Scambio di Coppia
Il fine settimana sulla neve Part. 2


11.04.2025 |
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"La tiro su, e in retromarcia le faccio fare tutta la pista azzurra..."
La sera, alle 20:45, a cena incontriamo Ana. È una donna molto bella, forse uno o due anni più giovane di Alesia. Indossa un maglione-vestito che arriva a metà gamba, stivali color oro e una borsetta abbinata. Il trucco è marcato, la sua camminata sinuosa. Ha un seno più grande di quello di Alesia, una quarta, e capelli lunghi fino a metà spalle. “Buonasera, Ana, piacere di conoscerti, Alesia mi ha parlato molto di te,” le dico. Facciamo spazio al tavolo, chiamiamo il cameriere per il menù.Alesia racconta ad Ana del giro in paese e che il giorno dopo le insegnerò a sciare. Ana risponde: “Se sei bravo a insegnare, vorrei imparare anche io. Sono anni che vengo sulla neve, ma il mio passatempo sono massaggi, saune e passeggiate nei boschi.” “Sarà un piacere, ma non domani, dovrò dedicarmi al 100% ad Alesia,” replico. Ana sorride e annuisce. Alesia mi lancia uno sguardo di intesa, dandomi un pizzico sulla gamba. Arriva il cameriere, ordiniamo: io prendo le scrippelle ‘mbusse e un piatto di Ciaf Ciaf, mentre Alesia e Ana si lasciano consigliare i piatti del giorno.
Mentre aspettiamo, ci versiamo del vino, finendo rapidamente il primo bicchiere. Ana cerca il mio sguardo, ma lo evito, conoscendo la gelosia di Alesia. Quando arrivano le pietanze, i discorsi si interrompono, gustiamo l’ottimo cibo, ma ho l’impressione che Ana mi abbia urtato il piede volutamente. Non ci faccio caso, tiro indietro i piedi per evitare incidenti. Durante la seconda pietanza, sento di nuovo la punta della sua scarpa toccarmi la gamba. Questa volta sono certo che è intenzionale. Mi affretto a finire, poi mi alzo: “Scusate, torno in camera, non mi sento molto bene. Restate pure a parlare, ho già fatto mettere il conto sulla nostra camera.” Ana risponde: “Sei molto gentile, spero di poter ricambiare.”
Senza voltarmi, salgo in camera, sistemo i vestiti per il giorno dopo, faccio la doccia e mi metto sotto le coperte. Riesco a tenere gli occhi aperti fino alle 23:00, poi crollo. Mi risveglio al mattino, trovando Alesia crollata sul letto con i vestiti, il trucco sbavato, il rossetto che le ricopre il volto fino al mento. Penso che la serata con Ana sia stata movimentata, probabilmente hanno bevuto molto. Sono le 6:00, abbiamo un’ora prima della colazione e delle piste. Approfitto del fatto che Alesia dorme per lavarmi e sistemarmi.
Alle 7:00, finito di prepararmi, sveglio Alesia con un bacio, dicendole che ha un’ora per prepararsi. Apre a fatica gli occhi, vorrebbe dormire, ma le do un altro bacio per svegliarla, senza successo. Decido di provocarla, infilando una mano tra le sue gambe: con sorpresa, scopro che è senza mutandine. “Birichina,” le dico, muovendo le dita sul suo sesso, “è ora di svegliarsi.” Finalmente si alza e va in bagno. Io scendo a sistemare l’attrezzatura in macchina.
Alle 8:00, Alesia è pronta, facciamo una colazione veloce. Sono tentato di chiedere delle mutandine, ma desisto, voglio godermi la giornata sulla neve. Quella mattina non vediamo Ana in sala colazioni, probabilmente sta ancora dormendo. Recuperata la mia attrezzatura, ci rechiamo a piedi al punto di noleggio per prendere quella di Alesia, sperando non ripeta lo spettacolino dei piedi. È frastornata, si toglie le scarpe e si fa aiutare con gli scarponi, ma non riesce. Mi metto in ginocchio, le faccio poggiare il piede sulla mia gamba per fare forza: spingendo, fa scivolare lo scarpone con il piede tra le mie gambe, sorridendo: “Scusa, questa volta non l’ho fatto apposta, ma so che ti è piaciuto lo stesso, ahahha.”
