trio
Ombre di Gelosia e Desiderio Part. 2a


16.03.2025 |
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"Ma lei non si fermò: continuò a spingere, prolungando la mia estasi, il mio culo che pulsava ancora mentre il guinzaglio tirava i miei testicoli, un dolore..."
Il nostro respiro si era appena calmato, i corpi ancora intrecciati sul divano di pelle nera, il sudore che ci univa come un velo caldo. Alina si alzò lentamente, il suo corpo nudo che brillava sotto la luce della luna che filtrava dalle finestre senza tende, un riflesso argentato che accendeva le curve dei suoi seni e la linea morbida dei fianchi. I suoi capezzoli erano ancora duri, un rosa scuro che spiccava sulla pelle chiara, e tra le cosce un rivolo del mio sperma colava lento, mescolandosi ai suoi umori. Mi guardò con occhi che bruciavano di un misto di desiderio e furia, le labbra socchiuse in un sorriso pericoloso. “Hai detto che ti fidi di me,” sussurrò, la voce un ringhio sensuale che mi fece tremare, “ora lo vedremo.”Si chinò verso il cassetto del tavolo accanto al divano, i suoi seni che ondeggiavano liberi mentre tirava fuori un guinzaglio di pelle nera, lungo e sottile, con un moschettone metallico che brillava come un presagio. Poi prese uno strap-on, lo stesso che aveva usato in Abruzzo con Mara ed Elisa: un fallo di silicone nero, lungo 20 centimetri e spesso, con un vibratore interno che ronzava già leggermente mentre lo accarezzava con le dita, un gesto lento e deliberato che sembrava una promessa di tormento. “Alzati,” ordinò, la voce ferma, e io obbedii, il mio pene ancora duro che svettava davanti a me, un’erezione che non si era spenta nonostante l’orgasmo.
Mi avvicinò, le sue mani che scivolavano sul mio corpo con una dolcezza ingannevole, accarezzandomi il petto, i fianchi, fino a raggiungere i testicoli. Li prese con una mano, stringendoli con una pressione che mi fece gemere, un dolore acuto che si mescolava a un piacere perverso. “Queste palle sono mie,” disse, la voce un sussurro caldo che mi sfiorava il collo, e con una mossa rapida legò il guinzaglio intorno alla base dei testicoli, stringendo il nodo con una forza che mi tolse il fiato. Il moschettone si agganciò con un clic secco, un peso freddo che tirava la mia carne, e lei tirò leggermente, un gesto che mi fece sobbalzare, il dolore che si irradiava come un’onda mentre un gemito mi sfuggiva dalle labbra.
“Ti sei comportato male,” disse, tirando di nuovo il guinzaglio, il mio corpo che si piegava al suo volere mentre mi guidava verso il centro della stanza. “Hai fatto dubitare della tua fedeltà, e questo non va bene, amore.” La sua voce era dolce, quasi tenera, ma gli occhi brillavano di una crudeltà sensuale che mi accendeva. Mi spinse a terra con una forza decisa, facendomi inginocchiare sul parquet freddo, le mani che toccavano il pavimento mentre lei si posizionava dietro di me. “Apri le gambe,” ordinò, e io obbedii, il guinzaglio teso che tirava i miei testicoli, un dolore costante che mi faceva pulsare di eccitazione.
Alina si inginocchiò accanto a me, le sue mani che accarezzavano il mio culo con una dolcezza che contrastava con ciò che stava per fare. “Sei stato un monello,” sussurrò, le sue dita che scivolavano tra le mie natiche, sfiorando il mio ano con una leggerezza che mi fece tremare. Prese un tubetto di lubrificante dal tavolo, versandone una generosa quantità sulle sue mani, e lo sparse sul mio culo, le dita che scivolavano dentro con una dolcezza crudele, allargandomi lentamente. “Cazzo, sei stretto… ma non per molto,” disse, ridendo piano mentre infilava due dita, poi tre, un’invasione che mi strappò un gemito, il mio pene che pulsava dolorosamente mentre il guinzaglio tirava i miei testicoli.
Si alzò, indossando lo strap-on con una calma provocatoria, il fallo nero che svettava tra le sue cosce mentre lo lubrificava con movimenti lenti, le sue mani che lo accarezzavano come se fosse un’estensione del suo corpo. “Ti romperò il culo, amore,” disse, la voce un misto di dolcezza e comando, e si posizionò dietro di me, la punta fredda dello strap-on che sfiorava il mio ano. Tirò il guinzaglio con forza, un dolore acuto che mi fece piegare in avanti, e con un movimento deciso spinse il fallo dentro di me, un’invasione che mi squarciò, un dolore bruciante che si mescolava a un piacere profondo mentre il mio culo si apriva, accogliendo ogni centimetro.
