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CAPITOLO 20 il monastero e la fuga


di Membro VIP di Annunci69.it lapiera
19.02.2025    |    2.084    |    13 9.6
"Con i mezzi a disposizione caricate le suore ben legate sul furgone dei balordi, le ragazze sulla navetta e il nostro team sui restanti mezzi via veloci..."
CAPITOLO 20
Tanto, tanto tempo è trascorso da quella sfigatissima notte. Come avevo intuito ero in mano ad una organizzazione di traffici umani , per l’esattezza donne, e questa in parte è stata la mia fortuna, si fa per dire, poiché altrimenti sarei già sicuramente stata venduta a chissà quale perverso maniaco.
Ma ricapitoliamo quella notte, dopo essere stata ceduta nuda , con un mezzo remo infilato nelle viscere e sfigurata da lividi, quella gigantesca suora che mi ha accolto, malgrado la terrificante figura si è da subito dimostrata gentile nei miei confronti, dovevo averle fatto pietà!
Con delicatezza, sciolti i nodi della corda di canapa, mi ha sfilato dal culo il remo, e poi subito ritornata severa dopo avermi messo un pesante collare di ferro con catena mi ha spinto in una piccola cella con le pareti in pietra con un po di paglia per terra, fissando ad un anello la catena. Chiuso un pesante cancello in ferro si è dileguata.
Stordita distrutta e infreddolita mi ha assalito un tremito incontrollato, volevo urlare ma ero senza voce, la gola infiammata e violentata emetteva solo rantoli, non riuscivo più a controllare il mio corpo e poi ecco ritornare un’altra “suora” con una siringa, un pizzico dell’ago che entrava nella natica e 1,2,3 tutto buio.
Non so dopo quanto tempo mi sono ripresa, qualcuno mi aveva messo una ruvida coperta addosso per ripararmi dal freddo ero totalmente indolenzita ed i soffici letti dell’OWK erano solo un lontanissimo ricordo.
Ero sola penso in una cella lontana dalle stanze principali, doveva essere una stalla o forse una porcilaia, l’idea di urlare e chiamare aiuto l’ho subito rimossa poteva essere solo controproducente, tanto da come pensavo di aver capito mi trovavo in un posto sicuramente sperduto e lontano da ogni forma di vita.
I miei pensieri si arrovellavano cercando una possibile via d’uscita ma più ragionavo più mi convincevo di non aver scampo dalla situazione in cui mi ero cacciata, accidenti se avessi dato ragione a Regina Patricia, questo capita quando anziché ragionare con la testa si ragiona con il culo! Volevo divertirmi e adesso la sto pagando!
Finalmente il cancello si apre, un altra “suora” si avvicina, rimane in silenzio, mi strattona e tenendomi alla catena si fa seguire per un lungo corridoio. Cammino a stento, sono nuda e puzzolente, uno schifo con ben poco di umano, alla fine del lungo corridoio una stanza con docce a vista, mi fissa la catena e mi invita a lavarmi.
L’acqua è fredda, quasi gelida, con abbondante sapone mi pulisco per bene, mi sembra di rinascere, improvvisamente l’acqua diventa caldissima, brucia la pelle, non posso muovermi più di tanto dato che la catena mi impedisce di uscire dal getto e dopo essere quasi cotta ecco improvviso un getto freddissimo.
Ancora qualche minuto per lasciarmi congelare poi mi fa uscire, Questa volta mi fa mettere davanti e con un doloroso frustino da equitazione sono costretta a correre guidata come una cavalla verso un’ altra ala del monastero.
Mi ferma davanti ad una porta con una croce rossa, una infermeria, e qui vengo sottoposta ad una ispezione totale del mio corpo.
Niente di più devastante, sicuramente lo scopo era accertare il mio sesso e verificare con mostruosi strumenti la mia dilatazione anale e ispezionare quella strana fighetta che aveva preso il posto di quello che di maschile era rimasto.
Anche alla bocca era stato riservato un trattamento di verifica, e controllata la dentizione come si fa con i cavalli, forse per stabilire l’età il fastidioso esame medico terminò.
E adesso dopo che avranno capito che non sono una femmina cosa mi faranno pensavo tra me e me! Tanto per iniziare devo vestirmi indosso sulla pelle nuda solo una pesante tunica fissata alla vita con una grossa corda, al collo sempre collare e catena e via a passo veloce verso una scalinata per salire al piano superiore.
