Prime Esperienze
Il primo incontro Part. 1


01.03.2025 |
259 |
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"Ti confermo che non è stato un errore: mi ha incuriosito il tuo profilo e il tuo stato in latino, Non nobis solum nati sumus..."
Era una domenica mattina di inizio ottobre, le 7:00 in punto. Mi ero appena svegliato e stavo preparando il caffè, immerso nella quiete di una giornata che si preannunciava banale. Il meteo non prometteva nulla di buono, con un cielo grigio che scoraggiava il mio solito giro in moto con gli amici. Inoltre, dopo aver fatto tardi la sera prima, l’idea di tornare a letto mi sembrava molto più allettante.Diedi un rapido sguardo al cellulare e notai una notifica dal Dating di Facebook. Impossibile, pensai, dev’essere un errore. Non cercavo nessuno da tempo e non accedevo all’app da mesi. Immaginai subito una delle classiche truffe, magari una di quelle “signorine +44 UK” che circolano per promozioni dubbie. Invece, il messaggio recitava: “Hai un match con Alesia.” Incuriosito, accettai il match e controllai il suo profilo. La foto non era particolarmente nitida: si intravedeva un bel volto, ma nulla di più. Non sembrava una +44 UK. Lessi i dettagli: 32 anni, segretaria. Decisi di scriverle: “Ciao, piacere di conoscerti. Sono curioso di sapere come mai ti sei fermata sul mio profilo, o è stato solo un errore?”
Conoscendo i tempi di Facebook, non mi aspettavo una risposta immediata. Chiusi il telefono e tornai a letto, sperando di riprendere sonno. Erano le 7:15 quando sentii una notifica. “Sti’ e continua a dormire,” mi dissi, come si usa dire a Roma. Ma alle 7:16, un’altra notifica, e poi alle 7:17. Pensai agli amici del giro in moto: con il tempo incerto, forse stavano annullando o cambiando meta. Riuscii a riaddormentarmi, ma alle 8:05 una nuova notifica, seguita da un’altra alle 8:06, mi convinse ad alzarmi. Andai in bagno per prepararmi, e alle 9:00 presi il cellulare, intenzionato a organizzare qualcosa con gli amici per la mattinata.
Con mia sorpresa, le notifiche erano di Alesia. “Ciao, sono Alesia, piacere di conoscerti. Ti confermo che non è stato un errore: mi ha incuriosito il tuo profilo e il tuo stato in latino, Non nobis solum nati sumus. Adoro Cicerone,” scriveva. Poi aggiungeva: “Vivere est Cogitare, e io sono attratta da chi sa pensare.” Continuava: “Sono cittadina italiana, vivo in Italia da 25 anni. Sono nata in Romania da genitori rumeni, trasferiti qui quando ero piccola.” E infine: “Vedo che non rispondi, hai forse preconcetti verso le donne di origine rumena? So cosa si dice in giro, ma è lontano dalla verità.”
Sorrisi, divertito dal fatto che si fosse quasi risentita per la mia mancata risposta. Decisi di risponderle in modo scherzoso: “Ammetto che non ho mai incontrato una donna che citasse Cicerone. Deduco che il tuo interesse sia solo per condividere i pensieri della scuola accademica scettica? Ti propongo di vederci questa sera al Caffè Letterario. Ho visto che vivi a Roma, non sarà difficile trovarlo.” Era una provocazione, ma dopo pochi secondi arrivò la sua risposta: “Preferisco la libreria Caffè Bohémien, ma la domenica è molto affollata, quindi va bene. Ci vediamo al Caffè Letterario alle 19:00.”
Rileggevo la risposta, guardandomi intorno, pensando di essere su Scherzi a Parte. “Dove sta la fregatura?” mi ripetevo. Non ci eravamo scambiati numeri di telefono, non avevo idea di come fosse davvero: era un appuntamento al buio, o forse una bufala. Per tutto il giorno, Alesia non mi scrisse più, e io non avevo interesse a insistere su un messaggio che sembrava privo di senso. Se avesse voluto, mi avrebbe dato più dettagli. Arrivata la sera, decisi comunque di andare al bar per una birra e ascoltare musica dal vivo.