Andiamo sulle piste. La faccio camminare fino alla parte alta del promontorio, a 100 metri dal punto di partenza, le faccio mettere gli sci e le spiego la tecnica per scendere. Dopo 20 minuti, fa un primo spazzaneve ben fatto. Alesia è contenta, continuiamo ad allenarci sulla pista verde, e a ogni discesa la bacio per complimentarmi. Decidiamo di provare la pista azzurra, più lunga. Saliamo sulla seggiovia a due posti, Alesia è preoccupata di non saper scendere. Ci baciamo, tenendoci le mani. Prima di arrivare, alzo la sbarra, le dico di mettere gli sci paralleli, ma non è pronta: le metto una mano sul culo, dandole una spinta. Riesce a scendere, ma dopo 20 metri cade, tirandomi giù con sé.
Siamo nella neve fresca, io sopra di lei. Alesia sorride: “Non cominciare subito a provarci,” e mi dà un bacio appassionato, che ricambio. La tiro su, e in retromarcia le faccio fare tutta la pista azzurra. È stupendo guardarla: ha un corpo proporzionato, si muove con grazia. Scendiamo lentamente fino alla fine. Alesia è felice: “Lo rifacciamo, lo rifacciamo!” Saliamo di nuovo sulla seggiovia, questa volta scende senza problemi, e iniziamo la discesa. A metà strada, dice di essere stanca, e ci fermiamo al rifugio lungo il percorso.
Posata l’attrezzatura, entriamo a prendere una tisana calda. Alesia nota un maestro di sci, un bel ragazzo, e non smette di fissarlo. Sono un po’ geloso, ma non dico nulla. Poi inizia a corteggiarmi, accarezzando i miei pantaloni con malizia, come se volesse essere vista. Forse c’entra con le mutandine perse la sera prima. La lascio fare, ma dopo un po’ sono eccitato. Le lecco l’orecchio, sussurrando: “Conosco un posto riservato.” Alesia annuisce, ci alziamo e andiamo nel capanno sul retro, dove sono custodite le slitte.
La faccio sedere sull’ampio sellino di una motoslitta, le sfilo i pantaloni della tuta, le calze e le mutande nere, e comincio a leccarle la vagina. L’ambiente è abbastanza riscaldato, ma non possiamo stare a lungo così. Alesia si contorce, facendomi bere i suoi succhi dolciastri. Mi sbottono il pantalone, tiro fuori il sesso caldo, lo poggio sulle sue labbra, e lei lo accoglie in bocca. Ha imparato a ingoiarlo quasi tutto, facendolo scivolare fino alla gola, cosa che mi fa impazzire, mentre la penetro con tre dita nella vagina, premendo sul suo punto di massimo godimento. Ogni volta che premo, apre di più la bocca, ingoiandolo tutto, le mie palle che sbattono sul suo mento.
Continuiamo per 10 minuti in questa masturbazione reciproca, finché Alesia dice: “Prendimi, ti prego, riempimi tutta.” Quelle parole sono dinamite. Sollevo le sue gambe, tenute unite dai pantaloni, calze e mutande non sfilate per il freddo. Con le gambe unite, spingo con forza il mio pene nella sua vagina stretta. La posizione rende l’accesso difficile, ma questo amplifica il piacere per entrambi. Comincio a pompare, la vagina stretta attorno al mio pene. Alesia apre le braccia sulla sella della motoslitta, abbandonandosi: “Riempi, riempi, riempi.”
Aumento il ritmo, i colpi sempre più forti, finché non sento l’orgasmo di Alesia colare sul mio pene. Il suo liquido caldo mi fa perdere il controllo, e le schizzo abbondante sborra nella vagina. Sorride, contenta, e io la bacio: “Tesoro, sei incredibile, ti adoro.” Le tiro su le mutandine, lasciando dentro la mia sborra: “Custodiscila calda per me fino a stasera.” “Certo, amore,” risponde. La giornata prosegue serenamente fino alle 16:00, quando, stanchi, decidiamo di rientrare in albergo.
In camera, tocco Alesia tra le gambe: “L’hai tenuta al caldo?” Lei, già senza pantaloni e calze, risponde: “Su, vai a bere.” Si abbassa le mutandine, sporche di sperma secco, apre le gambe, mettendomi in piedi davanti a lei. Mi metto in ginocchio, infilo la lingua nella sua vagina per succhiare tutto. Non c’è più nulla, così le infilo prima due, poi tre, poi quattro dita, continuando a leccarla. Le chiedo di aprire di più le gambe, e lei, divaricandole, si tiene aperta la vagina con le mani, permettendomi di penetrarla con cinque dita.
