Gay & Bisex
Marco ed i suoi vesti -Part. 1


10.04.2025 |
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"“Oggi ti porto a fare shopping, come promesso..."
La mattina dopo la notte di passione con Luca, Marco si svegliò con una sensazione nuova nel petto. Il suo corpo vibrava ancora per ciò che aveva vissuto – il piacere intenso, la sottomissione, il sentirsi desiderato in un modo che non aveva mai sperimentato prima. Sdraiato nel letto matrimoniale di Luca, con le lenzuola di seta che gli accarezzavano la pelle, si guardò allo specchio accanto al letto: i segni della lingerie che aveva indossato la sera prima erano ancora visibili, e per la prima volta non provò vergogna, ma eccitazione. Luca si svegliò accanto a lui, un sorriso caldo sul viso. “Buongiorno, Marco,” gli disse, posandogli un bacio leggero sulle labbra. “Hai dormito bene?” Marco arrossì, ma annuì. “Sì… non mi sono mai sentito così… così me stesso,” confessò, la voce incerta ma sincera. Luca lo guardò con affetto, accarezzandogli il viso. “Oggi ti porto a fare shopping, come promesso. Voglio che tu ti senta ancora più a tuo agio con te stesso,” gli disse, e quelle parole fecero battere il cuore di Marco più forte, un misto di paura ed eccitazione che lo travolse.
Dopo una colazione leggera, i due si prepararono e partirono per un centro commerciale nel cuore di Roma. L’aria era fresca, le strade animate dal traffico e dai passanti, e Marco si sentiva nervoso mentre camminava accanto a Luca, ancora con i suoi vestiti maschili, ma con il perizoma e le autoreggenti di Laura nascosti sotto i jeans. Entrarono in un negozio di abbigliamento femminile, un luogo elegante con luci soffuse e specchi ovunque. Luca prese l’iniziativa, guidandolo tra gli scaffali. “Proviamo con qualcosa di semplice ma sexy,” disse, scegliendo un vestito nero aderente, con una scollatura profonda e una gonna che arrivava appena sopra il ginocchio. “E poi… dei tacchi,” aggiunse, indicando un paio di décolleté rosse con un tacco di 8 centimetri.
Marco esitò, le mani che tremavano mentre teneva il vestito. “Non so se sono pronto…” mormorò, ma Luca si avvicinò, posandogli una mano sulla schiena. “Sei perfetto così, Marco, fidati di me. Vai a provarlo,” lo incoraggiò, spingendolo verso il camerino. Una volta dentro, Marco si spogliò, osservando il suo corpo nello specchio: le gambe lisce, i fianchi che la lingerie metteva in risalto, il petto che desiderava fosse più pieno. Indossò il vestito, che gli aderiva perfettamente, e poi i tacchi, barcollando un po’ mentre cercava di abituarsi. Quando uscì dal camerino, Luca lo guardò con occhi pieni di desiderio. “Sei stupendo, Marco,” gli disse, la voce roca, e quelle parole lo fecero arrossire, ma lo fecero anche sentire desiderato, vivo.
Proseguirono lo shopping, scegliendo altra lingerie – un completo di pizzo rosso con reggicalze – e qualche accessorio, come una parrucca bionda e un set di trucchi. Ogni acquisto era un passo in più verso l’esplorazione di sé stesso, e anche se la paura di essere giudicato lo tormentava, l’eccitazione di scoprire questa parte di sé era più forte. Tornati a casa, Luca propose una serata speciale. “Stasera ti porto in un locale esclusivo, un posto dove puoi essere te stesso senza paura,” gli disse, e Marco, dopo un momento di esitazione, accettò.
Nel tardo pomeriggio, Marco si preparò con cura. Si fece la doccia, depilandosi completamente il corpo per la prima volta, e poi indossò il completo di pizzo rosso, sentendo il tessuto che gli accarezzava la pelle in modo sensuale. Con l’aiuto di Luca, si truccò: un po’ di fondotinta, eyeliner, mascara, e un rossetto rosso fuoco che gli illuminava il viso. La parrucca bionda completava il look, trasformandolo in una figura che si sentiva più vicina a ciò che desiderava essere. Infine, infilò il vestito nero e i tacchi rossi, barcollando ancora un po’ ma sentendosi incredibilmente sexy. Luca lo guardò, il desiderio evidente nei suoi occhi. “Sei un sogno, Marco,” gli disse, prendendolo per mano.
Il locale era un club esclusivo nel centro di Roma, un luogo discreto chiamato La Maschera di Velluto, frequentato da persone che, come Marco, esploravano la loro identità senza paura di giudizi. L’ingresso era un arco di velluto nero, illuminato da luci al neon viola che creavano un’atmosfera misteriosa. Una volta dentro, Marco fu avvolto da un mix di profumi: note di vaniglia e muschio bianco, mescolate all’odore di pelle e sudore, un cocktail inebriante che lo fece fremere. La musica pulsava, un ritmo elettronico con bassi profondi che vibravano nel petto, mentre una voce sensuale cantava in sottofondo, creando un’atmosfera carica di erotismo.
L’interno del locale era un’esplosione di colori e tessuti: le pareti erano rivestite di velluto rosso, i divanetti di pelle nera erano sparsi qua e là, e al centro della sala c’era una pista da ballo illuminata da luci stroboscopiche che cambiavano colore a ritmo di musica. Le persone presenti erano tutte vestite con abbigliamento femminile: c’era chi indossava abiti di paillettes scintillanti, chi sfoggiava gonne di latex aderenti, chi portava tacchi vertiginosi e parrucche colorate. Alcuni avevano corsetti che mettevano in risalto i fianchi, altri indossavano lingerie visibile sotto abiti trasparenti, e tutti si muovevano con una sicurezza che Marco invidiava.
