tradimenti
Troia per chi?

16.03.2025 |
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"Il lavoro? Le cose miglioreranno..."
Mi volto verso lo specchio e mi osservo attentamente. I miei capelli sono scompigliati, le labbra sono gonfie e arrossate, gli occhi lucidi e vogliosi. Faccio fatica a riconoscermi e, tuttavia, non mi sono mai sentita così viva. Dopo un primo momento di smarrimento, vedo allargarsi sul mio viso un ghigno di soddisfazione. Continuo a scrutare il volto, gli occhi, in cerca di qualche indizio di pazzia improvvisa, ma non ne ravvedo. Dovrei vergognarmi di quello che ho appena fatto e invece, pur scavando dentro la mia coscienza, non riesco a trovare l’ombra del rimorso.
Sono Vera, ho ventisei anni. Ho appena fatto sesso orale con uno sconosciuto nello spogliatoio di una piscina, col rischio che qualcuno potesse sorprenderci.
Non sono una controllata dal proprio ragazzo. Noi due non amiamo lo sconfinamento nella privacy altrui, neppure se questo è qualcuno con cui condividi la tua vita.
Siamo fermamente convinti che un rapporto di coppia debba fondarsi sulla fiducia, e che ciascuno debba conservare un proprio spazio di autonomia e riservatezza. Tra l’altro, lui non ha mai avuto motivo di dubitare di me. Non mi era mai neppure passata nell’anticamera del cervello l’idea che potessi colpirlo alle spalle.
Credevo di essere la compagna perfetta, sempre attenta alle sue necessità.
Una brava ragazza, premurosa e pronta a soddisfare le sue esigenze. Una ragazza tutta di un pezzo, che non aveva mai ceduto alle lusinghe o ai tentativi di seduzione degli altri: Amici, conoscenti e sconosciuti. E dire che ce n’erano stati diversi che ci avevano provato con me. Uomini anche interessanti e affascinanti, ma non sono una debole, io. Non ho difficoltà a resistere al richiamo dei sensi (per lo meno, fino ad ora).
Insomma, una noiosa e banale impiegata di banca. Una ragazza spenta il cui unico scopo era quello di dedicarsi al proprio fidanzato, in totale stato di abnegazione.
Ed allora?
Allora, se Marco mi avesse permesso di essere più troia, non avrei sentito la necessità di tradirlo, cazzo!
Sì! È per il sesso. È per questo che l'ho tradito. Voglio essere troia a letto. Sono brava a succhiare e ingoiare, ma lui... Allargo le gambe ogni volta che me lo chiede. Ciuf! Ciuf! Ciuf! Solamente, Ciuf! Ciuf! Ciuf! E quando gode vorrei ululare come una cagna in calore,... Vorrei implorare di mettermelo nel c.., cosa che io gli avrei permesso con complicità, ma lui...
Che ipocriti schifosi, gli uomini! Vogliono far vedere che sono aperti di mente e poi ti vietano di essere la loro troia. Perchè se io fossi la sua troia, lo stronzo non mi sposerebbe. Perché se una è puttana, lo è sempre e comunque, non solo con il fidanzato. Ma se fossi davvero troia, non lo sposerei io. Perché mai dovrei accontentarmi di un cazzo solo, quando ne potrei avere tanti? Coglione!
Quante bischerate si dicono davanti l'altare. "Oggi ti sposo e con te voglio scoprire la mia sessualità. O meglio, le mie fantasie e i miei desideri che bussano forte alla nostra porta. Voglio che tu, Marco, li prenda in considerazione, che li riconosca. È fondamentale che li accetti. Perché, amore mio, io sono anche questo, una puttana, come tutte le donne. Devo essere la tua puttana."
Ciò è corretto. Garba. Va detto al fidanzato. Sempre.
Io voglio dare spazio alla parte spregiudicata della mia sessualità, perché è questa che mi fa sentire femmina, sicura, potente, appagata. È essenziale che sia io a scegliere cosa mi fa stare bene, senza subire mai più forzatamente il volere del mio ragazzo. Devo essere puttana, la sua puttana, non perché piace a lui, ma perché a me per prima fa piacere vivere il sesso senza pregiudizi e senza limiti.
