo fatti l’uno per l’altra, per quanto le cose siano incasinate."
"Vuole che tu venga per noi, cognatina." disse Sergio. Il loro profumo, la loro voce, i loro cazzi, tutto di loro la fecero impazzire. Si sentì al limite, pronta a esplodere. La vista le si offuscò, sentì che stava per venire. "Sì, sto venendo!", gridò. Sergio ruggì come una bestia maestosa, ferita. "Ecco, tesoro. Vieni con il mio cazzo nel culo." ringhiò continuando ancora un paio di volte prima di riempirla con il suo sperma caldo.
La vista di Luisa si offuscò, sentì di star andando a fuoco mentre Roberto continuava ad andare dentro e fuori dalla sua figa, scopandola anche dopo l'orgasmo. Una volta che scaricò anche lui ogni goccia di sperma dentro di lei, disse "È stato fantastico... " Fu interrotto da Sergio: "Cognatina, Avevi mai pensato di fare sesso anale?" Luisa rispose senza pensarci: "No, pensavo che avrebbe fatto un male cane"
Roberto sospirò, alzando gli occhi al soffitto. "Sei un angelo, amore."
Sergio rise: "Dopo quello che abbiamo appena fatto, direi che angelo non è la parola più corretta."
Luisa sorrise e annuì. "Mi sembra giusto."
Quando scesero, trovarono un bel Sole. Il tempo sembrava annunciare l’inizio di una primavera anticipata.
"Vuoi guidare tu?" domandò Roberto indicando l'automobile.
"No, ti lascio volentieri le chiavi. Preferisco riposare." rispose il fratello, con un sorriso.
Parlarono a lungo del pomeriggio precedente, ogni tanto tornando alla loro lite. Luisa, seduta dietro, ascoltava in silenzio. Sergio disse: "Lo so… Le tue regole."
Roberto gli rispose: "Tu non capisci. Senza regole non saremmo arrivati da nessuna parte. Invece, oggi.."
"Capisco..." disse Sergio con un sorriso che voleva prenderlo un po’ in giro, poi, proseguì: "Regola numero uno. Non devo fare niente senza il consenso di mio fratello. Roberto, non sai quanto mi è costato infrangere questa regola l'altra sera. Deludere mio fratello non mi lascia indenne. Ti senti in colpa, sempre e comunque, ma tu... soffrivi troppo, Roberto. Dovevo..."
"No!" Roberto urlò, provando una sensazione agrodolce nella pancia, con le nocche bianche per la forza con cui stringeva il volante. "Ho sofferto..., ma dopo. Te la sei scopata senza il mio consenso e... io non so ancora nulla!"
Una risata lo bloccò. Sergio stava davvero ridendo. Disse: "Fratello. Luisa è la cosa più bella che abbia mai visto e... non ne sono sicuro che tu non sappia ancora nulla, lei ti avrà detto che è stata bene con me, ma l'hai visto con i tuoi occhi, oggi, quanto sta bene con me."
"Tu me la vuoi portare via." disse Roberto, ridendo.
Sergio smise di ridere. "No, fratello. Però, non possiamo ingannare noi stessi. Luisa ha incantato te, e ha stregato me. Vorrei che fosse la sorte a decidere, e non te. So che non sei debole. Sei l’uomo più forte che conosca. Accetta la mia sfida: chi la ingravida, la sposa."
Roberto frenò bruscamente ed accostò, facendolo scendere dall'automobile. "La miccia è accesa" pensò Sergio, accendendo una sigaretta. Non gli restava che attendere.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore.
Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.