Ho ripreso un po’ di tono e anche se devastata nelle parti intime sento rinvigorirmi e il cervello inizia a superare la crisi in cui era caduto, rifletto: sicuramente hanno capito il mio genere e da come sembra non sanno cosa farsene di me, unica possibilità sarebbe poter lavorare per loro, si ma come e per far che cosa?
La risposta ai miei pensieri arriva subito, sono al cospetto della Superiora, non ne conosco il nome ma tale deve essere vista la devozione che le riservano le altre sorelle. Con un inglese, comprensibilissimo, spiega quale potrebbe essere il mio destino, con una unica alternativa! Lavorare con loro alla preparazione delle schiave per la vendita, ricordando che ogni errore o tentativo di fuga sarà duramente punito finanche con la morte.
Regole semplici e molto dure, annuisco e da quel momento ho dovuto sopportare in silenzio le situazioni più dolorose ed imbarazzanti nel dover preparare alla vendita decine di giovani donne rapite come me da quei balordi del furgone di quella ormai lontana terribile notte.
Con una cadenza variabile, in genere alla notte ritornavano i tre rapitori con il loro scassatissimo furgone, qualche volta allungavano le mani e cercavano di fottermi , ma il controllo delle suore per fortuna lo impediva sempre, scaricavano il loro carico di disgraziate, quasi sempre seviziate e nude e dopo aver incassato la ricompensa sparivano.
Con una cadenza quasi simile arrivava di giorno un altro gruppo incaricato di prelevare le ragazze preparate per la vendita o meglio vendute dato che ero venuta a conoscenza di una sala in cui virtualmente venivano fatte le contrattazioni e le vendite delle ragazze. Questi portavano anche molti capi di abbigliamento e prodotti di bellezza.
Proprio quello era il mio lavoro, curare le sventurate, truccarle, vestirle come se fossero delle bambole, era l’ultimo passaggio prima della vendita, sembravano automi svuotati di ogni pensiero. Non potevo parlare con loro.
Prima, per tanto tempo , non sapevo cosa subissero, solo di recente in occasione di una sostituzione a una suora indisposta ero stata assegnata nel reparto di accettazione.
Le sventurate venivano lavate come era stato per me e successivamente introdotte a pratiche sessuali per alzarne il livello di esperienza, non c’erano maschi, solo le “suore” con strap-on le iniziavano o ne miglioravano le prestazioni sessuali vaginali, anali ed orali.
A mio avviso dovevano anche stare in uno stato di completo stordimento dovuto a droghe che venivano somministrate con regolare cadenza, si muovevano come zombi e si lasciavano fare di tutto sempre senza fiatare.
Che vita di merda stavo facendo, quelle donne facevano una pena incredibile e non ero in grado di far niente! Ero in un mondo surreale in cui il tempo era scandito con un rigore millimetrico, sembrava di essere in una catena di montaggio di una fabbrica.
Intanto nel mondo esterno il mio ultimo amante Zlato, dopo quel focoso incontro, si era follemente innamorato di quella “strana femmina” e con decisione aveva cercato di rintracciarmi, ricordandosi che gli avevo detto di lavorare presso l’OWK.
Preso il coraggio a due mani e conscio di non essere gradito in quel regno con insistenza riuscì a farsi ricevere da Regina Patricia.
A quel punto le cose iniziarono a prendere un’altra piega. Patricia molto preoccupata per non avermi più visto aveva smosso tutti i canali a sua conoscenza per rintracciarmi, ma senza successo e solo quando, dopo aver incontrato Zlato, si era confermata la possibilità di un mio rapimento, essendo ancora l’auto dove era stata parcheggiata, iniziò una ricerca più mirata.
Coinvolse subito Zlato, ben contento di darle un aiuto, poi ricordandosi di Riccardo e dei suoi traffici anche con la vendita di schiave lo liberò dallo stato di schiavitù e lo stesso fece per Luca, Alex, Laura e Daniela.
Proprio queste ultime due le proposero di coinvolgere anche i due stallieri esperti della malavita locale. In un tempo abbastanza breve si organizzò un team eterogeneo con molte interessanti risorse.
Una volta arrivati dalla svizzera i due stallieri, con una buona dotazione di armi, Riccardo prese con Zlato la direzione delle operazioni per il mio recupero.