Mentre attraversava la sala accanto a Luca, Marco sentì gli occhi di molti su di sé. Uomini, alcuni in abiti maschili, altri anche loro vestiti da donna, lo osservavano con desiderio. Passando tra la folla, sentì mani che lo sfioravano, palpeggiandolo senza pudore: una mano gli accarezzò il culo, un’altra gli pizzicò un fianco, e un uomo alto con una parrucca nera gli sussurrò all’orecchio: “Sei uno schianto, tesoro.” Marco arrossì, il cuore che gli batteva forte, un misto di imbarazzo ed eccitazione che lo travolgeva. Luca lo teneva per mano, proteggendolo, ma anche lasciandolo esposto a quegli sguardi, come se volesse che Marco sperimentasse tutto.
Dopo un po’, Marco decise di andare al bar a prendere un drink, barcollando sui tacchi rossi mentre cercava di mantenere l’equilibrio. Il bar era un lungo bancone di marmo nero, illuminato da luci al neon blu, e il barista, un uomo sulla trentina con una camicia aderente e un sorriso malizioso, lo squadrò da capo a piedi. “Cosa posso offrirti, bellezza?” gli chiese, il tono carico di doppi sensi. Marco ordinò un cocktail, ma il barista si sporse verso di lui, abbassando la voce. “Sai, ho una proposta per te… Perché non vieni con me nel bagno? Ho qualcosa che potrebbe piacerti,” gli disse, indicando con un cenno il retro del locale. Marco esitò, ma l’eccitazione e la curiosità ebbero la meglio. “Va bene,” rispose, la voce tremolante.
Il bagno del locale era piccolo, con le pareti di piastrelle nere e un odore di disinfettante misto a profumo. Il barista chiuse la porta a chiave, slacciandosi i pantaloni con un sorriso. “Inginocchiati,” gli ordinò, e Marco obbedì, i tacchi che lo facevano sentire ancora più vulnerabile. Il cazzo del barista era già duro, più largo di quello di Luca, con una circonferenza che lo intimidì. Marco lo prese in bocca, ma all’inizio fece fatica a prenderlo in gola: la larghezza gli allargava le labbra, e dovette rilassarsi, respirando profondamente, per accoglierlo tutto. Mentre lo succhiava, un profumo intenso di sandalo lo avvolse, un aroma maschile e speziato che proveniva dal cazzo del barista, eccitandolo ancora di più.
Marco lo leccava con passione, la lingua che girava intorno alla cappella, scendendo lungo l’asta, assaporando quel profumo di sandalo che lo inebriava. Lo prendeva in profondità, la gola che si stringeva intorno a lui, mentre il barista gemeva, tenendogli la testa. “Cazzo, sei bravo,” ansimava, e dopo pochi minuti raggiunse l’orgasmo. Fiotti di sborra calda gli inondarono la bocca, un’esplosione che lo colse di sorpresa: il sapore era dolciastro e acre allo stesso tempo, un mix che lo eccitò profondamente, facendolo fremere. Marco ingoiò tutto, sentendo il calore dello sperma che gli scivolava in gola, e poi leccò ogni goccia, pulendo il cazzo del barista con la lingua, assicurandosi di non lasciarne nemmeno una traccia.
Il barista lo fece alzare, lo girò a 90 gradi, spingendolo contro il lavandino. “Apri la bocca,” gli ordinò, infilandogli due dita dentro, facendogliele succhiare con un movimento lento e sensuale. Poi, sollevandogli la gonna con un gesto rapido, gli abbassò le mutandine di pizzo e gli infilò le stesse due dita nel culo, controllando la sua “figa anale”. “Vediamo se ti sei eccitato,” disse, spingendo forte, le dita che entravano e uscivano con un ritmo deciso, lubrificate dalla saliva di Marco. Marco gemette, il corpo che tremava, e il barista sorrise, sentendo il suo cazzo duro sotto le mutandine. “Sei proprio in tiro,” gli sussurrò, prima di tirarlo a sé e baciarlo sulla bocca, limonandolo con passione, le loro lingue che si intrecciavano in un bacio profondo e umido. “Dammi il tuo numero,” gli disse, il tono ancora carico di desiderio. Marco, con il viso arrossato, glielo diede, il cuore che gli batteva forte.
Tornò in sala, barcollando ancora sui tacchi, il rossetto leggermente sbavato, il sapore dello sperma ancora in bocca. Trovò Luca seduto su un divanetto, che lo aspettava con un sorriso curioso. “Dove sei stato, Marco?” gli chiese, ma prima che potesse rispondere, Marco gli raccontò tutto, la voce bassa ma carica di eccitazione. “Il barista… mi ha portato nel bagno… gli ho fatto un pompino, e poi mi ha toccato… mi ha chiesto il numero,” confessò, e invece di arrabbiarsi, Luca si eccitò visibilmente. “Sei incredibile,” gli disse, posandogli una mano tra le gambe, sotto la gonna. Sentì il cazzo di Marco duro e desideroso, ancora teso dentro le mutandine di pizzo. “Sei eccitato, eh?” gli sussurrò, accarezzandolo con movimenti lenti, facendolo gemere piano. “Ti voglio, Marco,” aggiunse, gli occhi pieni di desiderio.
(scrivi per la parte due)
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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