bdsm
VERSO UNA NUOVA VITA - settima parte
di lapiera
07.04.2019 |
1.445 |
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"Aiuto, questa volta ho paura di aver esagerato..."
VERSO UNA NUOVA VITA- settima parte-Il violento fisting fatto da quella decisa mano femminile di colpo, come era iniziato, termina, mi sento vuota.
Rimango nuovamente sola in ginocchio bendata ed ammanettata in quella radura, non ho più paura, sono solo certa di essere Sua.
Passa poco tempo due forti mani mi sollevano e mi trovo in piedi stretta tra forti braccia, è Lui ne sono sicura, mi viene da piangere dalla felicità, lo sento armeggiare tra le mie cosce e un caldo grosso pezzo di carne, il suo magnifico cazzo, s’infila tra le cosce sfiorando i miei genitali.
Mi stringe forte a se, mi toglie la pallina dalla bocca , mi bacia con passione, le lingue si incrociano in un turbinio di ricordi, sono felice, Intanto altre mani mi stringono le cosce attorno al suo cazzo e con dolore mi serrano con quattro fascette le gambe in modo che sia bloccata intorno a lui, continua a baciarmi .
Alle mie spalle avverto una chioma femminile che mi accarezza il sedere con i capelli, poi lentamente inizia a lasciare il posto ad una calda lingua impertinente, maliziosamente titilla punti erogeni e poi scende fino alla cappella del suo cazzo che sporgeva al di fuori delle mie cosce, sento la sua lingua passare dalla mia pelle al suo membro , sino a quando, solo le sue labbra mi sfiorano dopo averlo preso tutto in bocca, la troietta esperta alle mie spalle gli stava tirando un fantastico pompino, mentre lui appassionatamente mi teneva tra le sue braccia e mi baciava.
Per nulla infastidita dalla situazione, anzi eccitatissima, cercavo di assecondarla con movimenti del bacino come voler fargli una sega con le mie cosce ,mentre la sua calda bocca lo accoglieva con maestria e voluttà.
Qualche violento fremito del suo corpo avvinghiato al mio mi ha dato il segnale della sua copiosa sborrata nella bocca della troietta alle mie spalle, mi stringe con ancora più forza, costringe a reclinarmi all’indietro con il capo rivolto all’indietro, perentorio mi dice le prime parole” apri bene la bocca” la troietta si rialza, si avvicina e mi scarica in bocca tutto il suo seme ancora caldo.
Un altro comando. “non ingoiarlo tienilo in bocca “.
Sono sempre bendata, altri si avvicinano, dovevano essere i due di prima, mi viene fissata alla vita una spessa cintura di cuoi e stretta fino a togliermi il respiro, mi liberano di due delle quattro fascette inferiori in modo che possa muovermi a piccoli passi con fatica, mi fanno camminare, posso fare solo piccoli passi ancheggiando goffamente, una forte sferzata sul culo e un improvviso dolore allo sfintere, questa volta mi aveva violato un grosso plug con un lungo codino di crine, anche la pisellina scompare racchiusa in una gabbietta chiusa con un lucchetto di cui porto al collo la chiave.
Dovevo essere quasi pronta per un nuovo supplizio, sento preparare dietro a me qualcosa , ed agganciare alla cintura in vita due pezzi di metallo, la catena del collare mi strattona, un’altra sferzata sulla schiena mi costringe a muovermi, non ci credo, sono come un pony da tiro, ed ho un piccolo calesse alle mie spalle.
Posso respirare solo con il naso, ho ancora il suo seme in bocca, le frustate si ripetono incitandomi a muovermi , faccio una fatica incredibile, mi ricordo il sentiero, sono sempre bendata, ma poco serve la catena mi guida e ai miei fianchi altre due catene, tese mi sorreggono e un po mi aiutano nella mia fatica.
Sul calesse sicuramente c’è Lui, sempre severo e determinato, non perde occasione per far schioccare la lunga frusta su di me, cerco d’immaginarmi la scena e mi viene paura, ma dove vogliono portarmi?
Semplice, mi stanno facendo fare tutto il cammino a ritroso del sentiero fino a quella piazzetta del paesino di campagna, fatica interminabile e timore di essere vista. Il timore cessa e diventa certezza quando sento attorno a me voci di persone che mi incitano come se veramente fossi un pony, qualcuno si azzarda pure a colpirmi sulle chiappe con robuste manate o bastoni da passeggio. Dentro di me ho una vergogna indicibile.
Il sentiero finisce ed inizia la strada, ho i piedi doloranti, sono sudata, le sferzate mi hanno segnato e il bruciore inizia a farsi sentire, in più respiro a fatica solo col naso, il sapore della sua sborra in bocca è l’unica cosa che mi consola e mi dà forza.
Nella mia mente disegno il quadretto della bizzarra comitiva, io nuda con codino nel culo e gabbietta sulla pisellina, bendata con due stanghe di un calesse alla vita, a fianco due energumeni che con catene mi tirano, davanti la famosa troietta del pompino di prima, penso vestita, che mi guida strattonandomi con la catena fissata al collare e dietro Lui seduto sul calessino con la frusta in mano. Che storia, folle solo se fossimo stati in un parco privato, invece si era in mezzo alla gente e tanti erano i commenti indirizzati alla mia fatica.
Inizia l’asfalto, la fatica spero sia al termine, non ne posso più , sono una maschera, le ultime automobili che mi avevano superato sullo sterrato mi avevano avvolto in una nube di polvere argillosa ed appiccicaticcia, la catena mi ferma. Sono arrivata.
Sento vociare dietro alle mie spalle, devono essere le vecchiette di prima che avevo snobbato con il mio sguardo, ridono divertite e mi scherniscono sputandomi addosso, una voce chiede loro se hanno dell’acqua e in un attimo mi colpiscono diverse secchiate di acqua gelida.
Un rumore di un camion, si abbassa una sponda scorrono tre scivoli, solita forte frustata e sono invitata a salire, sono in fondo al cassone, Lui mi si avvicina e dice” ingoia” poi mi blocca il collo con la catena ad una sbarra si chiude il portellone alle mie spalle ed il camioncino riparte.
Aiuto, questa volta ho paura di aver esagerato.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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