trans
Un weekend col cognato
di Stefy_Mant
02.10.2024 |
1.318 |
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"Scesi dall'appartamento e in quella strada c'eravamo solo io e il taxi, salii e l'autista mi squadrò..."
I miei genitori divorziarono che avevo da poco 18 anni, a un passo dall'abbandonare Atene per Bologna e proseguire gli studi nella mia città natale. Non fu così traumatico, la gestirono in tranquillità rimanendo amici e poi mia madre mi "seguì" in Italia dato che da un po' frequentava uno di Modena e avevano deciso di convivere li. Se quindi tenere un rapporto vicino con mia madre divenne facile, mi imposi di passare i periodi di pausa dagli studi con mio padre un po' per non perderci e un po' per conoscere anche la sua nuova compagnia con la quale in poco tempo nacque un rapporto di rara complicità. Queste vacanze però mi davano anche modo di fare crescere il mio lato femminile, dato che spesso mio padre e la compagnia andavano via insieme per le sue trasferte di lavoro lasciandomi casa libera per 2 o 3 giorni. In quei periodi ero sempre ragazza, facendo pratica coi tacchi, spulciando la collezione di porno di mio padre per farmi un'idea sul come far godere i maschietti e, ovviamente, curiosando tra l'intimo della mia matrigna (anche lei, come mia madre e me, una discreta porcellina). Oltre a questo mi buttavo in chat a flirtare con uomini, anche se spesso il tutto finiva li dato che ancora ero troppo timorosa per incontri al buio. Però ogni tanto capitava qualcuno che ci sapeva fare a mettermi a mio agio, come capitò proprio in uno di questi weekend di dolce solitudine. Ero collegata su una chat di incontri un po' generica, cercando in tutti i modi di mettere in chiaro il mio genere in un periodo in cui le fotocamere digitali erano un lusso per pochi. La cosa sembrava funzionare dato che venivo snobbata alla grande calandomi nella lettura di ciò che uomini arrapati avrebbero fatto alle presunte donne attive in quella chat. Poi, dal nulla, sentii il trillo del messaggio privato. Come per me, anche per lui quella rudimentale chat dava poche informazioni al primo colpo: un nickname che richiamava la sua fede calcistica e la foto di un pastore tedesco come avatar. Si rivelò un 50enne molto pacato, ex chirurgo estetico diventato allevatore di cani una volta messo da parte abbastanza soldi e che aveva cominciato a sviluppare una passione curiosità per le trav dopo averne fatto diventare diverse trans. A suo dire le trovava più affascinanti quando entravano nel suo studio rispetto a quando uscivano. La conversazioni non fini mai sul sesso, nonostante i miei goffi doppi sensi da 20enne acerba, e dopo un po' mi chiese se avessi voglia di andare da lui per il weekend così da non restare sola. "Se poi non ti piaccio puoi sempre tornare a casa, o restare comunque a giocare con i cani" disse come ultimo tentativo di abbattere la mia reticenza. Alla fine mi lasciai convincere, era un tipo affascinante e poi dopo quasi un'ora di chat mi aveva messo parecchio a mio agio. Accettai e lui mi disse che avrebbe mandato il suo taxi di fiducia a prendermi e che potevo cambiarmi li dentro se temevo di essere vista uscire di casa. Non me ne feci un problema, era quasi ferragosto e forse in quel condominio eravamo rimasti io e una signora anziana che usciva solo la mattina presto, chiesi solo che lui mi chiamasse una volta sotto casa così da non aspettarlo in strada come una puttana. Finita la conversazione mi truccai un po', misi un paio di cambi e trucchi nello zaino e aspettai quella chiamata. L'adrenalina saliva a ogni minuto che passava e rimuginavo su questa mia scelta convincendomi che ormai era troppo tardi per fare un passo indietro. Allo squillo del telefono feci un balzo, era qui. Scesi dall'appartamento e in quella strada c'eravamo solo io e il taxi, salii e l'autista mi squadrò."Sei maggiorenne, vero?" chiese.
"Ho 22 anni, vuoi il documento?" lui sorrise.
"No, mi fido. Lui non è il tipo da fare queste stronzate."
Il tragitto durò quasi un'ora, eravamo agli opposti della città, ma fu comunque un viaggio piacevole con l'autista che raccontava aneddoti piccanti su clienti un po' birichine e flirtando anche un po' con me senza mai essere inopportuno. Una volta arrivati scesi e vidi il luogo dell'incontro: una villa poco sfarzosa ma grande, con un terreno sconfinato dove girovagano e si rincorrevano diversi cani. Il taxi suonò il clacson e la porta di ingresso si aprii.
Gelo totale
Lo conoscevo, era il cognato dei miei. Volevo sprofondare dato che potevo arrivarci dalle cose che mi aveva detto di se ma non mi passo neanche per l'anticamera del cervello. Lui però non si accorse di nulla, come poteva del resto? Mi aveva visto forse che avevo 15 anni e di certo non come ero quella sera. Mi imposi di non trovare l'intesa e di tornare a casa il prima possibile, ma temevo fosse troppo tardi dato che lui fu una delle mie prime cotte maschili. Lo seguii in casa e mi fece accomodare sul divano, porgendomi poi un calice di vino rosso.
