tradimenti
Dott.sa Angela e Camilla


20.04.2025 |
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"Angela, sopraffatta, afferrò i capelli di Camilla, l’odore del suo desiderio che saturava l’aria, e venne con un urlo soffocato, lo squirt che schizzava..."
Angela, 40 anni, dottoressa in Ematologia all’ospedale di Catanzaro, era una donna che viveva per il desiderio, un fuoco che ardeva in ogni suo gesto. Alta 1,60, 44 kg, il suo corpo atletico era una sinfonia di curve: seni sodi, fianchi stretti, un culo tondo che catturava ogni sguardo, e una pelle morbida che brillava come seta. I suoi capelli castani mossi cadevano sulle spalle, gli occhi verdi scintillavano di segreti, e il suo profumo di gelsomino era un invito costante. Con la bocca era un’artista, ma la sua vagina, come diceva suo marito Carlo, era insuperabile, un tempio di piacere che faceva tremare chiunque lo esplorasse. Vanitosa, Angela adorava il potere dei suoi sguardi, il fremito che suscitava, il calore che accendeva. Ogni emozione – un tocco, un odore, un suono – era per lei un viaggio sensuale, e il suo matrimonio con Carlo, conosciuto al liceo e sposato dopo la laurea, era un vortice di passione, ma anche di vuoti, con lui spesso distante, che la lasciava gelosa e affamata di sensazioni.All’ospedale, Angela era un faro di professionalità, ma sotto il camice bianco nascondeva segreti: niente mutandine, solo autoreggenti nere che accarezzavano le cosce, e un plug anale che Carlo le ordinava di indossare, un pulsare costante che la teneva al confine dell’eccitazione. Ogni passo era un fremito, il plug che premeva, la fica che si bagnava, l’odore del suo desiderio che si mescolava al disinfettante sterile. Era lì che aveva conosciuto Camilla, una tirocinante di 27 anni, una ragazza sarda dal fisico minuto, alta 1,55, 42 kg, con un corpo snello, seni piccoli ma sodi, un culo piccolo e perfetto, e una pelle olivastra che profumava di mare. Camilla era riservata, quasi misteriosa, con lunghi capelli neri raccolti in una treccia, occhi castani che guardavano sempre in basso, come se custodisse un segreto. Vestiva sempre con fuseaux neri e magliette attillate nere sotto il camice, mai gonne, mai nulla che rivelasse troppo, ma il suo corpo parlava una lingua che Angela capiva bene.
Fuori dal lavoro, Camilla dedicava il suo tempo al volontariato, una presenza silenziosa ma potente, e di recente aveva iniziato a dirigere il coro della Parrocchia del Sacro Cuore di Catanzaro. I bambini l’adoravano, e a volte la cercavano in ospedale, le loro vocine che echeggiavano nei corridoi, portando sorrisi e caos. Una mattina, una ragazza del coro, Sofia, era arrivata al pronto soccorso con un problema serio: un’emorragia improvvisa che richiedeva attenzione immediata. Camilla si era precipitata, il cuore che batteva, l’odore della paura che si mescolava al suo profumo di lavanda. Ma rendendosi conto della gravità, aveva chiamato Angela, la sua referente, una dottoressa esperta che Camilla ammirava in segreto. Angela era arrivata come un fulmine, il camice che svolazzava, il suono dei suoi tacchi che echeggiava, il suo sguardo deciso che calmava ogni ansia. Con mani sicure e una calma d’acciaio, Angela aveva gestito l’emergenza, stabilizzando Sofia. Dopo tre giorni, la ragazza era stata dimessa, e Camilla, con gli occhi pieni di gratitudine, aveva sentito un calore nuovo per Angela, un’ammirazione che si tingeva di desiderio.