Sente la dilatazione massima, scosse di piacere lungo la schiena, non riesce a tenere gli occhi aperti, sobbalza a ogni movimento della mia mano, godendo. Le procura almeno tre orgasmi di fila, ma non si accontenta. Lascia le grandi labbra, afferra la mia mano, spingendola in profondità: “Aprimi tutta, voglio sentirmi aperta da te.” La mano affonda sempre di più, muovendosi rapidamente. Alesia non resiste e ha un violento orgasmo con uno squirting abbondante, che mi cola in bocca. Quando tolgo la mano, complice la dilatazione, mi urina in bocca, mandandomi in paradiso: lo fa senza rendersene conto, presa dall’orgasmo. Lecco ogni goccia.
Ricomporsi, le propongo di fare il bagno turco insieme: “Mi farebbe piacere, non l’ho mai fatto, mi spieghi?”
Raccogliamo gli accappatoi e le ciabatte per recarci al piano sottostante, dove si trova il bagno turco. Spiego ad Alesia che si entra nudi, solo con l’accappatoio. Ci rechiamo al bagno turco, una stanzetta per massimo sei persone, come indicato all’esterno. Davanti alla porta c’è scritto di lasciare gli accappatoi nell’anticamera. Alesia si toglie l’accappatoio, scoprendo il suo corpo perfetto e sensuale, e io faccio lo stesso. Entriamo.
Verso acqua sulle rocce laviche, lasciando che il vapore si diffonda. Alesia si siede accanto a me e, complice il clima caldo, la luce soffusa e l’assenza di rumore, inizia a massaggiarmi il pene con naturalezza. Lo scappella delicatamente, passa la lingua tutto intorno, poi riprende a massaggiarlo, giocandoci. Io le carezzo i capezzoli, poi mi sporgo per succhiarli con forza, desideroso di farle un succhiotto. La situazione è rovente, i nostri corpi sudano, non solo per il caldo.
Alesia fa scivolare il pene in bocca, spingendolo fino alla gola. Si mette in ginocchio davanti a me, facendomi divaricare le gambe per posizionarsi meglio. È uno dei bagni turchi più belli della mia vita. Proprio in quel momento, la porta si apre: è Ana. Il suo corpo sodo e scolpito è uno spettacolo, il suo grande seno mozzafiato. Alesia cerca di ricomporsi, io di nascondere l’erezione, ma Ana esordisce: “Non vi preoccupate, è naturale, continuate pure.”
Alesia riprende il mio pene in bocca, convinta che Ana se ne andasse, ma lei si posiziona alle sue spalle, premendo il seno contro la sua schiena, e le strizza i capezzoli, facendola mugolare. La situazione è eccitante. Ana chiede spazio, si mette in ginocchio a leccare le mie palle, mentre Alesia, un po’ imbarazzata, continua a succhiare il pene. Alesia capisce le intenzioni di Ana, che vuole sedurmi, e decide di impedirglielo.
Lascia il mio pene, si posiziona alle spalle di Ana, stuzzicandole il seno e i capezzoli, poi la fa mettere a pecorina sulla panca. Ana non perde tempo, ingoiando tutto il mio pene: la sua gola è più profonda di quella di Alesia, e sento la punta toccare le sue tonsille. Alesia apre le gambe di Ana, posizionandosi sotto di lei: finché la vagina di Ana è impegnata con la sua lingua, non potrà fare altro. Succhia e lecca con passione, tanto che Ana rallenta il ritmo sul mio sesso.
Alesia distende le mani sotto il corpo di Ana, tirandole forte i capezzoli. Ana, a pecorina, con Alesia che le lecca la vagina e le strizza i capezzoli, e il mio pene in bocca, comincia a vibrare: l’orgasmo è vicino. Alesia le infila tre dita nella vagina per farla arrivare. Ana muove il ventre sulla mano e la bocca di Alesia, e ha un violento squirting, allagandole la bocca. Soddisfatta, Ana si rimette seduta, ma prima che possa fare altro, Alesia mi spinge sulla panca, sdraiandomi a pancia in su, e si infila il mio pene nella vagina.
Comincia a cavalcarmi con movimenti rapidi e profondi, spingendo forte, quasi a volerlo sentire nell’utero. Mugola ad alta voce: “Sì, dai, spaccami tutta, sono solo tua,” “Sì, amore, sei fantastico,” “Ti prego, non ti fermare, fammi godere.” Non aveva mai detto cose così ad alta voce: lo fa per marcare il territorio con Ana. Più urla, più mi eccito. Ana, che era rimasta a guardare, decide di partecipare: bacia il collo di Alesia, infila la lingua nella sua bocca aperta, afferra un suo capezzolo con una mano e con l’altra massaggia i miei testicoli con dolcezza.