La fortuna fu che Riccardo si ricordò di un vecchio cliente molto porco e sadico nei confronti delle ragazze che comprava da lui che era stato escluso dalle sue vendite proprio per aver saputo dei maltrattamenti estremi che infliggeva alle povere disperate.
Ora sicuramente questo maiale, proprio residente in una città poco distante, si riforniva da qualche altra parte.
La trappola prendeva forma, Laura e Daniela , fotografate in versione schiave e filmate in sessioni BDSM costruite con molto sadismo, erano state messe in vendita su diverse piattaforme specifiche, l’attesa non fu lunga, viste le performance molto esplicite rappresentate nei filmati, e tra i tanti possibili acquirenti anche il vecchio cliente porco si fece avanti!
Con prudenza Riccardo riprese i contatti con il porco, esaltando le qualità delle nuove schiave a cui tutto era possibile fare senza remore, la trattativa non fu breve, volle vedere Laura e Daniela dal vivo e provarle con sessioni di tortura pesanti, e le ragazze per la riuscita si prestarono al gioco soffrendo parecchio nelle mani del porco. Proprio durante questa seduta Riccardo chiese al porco dove si fosse rifornito nel periodo in cui non si era più appoggiato alle sue schiave. Senza pensarci, arrapato da quanto stava facendo a Laura e Daniela, legate entrambe su lettini di tortura spiegò dove si riforniva lamentando la qualità nell’addestramento delle schiave rispetto ai due magnifici esemplari che stava torturando.
Quelle furono le sue ultime parole, proprio Riccardo, alle sue spalle gli mise un sacchetto di spessa plastica in testa e ben fissato al collo, bloccandogli le mani lo lasciò rantolare fino alla morte, che fu lenta ad arrivare e permise a Laura e Daniela rapidamente slegate di prenderlo a calci nelle palle fino all’ultimo respiro.
Una traccia si era scoperta ora si trattava di seguire il furgone che recuperava le sventurate partendo dalla casa del venditore fino al monastero dove ero richiusa.
L’appostamento non fu facile il venditore era a capo di una grossa organizzazione, viveva in un vecchio castello restaurato senza risparmio e la sua attività era coperta da diversi agenti corrotti che per aver qualche ragazza in dono da usare a piacere ogni tanto chiudevano tutti e due gli occhi.
Facendo molta attenzione finalmente tutto il nostro gruppo, dopo diversi appostamenti, con un furgone ed un auto riuscirono ad intercettare la navetta nel momento in cui partiva per caricare le schiave.
Il pedinamento fu molto lungo e l’auto ed il furgone si alternarono nell’inseguire la navetta su cui c’era stranamente solo l’autista.
All’arrivo al monastero lo spettacolo fu agghiacciante, ben otto ragazze, bellissime uscirono in fila dal gigantesco portone affiancate da altrettante suore, camminavano in modo strano quasi come se fossero ubriache, l’azione fu rapida Zlato e gli stallieri con armi in pugno bloccarono le suore facendole stendere a terra, mentre Riccardo e Luca immobilizzavano l’autista esterrefatto per la rapidità con cui si stava svolgendo l’assalto.
Laura e Daniela con delicatezza fecero salire le otto sventurate sulla navetta e Zlato con gl stallieri entrarono nel convento.
La ricerca fu breve, avevo sentito il trambusto e stavo nel corridoio, dentro non c’era più nessuna suora, alla vista di Zlato gli sono saltata al collo e l’ho baciato, ero libera!
Ma non era finita, un rumore di ferraglia segnalava l’arrivo di qualche alto mezzo, erano loro quelli del furgone che mi avevano rapinato, lo scontro fu duro, grazie alle pistole portate dagli stallieri e alla loro mira precisa, ci sapevano veramente fare, i tre balordi rapitori furono bloccati ed uccisi.
Ora si trattava di organizzare la ritirata.
Con i mezzi a disposizione caricate le suore ben legate sul furgone dei balordi, le ragazze sulla navetta e il nostro team sui restanti mezzi via veloci verso l’OWK , l’unico Regno che avrebbe potuto ospitarci con sicurezza.
Fu proprio Regina Patricia ad accoglierci a braccia aperte, mai stata più felice nel rivederla, anche se anziché baciarmi mi rifilò due sonori ceffoni ed io in ginocchio le baciai la mano, aveva perfettamente ragione!
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