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Parte 2: L’avvocato divorzista


di Membro VIP di Annunci69.it Stefy_Mant
07.03.2025    |    5.152    |    9 9.7
""Ma lei ne ha parlato con lui? Gli fa capire che desidera intimità?" chiese con aria professionale..."
Tornai a casa sfinita, il buco ancora ben dilatato e pulsante dall'amplesso ricevuto poco prima, ma la lettera che avevo in mano mi impediva di struccarmi e buttarmi tra le braccia di Morfeo. Ero troppo curiosa di scoprire di più sull'amante di mia madre, ora entrato anche nella mia vita, e del rapporto di complicità che avevano creato. Quel loro gioco fatto di lettere, attese e preparativi prima di concedersi alla passione mi intrigava molto, e il farne parte ora mi eccitava ancora di più.
Mi gettai sul divano e aprii la busta ingiallita, estraendo una lettera scritta a mano con una calligrafia impeccabile.
"Cara Anna,
Qualche giorno fa ti vidi per caso in strada, mentre accompagnavi tuo figlio a scuola. Volevo farmi notare, ma la situazione non era delle più opportune. Nonostante ciò, accostai e ti osservai mentre lo salutavi e scambiavi quattro chiacchiere con le altre mamme. Anche allora sapevi distinguerti: le scarpe col tacco, seppur non altissimo, la gonna lunga e quella camicetta che segnava le tue forme senza mostrare troppo. Poi quel trucco, curato come sempre, ma non esagerato. Le altre mamme sembravano così trasandate in confronto, uscite solo per accompagnare i piccoli e tornare alle faccende di casa. Ti immaginavo con sotto quegli abiti dell'intimo provocante, come se la tua prossima tappa fosse da me, pronta a lasciar scivolare tutto sul pavimento e a concederti ai nostri momenti di piacere. Poi ti incamminasti verso la macchina e io ripresi la mia quotidianità, ma per tutto il giorno rimanesti nella mia testa, vestita così e con me tra i tuoi impegni. Alla fine della giornata non ho resistito e, prima di rientrare a casa, mi sono fermato a comprare dei vestiti simili a quelli che indossavi quel giorno. Come al solito, li troverai sul letto, ma questa volta sarai tu ad aprire la porta del mio studio, come se stessi andando a un appuntamento con un professionista. Scegli tu il tipo, e io starò al gioco.
Fremendo dal desiderio di sentirti sulla mia pelle.
Un bacio,
Giorgio"
Mi eccitai al punto da essere quasi pronta a correre di nuovo da lui per iniziare subito quel gioco, ma mi sforzai di andare a letto, sperando che il tempo volasse fino a lunedì sera. Passai la domenica con la testa sempre a quella lettera, che rileggevo spesso. Mi ricordai che nella camera degli ospiti c'erano dei vestiti che mamma aveva lasciato, e andai a cercare. Anche se lui era preparato, sarebbe stato divertente sorprenderlo con qualcosa di mamma. Avevo casa libera, quindi né papà né Ada si sarebbero meravigliati di quella ricerca, e con calma trovai alcune opzioni, optando per una gonna in maglia con qualche trasparenza, una camicetta floreale abbastanza scollata e un paio di tacchi con accenni di borchie.
Finalmente arrivò lunedì sera e mi preparai senza entrare troppo nei dettagli con i miei, dicendo solo che avrei incontrato un ragazzo conosciuto sabato sera. Presi lo zainetto con il look per la serata e mi incamminai verso i due isolati che mi separavano da lui. Seguii il copione da lui descritto: suonai il citofono, salii e trovai la porta aperta e la casa apparentemente deserta, con solo una porta chiusa. Entrai in camera da letto e vidi i suoi acquisti. Ci era andato molto vicino, anche se le scarpe erano sicuramente più caste e comode. L'intimo, invece, era perfetto: un set di mutandine e reggiseno in pizzo nero ed elaborato, delle calze color carne e un reggicalze nero ma sottile che lasciava tutta l'attenzione sul set, decisamente qualcosa che mia madre avrebbe indossato.
Mi vestii e, appena mi guardai allo specchio, mi sentii di nuovo una ragazzina che provava i vestiti di mamma alla ricerca della propria femminilità. Con una forte carica di emozioni, mi diressi verso la porta chiusa, bussai ed entrai.
"Prego, è il mio appuntamento delle 18:00?" disse da dietro una massiccia scrivania, vestito elegante con un abito apparentemente su misura.
"Certo, avvocato," risposi, entrando nella parte. "Vorrei divorziare da mio marito."