Quella mattina, Camilla si presentò nello studio di Angela con un dono: una seadas, il dolce sardo fritto, il profumo di miele e formaggio che riempiva l’aria. Durante la pausa caffè, in una piccola infermeria deserta, si sedettero vicine, il tavolo di metallo freddo contro le loro mani. Angela indossava una gonna a tubino grigia, le autoreggenti che si intravvedevano, il plug anale che la teneva in un costante stato di eccitazione, la fica già bagnata sotto il tessuto. Camilla, con la sua maglietta nera aderente e i fuseaux che modellavano il suo corpo, spezzò il dolce, il suono croccante che rompeva il silenzio. Mangiarono insieme, il sapore dolce del miele che si mescolava al loro respiro, l’odore del caffè che si intrecciava al gelsomino di Angela e alla lavanda di Camilla. Angela, eccitata, lasciò che la gonna salisse, le cosce nude che catturavano la luce, e Camilla, con un gesto spontaneo, la abbracciò, il calore del suo corpo che era un’esplosione. I loro occhi si incontrarono, il tempo si fermò, e Camilla, con un coraggio che tradiva la sua natura lesbica, posò le labbra su quelle di Angela. Fu un bacio dolce, passionale, il sapore del miele ancora sulle loro lingue, il suono del loro respiro che si spezzava, il calore che le accendeva.
Il bacio si approfondì, le lingue che danzavano, e Camilla, con un’audacia che rivelava la sua vera natura, fece scivolare una mano sotto la gonna di Angela, scoprendo il suo segreto: nessuna mutandina, solo la fica bagnata e il plug anale che pulsava. “Dio, Angela,” sussurrò Camilla, la voce roca, e si chinò tra le sue gambe, il profumo muschiato della fica di Angela che la inebriava. La lingua di Camilla trovò il clitoride, lenta, precisa, il suono bagnato che riempiva l’infermeria, mentre con una mano muoveva il plug, ogni pressione un gemito, e con l’altra infilava due dita nella fica di Angela, scopandola con un ritmo che la faceva tremare. Angela, sopraffatta, afferrò i capelli di Camilla, l’odore del suo desiderio che saturava l’aria, e venne con un urlo soffocato, lo squirt che schizzava nella bocca di Camilla, il sapore salato che la faceva gemere. Sentirono voci vicine, i colleghi che stavano tornando, e Camilla si scostò rapida, il rossetto sbavato, mentre Angela si ricomponeva, il cuore che batteva, la fica ancora pulsante.
La giornata scorse veloce, l’ospedale un vortice di suoni – monitor che beepavano, passi frettolosi, il profumo di disinfettante – ma Angela e Camilla si lanciavano sguardi carichi di promesse. A fine turno, Camilla, con un sorriso timido ma deciso, si avvicinò. “Domani mattina siamo libere. Vuoi venire da me? Abito in un monolocale vicino,” disse, la voce un sussurro che odorava di lavanda. Angela, il corpo ancora in fiamme, accettò, l’eccitazione che le scorreva nelle vene.
La mattina dopo, Angela si presentò al monolocale di Camilla, un nido caldo con pareti bianche, un letto coperto di lenzuola viola, e il profumo di incenso che aleggiava. Indossava un vestito rosso aderente, corto, senza intimo, le autoreggenti nere che accarezzavano le cosce, tacchi che cliccavano sul pavimento, il plug anale che la teneva al confine del piacere, il profumo di gelsomino che era una provocazione. Camilla aprì la porta in una lingerie bianca di pizzo, trasparente, i capezzoli scuri visibili, il corpo minuto che tremava di desiderio, l’odore di lavanda che si mescolava all’incenso. Non ci furono parole: si baciarono subito, un bacio famelico, le lingue che si intrecciavano, il suono dei loro gemiti che riempiva la stanza, il calore dei loro corpi che si fondevano.
Si aiutarono a vicenda a spogliarsi, le mani che tremavano di desiderio. Camilla sollevò il vestito di Angela, il tessuto che scivolava sulla sua pelle con un fruscio, rivelando le autoreggenti e la fica nuda, il plug che brillava. Angela, con delicatezza, slacciò la lingerie di Camilla, il pizzo bianco che cadeva sul pavimento, il suono soffice che era un preludio, i seni piccoli di Camilla che si ergevano sotto le sue mani. Si stesero sul letto, il materasso che accoglieva i loro corpi, e Camilla si posizionò sopra Angela, le labbra che trovavano i suoi seni, succhiando i capezzoli, il sapore della sua pelle che era un elisir, il suono dei gemiti di Angela che era musica. Camilla scese, la lingua che esplorava la fica di Angela, il clitoride che pulsava, il plug anale che aggiungeva un piacere oscuro, il profumo muschiato che le inebriava. “Cazzo, Camilla, sei incredibile,” gemette Angela, e Camilla, con un sorriso, infilò tre dita nella sua fica, scopandola con forza, il suono bagnato che era una sinfonia. Angela venne, il primo orgasmo che la scuoteva, lo squirt che schizzava sul viso di Camilla, il sapore salato che la faceva gemere, il suono del suo urlo che echeggiava.
