tradimenti
Dott.ssa Angela: Un Prezzo da Pagare Part. 3


27.04.2025 |
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"Mostrò il suo cellulare, con foto di Angela con il cazzo di Luca in bocca, Camilla con la fica piena di sperma..."
Il ritorno a casa di Angela fu un viaggio nel silenzio, il cuore che batteva al ritmo delle foto sul cellulare, il plug anale che pulsava come un monito, il profumo di gelsomino che si mescolava al sentore di sesso ancora sulla sua pelle. Carlo era seduto sul divano, il volto illuminato dallo schermo del telefono, un bicchiere di whisky in mano. Quando Angela entrò, lui alzò lo sguardo, gli occhi che bruciavano di un misto di rabbia e desiderio. Senza dire una parola, le mostrò le foto: lei, piegata sul tavolo del villino, la bocca piena del cazzo di Antonio; Camilla, legata sulla panca, il viso rigato di piacere. Angela sentì il sangue gelarle, ma prima che potesse parlare, Carlo si alzò, le afferrò i polsi e la spogliò con gesti bruschi, la camicetta che cadeva a terra, la minigonna strappata via, il plug che brillava tra le sue natiche. «Sei una troia», ringhiò, spingendola contro il muro, il suo cazzo già duro che premeva contro la sua fica bagnata. La scopò con violenza, ogni affondo un’accusa, ogni gemito di Angela una resa. «Sei la mia troia», ripeté, le mani che le stringevano i seni, i capezzoli duri sotto le sue dita. Angela, travolta, si abbandonò, la sua fica che si contraeva attorno al cazzo di Carlo, un orgasmo che la fece urlare, lo squirt che bagnava le cosce, il profumo muschiato che saturava l’aria. Carlo la baciò, un bacio feroce ma pieno d’amore, e sussurrò: «Ti amo, Angela, anche così.» Lei, esausta, ricambiò, sapendo che tutto era cambiato, ma che il loro amore, perverso e profondo, era ancora vivo.Nel frattempo, Camilla, nel suo monolocale, ripensava alla serata, il corpo ancora tremante, le foto di Antonio come un peso sul cuore. Il profumo di lavanda delle sue lenzuola non riusciva a coprire l’odore di sesso che le impregnava la pelle. Paolo, il radiologo trentenne che da mesi la corteggiava con sguardi e inviti, le aveva mandato un messaggio: “Camilla, sei bellissima. Non smetterò di pensarti.” Lei, confusa, non rispose, ma il pensiero di lui, della sua voce che le sussurrava amore mentre la scopava, accese un calore nuovo nel suo petto.
Il venerdì, un messaggio di Antonio arrivò contemporaneamente ad Angela e Camilla, un ordine secco: “Sabato sera, ore 21:00, Resort Eden, villino 12. Avvisate a casa, tornerete domenica mattina. Vestitevi da troie, senza mutande, plug anali per entrambe. Venite insieme.” Angela chiamò Camilla, la voce tremante ma decisa. «Ci andiamo insieme», disse. Camilla, il cuore in gola, accettò, il profumo di lavanda del suo shampoo che si mescolava alla paura. Decisero di prepararsi con cura, come guerriere che affrontano il loro destino, ma anche come amanti che si desiderano ancora.
Sabato sera, Angela passò a prendere Camilla. Angela indossava un vestito di latex nero, aderente come una seconda pelle, che lasciava poco all’immaginazione, i seni sodi che premevano contro il tessuto, le autoreggenti nere che incorniciavano le cosce, il plug anale che pulsava, la fica già bagnata sotto il nulla. Camilla, un sogno di provocazione, portava una gonna di pelle rossa, così corta da essere oscena, un top di pizzo trasparente che rivelava i capezzoli scuri, sandali con tacchi a spillo, e il plug anale che la teneva in un costante stato di eccitazione. I loro profumi – gelsomino per Angela, lavanda per Camilla – si intrecciavano nell’abitacolo, un preludio al fuoco che le aspettava. Prima di scendere dalla macchina, si guardarono, gli occhi pieni di desiderio e paura. Si baciarono dolcemente, le labbra che si sfioravano, le lingue che danzavano lente, il sapore di rossetto e passione che era un giuramento. «Siamo insieme», sussurrò Angela, e Camilla annuì, il cuore che batteva forte.
