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Parte 1: Una conoscenza inaspettata


di Membro VIP di Annunci69.it Stefy_Mant
04.03.2025    |    29    |    0 8.7
"Tornai in ginocchio, riprendendo il lavoro a partire dalle palle grosse e proporzionate alla dotazione da cavallo che portava..."
Era un altro sabato sera ad Atene e, come sovente accadeva, desideravo trascorrere una serata da ragazza. Fortunatamente, la mia matrigna mi aveva introdotto nel giro di un club privé del posto, e potevo frequentarlo senza troppi problemi, nonostante i locali fossero meno accoglienti nei confronti delle trav se non presentate da coppie o singoli di fiducia. La cosa mi importava poco; del resto, ho sempre apprezzato quel genere di situazioni più per sorseggiare qualche drink e godermi una serata da signorina che per cercare avventure. Pertanto, tornare a casa un po' alticcia e con al massimo qualche complimento mi andava più che bene.

Quella sera sembrava seguire proprio quel copione: la stavo trascorrendo scherzando con la barista, con l'occasionale approccio di qualche singolo che poi si tirava indietro gentilmente una volta scoperto il mio genere. Verso mezzanotte, però, ecco avvicinarsi a sorpresa un uomo, carino, sulla sessantina, con un look da milionario sbarazzino. Indicò lo sgabello accanto al mio e mi chiese se fosse libero.

«Certo, non ho un partner stasera» risposi, dandogli la giusta attenzione.

Ringraziò e si presentò, per poi ordinare un whisky.

«Premetto che non sono proprio uno per il tuo genere» esordì, «perciò chiedo scusa se sbaglierò nel modo in cui mi rivolgerò a te.»

«Mi tratti come tratterebbe una qualsiasi altra donna e vedrà che tutto andrà per il meglio» consigliai sorridendo, e lui abbozzò un ironico gesto di sollievo.

Fu un piacevole compagno di conversazione, acculturato e raffinato nei modi e nel parlare. La maggior parte dei nostri discorsi si concentrò sul contenuto dei nostri bicchieri: io, una ragazza da rum, e lui, un amante dei whisky invecchiati, più di quelli che offriva il locale, come sovente provocava la barista, con cui aveva un rapporto tipico dell'habitué.

Dopo qualche ora di chiacchiere, però, portò la conversazione al perché un etero poco avvezzo alle novità avesse deciso di avvicinare una ragazza come me.

«Sa, non vorrei sembrare un vecchio pervertito, ma appena l'ho vista entrare mi ha ricordato una donna per cui persi la testa anni fa» disse, con un certo imbarazzo che non sembrava appartenergli.

«Allora ha avuto qualche esperienza con trav!» ribattei, prima che lui ribadisse che si trattava di una donna vera, conosciuta per caso in un bar dove entrambi erano stati piantati in asso da amici, e fu un po' un colpo di fulmine per entrambi. Assecondai la conversazione e, più lui raccontava di questa relazione clandestina, poiché entrambi sposati, più certe cose mi suonavano familiari. Alla fine, tutto cominciò ad avere un senso quando gli sfuggì il nome: Anna Maria... mia madre. Rimase pietrificato, e iniziai io, ricordando un periodo, quando ero bambino, in cui mio padre se ne andò per un paio di settimane e non sembrava proprio un'assenza per lavoro, da come si faceva sentire poco e parlava solo con me al telefono.

Vidi il suo disagio e cercai di sdrammatizzare un po'.

«Beh, mamma è sempre stata il mio modello come trav, perciò... venire scambiata per lei da uno che la conosceva molto bene è forse il più bel complimento mai ricevuto.»

Lui sorrise e tornò a parlare di lei, facendo domande su dove fosse e anche se sapesse di questa mia vita. Gli confessai il nostro rapporto complice e che, se prima è stata un'ispirazione, poi è diventata una guida nella mia femminilità. Più ne parlavamo, più lui si scioglieva, e anche io lo punzecchiavo un po'.

«Peccato che non faccia al caso suo, sarebbe forse l'unico che potrebbe dirmi quanto mi avvicino a lei anche a letto.» Lui rise di gusto.

«La vedo difficile! Del resto, lei non dava il culo e lei, con tutto il rispetto, non ha scelta!» scherzò. Ribattei sul fatto che mia madre il culo lo dava eccome, e lui ribadì che non gliel'ho concesse mai.

«Chissà che cosa ha tra le gambe per averla fermata!» e lui, toccandosi il pacco, rispose: «Qualcosa che lascia a bocca aperta tutte, sia a prima vista che dopo il primo assaggio.»

Scoppiammo a ridere entrambi, interrotti però dalla barista che ci offrì un ultimo shot di ouzo per avvisarci che stavano chiudendo.

Ci incamminammo verso l'uscita e lui si offrì di accompagnarmi all'auto, ma appena dissi che avrei chiamato un taxi si offrì di portarmi a casa, dato che ricordava l'indirizzo e abitava vicino a noi.

Accettai e, poco dopo essermi sistemata, sentii la sua mano sulla mia coscia.

«Ti dispiace se la appoggio qua? Lo facevo sempre con tua madre.» Sorrisi e allargai un po' le gambe come invito, che però non sembrava voler cogliere; anche se, a ogni cambio di marcia, la sua mano tornava sulla coscia, ma sempre più su, toccando prima il reggicalze e poi sfiorando la mutandina.