Adesso, avverto un’energia che ruggisce e scalpita per venire fuori, e ne sono spaventata, perché mi ha fatto fare cose che mai avrei immaginato. Mi fa comportare come non ho mai fatto nella mia vita, ma lo voglio.
Sarà difficile perché Marco ha messo in discussione la mia femminilità.
- - -
Mi mancano pochi minuti per raggiungere la pausa, quando chiamo il prossimo cliente.
"Buongiorno."
"Prego, si accomodi pure, finisco qui e sono subito da lei." Non ho tolto gli occhi dallo schermo del computer.
"Questo sì che è sorprendente." La voce possente mi fa alzare gli occhi. Inorridisco. Resto rigida come una statua, occhi spalancati e una sensazione di calore che velocemente si sta trasformando in un caldo soffocante. Mi vorrei sotterrare. Che ci fa qui? Gli rivolgo un sorriso. Sono imbarazzatissima. Non so come comportarmi.
A questo non gli pare vero. Ha l'espressione di un bambino che si prepara a scartare il regalo la mattina di Natale, ma ancora non sa che io non voglio essere il suo giocattolo. Forse pensa di riprendere da dove ci siamo lasciati e andare oltre, ma io non intendo finire a letto con lui. Anche se è tremendamente affascinante nel suo completo scuro di alta sartoria. È uno di quelli che le donne adorano e venerano da lontano.
"Perché sei scappata?" Il suo tono di rammarico e di rimprovero mi fa sentire subito in colpa.
"Io, veramente…"
"Ho forse sbagliato qualcosa? Non avrei dovuto...? Bada bene, io non me ne pento affatto, ma se a te ha dato fastidio, o se ti ho contrariato in qualche modo, ti chiedo scusa." Sento le guance infiammate.
“No, è che… Mi sono sentita strana a ... fare quello e…"
"Tu mi piaci, ragazza senza nome. Vorrei invitarti a cena." interrompe il mio discorso. "...Mi dispiace se sono stato precipitoso, ma non ho resistito. Tu stavi... morendo dalla voglia di assaggiare.. di sentire il mio sapore. Se ripenso alla morbidezza delle tue labbra…"
Le sue parole cariche di desiderio accendono improvvisamente il fuoco nel mio ventre. La sua voce, piacevolmente volgare, piano piano mi rilassa, facendomi rinunciare a ogni tentativo di fuga, fisica e mentale.
Giro il viso verso di lui e vedo che i suoi occhi sono diventati scuri e riflettono la sua bramosia. Trattengo il respiro. In questo momento mi sento un vampiro e il suo desiderio di me è il sangue che ho bisogno di bere per sentirmi viva.
Ma non voglio una storia complicata che rischierebbe di rivelarsi molto frustrante per me. "No… Mi dispiace." gli rispondo.
"Ne sei proprio sicura?" Avverto una certa autorità nella sua voce roca e profonda. Il tono sembra minaccioso. Il suo sguardo duro e penetrante mi tiene legata, mi ammalia. "Certo." Gli rispondo mentre m’innervosisco sempre di più.
"Allora forse dovrei mostrarti il mio uccello. Lui sicuramente lo apprezzeresti, visto che te lo sei succhiato e leccato per almeno venti minuti."
Un rossore violento m’invade di nuovo corpo e viso, e rimango ammutolita, anzi, scioccata da tanta sfacciataggine e sicumera.
"La smetta, per favore!" Abbasso gli occhi. Sono terribilmente imbarazzata. Sento il suo sguardo su di me, ma in questo momento ho difficoltà a sostenerlo. Scorrendo la mia attenzione lungo il suo corpo, so che le mie guance si arrossano sempre di più perché sento il calore che si accumula sulle gote. C'è un rigonfiamento all'altezza del suo membro e io mi affretto a distogliere lo sguardo per non guardarlo troppo da vicino.
"Riconoscerei a occhi chiusi la tua lingua che mi lecca come se stessi gustando il tuo gelato preferito."