Al Resort Eden, un’oasi di lusso sulla costa di Catanzaro, il villino 12 le attendeva, immerso tra palme e il profumo salmastro del mare. Antonio le accolse sulla porta, il fisico robusto fasciato da una camicia nera, il ghigno di chi sa di avere il controllo. Accanto a lui, Marco, il figlio ventiduenne, i muscoli definiti sotto una t-shirt attillata, gli occhi fissi su Camilla, un desiderio bruciante che la faceva fremere. Antonio si avvicinò ad Angela, accarezzandole il viso con un gesto possessivo. «Sei pronta, troia», sussurrò, mentre Marco sfiorava la mano di Camilla, un tocco che era già una promessa.
Entrarono nel villino, una stanza avvolta da un’atmosfera di decadenza: pareti di legno scuro, lanterne che gettavano ombre morbide, un letto king-size coperto di seta rossa, due panche imbottite al centro, corde di seta nera pronte all’uso. L’aria era densa di incenso e sandalo, un profumo inebriante che accendeva i sensi, mentre una musica elettronica lenta, con bassi profondi, pulsava come un battito cardiaco, amplificando l’erotismo. Antonio bendò Angela e Camilla con foulard di seta, il buio che le avvolgeva, i loro respiri che si spezzavano. Le spogliarono, il latex di Angela che scivolava con un fruscio, il pizzo di Camilla che cadeva con un sussurro, i plug anali che brillavano tra le natiche. Furono fatte distendere sulle panche, una accanto all’altra, le gambe spalancate, le fiche e i culi esposti, vulnerabili. Angela, il cuore che martellava, sapeva che poteva solo abbandonarsi al suo destino, e Camilla, tremando, fece lo stesso, il profumo di lavanda che si mescolava al sandalo.
Passi risuonarono nella stanza, tre, forse quattro uomini, il suono che si mescolava alla musica. Mani sconosciute iniziarono a esplorare: dita che pizzicavano i capezzoli di Camilla, altre che scivolavano nella sua fica bagnata, il suono bagnato che era un ritmo. Angela sentì mani sui suoi seni, poi una lingua che le leccava il clitoride, il plug che amplificava ogni sensazione. Una voce, familiare, le sussurrò all’orecchio: «Amore, finalmente farai la mia puttana.» Era Carlo. Angela sospirò, sorpresa, il cuore che si scaldava nonostante tutto. Un cazzo le si infilò in bocca, il sapore di Carlo che conosceva bene, e lui ringhiò: «Puttana, succhia.» Lei obbedì, la lingua che accarezzava l’asta, il suono dei risucchi che si mescolava alla musica, il suo amore per Carlo che si intrecciava alla perversione. Carlo le accarezzò i capelli, un gesto tenero che la fece fremere, e sussurrò: «Ti amo, Angela, godi per me.»
Camilla, accanto, aveva il cazzo di Antonio in bocca, il sapore salato che la travolgeva, quando una voce dolce le sussurrò: «Sei bellissima, Camilla. Mi sono innamorato di te da quando sei arrivata in ospedale, e sei così porca.» Era Paolo, il radiologo che la corteggiava da mesi. Camilla, il cuore che batteva, riconobbe la sua voce, un calore nuovo che si accendeva in lei. Succhiò Antonio, ma il pensiero di Paolo, della sua passione, la fece bagnare ancora di più, il suo clitoride che pulsava.
Angela, ancora con il cazzo di Carlo in bocca, sentì una lingua leccarle la fica, poi il culo, il plug che veniva rimosso con un pop bagnato. Un cazzo lungo la penetrò nella fica, affondando fino in fondo, e Carlo, guardandola, disse: «Godi, amore mio, per ogni orgasmo Antonio consegnerà un video.» Quelle parole furono un’esplosione: Angela si abbandonò, la sua fica che si contraeva, un orgasmo che la fece urlare, lo squirt che schizzava sulla panca, il profumo muschiato che si mescolava al sandalo. Camilla, sentendo quelle parole, si lasciò andare, accogliendo il primo cazzo nel culo, quello di Antonio, che si apriva con fatica, il dolore che si trasformava in piacere, un gemito che era resa.