«Senza offesa, ma non sembra esserci molto lì sotto» disse con fare provocatorio, facendomi sentire che la serata non sarebbe finita in bianco.

«Beh, non è che mi serva un granché.»

Arrivammo sotto casa mia e mi chiese se sarei filata subito a letto, al che risposi che non ero stanca e che probabilmente mi sarei bevuta qualche altro goccio di rum mezza nuda sul divano. Sorrise e mi propose di assaggiare da lui un whisky degno di tale nome; ovviamente accettai e, in un paio di minuti, eravamo a casa sua.

Mi offrì subito un bicchiere di un whisky a detta sua divino, ma che mi fece fare una faccia che lo fece scoppiare a ridere.

«Anche tua mamma reagiva così, anche se lei era più da vino e champagne. Però avevo trovato il modo di farglielo apprezzare.»

«Cioè?» chiesi, già aspettandomi una risposta osé.

«Immagino, ma siamo già arrivati a un punto di non ritorno» rispose, slacciandosi con una mano i pantaloni, rivelando un vero pitone tra le gambe. Lo prese in mano e lo pucciò nel bicchiere, mescolandolo bene al suo amato whisky, per poi farmi cenno di assaggiare. Non me lo feci dire due volte e mi buttai in ginocchio, prendendolo in bocca, facendolo subito gemere. Entrò facilmente, ma nel giro di poco si indurì, crescendo abbastanza da mettere la mia mascella allenata in difficoltà. Cercai di non darlo a vedere, fissandolo dritto negli occhi per tutta la durata del pompino e osservando quella sua espressione di goduria e sorpresa. Mi alzai e gli indicai di sedersi sul divano, mentre allentavo la cerniera del mio abito, lasciandolo cadere a terra e rimanendo in tacchi e lingerie. Tornai in ginocchio, riprendendo il lavoro a partire dalle palle grosse e proporzionate alla dotazione da cavallo che portava. Lui godeva sonoramente, accarezzandomi viso e capelli; io ero eccitatissima dalla situazione e dal pensiero di attraversare un percorso già battuto da mia madre. Si alzò e mi prese per mano, per poi farmi sentire il mio primo bacio di un uomo innamorato, anche se non proprio di me. Mi prese per le natiche, poi le cosce e, con uno scatto, mi tirò su con una forza che non mi aspettavo vista l'età. Continuando a baciarmi, mi portò in camera da letto, posandomi a letto delicatamente prima di togliermi le mutandine.

«Sei sicura di reggerlo?» annuii e sollevai le gambe, mettendo ben in mostra il buchetto pulsante dall'eccitazione. Si mise in ginocchio e iniziò a leccarmi e sditalinarmi con fare esperto, facendo ben capire che, seppur mia madre si tirò indietro, altre accettarono la sfida. Poi si alzò e cominciai a sentire la sua cappella enorme spingere delicatamente dentro, fino a entrare dentro con parte della punta. Entrambi cacciamo un gemito di piacere e me lo trovai addosso a baciarmi di nuovo, mentre mi penetrava, entrando sempre più a fondo ed esplorando il mio corpo con le mani. Aveva un bel ritmo e sapeva ascoltare il mio corpo.
Ogni attimo di piacere era amplificato dal suo fare esperto, tanto che non notavo l'occasionale sussurro del nome di mia madre. Quando si ritirò, sentii di avere una vera e propria galleria lì dietro, e spinta dalla foga, lo cavalcai con vigore, mentre lui mi schiaffeggiava le natiche e mordicchiava i capezzoli. Ero in estasi, e vederlo così preso dal piacere mi fece sentire più completa che mai nella mia trasformazione in donna.

«Ti piace bere la sborra?» disse tra un ansimare e l'altro, e io annuii con sguardo languido. «Proprio come la tua mammina.»

Mi prese per i fianchi e mi fece sdraiare. Appena in tempo, dato che prima ancora di posizionarsi schizzò, inondandomi dal petto al viso del suo seme salato, prima di posare il suo membro sulle mie labbra per una delicata pulizia finale.

Mi prese di nuovo per mano e mi accompagnò verso la doccia, che facemmo insieme, alternando momenti di pulizia a baci appassionati, prima di porgermi una vestaglia di seta.

«Era sua?» chiesi.

«No, della mia ex moglie, però c'è ancora qualcosa di lei.»

Tornammo sul divano a finire quel whisky, che ora mi sembrava più gradevole, e mi parlò un po' della storia con mia madre e dei loro giochi. Avevano l'abitudine di realizzare le fantasie reciproche, scrivendole in lettere che si scambiavano prima di vedersi, e spesso lui le accompagnava con intimo o vestiti che voleva lei indossasse, facendoglieli trovare appena lei entrava in casa. Lei si preparava e, una volta pronta, lo avvisava gridando: «Amore!». Aveva preparato tre lettere, che però non le consegnò perché furono scoperti da sua moglie, ma che ancora conservava.

«Beh, non sarò lei, ma porterei volentieri a termine la cosa, se ti sei divertito stasera.»

Lui sorrise e andò in camera, tornando qualche minuto dopo con in mano una busta un po' ingiallita. La presi e sorrisi, prima di alzarmi verso la porta.

«Facciamo lunedì sera?» sorrise, e io annuii prima di baciarlo un'ultima volta.

Mi incamminai verso casa, ignorando i fischi degli spazzini al mio passaggio, pensando solo alla curiosità di leggere il contenuto di quella lettera... ma questa è un'altra storia.
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