"No, la prego, non deve…" Qualcuno bussa alla porta. Un toc toc leggero che mi fa tirare un sospiro di sollievo. Forse qualcuno verrà a salvarmi da questo incontro inaspettato. Qualcuno che mi offra una scusa per liquidarlo. Per mandarlo via, per sempre.
"Vera, volevo avvisarti che… Oh, scusate. Non sapevo fossi occupata." La mia risposta alla collega si limita a un mezzo sorriso. Lui non si gira neppure a guardarla, né le rivolge la parola. La mia collega solleva leggermente le sopracciglia e continua: "Tra dieci minuti andiamo a mangiare. Se hai fatto, ci troviamo nell’atrio."
"Lei ha già accettato di venire a pranzo con me", ribatte veloce il mio ospite, continuando a fissarmi e senza darmi il tempo di continuare.
- - -
È stato sconvolgente ed eccitante allo stesso tempo. Cosa dovevo fare? Sono arrabbiata perché non riesco più a controllarmi. Perché ormai sono in balia di quest’uomo. Lui mi provoca, mi sfida, mi eccita. La sua voce profonda e autoritaria mi fa vibrare l’anima. Mi fa impazzire il modo in cui mi guarda, come se volesse sfamarsi di me. E questa cosa mi fa sentire potente e debole allo stesso tempo, e molto femmina, una femmina seducente e ammaliatrice. Lui mi sta diventando indispensabile come l’aria che respiro. E Marco?
- - -
Prendo un caffè. Mi prendo il mio tempo. Poi, mi avvicino mentre lui sta aprendo la portiera della sua autovettura. Controllo l'orologio sul cruscotto e vedo che sono già le sette di sera.
Scendendo dall'auto, ci scambiamo uno sguardo. Sapendo ciò che ho fatto, qualcosa in me si incrina. Mi dirigo verso di lui, gli cingo le braccia e lo abbraccio. "Ti voglio bene", gli dico, sperando che non mi odi per sempre.
"Anch'io ti voglio bene. Sei strana. Il lavoro? Le cose miglioreranno. Te lo prometto."
- - -
Questa sera c'è qualcosa che va oltre la mia comprensione. Vera è troppo bella. Ha una luce diversa. Sono attratto da lei, attirato da lei, un desiderio così forte che sento bruciare le mie vene e il mio cuore.
Non sono uno sciocco. È attratta da un altro, ma nessuno la toccherà tranne me. Non le darò la possibilità di non volermi sposare. Si innamorerà ancora di me e allora l'unica scelta che avrà sarà quella di dire di sì a tutto. Perché io voglio la mia troia. Sono stanco di... sfiorarla.
Come ci si sente? Desiderare così tanto scoparla come una vacca? Non posso rischiare di perdere questa donna, ma una parte di me sente che vale la pena rischiare.
"Grazie, tesoro." Il volto di Vera si fa notare, i suoi occhi sono affamati, e tutto il mio corpo si risveglia al pensiero che mi tocchi. Adoro il suo carattere ostinato. Adoro la sua capacità di farsi valere.
Ciò che immagino non è esattamente il modo migliore per farlo con la propria ragazza. Si arrabbierà, ma poi le passerà. Il mio membro si agita al pensiero. Alla fine le chiuderò la bocca facendo scivolare il mio uccello tra le sue labbra. Sarà divertente guardare il suo stupore. Tutto ciò che ho intenzione di farle sarà peccaminoso, ma spero che alla fine del percorso ci sia la salvezza per noi. Insieme.
- - -
Marco è diverso. Mi stringe al suo petto e le sue dita scivolano sotto il mio mento per inclinare la mia testa all'indietro. Il cuscinetto ruvido del suo dito graffia la mia pelle, ma la mia spina dorsale si rifiuta di permettermi di indietreggiare. Anche se il suo tocco è così dannatamente bello, e vorrei sprofondare in ginocchio.
"Amore, voglio mostrarti una parte di me che nessun altro può vedere. È sbagliato? Sì, è sbagliato. Me ne pentirò? No. Lo so. Potrai arrabbiarti, ma spero che sia solo per ora e che imparerai a non essere arrabbiata con me."