La danza iniziò, un vortice di lussuria: i cazzi passavano dalla bocca di Angela alla sua fica, poi alla bocca di Camilla, poi al suo culo, un ritmo incessante, il suono bagnato delle penetrazioni che si mescolava alla musica, i gemiti delle donne che erano un coro. Le bende furono tolte, la luce soffusa che rivelava la verità. Camilla si ritrovò con il cazzo di Paolo in bocca, i suoi occhi castani che la guardavano con passione, un amore che le scaldava il cuore. Ma una vergogna bruciante la travolse: Paolo, l’uomo che l’aveva desiderata per mesi, che le aveva mandato messaggi e chiesto appuntamenti, sempre respinto dalla sua timidezza, ora era lì, il suo cazzo nella sua bocca, il suo sguardo che la reclamava. Lei, che non si era mai concessa, si sentiva esposta, vulnerabile, una troia sotto quegli occhi che l’avevano sognata casta. Eppure, il calore del suo desiderio, la dolcezza della sua voce, la sciolsero. Camilla si abbandonò, succhiando con amore, la lingua che accarezzava l’asta con devozione, accogliendo quel cazzo come un dono, il sapore salato che era una promessa. Paolo le accarezzò il viso, sussurrando: «Sei mia», e lei, persa, sentì il suo cuore aprirsi.
Angela, invece, ebbe un colpo al cuore: il cazzo che stava succhiando era di Luca, il nipote ventenne, figlio di suo fratello, amico di Marco. La vergogna la travolse, ma Carlo, con un gesto, indicò a Luca di prendere il culo di Angela. Il ragazzo, con un colpo secco, le sfondò l’ano, il cazzo lungo che la riempiva, il dolore che si trasformava in piacere. Quando Luca venne, fiotti caldi che le inondavano l’intestino, Angela fu travolta da an orgasmo violento, il corpo che tremava, lo squirt che schizzava sulla panca, un urlo che era estasi. Marco, il cazzo dritto, lasciò la telecamera e si precipitò, inculandola con forza, il suo cazzo che prolungava l’orgasmo di Angela, ogni affondo che la scuoteva, altri fiotti di sperma che le riempivano il culo. Angela, persa, urlava, il piacere che era un’onda senza fine, mentre Carlo la guardava, accarezzandole il viso: «Sei mia, amore.»
Camilla, dall’altra parte, fu scopata nella fica da Carlo, che l’aveva sempre desiderata. «Guarda, Angela, come mi scopo la tua amica», disse, ogni affondo che faceva sobbalzare il corpo minuto di Camilla. Quando Carlo venne, fiotti caldi che inondavano la sua fica, il profumo salato che era ovunque, Camilla fu travolta da un orgasmo prolungato, il clitoride che pulsava, lo squirt che schizzava, un urlo che era passione. Paolo, eccitato, prese il posto di Carlo, scopando Camilla nella fica, il suo cazzo che la riempiva, prolungando il suo orgasmo, ogni colpo che la faceva tremare. «Amore, fatti mettere incinta anche da me», disse, e Camilla, persa, continuava a venire, lo squirt che bagnava la panca, il suo corpo che si arrendeva al piacere. Paolo sborrò, il seme che si mescolava a quello di Carlo, il suo amore per Camilla che si cementava, sussurrando: «Sei mia, Camilla.»
Antonio, l’unico a non essere ancora venuto, si posizionò dietro le due donne. A turno, scopò Angela nella fica, poi Camilla, poi di nuovo Angela, il ritmo che accelerava, il suono bagnato che era una sinfonia. Con un ruggito, venne nella fica di Angela, fiotti caldi che la riempivano, ma riservò gli ultimi schizzi per la fica di Camilla, sorridendo: «Giusto che entrambe prendiate la mia sborra.» Le donne, esauste, furono slegate, i loro corpi che brillavano di sudore, i profumi di lavanda, gelsomino e sesso che saturavano l’aria.
Carlo, maestro della perversione di Angela, le fece distendere sul letto di seta rossa, la musica elettronica che pulsava ancora, i bassi che vibravano nelle ossa. «Fate un 69, troie», ordinò, il cazzo già duro di nuovo, gli occhi che brillavano di desiderio. Angela e Camilla, i corpi intrecciati come amanti in un dipinto osceno, si posizionarono, le fiche che si sfioravano, i clitoridi che pulsavano sotto la luce delle lanterne. Angela affondò la lingua nella fica di Camilla, succhiando il miscuglio di sperma di Carlo, Paolo e Antonio, il sapore salato che le inondava i sensi, il clitoride di Camilla che si gonfiava sotto ogni tocco. «Dio, Camilla, vieni per me», gemette Angela, la voce roca, le dita che accarezzavano i capelli neri di Camilla, un gesto tenero che era amore. Camilla, allo stesso modo, leccò la fica di Angela, il seme di Antonio e Luca che colava come un elisir, il sapore muschiato che la consumava. «Angela, sei così buona, lasciati andare», sussurrò Camilla, le dita che sfioravano le cosce di Angela, tracciando cerchi sulla pelle sudata.