“Hai i testicoli gonfi, dai, sborrale dentro,” mi incita Ana, con voce sempre più forte. Alesia contrae i muscoli della vagina: sta per arrivare, in modo violento, nonostante sia venuta poco prima in camera. Urla di piacere, il suo liquido caldo scorre sul mio pene, e io, spinto dal massaggio di Ana, le schizzo tanta sborra nella vagina, cinque o sei schizzi. Restiamo fermi, mentre Ana continua a massaggiarmi le palle. Alesia si sposta, spinge Ana sulla panchina, sdraiandola, e le sale con la vagina sulla bocca: “Ora puliscimela tutta e bevi il nettare del MIO uomo che mi cola.”
Ana allunga la lingua nella vagina di Alesia, lasciando colare gli umori nella sua bocca, ingoiandoli. Poi ripulisce il mio pene e dice ad Alesia: “Dovremmo fare la sauna insieme più spesso,” stampandole un bacio con la lingua sporca di sborra, che Alesia gusta volentieri. Usciamo dal bagno turco, facciamo la doccia e ci prepariamo per la cena. Anche quella sera Ana cena con noi, e sia lei che Alesia si presentano in gonna, senza mutande.
L’esperienza con Ana è stata inaspettata, ma una piacevole scoperta. Io e Alesia dormiamo abbracciati, nudi, come piace a noi. Alesia non sa che l’indomani ho una sorpresa per lei, quindi la lascio dormire tutta la notte senza disturbarla. Al mattino, alle 7:00, mi lavo in bagno e la sveglio con un bacio. Tra il dormiveglia, si precipita in bagno per i suoi bisogni e per rinfrescarsi, ma quando torna mi trova seduto sul bordo del letto, pensieroso.
“Cosa succede, perché sei pensieroso?” chiede. Ho un pacchetto in mano, lo ripongo sulla scrivania, ma non parlo. “Dai, che succede, hai ricevuto una brutta notizia?” In effetti, la magia di quella mattina si era spezzata: un messaggio mi aveva comunicato che mia madre era stata ricoverata per un blocco intestinale. Ero a oltre 1.000 km da lei, e non potevo fare molto. “Allora, che succede?” insiste. Rispondo a testa bassa: “Nulla che possa fare, mamma è stata ricoverata, nulla di grave, ma sono in pensiero.”
Alesia si siede accanto a me, prendendomi la mano. Il suo corpo profuma di doccia, e dall’accappatoio il suo seno fa capolino. Il contatto con lei mi rasserena, mi abbraccia, stringendomi forte. Ha un carattere meraviglioso, disposta a tutto per far star bene chi le sta accanto. “Tesoro, dimmi che posso fare per te, sono qui. Vuoi fare l’amore?” La guardo, mi avvicino al suo accappatoio, lascio uscire il seno e, come un figlio con la madre, poggio la testa sul suo seno profumato. Lei mi carezza la testa, io mi muovo finché il suo capezzolo è vicino alla mia bocca e comincio a succhiarlo, come un bimbo. Alesia mi coccola come un cucciolo ferito.
Ci ritroviamo abbracciati sul letto. Le apro l’accappatoio: il suo ventre piatto, il pube depilato, le gambe tornite e affusolate sono uno spettacolo. Con le mani percorro il suo corpo, e lei, intuendo le mie intenzioni, tira su le ginocchia, piega i piedi, apre le gambe e spinge la mia testa verso il suo ombelico, staccandola dal seno. Sa che baciare il suo sesso mi rende felice, cancellando ogni pensiero. Scendo piano, la mia lingua nella sua vagina già bagnata. Quel giorno decido di osare: sollevo di più le sue gambe, lasciando che la lingua lecchi e bagni la rosellina del suo culo.
Alesia ha un fremito per l’inaspettata coccola, ma poi gradisce: “Sì, che bello, lo devi fare sempre, sììì.” La lingua continua a bagnare il suo culetto, mentre due dita si infilano nella sua vagina per darle piacere. Il suo culetto è super sensibile, i muscoli rilassati, così sposto le due dita bagnate e ne infilo una nel suo culo. Si muove, vorrebbe protestare—non abbiamo mai usato il suo lato B—ma non vuole dispiacermi, per via della storia di mia madre, e si lascia penetrare. Il dito le tocca punti sensibili, facendola mugolare come se stesse per venire.