Non faccio nemmeno in tempo a reagire, che subito inizia a lasciarmi una serie di baci sul collo fino a scivolare sull’attaccatura dei seni, che massaggia con delicatezza. Lo lascio fare, non tanto per il piacere che mi sta dando, quanto nella speranza che smetta e si rialzi. Marco, sembra aver perso il controllo. Posa la bocca sulla mia in un bacio vorace che m’infastidisce, ma non mi sottraggo, anzi lo ricambio. Contemporaneamente infila una mano sotto la gonna e comincia a risalire verso le mie mutandine in una carezza irruenta e impaziente. ""Che fai? Rallenta. Siamo in strada!" gli dico.
Si discosta un poco e con gli occhi scuri dal desiderio mi osserva: "Non chiedermi di fermarmi ora." dice con voce decisa. La sensazione del suo potere che sento in questo momento è sublime. Non so come sia possibile. Quello che dice è piuttosto assurdo. Non è il ragazzo che conosco.
Trovo la forza e la volontà di allontanarmi da lui.
Rapidamente, Marco mi raggiunge. Prende il controllo, piegandomi la testa in modo da penetrarmi con la lingua in maniera più incisiva e prepotente. Quasi subito lascia la mia bocca e scende con le labbra a succhiarmi un capezzolo al di sopra della camicetta. Emetto un gemito di piacere e abbandono la testa all’indietro. Mi sto bagnando in modo indecente.
Marco risale nuovamente verso le mie mutandine, mi sposta gli slip e m’infila due dita dentro. Emetto un grido soffocato e risollevo la testa, riaprendo gli occhi. "Amore, siamo in strada. Ti prego..."
Lui si fa più audace e, senza smettere di scoparmi con le dita, mi afferra una mano e se la porta dentro i pantaloni che intanto si è sbottonato. Mi sta chiaramente invitando a ricambiare il piacere e non mi tiro indietro, ma se potesse vedere il mio viso si accorgerebbe che, mentre lo masturbo, è a un altro uomo che sto pensando, è un altro uomo che vorrei far godere.
Vengo, mordendomi il labbro per non gridare. Mi accorgo solo ora che la mano è completamente bagnata, ancora dentro i suoi pantaloni. Mi bacia sulle labbra con uno sguardo di gratitudine, al quale rispondo sorridendo.
- - -
È notte. Lui mi cinge la vita con un braccio, in modo che non possa andare da nessuna parte. Emetto un respiro tremante e incerto mentre vengo inghiottita dal suo calore e dalle sue dimensioni. Le sue labbra trovano il mio orecchio e mi viene la pelle d'oca su ogni centimetro del corpo.
Mi lamento, ma è una reazione debole e priva di furia, perché i suoi polpastrelli risalgono le mie braccia e le sue unghie smussate sfiorano la mia carne sensibile.
La tentazione è un'amante crudele, che gracchia con malvagia lussuria mentre fa cenno con il dito di avvicinarsi, di cedere, e, dannazione, lo voglio.
Mi afferra il mento con due dita e mi costringe a rialzare il viso, dopo di che cala la bocca sulla mia in un bacio possessivo. Impetuoso. Brutale. La sua lingua domina la mia, mentre tira il vestito sui fianchi, poi mi afferra dietro le gambe e mi solleva mettendomi a sedere. Con un ginocchio mi costringe ad allargare le gambe e ci si piazza in mezzo. Scompare dalla mia vista e lo sento che s’inginocchia sul pavimento, tra le mie cosce spalancate, e prende le mie gambe per appoggiarle una su una spalla e una sull’altra.
Lecca, succhia, bacia senza fermarsi mai, ma con una lentezza esasperante.
Il mio corpo si contorce in attesa, quando allontana la faccia e si alza in piedi. Sto quasi per mettermi a piangere. Non vorrà mica lasciarmi così? Lo scruto con attenzione per capire le sue intenzioni.
Si passa la lingua sulle labbra bagnate dei miei umori e mi rivolge un sorriso sadico e soddisfatto.
Poi, con il dorso della mano si ripulisce la bocca, e mi parla: "Vera, mi vuoi sposare?"
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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