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Gay & Bisex

Ricordi giovanili (2)


di neriandrea28
03.04.2025    |    6.285    |    5 8.6
"Mi aveva frustato con qualcosa..."
Ho cercato di ricordare quale fu il momento in cui la mia passività sessuale con gli uomini si è evoluta nel desiderio di essere sottomesso. Era in qualche modo prevedibile che avvenisse perché nei miei rapporti non facevo altro che ubbidire alle richieste altrui e prestarmi a soddisfarne i desideri. Se uno mi diceva “Prendilo in bocca” mi inginocchiavo e cominciavo a succhiarlo, quando poi diceva “Girati che ora te lo metto in culo”, eseguivo prontamente. Così era stato nei miei inizi da adolescente, così era proseguito. Alcuni usavano modi gentili, altri mi trattavano in modo rude, qualcuno poi condiva il rapporto con frasi sprezzanti tipo “ti piace proprio il mio cazzo, vero, frocetto?”. Ma a me andava bene così, purché mi procurassero quelle strane sensazioni di piacere che provavo nel mettermi a disposizione di un altro maschio, nel sentire il suo cazzo riempirmi la bocca o aprirmi il culo.
Dunque, un certo giorno ebbi la mia prima esperienza di sottomissione. Ero andato nel solito cinema porno vicino la stazione Termini e come al solito, dopo un giretto di ricognizione, mi piazzai in galleria, in piedi, appoggiato al muro posteriore. Erano le sei del pomeriggio, c'era un discreto via vai di persone che, in penombra, si aggiravano senza meta, o meglio, cercando. Fui avvicinato da vari individui che mi diedero un occhiata e poi si allontanarono, evidentemente non ero di loro gradimento. Finalmente uno si piazzò vicino a me, anche lui con le spalle al muro, rimanendo immobile a fissare lo schermo. Era un po' più basso di me, di mezza età, magro, coi baffetti. Rimasi in attesa, senza muovermi, volevo facesse lui la prima mossa e infatti, qualche istante dopo sentii la sua mano accarezzarmi sul sedere. “Bene”, pensai, e per fargli capire che gradivo ricambiai allungando una mano e toccandolo sul davanti dei pantaloni. Mi strinse leggermente una natica con le dita e io feci altrettanto sul suo davanti, sentii attraverso la stoffa il suo cazzo già semi eretto.
Mi guardò e indicò con la testa verso l'uscita coperta da un tendone che portava ai bagni. Annuii, lui si incamminò e io lo seguii poco dopo. Entrò nel bagno deserto e si infilò in uno degli sgabuzzini con il WC, entrai anche io, lui chiuse a chiave, alla luce vidi che era un bell'uomo, raffinato.
«I don't speak italian, you understand?» disse a voce bassa.
«OK, I speak english» risposi.
«I want to fuck you» continuò toccandomi il sedere.
«OK» sussurrai.
Mi sbottonai i pantaloni e li tirai giù insieme ai boxer.
Cominciò a palpeggiarmi il culo mentre io gli sbottonavo i pantaloni e glieli abbassavo. Aveva un bel cazzo, non molto grosso, ma già durissimo. Non ci fu bisogno di usare la bocca, mi fece girare, se lo bagnò con la saliva e con un colpo deciso me lo infilò tutto dentro. Mi fece un bel po' male. Tendomi saldamente sui fianchi cominciò a scoparmi andando avanti e indietro, ma durò pochissimo. Il dolore mi stava passando e stava cominciando a piacermi quando lo sentii irrigidirsi e ansimare, lo spinse dentro fino in fondo e sborrò.
Lo tirò fuori, lo ripulì sommariamente con la carta igienica, poi si risistemò, mentre io facevo altrettanto, un po' frustrato per la brevità del tutto.
«Thank you» mormorò, aprì la porta e uscì.
