tradimenti

Incubo


di Pprossa
18.02.2025    |    3.440    |    8 9.7
"Qualunque sia il messaggio, non è positivo..."
La stanza di Cristian è calda e accogliente, molto più confortevole di quanto dovrebbe essere.
Quale che sia il motivo, Stefania sprofonda nel divano di pelle, togliendosi i sandali. Lui è a pochi metri di distanza, con la schiena dritta, le mani in tasca, i capelli neri come l’inchiostro che gli cadono sugli occhi.
Il cuore di Stefania batte all’impazzata. Il modo in cui lui la guarda le fa attorcigliare la gola in un nodo stretto. Lei non ha alcuna voglia di starci, adesso. Stupida!

Di fondo, è il motivo per cui ha accettato il suo invito, starci, ma non può pensare a una persona più spaventosa di suo cognato con cui fare sesso, ma ora che è lì, inchiodata sotto il peso del suo sguardo, comincia a pentirsene. È il modo in cui la guarda. È impossibile leggere quello che c’è nei suoi occhi. Rabbia, sì. Intensità, certo. Sotto tutto questo si nasconde una promessa, come se stesse cercando di esprimerle qualcosa senza usare le parole. Qualunque sia il messaggio, non è positivo. Oppure, è tanto positivo.

“Tu non sai niente di me”, sibila, con le narici dilatate.
Annuendo frenetica, lei conferma: “Lo so, hai ragione, non so niente.”
“Stefania, pensi che non sappia cosa provi? Ti sbagli.”
Nonostante lo sguardo ferino nei suoi occhi, indietreggia un po’ e lei emette un sospiro tremante.
“Ti leggo benissimo, cazzo. Guarda le tue ginocchia.” Senza volerlo, lei lo fa, seguendo il suo sguardo verso il basso. Le sue ginocchia sono così serrate che le fanno male.
“Hai paura.” La sensazione delle sue mani che le attanagliano le ginocchia la fa trasalire.
“Sei convinta di poter affrontare tutta questa situazione. In questo momento, stai pensando che vorresti staccare le mie mani dalle tue ginocchia e darmi uno schiaffo in faccia.” Avvicinandosi, con gli occhi in ombra, sussurra: “Non ti concedi nemmeno di pensare a quanto ti piacerebbe se non lo facessi.”
“Ti sbagli” risponde Stefania con un filo di voce. La paura, la sensazione di essere in una situazione di squilibrio si presenta in un’ondata di panico paralizzante.

Cristian si sporge verso di lei, con le mani che risalgono lungo le sue cosce, e le bisbiglia all’orecchio: “Sono anche quello che conosce il tuo segreto. Quanto sei eccitata per tutta questa faccenda. Quanto cazzo sei bagnata. Credo che stasera tocchi a me imparare qualcosa su di te. Voglio scoprire se ti eccita veramente tradire la fiducia di tua sorella.”

Scatta l’istinto e Stefania si dimena contro la sua presa. È inutile. Quelle mani fulminee la bloccano prima che possa scivolare via. Le sue dita premono dolorosamente nella sua carne e la costringono a divaricare le cosce.
La sua voce è dura e roca quando mormora: “Questo è ciò che hai accettato quando sei entrata in questa camera. Se lo vuoi, adesso ti lascerai leccare la fica. Voglio assaggiare la tua patata. Voglio sentirti venire sulla mia lingua e poi voglio che tu vada a casa, incontrare Laura, pensando a quanto ti è piaciuto. “Ora...” Fa scorrere le mani più delicatamente sulla parte esterna delle sue cosce, accarezzandole. “Puoi oppormi resistenza oppure puoi metterti comoda e godere."

Stefania ha visto quello sguardo nei suoi occhi e sa di non avere scelta. Stordita, cede, allenta le gambe e gli da il minimo accesso. La sua voce è liscia come il velluto: “Brava ragazza.” Le sue mani scivolano lungo la gonna fino a scomparire del tutto. Si china.
Stefania sente il suo alito caldo sulle ginocchia. Non ha idea di cosa aspettarsi, ma di certo non il bacio morbido e caldo che le posa sull’interno del ginocchio, né la sensazione della sua lingua che si avvicina, esplorando il tratto di carne che risale la gamba. Non l’inspirazione profonda mentre la annusa, con la bocca aperta e gli occhi chiusi. Le sue mani continuano a salire lungo i fianchi e le dita si agganciano ai suoi slip. “Vediamo quanto sei brava a seguire le istruzioni. Sollevati” le ordina, inarcando le sopracciglia.

Stefania combatte il tremore nervoso e obbedisce. La sua impazienza ritorna quando le toglie le mutandine, facendole scendere lungo le gambe e sopra le ginocchia.
Le tiene in alto e dice: “Non sono belle, ma sono sensuali.” Le tremano le ginocchia. “Non ho avuto il tempo di cambiarmi.”