L’atmosfera si riscaldò, l’aria densa di incenso e sandalo che si mescolava al profumo di sesso, il calore dei loro corpi che trasformava il villino in un tempio di lussuria. Le loro lingue danzavano, lente e poi frenetiche, il suono bagnato delle loro bocche che era una sinfonia, i gemiti che si intrecciavano alla musica elettronica. «Cazzo, Camilla, sto venendo», urlò Angela, il corpo che si inarcava, la fica che si contraeva, un orgasmo che la scuoteva come un terremoto, lo squirt che schizzava nella bocca di Camilla, un fiotto caldo che la faceva gemere. «Sì, Angela, vieni, ti amo», gridò Camilla, il suo clitoride che esplodeva sotto la lingua di Angela, un orgasmo che le strappava un urlo selvaggio, lo squirt che si mescolava a quello di Angela, bagnando le lenzuola di seta, il profumo muschiato che saturava ogni cosa. Le loro urla, un coro di estasi, riempivano la stanza, incitandosi a vicenda: «Non fermarti, Camilla, dammi tutto», ansimava Angela, mentre Camilla rispondeva: «Angela, sei la mia troia, vieni ancora!»
Gli uomini, attorno al letto, erano ipnotizzati, i cazzi che si indurivano di nuovo, il Cialis che amplificava il loro desiderio. Carlo, con il cazzo in mano, guardava Angela con amore, il suo respiro pesante che tradiva l’eccitazione. Paolo, accanto a Camilla, accarezzava il suo viso, il suo amore che si mescolava alla lussuria, sussurrando: «Sei perfetta, Camilla.» Antonio, Marco e Luca, con i cellulari che catturavano ogni gemito, grugnivano di piacere, l’atmosfera che si caricava di una nuova ondata di perversione. Le donne, esauste, crollarono l’una sull’altra, le labbra che si cercavano in un bacio dolce, lento, il sapore di sperma e umori che si mescolava, i loro corpi che odoravano di sesso, il respiro che si calmava, il sandalo e l’incenso che le avvolgevano come un velo.
Angela non poteva credere a ciò che era successo: si era fatta scopare dal nipote Luca, dal collega Paolo, e si era lasciata riempire di sperma, tutto sotto gli occhi di Carlo, che l’amava ancora, forse di più. Camilla ripensava a Paolo, alle sue avance che aveva sempre rifiutato, e ora al suo sperma nella sua fica, al suo amore che l’aveva travolta. Carlo l’aveva scopata, riempiendola, e il pensiero la faceva fremere. Entrambe erano un mare di emozioni, inebriate dal profumo di sesso che permeava la stanza, ma non volevano che quella notte finisse. Antonio, soddisfatto, porse loro una chiavetta USB. «Qui ci sono altri due video, troie. Per gli altri, abbiamo tutta la notte davanti», disse, il ghigno che prometteva nuove perversioni. Mostrò il suo cellulare, con foto di Angela con il cazzo di Luca in bocca, Camilla con la fica piena di sperma. «Queste le ho mandate a tutti i presenti come ricordo», aggiunse, distribuendo a Carlo, Paolo, Marco e Luca una pastiglia di Cialis da 10 mg. «La notte è ancora lunga», rise, e si allontanò, seguito da Marco e Luca.
Carlo si avvicinò ad Angela, la prese tra le braccia, il suo amore che brillava negli occhi. «Sei la mia puttana, ma sei mia», sussurrò, baciandola, un bacio che era casa. Paolo si inginocchiò accanto a Camilla, accarezzandole il viso. «Ti amo, Camilla. Non ti lascerò andare», disse, e lei, con un sorriso fragile, gli sfiorò la mano, un amore che cominciava a sbocciare. La notte, però, era solo all’inizio. Il paradiso del piacere le attendeva, e con esso, la promessa dei video ancora in mano ad Antonio.
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