Lui rimase sorpreso, non so se per il mio contributo al gioco o perché aveva capito che quei vestiti erano di mia madre e magari li aveva già sfilati dal suo corpo in qualche occasione. Si riprese subito e mi assecondò, dimostrando una bella abilità nell'improvvisare. Mi finsi una casalinga insoddisfatta, con un marito più interessato ai film per adulti che a lei, in cerca di uscire da quel matrimonio prima di tradire e passare per la poco di buono della storia. Lui, invece, cercava di dissuadermi, pur lasciando trasparire dallo sguardo che non vedeva l'ora di saltarmi addosso.
"Ma lei ne ha parlato con lui? Gli fa capire che desidera intimità?" chiese con aria professionale.
"Guardi, gliene ho parlato in tutti i modi, ho comprato ogni tipo di intimo provocante, tanto che ora ho solo quello! Esco per fare la spesa e sotto i vestiti sembro una pornostar!"
"Anche adesso?" chiese lui, e io annuii.
Allora si alzò e si piazzò di fianco a me, con i pantaloni che stavano per esplodere. Gli abbassai lentamente la cerniera e la sua virilità equina schizzò fuori, vista l'assenza di mutande a trattenerla. La presi in bocca, lavorandola con gusto mentre lui gemeva di piacere e accarezzava i miei capelli biondi e ricci.
Mi prese per mano e mi fece sedere sulla scrivania, sbottonandomi la camicetta con fare esperto mentre la sua lingua esplorava la mia bocca. Cominciò a scendere con le labbra verso il mio seno, mentre io tiravo su la gonna rivelando l’intimo che aveva scelto anni fa.
Con un paio di colpi, fece volare a terra tutto ciò che era sulla scrivania, facendomi stendere e, continuando a leccare il mio seno e i capezzoli, si mise a giocare con le dita dentro di me, dopo averle bagnate nelle mie secrezioni. Più lo sentivo possedermi, più capivo come mia madre avesse perso la testa per lui: era un vero esperto, capace, attento e appassionato, che non lasciava nulla al caso.
Si mise dritto davanti a me, con una mano tenne a bada la mutandina e con l'altra guidò la sua virilità dentro di me. Cacciai un breve urletto di dolore, seguito da gemiti di piacere, mentre mi penetrava sempre più velocemente.
"Questo non è un sedere, ma una vagina," disse, uscendo un attimo dal personaggio. Io sorrisi e gli presi la mano, invitandolo a mettersi sopra di me e baciarmi. Adoravo quei baci pieni di passione, anche se dedicati a un'altra.
A un tratto si sfilò, mi prese le braccia e mi posizionò a gambe larghe e con i gomiti sulla scrivania. Mi diede un paio di schiaffi sulle natiche con la sua verga nodosa, prima di rientrare dentro di me. Le sue mani mi presero i fianchi, tenendomi ferma mentre mi possedeva come un vero stallone. Mi diede un colpetto sulla coscia destra, facendomi cenno di alzare una gamba e appoggiarla sulla scrivania. Entrò ancora più a fondo, tanto che riuscii a sentire le sue palle gonfie toccare le mie. Rimasi sorpresa di essere stata in grado di accoglierlo completamente. Si sfilò di nuovo e mi sentii come se avessi perso un pezzo di me, tanto mi sentivo vuota senza di lui.
"Se lo ingoi tutto, farò in modo che lui resti in mutande," disse con un sorriso malizioso.
Mi misi in ginocchio e presi la sua cappella tra le labbra, leccandola nei punti chiave, e presto sentii tutto il suo seme dentro la bocca, che colava dai bordi delle mie labbra. Iniziai a ingoiarlo, perché quella venuta sembrava non finire mai, finché non si sfilò e, con due colpetti, lanciò gli ultimi schizzi sul mio volto. Finii di ingoiare e aprii la bocca, mostrando quanto fossi stata brava. Lui si sciolse sulla sedia e io mi accomodai sulle sue ginocchia, accarezzandogli ancora un po' il gingillo ancora duro. Lui mi baciò, noncurante dello sperma attorno alla mia bocca.
"Comunque, sei proprio come lei," disse accarezzandomi le cosce, "a parte il non concedere il sedere, lei era l'unica che non aveva paura del mio membro."
Sorrisi. "Beh, in effetti le altre le capisco, però credo di aver ereditato l'amore per i grossi calibri da mamma."
Mi baciò e andò verso la scrivania, tirando fuori dall'armadietto uno zaino e un'altra busta. "Facciamo dopodomani?"
"Meglio domani," risposi, e lui sorrise e annuì prima di accompagnarmi in doccia per pulirci e coccolarci.
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