Arrivai al Caffè Letterario qualche minuto prima delle 19:00, mi guardai intorno: c’erano solo due coppie, nessun altro. Mi chiesi se l’avrei trovata come nei film, cercando tra le connessioni Bluetooth un dispositivo chiamato “Alesia”. Sorrisi tra me e me per quel pensiero tecnologico. Presi una birra chiara alla spina e mi sedetti a un tavolo in fondo alla sala, certo che nessuna Alesia sarebbe arrivata.
Erano appena passate le 19:00, e mi ero immerso nella lettura di Il cigno nero, un libro che mi intrigava. Ero assorto nel primo capitolo quando sentii il rumore di una tazza posata sul mio tavolino. “Buonasera, ma non eri un esperto di Cicerone?” Alzai gli occhi e rimasi senza fiato. Davanti a me c’era una donna bellissima: un tubino nero che le arrivava sopra le ginocchia, scarpe aperte nere con tacchi, smalto viola su mani e piedi. Alta oltre un metro e sessantacinque, con fianchi mozzafiato e una terza di seno che sembrava voler uscire dal vestito. Le sue labbra carnose e naturali, i capelli lunghi e neri che scendevano a metà spalle, un trucco leggero che esaltava due occhi grandi e scuri.
“Buonasera, Alesia, piacere di conoscerti,” dissi, ancora incantato. “Vedo che preferisci le tisane alla birra.” Lei prese posto di fronte a me, sorseggiando una tisana ai frutti di bosco, e mi chiese se la lettura fosse interessante. Le sorrisi, presentandomi, e riposi il libro sullo scaffale. La conversazione fu subito piacevole: Alesia aveva una dialettica raffinata e una vasta conoscenza, non solo della letteratura latina. Tra noi si instaurò una chimica speciale, forse per il suo profumo delicato, il mio aspetto elegante, o i suoi tacchi che aggiungevano un tocco di sensualità. L’atmosfera si caricò di un erotismo sottile, con battute sempre più provocatorie.
“Dunque, sei una donna che non si pone limiti e accetta le sfide?” le chiesi, con un sorriso malizioso. Alesia mi guardò, sorridendo: “Vuoi sapere se verrei a casa tua adesso?” Aveva alzato l’asticella, e se cercava passione, non ero certo il tipo da tirarmi indietro. Erano le 21:00 quando lasciammo il locale per andare a casa mia, un piccolo bilocale su Viale Marconi, non lontano dal Caffè Letterario. Alesia mi seguì con la sua macchina, non sentendosi sicura a lasciarla lì.
Dopo qualche giro, trovammo parcheggio. Andai a prenderla alla sua auto, e già in ascensore le nostre lingue si intrecciarono, le mie mani sul suo sedere sodo, spingendola verso di me. Il bacio creò un vuoto intorno a noi, ma l’apertura delle porte ci riportò alla realtà. Aprii la porta dell’appartamento, e ci ritrovammo sul divano, il suo vestito sfilato, le mutandine tolte rapidamente. Il suo corpo era stupendo, e quando si slacciò il reggiseno, il suo seno mi lasciò senza fiato. Rimase nuda, con i tacchi, mentre anch’io mi spogliai.
Cominciai a succhiarle i capezzoli, ma notai un certo imbarazzo in Alesia. Teneva le gambe strette, le mani come a coprirsi, in netto contrasto con l’intraprendenza mostrata prima. Sembrava inesperta, quasi a disagio. Ignorai i segnali, continuando a baciarle i capezzoli, scendendo con la lingua verso l’ombelico, provando a raggiungere la sua vagina, ma lei era restia, facendomi capire che non gradiva. “Alesia, tutto bene? Se vuoi ci fermiamo. Avevo capito che ti andasse, ma se ho sbagliato, mi scuso,” le dissi, con dolcezza.
