orge
ORIGA Part. 1


11.04.2025 |
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"Dentro il sacchetto degli uomini c’erano del gel anale, un deodorante e una barretta energetica; in quello delle donne, oltre al gel anale e al deodorante, ..."
(Il nome del gioco ed il suo regolamento sono registrati, se vuoi organizzare o partecipare al gioco scrivimi)La notte era densa e afosa, un velo di stelle che brillava sopra una villa isolata sulle colline della Maremma, un luogo segreto che solo pochi eletti conoscevano. La villa, una struttura moderna con pareti di vetro e pietra, era immersa nel silenzio della natura, ma al suo interno pulsava un’energia selvaggia, pronta a esplodere. Era la notte dell’Origa, un evento esclusivo di piacere sfrenato, un rituale per cui i partecipanti si preparavano con mesi di anticipo, prenotandosi tramite un link segreto online, accessibile solo a chi era stato invitato da un membro fidato della cerchia.
L’Origa non era un evento per tutti: solo 20 partecipanti venivano estratti a sorte per ogni serata standard – 10 uomini e 10 donne – mentre gli eventi “Maxi” prevedevano 15 uomini e 15 donne. Ogni uomo pagava una quota di partecipazione doppia rispetto a una donna, una cifra segreta che circolava solo tra gli organizzatori, un prezzo che garantiva esclusività e discrezione. L’evento era senza remore: chi decideva di partecipare accettava di essere a disposizione di tutti, mettendo a disposizione ogni parte del proprio corpo – per gli uomini, il pene, il culo e la bocca; per le donne, la vagina, il culo e la bocca – in un gioco di piacere totale, dove nessun rifiuto era ammesso una volta entrati.
All’ingresso della villa, i partecipanti venivano accolti da un’équipe medica discreta, vestita di nero, che eseguiva un test salivare e un prelievo di sangue sul dito per garantire la sicurezza di tutti. Superato il controllo, ognuno veniva accompagnato in un camerino riservato, un piccolo spazio con specchi a parete, una doccia e un appendiabiti. Qui, i partecipanti dovevano lasciare ogni cosa: vestiti, gioielli, telefoni. Era obbligatorio fare una doccia, lavandosi con cura per presentarsi puliti e profumati. Sul letto del camerino trovavano una maschera numerata, obbligatoria per garantire l’anonimato: una maschera nera con intarsi dorati, che copriva la parte superiore del viso, lasciando liberi bocca e mento.
I partecipanti dovevano spogliarsi completamente, senza eccezioni: niente scarpe, niente accessori, solo il corpo nudo nella sua essenza più pura. Alle donne era concesso indossare autoreggenti, ma ogni “buco di piacere” – vagina e culo – doveva rimanere scoperto e accessibile. Una volta pronti, uscivano dal camerino e si dirigevano verso l’ingresso interno dell’evento, dove venivano accolti da un assistente che consegnava loro un sacchetto nero con il logo dell’Origa – un simbolo stilizzato di due corpi intrecciati in un cerchio dorato. Il sacchetto, dotato di bretelline, poteva essere indossato sulle spalle, ma mai davanti al corpo o in modo da coprire il culo, per lasciare ogni parte esposta.
Dentro il sacchetto degli uomini c’erano del gel anale, un deodorante e una barretta energetica; in quello delle donne, oltre al gel anale e al deodorante, c’era anche uno strap-on – un dildo nero di dimensioni generose – e una barretta energetica. Questi oggetti erano un chiaro segnale: l’Origa era un evento dove ogni desiderio sarebbe stato soddisfatto, senza limiti, senza protezioni. Una regola ferrea vietava l’uso di preservativi: tutto doveva avvenire in modo scoperto, un patto di fiducia e trasgressione che i partecipanti accettavano consapevolmente.
L’ingresso al salone principale era un’esperienza in sé. La sala era immensa, con pareti di vetro oscurato che riflettevano le luci soffuse, un pavimento di marmo nero lucidato, e al centro un elemento che dominava la scena: un gigantesco divano circolare, metà di pelle rosa e metà di pelle blu, un simbolo di dualità e unione. La parte rosa era riservata alle donne, quella blu agli uomini, un dettaglio che sarebbe diventato fondamentale durante il gioco. Lungo le pareti, illuminate da faretti blu, c’erano quattro ruote, ognuna con un ruolo preciso nel rituale dell’Origa.