"Dove eravamo rimasti?" chiese sedendosi accanto a me e mettendomi un braccio intorno alle spalle. Io mi irrigidii ma cercai di stare al gioco. Sarà stato il vino, la sua personalità sicura e seducente ma man mano la nostra precedente "conoscenza" sembrava passare sempre più in secondo piano rispetto alla curiosità che già in passato avevo avuto sulle sue doti maschili. Nel giro di un'oretta, tra una chiacchiera e l'altra finimmo la prima bottiglia di vino. Lui propose di prenderne un'altra ma mentre si alzava si avvicino per baciarmi. Panico. Fremito. Non sapevo che fare e infine mi lasciai andare, accogliendo la sua lingua nella mia bocca mentre sentivo la sua mano accarezzare le mie cosce, diretta sotta la mia minigonna. Contraccambiai quei baci, allargai le gambe facendo salire la mini, tutto insomma per far capire che ero stata sedotta. Con questo mio consenso lui si slaccio i pantaloni rivelando il suo uccello, fortunatamente non troppo esagerato, io mi avvicinai e cominciai a leccarlo e baciarlo portandolo in poco tempo alla sua massima durezza. A quel punto mi prese per mano e mi condusse al piano di sopra in una stanza che sembrava adibita più a camera del sesso che da letto: un letto enorme con biancheria di seta, tante sedie, poltroncine e altro mobilio comodo per posizioni fantasiose o orge, zero armadi. Si sdraio sul letto invitandomi a seguirlo. Mi sfilai mutandine e minigonna, restando solo con la canottierina e i sandali, e lo raggiunsi riprendendo il pompino iniziato sul divano.
"Su, mettiti vicino a me"
Salii più in alto, sdraiata a pancia in giù e fissandolo per capire la sua prossima mossa. Si voltò verso il comodino e tirò fuori un pacco di preservativi e un tubetto di lubrificante. Mi massaggio il buchetto per dandomi i primi assaggi di piacere col suo movimento di dita esperto e poi si sposto dietro di me. Sentii le sue mani sui fianchi, mi tirò più in alto fino a quando non sentii la sua cappella sfiorare prima le palle e poi il buchetto. Mentre con una mano continuava a tenermi il fianco, l'altra guidava il suo cazzo dentro di me. Lo sentii entrare con delicata decisione, anche se non era nulla di eclatante il mio buchetto ancora nuovo ai piaceri del sesso anale lo sentì per bene. Feci una mossa istintiva per staccarmi ma lui mi blocco.
"Rilassati, so che sei nuova ma vedrai che ti piacerà"
Ci mise poco a prendere il mio ritmo, con il piacere che subentrava al dolore più l'intensità dei suoi colpi aumentava.
Una volta aperta per bene mi girò e lo infilo di nuovo dentro con facilità. Mi sfilo anche la canottierina, rivelando l'accenno di seno e i capezzoli diventati durissimi, prima di appoggiarsi sul mio corpo col suo petto villoso e iniziando a baciarmi. Stavo raggiungendo il mio apice e ben presto finii per venire, ma lui proseguiva e per la prima volta il desiderio non mi si stava spegnendo, anzi strinsi le gambe per farlo andare più a fondo dentro di me. Si sollevo, fissandomi per bene: godereccia nel sentirlo dentro di me e sporca del mio sperma e del nostro sudore. Ancora qualche colpo ed ecco che me lo sfilò per lasciarsi andare in un abbondante schizzo che quasi raggiunse la mia bocca dopo avermi decorato cazzetto, pancia e tettine. Si sdraio di fianco a me e cominciò a baciarmi, accarezzando il mio corpo e spalmando per bene lo sperma che mi ricopriva. Ovviamente quella sera non tornai a casa, passai il weekend da ragazza con lui a darci piacere a vicenda, godere della sua bravura in cucina e conoscendo i cuccioli del suo allevamento. Ma alla fine il weekend inizio a volgere al termine e dopo la nostra ultima cavalcata sotto le coperte sputai il rospo sul fatto che già mi conosceva. Ci rimase di stucco per un secondo poi rise.
"Ci dovevo arrivare, sei identica a tua madre!" disse sogghignando "Un po' ci avevo pensato a lei mentre scopavamo, dato che me la sarei sempre voluta fare"
"Beh dai, hai ripiegato sulla...figlia" risposi, non troppo sorpresa
"E che figlia! Se tuo padre non raccontava stronzate hai preso la voglia di cazzo da lei!"
Ne andai un bel po' fiera di quel commento.
A interrompere quel momento un po' particolare ci penso il suo amico, col solito clacson. Mi rivestii restando però ragazza e me ne andai accompagnata da lui.
Mentre scendevo le scale dopo un bacio d'addio sentii la sua voce.
"Mi dispiacerebbe che tu sparissi, sai?"
Mi volti e sorrisi e basta, ma condividevo il suo pensiero e dal quel momento in poi i miei weekend di solitudine presero una piega del tutto diversa.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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