“Non hai capito male, voglio fare l’amore con te,” rispose, “ma nella mia vita ho avuto solo il mio ex marito. Siamo stati insieme 8 anni, e non ho mai avuto altri uomini, nemmeno al liceo.” “Capisco,” risposi, rassicurante. “Il tuo imbarazzo è naturale. È da poco che vi siete separati?” Lei abbassò lo sguardo, quasi vergognandosi: “No, sono due anni.” “Vuoi che continuiamo?” chiesi. “Sì, lo voglio, voglio fare l’amore con te,” rispose con un filo di voce.
Capii che Alesia aveva dei limiti, forse non aveva mai esplorato molte cose, e dovevo essere attento ai segnali del suo corpo. Spensi le luci del salone per farla sentire più a suo agio, la feci girare a pancia sotto e cominciai a massaggiarle la schiena, interrompendo il contatto visivo. Le massaggiai il collo, la schiena, fino al sedere, poi le gambe, e ripetei il percorso, posando baci delicati sulle orecchie, il collo, la schiena, le gambe. Alesia si rilassò, iniziando ad accettare le carezze e i baci.
La feci girare di nuovo, ripresi a baciarle i capezzoli, scesi sull’ombelico, le aprii leggermente le gambe, posando piccoli baci sul suo monte di Venere. Provai a sfiorare il suo clitoride con la lingua, ma lei richiuse le gambe, così non insistetti, tornando sulla pancia e al seno. Alesia collaborava poco, era ancora “legata”, e io cercavo di essere il più dolce possibile. Non mi capitava una donna così bella, intraprendente ma inesperta, dai tempi del liceo.
Il suo corpo era splendido alla luce tenue che filtrava dalle finestre, e la mia eccitazione si faceva sentire, strusciandosi sul suo ventre. Mentre la baciavo sulla bocca, mi infilai il preservativo e cominciai a penetrarla, piano ma fino in fondo. Alesia trattenne il respiro. Le allargai leggermente le gambe, che teneva socchiuse, e continuai a penetrarla, sempre più profondamente. Dopo i primi colpi, la sua vagina si bagnò molto, colando sui miei testicoli. Era eccitante, e anche lei iniziava a godere, pur restando poco collaborativa.
Cercai di non farmi troppe domande per non bloccare tutto, continuando a penetrarla, aumentando il ritmo per farla sciogliere. Sentivo la sua eccitazione crescere, la sua vagina contrarsi. Alesia allungò la mano destra, toccandosi il clitoride mentre la penetravo sempre più in profondità. Riuscii a piegarle le ginocchia, permettendo al pene di entrare ancora più dentro. Iniziò a gemere forte, il suo orgasmo imminente, muovendo il bacino verso di me in modo ritmato. Dopo pochi minuti, si sciolse in un grande orgasmo, bagnando il divano. Capendo la situazione, e non volendo restare “asciutto”, aumentai il ritmo, raggiungendo il mio orgasmo.
Mi fermai per lasciarci riprendere, poi mi ritrassi e andai in bagno per pulirmi e gettare il preservativo. Tornai con un asciugamano pulito e delle salviettine umidificate per lei. Alesia apprezzò il gesto, prese tutto e si recò in bagno per darsi una ripulita. Nel frattempo, mi rivestii. Quando uscì, indossava di nuovo il tubino nero, con le scarpe che non aveva mai tolto e l’intimo nero che si era perso nella stanza. Mi guardò, sorridendo: “Allora, quando riprendiamo a parlare di Cicerone?” Scherzosamente, risposi: “Resta a dormire qui, abbiamo tutta la notte per parlare.” Ma lei doveva andare, erano le 23:00. Ci scambiammo i numeri e ci aggiungemmo su WhatsApp.
All’epoca pensavo che non avrei rivisto Alesia: una serata di passione andava bene, ma i suoi limiti e imbarazzi erano troppi per uno come me, che ama osare. Nei tre giorni successivi non le scrissi, non volevo alimentare aspettative o creare i presupposti per un altro incontro. Ma il destino, a volte, orchestra le cose meglio di un film.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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