tradimenti
Dott.ssa Angela: Un Prezzo da Pagare Part.2


26.04.2025 |
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"Salendo in macchina, la minigonna risalì, rivelando la fica depilata della giovane Camilla, già umida, un luccichio che fece fremere Angela..."
Il giorno dopo, Angela si trascinò in ospedale, il peso della serata con Antonio come un macigno sul cuore. Le foto sul cellulare, il primo video nella chiavetta, e la minaccia di altri incontri la tormentavano, il profumo di gelsomino che si mescolava all’odore sterile dei corridoi. Durante la pausa caffè, incrociò Camilla nella sala relax, il suo corpo minuto fasciato dai soliti fuseaux neri e dalla maglietta aderente. Angela evitò l’argomento, il volto teso, ma fu Camilla a prenderla in disparte, trascinandola in un angolo vicino agli armadietti. «Quel porco di Antonio mi ha scritto», sussurrò, la voce incrinata, gli occhi castani pieni di paura. «Devo andare stasera al Beach Club, vestita… praticamente da troia.» Angela, il cuore che le si stringeva, non disse nulla della propria esperienza, ma propose: «Vuoi che venga con te?» Camilla scosse la testa, la treccia nera che oscillava. «È stato chiaro: o vado da sola, o pubblica i video. Non posso rischiare.» Angela insistette: «Ti accompagno e ti aspetto in macchina. Non ti lascio sola.» Camilla annuì, un lampo di gratitudine nei suoi occhi, l’odore di lavanda che si mescolava al disinfettante.Quella sera, Angela passò a prendere Camilla al suo monolocale. Quando la vide, il cuore le balzò in gola. Camilla era una visione di provocazione: labbra dipinte di rosso fuoco, occhi marcati da un eyeliner nero che li rendeva felini, un reggiseno push-up che esaltava i seni piccoli ma sodi sotto una camicetta nera trasparente, i capezzoli scuri visibili come ombre. La minigonna inguinale, di pelle nera, copriva a malapena le cosce, e i sandali con tacchi alti la facevano sembrare una bambola erotica. Salendo in macchina, la minigonna risalì, rivelando la fica depilata della giovane Camilla, già umida, un luccichio che fece fremere Angela. Non poté resistere: allungò una mano, sfiorando le cosce di Camilla, le dita che scivolavano nella sua fica, trovandola fradicia. «Dio, Camilla», sussurrò, e la baciò, un bacio famelico, le loro lingue che danzavano, il sapore di rossetto e lavanda che si mescolava. Due dita di Angela si infilarono in quel mare di umori, scopando Camilla con dolcezza, mentre lei ricambiava, gemendo nella sua bocca, le mani che afferravano i capelli castani di Angela. Il suono bagnato delle dita e i loro respiri spezzati riempivano l’abitacolo, ma si fermarono, il Beach Club ormai vicino, il profumo di mare che si insinuava dai finestrini.
Al Beach Club, il ragazzo alla reception, lo stesso della sera prima, indicò a Camilla il villino 7 senza fare domande. Lei si incamminò, i tacchi che ticchettavano sui ciottoli, la minigonna che ondeggiava, il cuore che martellava. Angela rimase in macchina, le mani strette sul volante, il gelsomino del suo profumo che si mescolava all’ansia. Camilla bussò alla porta del villino thai, le lanterne che gettavano ombre sul legno scuro. Antonio aprì, in camicia bianca e pantaloncini, il ghigno di un predatore. «Entra, piccola troia», disse, e appena Camilla varcò la soglia, la afferrò, strappandole la camicetta con un gesto secco, i bottoni che cadevano sul pavimento di bambù. Le abbassò il reggiseno, i seni che si ergevano, i capezzoli duri, e le sollevò la minigonna, esponendo la fica nuda. «Perfetta», ringhiò, spingendola verso una panca imbottita al centro della stanza. Con corde di seta nera, la legò, le braccia dietro la schiena, le gambe spalancate, il culo e la fica esposti, vulnerabili. Il profumo di lavanda di Camilla si mescolava al whisky nell’alito di Antonio, il suono delle corde che si stringevano un preludio osceno.
Antonio si slacciò i pantaloncini, il cazzo già duro, e senza preavviso lo infilò nella fica di Camilla, un affondo violento che la fece urlare. La scopò con forza, ogni colpo che sbatteva contro il suo corpo minuto, il suono bagnato della sua fica che echeggiava, i gemiti di Camilla che si mescolavano al fruscio delle palme fuori. «Cazzo, sei fradicia, troia», grugnì, e Camilla, il corpo teso, sentì l’orgasmo montare. La sua fica si contrasse, un fiotto di squirt che colava sulla panca, il profumo muschiato che saturava l’aria, un urlo che era liberazione. Antonio, vedendo il suo piacere, rise. «Ora il tuo culo, puttana», disse, sputando sul suo ano, il calore che la fece tremare. Infilò il cazzo, lento, poi sempre più profondo, il buco stretto che si apriva sotto la pressione. Camilla gridò, il dolore che si trasformava in piacere, ogni affondo un’esplosione, il suo clitoride che pulsava senza essere toccato.
