trans
Il contratto- quinta parte
di lapiera
07.03.2019 |
1.666 |
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"Mi diede carta e matita, e a quattro zampe inizò a dettare tutti i punti che mi aveva descritto..."
Ho un fremito di piacere che anticipa la sua copiosa goduta, mi fa inginocchiare davanti al suo cazzo gocciolante e dolcemente inizio a pulirlo con leggeri colpi di lingua gustando le gocce di sperma che escono ancora dal suo prepuzio.Mi sono follemente innamorata e voglio donarmi a lui completamente.
Riprende a parlarmi il tono è serio, inizia ad elencarmi una serie di punti che avrei dovuto rispettare e soprattutto un contratto scritto, di appartenenza , che mi vincolava a lui per quattro anni.
Ascolto in silenzio, come mi era stato ordinato, nella mia mente elaboro possibili soluzioni alle sue richieste. Avrei dovuto licenziarmi dalla ditta, poco male ero stufa di quella vita, di stress e forti responsabilità.
Avrei dovuto chiudere il conto corrente e dargli tutti i miei soldi, in cambio per tutta la durata del contratto avrei avuto la sua carta di credito a disposizione per comperare solo oggetti ed abbigliamento necessari al mio ruolo.
Altre spese non erano previste in quanto alloggio, vitto e viaggi erano compresi nell’ospitalità presso la sua villa, di cui mi aveva fatto vedere le immagini … principesca.
Sempre in villa e nello shopping sarai stata accompagnata e aiutata da una giovane serva, forse anche lei un tempo schiava.
Mentre parlava continuavo ad annuire .
Poi con un cambio più duro di voce ha iniziato ad elencare i doveri.
Dovevo essere a sua disposizione e pronta in qualsiasi ora del giorno, tutte le mattine al risveglio dovevo svuotargli la vescica nella mia bocca.
La mia figanale doveva essere sempre pulita ben lubrificata e pronta a ricevere cazzi. Dovevo sempre indossare un plug di grosse dimensioni.
Dovevo accettare qualsiasi rapporto sessuale mi proponesse o con lui o con altre persone, dimostrandomi sempre all’altezza delle richieste.
Ovviamente avrei dovuto guadagnarmi il budget mensile, circa 4.000€, frequentando una volta a settimana locali privati con sessioni BDSM, in cui era immaginabile quello che mi sarebbe stato richiesto.
Inoltre dovevo avere una fedeltà assoluta in lui e non avere nessun incontro con altre persone al di fuori di quelle che mi venivano proposte.
Anche il mio fisico avrebbe avuto delle trasformazioni, aumento del seno e dei glutei, gabbietta di castità alla pisellina, depilazione e trucco una volta a settimana.
Anche la bocca doveva essere trasformata con labbra rifatte e modificata la dentizione per lasciare più spazio ai cazzi.
La mia salute e il mio corpo era affidata alle sue cure.
Le punizioni per inadempienze o per solo divertimento dovevano essere accettate senza fiatare e ringraziando ad ogni colpo.
Per finire marchiatura a fuoco all’interno coscia con il simbolo “R 59”!
Aveva finito di parlare, ero stordita ed eccitata. Tremavo, ero sempre li alla ruota del timone, libera di voltarmi e rifiutare, una parte della mia mente cercava di portarmi a ragionare,ma la troiaggine che alberga nel mio animo aveva il sopravvento sulla ragione e con un urlo liberatorio dissi: SI PADRONE!
Bene brava mi disse, adesso facciamo il contratto.
Mi diede carta e matita, e a quattro zampe inizò a dettare tutti i punti che mi aveva descritto.
Aveva posizionato alla mia schiena una go-pro che filmava tutti i passaggi dei punti richiesti.
Ad ogni frase dovevo rispondere accetto e ricevevo tre frustate.
Il contratto era duro da sopportare, tanti i punti e infinite le frustate, sempre molto forti, ma dovevo farcela lo amavo troppo.
La mia calligrafia era tremante e a volte dovevo cambiare foglio e la penitenza aveva inizio, un tormento.
Eppure resistevo, neanche un gemito o un sussulto, finalmente un “brava hai superato la prova “ mi lasciava soddisfatta di come avevo superato quella infernale tortura.
Mi si avvicinò, con la mano tesa , mi strinse forte a lui in un sincero abbraccio e mi baciò dicendomi: sei mia.
Momento intenso di affetto a cui ricambiai sciogliendomi e lasciando sfuggire lacrime di felicità.
Poi nuovamente la solita voce dura di comando: vieni adesso ti marchio e sarai la mia schiava per 4 anni.
Un brivido di paura! Sapevo che avrei dovuto essere marchiata ma non così subito e non li nuda in barca dopo tutte quelle forti frustate.
Neanche il tempo di riprendermi, con un cannello scaldò al rosso uno stemma, penso di famiglia, al cui interno c’erano i caratteri “R59”, era grosso come una scatoletta di tabù ed aveva un asta nel mezzo con un’impugnatura in legno, doveva già essere stato usato altre volte.
Mi disse che non sarei stata legata, dovevo offrire la parte interna della coscia appena sotto i genitali ed essere io ad avvicinarmi al marchio e tenerlo per qualche secondo contro la mia pelle.. senza fiatare!
Cosi fu! Un dolore atroce, lacrime e gioia per essere riuscita a superare anche quell’ ultima prova : ero la sua schiava.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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