“Cazzo… è grosso,” ansimai, il respiro spezzato mentre lei rideva, spingendo ancora, il vibratore interno che ronzava contro la sua vagina, un gemito che le sfuggiva mentre mi penetrava. “Ti piace, vero? Ti sto spaccando il culo… sei la mia troia,” ringhiò, la voce carica di sesso mentre iniziava a muoversi, spinte lente che diventavano sempre più forti, il suo bacino che sbatteva contro le mie natiche con un ritmo selvaggio. Ogni colpo era un’esplosione di dolore e piacere, il mio ano che si allargava sotto la sua forza, il guinzaglio che tirava i miei testicoli con ogni movimento, un tormento che mi faceva gemere, “Alina… cazzo… mi fai male… ma non smettere!”
Alina accelerò, le sue mani che mi afferravano i fianchi, le unghie che affondavano nella mia carne mentre mi scopava con una furia che mi scuoteva. “Ti punisco perché ti amo,” sussurrò, chinandosi su di me, i suoi seni che sfioravano la mia schiena, i capezzoli duri che accarezzavano la mia pelle sudata. “Non dubiterai mai più di me… mai più!” Ogni parola era accompagnata da una spinta, il fallo che mi riempiva fino in fondo, il vibratore che pulsava contro la mia prostata, un piacere profondo che mi travolgeva mentre il dolore dei testicoli legati cresceva, un fuoco che mi consumava.
Tirò il guinzaglio con una forza crudele, un strattone che mi fece urlare, le palle che venivano tirate verso il basso, un dolore lancinante che si mescolava a un’erezione dolorosa, il mio pene che svettava duro e pulsante, intrappolato nel tormento del suo controllo. “Cazzo… Alina… mi stai distruggendo,” gemetti, ma lei rise, un suono caldo e roco che mi accendeva ancora di più. “Ti distruggo perché sei mio… e ti farò venire così, senza nemmeno toccarti,” disse, e attivò il vibratore dello strap-on al massimo, un ronzio potente che mi vibrava dentro, un’onda che mi mandava in tilt.
Le sue spinte erano implacabili, ogni colpo che mi spalancava, il mio culo rotto dal suo fallo, un dolore che si trasformava in un piacere selvaggio mentre il mio corpo si arrendeva al suo dominio. “Sto per venire… cazzo, Alina… mi fai venire!” urlai, e il mio corpo si tese, un orgasmo anale che mi travolse come un’onda, un’esplosione che non avevo mai provato prima. Il mio culo si stringeva intorno allo strap-on, il vibratore che pulsava contro la mia prostata, un piacere che mi scuoteva da dentro, profondo e selvaggio, un’onda che mi faceva tremare mentre schizzi di sperma caldo uscivano dal mio pene, colando sul parquet senza che lo toccassi, un fiotto abbondante che mi lasciava senza fiato.
“Sì… cazzo, ti ho fatto venire dal culo… sei la mia puttana,” urlò Alina, ridendo mentre rallentava, il vibratore ancora acceso che mi scuoteva, un piacere che mi mandava in tilt mentre il mio sperma continuava a colare, ogni spasmo che mi faceva gemere. Ma lei non si fermò: continuò a spingere, prolungando la mia estasi, il mio culo che pulsava ancora mentre il guinzaglio tirava i miei testicoli, un dolore che si mescolava alla gioia di essere suo.
Alina tirò fuori lo strap-on con una lentezza crudele, il mio culo che pulsava ancora, un vuoto che mi faceva tremare mentre collassavo sul pavimento, il corpo tremante, il respiro spezzato. Si inginocchiò accanto a me, le sue mani che scioglievano il guinzaglio con una dolcezza che contrastava con la tortura appena inflitta, accarezzandomi i testicoli arrossati con una tenerezza che mi fece gemere. “Sei stato bravo, amore,” sussurrò, la voce morbida, e si sdraiò accanto a me, il suo corpo caldo che si strusciava contro il mio, i seni che premevano sul mio petto mentre mi baciava dolcemente, un contrasto con la furia di prima.
“Ti amo,” disse, le sue dita che accarezzavano il mio viso, “ma non dubitare mai più di me… o sarà peggio.” Mi sorrise, un sorriso che prometteva nuovi giochi, nuove punizioni, e io annuii, il corpo ancora tremante dal piacere e dal dolore, sapendo che il nostro amore era un fuoco che bruciava, selvaggio e inarrestabile.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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