La porta si aprì, e un ragazzo entrò: il figlio di Antonio, Marco, 22 anni, alto, muscoloso, il volto segnato da un sorriso arrogante. Senza dire una parola, si posizionò davanti a Camilla, slacciandosi i jeans. Il suo cazzo, lungo e spesso, spuntò, e lo avvicinò alla sua bocca. «Succhialo, troia», ordinò, e Camilla, legata, non poté fare altro che obbedire. La sua lingua accarezzò la cappella, il sapore salato che le inondava i sensi, la bocca che scivolava lungo l’asta, il suono dei risucchi che si mescolava ai gemiti di Antonio, ancora nel suo culo. Marco le afferrò la treccia, spingendo più a fondo, il cazzo che le riempiva la gola. Poi si spostò, inginocchiandosi dietro di lei, e infilò il cazzo nella sua fica, già bagnata dall’orgasmo. La scopò con ritmo, ogni affondo che la faceva sobbalzare, il suono dei loro corpi che sbattevano, mentre Antonio, uscito dal suo culo, le porse il cazzo da leccare. Camilla, persa, succhiò, il sapore dei suoi umori che la inebriava, mentre Marco pompava senza sosta. Con un grugnito, Marco venne, fiotti copiosi che le inondavano la fica, il calore che la fece esplodere in un secondo orgasmo, lo squirt che schizzava sulla panca, un urlo soffocato dal cazzo di Antonio.
Antonio tornò dietro di lei, il cazzo di nuovo duro, e la inculò con forza, ogni colpo che le scuoteva il corpo, il buco ormai aperto che lo accoglieva. «Sei una troia perfetta», ringhiò, e dopo pochi minuti venne, fiotti caldi che le riempivano l’intestino, il profumo salato che si mescolava alla lavanda. Camilla, travolta, era un continuo orgasmo, la sua fica e il suo culo che pulsavano, lo squirt che colava senza sosta, i suoi urli che erano un coro di piacere e disperazione. Antonio la slegò, il corpo di Camilla che tremava, il trucco sfatto, gli occhi lucidi. Le porse una chiavetta USB. «Solo il primo video, troia. Gli altri? Tornerai», disse, mostrando il suo cellulare. Foto della serata: Camilla legata, la bocca piena, la fica gocciolante, il culo aperto. «Te le mando. Mostrale a chi sai», ordinò, inviandole con un tocco. Camilla, il cuore spezzato, si ricompose, la minigonna abbassata, il corpo che odorava di sesso, e uscì, i tacchi che echeggiavano sui ciottoli.
Tornò in macchina, sconvolta, il viso rigato di mascara, un singhiozzo che le scuoteva il petto. Angela l’aspettava, il gelsomino del suo profumo che riempiva l’abitacolo. Vedendola, scese e la strinse in un abbraccio, il calore del suo corpo che era un rifugio. «Va tutto bene, Camilla», sussurrò, accarezzandole i capelli. Camilla, cercando consolazione, la baciò sulle labbra, un bacio disperato, il sapore di rossetto e lacrime che si mescolava. Angela ricambiò, gli ormoni di Camilla ancora in circolo, il desiderio che esplodeva nonostante tutto. Si spostarono sul sedile posteriore, i finestrini appannati, il suono del mare in lontananza. Angela sollevò la minigonna di Camilla, la fica e il culo ancora pieni di sperma, e con la lingua iniziò a pulirla, leccando ogni traccia, il sapore salato che la inebriava, il clitoride di Camilla che pulsava sotto ogni tocco. Camilla, in un 69 improvvisato, affondò il viso nella fica di Angela, depilata e bagnata, la lingua che danzava, il suono bagnato delle loro bocche che era una sinfonia. Angela venne per prima, lo squirt che schizzava nella bocca di Camilla, un urlo che era liberazione. Camilla la seguì, il suo orgasmo che esplodeva, lo squirt che bagnava il sedile, un grido che era amore e dolore. Si abbracciarono, sudate, i corpi intrecciati, il profumo di lavanda e gelsomino che si mescolava, il loro respiro che si calmava. «Non siamo sole», sussurrò Angela, e Camilla, con un sorriso fragile, annuì. A casa Carlo nel frattempo aveva ricevuto da un anonimo le foto di Angela della sera prima e di Camilla.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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