Dopo l’orgasmo, si guardarono, il desiderio ancora vivo, e si disposero in un 69, i corpi intrecciati, le facce immerse l’una nella fica dell’altra. Angela affondò la lingua nella fica di Camilla, depilata, bagnata, il profumo muschiato che la consumava, il clitoride che pulsava sotto ogni tocco, il sapore dolce e salato che era pura lussuria. Camilla, allo stesso modo, leccava la fica di Angela, la lingua che danzava sul clitoride, il plug che amplificava ogni sensazione, il suono bagnato delle loro bocche che era un coro. Camilla, tremando, venne nella bocca di Angela, lo squirt che schizzava, un fiotto caldo che Angela beveva, il sapore che la faceva gemere, il suono del suo urlo che riempiva la stanza. Angela, sopraffatta, seguì a ruota, il secondo orgasmo che la devastava, lo squirt che bagnava il viso di Camilla, il profumo di loro che era un’ossessione.
Camilla si alzò, il corpo minuto che brillava di sudore, e prese uno strap-on dal cassetto, un cazzo di silicone nero, lungo e spesso, il profumo di lubrificante che si mescolava all’incenso. Lo indossò, il pizzo bianco che contrastava con l’oscenità del giocattolo, e mise Angela a pecorina, il culo in aria, il plug che pulsava. “Ti scopo, Angela,” ringhiò, la voce roca, e infilò lo strap-on nella fica di Angela, ogni affondo che la faceva urlare, il suono dei loro corpi che sbattevano, l’odore di sesso che era ovunque. Angela, persa, si toccava il clitoride, il terzo orgasmo che esplodeva, lo squirt che bagnava le lenzuola, un urlo che era liberazione, il sapore del suo sudore sulla lingua.
Angela volle ricambiare. Prese lo strap-on, lo indossò, il silicone che brillava, e scopò Camilla a missionario, le gambe spalancate, ogni affondo che la faceva gemere, il suono bagnato che era un ritmo, l’odore di loro che era un’ossessione. Camilla venne, il secondo orgasmo che la devastava, lo squirt che schizzava sul petto di Angela, un urlo che era estasi. Poi, Angela prese Camilla da dietro, il cazzo di silicone che scivolava nella sua fica, ogni colpo che la faceva urlare, il suono dei loro corpi che sbattevano, il calore che era un incendio. Camilla, a quattro zampe, si toccava, il terzo orgasmo che la colpiva, lo squirt che bagnava il pavimento, un urlo che era pura passione.
Esauste ma non sazie, si liberarono dello strap-on, il silicone che cadeva con un tonfo, e si disposero a forbice, le gambe intrecciate, le loro fiche che si sfregavano, clitoride contro clitoride, il suono bagnato che era una danza, il profumo dei loro umori che era un elisir. Angela muoveva i fianchi, il clitoride di Camilla che pulsava contro il suo, il calore che era un’esplosione, il suono dei loro gemiti che si mescolava all’incenso. Camilla, con gli occhi socchiusi, si abbandonava, il suo clitoride che rispondeva a ogni pressione, il sapore del loro sudore che si mescolava nell’aria. Angela venne, il quarto orgasmo che la scuoteva, lo squirt che si mescolava a quello di Camilla, il suono dei loro urli che era un coro, il profumo di loro che era eterno. Camilla seguì, il quarto orgasmo che la devastava, lo squirt che schizzava, un fiotto che bagnava le loro cosce, il suono del suo piacere che era amore.
Crollarono sul letto, sudate, ansimanti, i corpi intrecciati, il profumo di lavanda e gelsomino che si mescolava all’incenso, il suono del loro respiro che si calmava. Angela, accarezzando i capelli di Camilla, sentì un nodo nel cuore: aveva tradito Carlo, non solo con il corpo, ma con un desiderio che bruciava più profondo. Camilla, con un sorriso, le baciò il collo, il sapore della sua pelle che era casa. “Resta ancora,” sussurrò, e Angela annuì, il calore del loro abbraccio che era tutto.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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