Uscii anche io e mi trovai davanti un omone, alto, piuttosto grasso, con una tuta da operaio. Mi guardò con aria ironica e io arrossii, aveva capito benissimo cosa era successo lì dentro. Tornai in sala e mi rimisi al posto di prima, in piedi. Mi sentivo il culo ancora aperto, ma soprattutto mi era rimasta voglia, speravo quindi di fare il bis con qualcun altro. L'omone di prima mi si accostò.
«Quello ti ha inculato, vero?» mi sussurrò nell'orecchio.
Lo guardai, non mi piaceva molto, era un tipo rozzo, ma avevo troppa voglia, non era il caso di fare il difficile, un altra inculata non mi sarebbe dispiaciuta.
«Sì» risposi «perché?»
«Ti ha sborrato dentro?»
«Sì.»
«Sei proprio una troia!» sussurrò in tono beffardo. Allungò una mano e cominciò a palparmi il sedere. Questo mi fece venir voglia ancora di più.
«Andiamo di là?» proposi indicando il bagno.
«No, lì non mi piace» rispose scuotendo la testa.
«E dove allora?» chiesi.
«Andiamo fuori, ho un furgoncino, ci mettiamo in un posto buio, mi fai un bel pompino poi te lo metto nel culo.»
«Ma è pericoloso per strada» obiettai.
«No, stai tranquillo, conosco un posto tranquillissimo.»
Esitai a lungo, ma poi la voglia ebbe il sopravvento e accettai. Uscimmo, salimmo sul suo furgoncino e in pochi minuti arrivammo in uno spiazzo buio e deserto dietro al Verano, adiacente alla circonvallazione.
«Qui non passa nessuno» disse, si slacciò la cinta, tirò giù la chiusura lampo ed estrasse un pisello moscio «avanti, datti da fare» proseguì in tono imperioso.
Non ero molto a mio agio, ero quasi pentito di essermi fatto convincere ad andare con lui, ma ormai c'ero e non potevo tirarmi indietro. Mi chinai su di lui e avvicinai cautamente la testa al suo inguine.
«Dai, prendilo in bocca!» mi incitò, mi mise una mano sulla nuca e mi tirò a sé.
A quel punto aprii la bocca, ingoiai quel pezzo di carne e cominciai a succhiarlo. La cosa non era molto eccitante, non sembrava reagire allo stimolo e rimaneva moscio, ma mi teneva bloccato a sé.
«Tirati giù pantaloni e mutande, voglio vedere il tuo culo» ordinò.
Ero semi sdraiato su di lui, riuscii a farlo continuando a tenere il suo cazzo in bocca.
Con la mano sinistra mi teneva saldamente la testa, con la destra comincio a palparmi il culo nudo, poi senza preavviso mi diede una forte sculacciata, seguita subito da altre due.
Cercai di divincolarmi.
«Ahi! Che fai?» alzai la testa protestando e cercando di liberarmi. Ma mi teneva in modo ferreo e mi spinse di nuovo sul suo cazzo.
«Continua a succhiare, puttana!» disse in tono feroce, continuando a sculacciarmi, sempre più forte.
Sentivo le natiche in fiamme, ma a quel punto ero impaurito e ubbidii. Percepii che il suo cazzo stava finalmente cominciando a indurirsi, non era lungo, ma piuttosto grosso e iniziavo a sentire la mascella indolenzita, ma mi sforzai di continuare sperando di farlo venire prima possibile.
«Bravo, bravo, continua così, dai» mi incitava. Smise di sculacciarmi e lo sentii muoversi, stava allungando il braccio destro nello spazio fra i sedili, intuii che stava prendendo qualcosa dietro. Subito dopo sentii un dolore lancinante a una natica. Mi aveva frustato con qualcosa.
Cercai di nuovo di divincolarmi, ma senza riuscirci, era molto più forte di me .
«Continua, puttana, continua!» ansimò e sentii che il suo cazzo diventava sempre più duro.
Altre due sferzate mi presero entrambe le natiche, potei solo mugolare per il dolore.
«Ecco!» esclamò, mi spinse ancor di più la testa contro il suo inguine e mi sentii la bocca piena di sperma.

La sera a casa mi chiusi in bagno e mi guardai allo specchio. Avevo le natiche rosso fuoco e tre segni delle sferzate. Mi eccitai a vedere il mio culo così ridotto, cominciai a masturbarmi e sborrai in un attimo.
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