Intravede il rigonfiamento duro dei suoi pantaloni. Non era così che voleva che andasse: perdere la verginità solo perché ha fatto incazzare qualcuno.
“Apri” le ingiunge, spingendo le ginocchia verso l’alto. “Mostrami la tua fica.” Sembra che ci voglia un’eternità per far arrendere il corpo al suo comando.
Stefania apre le gambe con dei piccoli scatti nervosi, cercando di placare il terrore che avverte nella pancia, il tremore dei muscoli. Quando Cristian posa i palmi delle mani sulle cosce, obbligando ad aprirsi di più, gli occhi di lei si chiudono e le spalle si bloccano. C’è un attimo di silenzio, e poi: “Bene.”
Lui la sta fissando intensamente tra le gambe, la lingua fa capolino per bagnare le labbra. “Sei depilata come una brava ragazza.” Le sfiora il clitoride con il pollice e una corrente attraversa il corpo, mentre i fianchi si muovono in avanti di loro spontanea volontà. Lui raddrizza la schiena e sorride, leccandosi il pollice. “Dolce proprio come speravo.” Stefania si rifiuta di piangere. Non lo farà. Si è cacciata io in questa situazione, se l'è cercata. Deve accettarlo.

Questa volta è la sua lingua a sfiorare il fascio di nervi. Il ventre le si contrae e le sue mani, alla disperata ricerca di qualcosa a cui appigliarsi, si infilano nei lunghi capelli arruffati di suo cognato. Lui geme contro di lei, la sua bocca vibra contro la carne sensibile. Stefania combatte la sensazione travolgente, ricordando a se stessa che non lo vuole, ma le piace. Non le piace lui, ma quello che sta facendo sì.
Impone al suo corpo di non reagire, di non soccombere alla lingua esperta e al respiro caldo. Si morde il labbro inferiore, fissa il soffitto, recita le parole della sua canzone preferita. Qualsiasi cosa pur di allontanare le sensazioni che si stanno sviluppando nel suo sesso.
La lingua, però, sembra abile quanto le dita, sfrega e lecca in modi che lei non avrebbe mai pensato di immaginare. Il suo corpo vuole qualcosa che la sua mente non riesce a comprendere. “Smettila di opporti” le dice, indietreggiando per incontrare i suoi occhi spalancati, mentre il pollice compie dei cerchi intorno al suo clitoride. I suoi occhi sono pesanti e vitrei, la bocca lucida dei succhi.
“Io non ti capisco. Sei stata tu ad accettare tutto questo. Ti piace. Perché combatterlo? Ti farò venire.” Si china per massaggiare il clitoride con la lingua e al contempo un dito esperto scivola nella entrata. Poi usa i pollici per divaricare la fica e posa la lingua di piatto sul clitoride.
La palla di tensione che si sta formando nel sesso esplode all’improvviso, che lei lo voglia o no.
Di punto in bianco, si ritrova a stringere due manciate di capelli fra i pugni e a strusciarsi contro la sua bocca, con la mascella spalancata mentre ansima per la stretta dell’orgasmo.
Si dice che non è lei. È solo il suo corpo, alla disperata ricerca di uno sfogo. Non può farci niente.

Cristian le bacia il clitoride e si alza, con le labbra brillanti e umide. “Piuttosto bene come prima lezione, non credi?” commenta, ignorando il fatto che lei sta fissando un punto a caso oltre la sua spalla.

Gli occhi di Stefania scendono verso i pantaloni, dove la sua erezione si protende contro il tessuto.
Ora che lui ha finito, lei sa che vorrà di più. Vorrà prendere l’unica cosa che è ancora intatta.
I suoi occhi la soppesano per un attimo, come se si stesse domandando a cosa lei stia pensando.
Stefania si concede un momento per prendere atto della verità. È stato il miglior orgasmo che abbia mai avuto. La sua bocca, le sue mani, quella lingua, potevano pure essere attaccate a un mostro, ma erano semplicemente fantastiche, dannazione. La sua fica è ancora calda, ancora bagnata, praticamente sta vibrando per i postumi dell’orgasmo. Non può farglielo sapere. Non lo farà. Lei stessa riesce a malapena ad accettarlo. Rimane con il petto ansimante per la lotta. “Posso... farlo io a te?”
Cristian scuote la testa. “Non è questo che voglio. Posso farmelo succhiare da Laura."

Stefania rimane a bocca aperta per un minuto, con il cervello perso, cercando di capire cosa sta succedendo.
Cristian è al telefono. Poi, le parla.
Lei spera di nascondere la vergogna dietro il disgusto. È sconvolta. Continua a pensare a cosa dovrà assistere, se a un controverso esempio di tradimento o a un esibizione di narcisismo patologico.

A interrompere le sue farneticazioni, intorno alla mezz'ora, suonano alla porta.
"Va!’” le dice suo cognato, e la coglie di sorpresa, si aggiusta il pene e fa una smorfia.
“Vai!” ruggisce, e Stefania ha inteso perfettamente. Si trova in quella condizione sbilanciata, ma non riesce a farne a meno.
Poco volentieri, si precipita verso l'armadio. Ne apre l'anta.
Chiusa dentro, tutta sola, osserva sua sorella entrare nella stanza.
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