Ne approfitto, infilando un secondo dito, che scivola senza difficoltà, mentre lei è in uno stato di trance. Continuo con le due dita per farla abituare, poi infilo un terzo e un quarto dito. Scivolano agilmente, e Alesia accompagna la penetrazione anale con movimenti di bacino, spingendo la vagina sulla mia bocca. Lecco la vagina, i succhi intimi bagnano le dita che entrano ed escono dal suo culo. È un momento di immenso eros, un confine mai esplorato: sta godendo come mai prima, le sue emozioni amplificate dalla sensibilità anale che non sapeva di avere.
Mi giro, così che Alesia possa prendere in bocca il mio sesso e farlo gonfiare. La scena è stupenda: io che bacio il suo sesso, con quattro dita nel suo culetto, e lei che succhia il mio pene. “Dai, ti voglio, scopami,” dice. Smetto di baciarla, mi metto davanti a lei, le alzo le gambe e le entro nella vagina con il pene gonfio. Alesia gode, si muove, sta per venire, ma le dico: “Ora voglio metterlo nel tuo culo, amore.” Vorrebbe dire di no, ma rilassa i muscoli, alza il sedere, facendo leva con le gambe sulle mie spalle.
Il suo culo è lubrificato e allenato. Appoggio il pene sul suo forellino, la guardo negli occhi per un consenso, che arriva con un sorriso. Lascio entrare una prima parte del pene, fermandomi per farla abituare. Fa un piccolo gridolino, ma passa subito, perché non mi muovo. Quando si abitua, tiro indietro e spingo più in fondo, ripetendo l’operazione per 15 o 20 volte, finché non è tutto dentro, senza dolore. Comincio a spingere con un ritmo incalzante, il piacere di Alesia cresce: si tocca il clitoride, dicendo: “Sì, sì, rompimi tutta, cavolo, come sto godendo, non immaginavo fosse tanto più forte che nella vagina.”
Aumento il ritmo, l’assenza del liquido vaginale mi fa resistere di più: “Ti prego, non ti fermare, è stupendooo, che mi stai facendo, è bellissimo.” Continuo a pompare con più forza, finché Alesia urla il suo orgasmo, la sua vagina zampilla di squirting, colpendomi l’ombelico. La scena è paradisiaca, e dopo pochi istanti riempio il suo intestino di sborra. Quando mi tolgo, il suo culetto si richiude, trattenendo tutto lo sperma caldo.
La bacio dolcemente sulla bocca, poi prendo il pacchetto sulla scrivania: “Amore, questo è per te, ora sei pronta.” Alesia è sorpresa, non si aspettava un regalo. Apre il pacchetto: dentro c’è un plug anale di acciaio con uno Swarovski pregiato. “Tesoro, questo è il gioiello che voglio che indossi oggi,” le dico. Alesia non aveva mai visto un oggetto del genere, ma ne intuisce lo scopo: “Lo indosserai tutto il giorno durante la lezione di sci, così mi penserai sempre.” Sorride, non sa come uscirne, ma ormai ha detto sì a tutto: “Mi aiuti a indossarlo?”
Metto il plug nella sua bocca, lasciandola bagnare, poi lo posiziono sul suo buchetto e lo faccio scivolare dentro: non trova resistenza. Alesia si sporge verso lo specchio per vedere come sta, riconoscendo che le sta bene ed è elegante. Con quel plug di 4 cm nel sedere, ci prepariamo e andiamo a fare colazione.
Scendiamo velocemente per la colazione. Alesia quasi dimentica il plug anale: i suoi muscoli si sono abituati, ed è solo piacevolmente stimolata dalla dilatazione. Ma quando arriviamo a tavola, le cose cambiano. Si era dimenticata, e sedendosi sente il gioiello conficcarsi nel suo culo, sobbalzando. “Amore, ti devi ricordare che indossi un gioiello speciale, e quando ti siedi devi farlo con delicatezza,” le dico. Si siede con cautela, mentre arriva Ana, che ha già fatto colazione, per salutarci: sta andando via, ma ci promettiamo di rivederci presto, magari per una cena a casa.
Alesia si alza per salutarla, e io saluto Ana con un bacio sulla guancia. Ci rimettiamo a sedere, e Alesia si dimentica di nuovo del gioiello, sedendosi comunque. Facciamo colazione. “Ma oggi sarà terribile fare lezioni di sci con te in questo modo,” dice. “Perché mai?” rispondo, sapendo cosa l’aspetta. Salire e scendere dalla seggiovia con il gioiello conficcato sarebbe stato un tormento e un continuo godimento, avrebbe bagnato tutto l’intimo termico con i suoi umori. Ma sapevo che la sera mi avrebbe ringraziato.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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