La prima ruota aveva 10 numeri, corrispondenti alle maschere dei partecipanti (da 1 a 10 per gli uomini e da 1 a 10 per le donne).
La seconda ruota aveva solo due opzioni: Maschio o Femmina, per determinare il genere del primo partecipante estratto.
La terza ruota indicava la parte del corpo da usare, con quattro opzioni: Bocca, Vagina, Pene, Culo.
La quarta ruota stabiliva il tempo dell’interazione, da 2 a 10 minuti, con incrementi di 2 minuti (2, 4, 6, 8, 10).
Quattro hostess, vestite di pelle nera con i seni scoperti e la fica esposta, erano posizionate accanto alle ruote, pronte a farle girare. Un Gran Maestro dei Giochi, un uomo alto e imponente con una tunica di pelle nera e il petto nudo, coordinava tutto, segnando gli accoppiamenti e assicurandosi che le regole fossero rispettate. Una donna arbitro, in bikini nero con un tablet in mano, aveva il compito di registrare gli orgasmi dei partecipanti: alla fine della serata, i due che ne avessero avuti di più – uno tra gli uomini e una tra le donne – avrebbero vinto un premio, pari a un sesto della quota di iscrizione complessiva.
Prima dell’inizio ufficiale, i partecipanti si ritrovavano nudi nel salone, un momento di attesa carico di tensione erotica. In questa fase, potevano interagire tra loro, toccarsi, baciarsi, esplorarsi, ma senza avere rapporti sessuali completi: una regola che serviva a costruire l’anticipazione. I corpi nudi si sfioravano, le mani scivolavano sulla pelle, i respiri si mescolavano nell’aria, mentre la musica elettronica creava un’atmosfera ipnotica.
Poi, le hostess entrarono, i loro tacchi che risuonavano sul marmo, i seni scoperti che ondeggiavano a ogni passo, le fiche esposte che attiravano gli sguardi. Gli uomini si posizionarono sulla parte blu del divano circolare, le donne su quella rosa, i corpi tesi, i sacchetti neri sulle spalle. Il Gran Maestro fece il suo ingresso, la sua presenza che imponeva silenzio, seguito dalla donna arbitro, che si posizionò accanto a lui con il tablet pronto.
Con un gesto teatrale, il Gran Maestro alzò le braccia e gridò: “ORIGA!” La parola echeggiò nella sala, e tutti i partecipanti, come da rituale, urlarono in coro: “ORIGA!” L’energia esplose, un misto di eccitazione e adrenalina che attraversava i corpi nudi. La prima hostess fece girare la prima ruota, il numero che si fermava avrebbe scelto i primi due partecipanti – un uomo e una donna con lo stesso numero di maschera. La seconda ruota avrebbe deciso chi dei due sarebbe entrato in gioco per primo, la terza avrebbe indicato quale parte del corpo usare, e la quarta il tempo a disposizione.
Le regole erano ferree: nessuno poteva rifiutarsi di leccare, scopare, essere inculato o baciare chi gli veniva assegnato, che fosse uomo con uomo, uomo con donna, o donna con donna. Se una donna veniva estratta con l’opzione “Pene”, avrebbe dovuto usare lo strap-on. Se una combinazione non era possibile (ad esempio, Culo-Culo o Pene-Pene), la ruota veniva girata di nuovo. Se un partecipante veniva estratto due volte, significava che avrebbe dovuto fare sesso a tre con gli altri estratti. Durante l’interazione, era permesso toccare il seno, leccare e fare tutto il necessario per raggiungere l’orgasmo, ma era vietato masturbarsi da soli: solo l’altro poteva farlo.
La donna arbitro osservava tutto, pronta a segnare ogni orgasmo sul tablet, mentre i partecipanti attendevano, i corpi nudi che tremavano di desiderio, pronti a immergersi in una notte di piacere sfrenato. L’Origa era iniziata, e nulla sarebbe stato più lo stesso.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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