tradimenti
L'insaziabile Danae


17.04.2025 |
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""Così, troia mia… dammi quel culo come una brava cagna affamata..."
Non so spiegare esattamente cosa mi ha spinta verso di lui. Forse il modo in cui scriveva, le parole che sapevano di carne, desiderio e sporco. Matteo. Solo il suo nome mi faceva stringere le cosce. E io, Danae, che mi ero sempre detta padrona dei miei impulsi… mi ritrovavo a bagnarmi solo leggendo i suoi messaggi.L’ho voluto. L’ho cercato. L’ho provocato.
"Voglio sentire la tua voce sussurrarmi porcherie all’orecchio mentre mi apri tutta, capito?" gli avevo scritto.
La sua risposta era arrivata come una carezza che graffia:
"Spero tu sia pronta a non camminare domani."
E lo ero. Cristo, se lo ero.
Ci siamo dati appuntamento in una stanza d’albergo, niente fronzoli, solo un letto disfatto e due anime assetate. Ho aperto la porta con il cuore in gola e le mutandine già fradicie. Lui era lì, appoggiato allo stipite, con quello sguardo che mi spogliava e mi possedeva prima ancora di toccarmi.
"Chiudi la porta, troia…"
La sua voce era come miele caldo che cola sulle mie labbra intime. Ho obbedito. Ho chiuso. E in quel momento ho capito che non avrei avuto scampo.
Mi ha presa per i capelli, senza chiedere permesso, e mi ha sbattuta contro il muro.
"È questo che volevi, puttanella? Volevi essere trattata da cagna?"
"Sì… fammi tua. Sporco. Tutto."
Le sue dita erano già dentro la mia bocca, a forzare, a scoparmi la lingua come se sapesse che avrei adorato ogni secondo. Poi le ha tirate fuori e me le ha spinte tra le chiappe.
"Preparati. Voglio sentirti urlare mentre ti apro tutta."
Ho ansimato, le gambe molli, il culo offerto, il cuore che batteva in mezzo alle cosce.
Me l’ha messo in culo senza pietà. Una mano mi bloccava la schiena, l’altra mi prendeva per la gola.
"Così, troia mia… dammi quel culo come una brava cagna affamata."
"Più forte…" ho gemuto. "Rendimi tua. Sporcamelo tutto."
E lui ha obbedito. Mi ha scopata come un animale. Mi ha presa fino al fondo, fino a farmi piangere di piacere, con le sue parole sporche che mi facevano venire più di ogni cosa:
"Lo senti? Il mio cazzo che ti scava l’anima? Questo culo è mio ora… dì che è mio!"
"È tuo, cazzo… è tutto tuo!"
Non ci siamo fermati finché non ho tremato, piegata, distrutta, con il suo seme caldo che mi colava lentamente tra le chiappe, mentre lui rideva piano, soddisfatto.
"Brava puttana… e questa è solo la prima notte."
Ero piegata sul letto, ancora ansimante, con il sapore del suo dominio che mi colava dalle cosce. Ma non avevo finito. Ne volevo ancora. Di più. Più fondo. Più sporco.
Mi sono voltata, con il viso rovente e le labbra lucide di saliva e desiderio. "Non pensare neanche per un attimo di aver finito con me."
Lui mi ha guardata con un ghigno perverso, gli occhi accesi di voglia feroce.
"Brava troia. Strisciami addosso. Fatti usare come un oggetto."
Mi sono messa a cavalcioni su di lui, spingendomi giù sul suo cazzo già duro di nuovo, sentendolo spalancarmi la figa con un colpo solo.
"Vuoi scoparmi o distruggermi?" ho sussurrato, mordendogli l’orecchio.
"Entrambe."
Mi ha spinto a terra, a faccia in giù, e mi è risalito sopra come una belva. Una mano sul mio cranio, a schiacciarmi la faccia sul pavimento, l’altra a strapparmi le natiche.
"Apri questo culo di merda. Voglio sentire l’odore del tuo peccato."
Mi ha sputato sul buco, con violenza, poi ha iniziato a farmelo con due dita, poi tre. Spingendomi al limite, scavandomi dentro come se cercasse l’anima… e l’ha trovata, tremante e fradicia.
"Urlami che sei una cagna anale, voglio sentirlo mentre ti sfondo."
"Sì! Sì, cazzo! Sono la tua troia anale, scopami il culo finché non mi esce la voce dal petto!"
Non ha perso tempo. Me l’ha messo tutto. A secco. Forte. Selvaggio.
Un colpo. Poi un altro. I suoi fianchi sbattevano contro il mio sedere con il suono bagnato e osceno del peccato consumato. E io, con la bocca aperta e le lacrime agli occhi, gemevo come un’ossessa.
"Non fermarti, strappamelo! Fammi a pezzi!"
Mi ha presa per il collo, mi ha sollevata senza uscire da me.
"Guardami, troia. Guardami mentre ti faccio venire col culo pieno."
E lì, in piedi, con lui che mi dominava da dietro e le sue dita strette sulla mia gola, ho avuto un orgasmo che mi ha spezzata. Ho urlato come un animale, il mio corpo scosso da brividi, le gambe molli, e il culo pieno del suo cazzo che spingeva ancora, senza pietà.
"Ti riempio, puttana mia. Lo vuoi il mio seme dentro quell’anello di carne sporco?"
"Sì… Sì cazzo! Riempimelo! Fammi tua per sempre!"
E l’ha fatto. Mi ha inondato. Caldo. Violento. Lungo.
Sono crollata a terra, col respiro corto e il corpo tremante.
E poi… la sua voce, calma, velenosa, irresistibile:
"Non abbiamo ancora usato il bicchiere."
Ha preso quel calice di vetro dimenticato sul comodino e lo ha riempito, lentamente. Ogni goccia era un gesto di potere.
Io, nuda, ancora in ginocchio, lo guardavo. Il cuore martellava. Le cosce si stringevano da sole.
Me l’ha porto. Senza parole. Solo uno sguardo.
E io… l’ho fatto.
L’ho preso tra le mani. L’ho portato alle labbra. Ho lasciato che ogni cosa scivolasse dentro di me. L’ho assaporato. Fino alla fine. Fino all’ultima stilla.
E quando ho finito, con la lingua lenta sul bordo del vetro, l’ho guardato negli occhi.
"E ora?"
Lui ha sorriso.
"Ora ti voglio a quattro zampe… di nuovo."
E io… non ho mai voluto niente di più.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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